Solo la nazionalizzazione delle aziende che licenziano, senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori, può unire gli operai e tutelare i posti di lavoro
La lettera di licenziamento da parte del gruppo Whirlpool conferma il totale cinismo di un'azienda che non si fa scrupolo di gettare i lavoratori e le lavoratrici in mezzo a una strada. La magistratura copre il cinismo padronale, rigettando il ricorso sindacale. Il governo smentisce le sue promesse di cartone, come già i due governi precedenti. Il famoso consorzio sulla mobilità che dovrebbe riassumere i licenziati è rimasto un fantasma, tempo perso per i lavoratori e guadagnato dai padroni Whirlpool, che ora provano a disgregare l'unità degli operai con lo strumento della corruzione economica individuale.
L'operazione Whirlpool va respinta. L'unità tra i lavoratori va salvaguardata, assieme all'enorme patrimonio di lotta accumulato in due anni. Ma si impone un bilancio della linea seguita sinora dalle direzioni sindacali. Prima l'idea di un improbabile “ravvedimento” della proprietà USA, poi la ricerca di un nuovo compratore sul mercato grazie all'interessamento dei governi, infine la fiducia nella magistratura, hanno finito col portare i lavoratori in un vicolo cieco. È necessaria ora una svolta.
Come abbiamo affermato sin dall'inizio di questa vicenda drammatica, c'è una sola possibile soluzione a garanzia del lavoro: la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio dell'azienda Whirlpool. Sia lo Stato a farsi garante del posto di lavoro. Se poi Whirlpool è disposta a spendere 85000 euro per dipendente, li versi allo Stato. Non per liquidare il lavoro, ma per preservarlo. La rivendicazione della nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori è l'unico modo di rispondere all'aggressione padronale con una radicalità uguale e contraria. L'unico modo per provare a riaprire la partita. L'unica via per porre il governo, e non solo il padrone, come propria controparte denunciando le sue responsabilità e le sue finzioni da intermediario.
Questa rivendicazione non può e non deve restare isolata; centinaia di delegati di diversa appartenenza sindacale la stanno promuovendo attraverso un appello nazionale. I lavoratori della GKN ultimamente l'hanno fatta propria con una decisione importante e preziosa. Si tratta di fare fronte comune su questa richiesta tra tutte le aziende in lotta per aprire una vertenza nazionale. Non si può più proseguire in ordine sparso, azienda per azienda, se non al prezzo di finire sconfitti, l'uno dopo l'altro, in un calvario che dura ormai da quindici anni. Ora basta. Ora è necessario voltare pagina. Se gli azionisti licenziano gli operai, gli operai hanno diritto di chiedere il licenziamento degli azionisti, e di chiederlo insieme.
Il Partito Comunista dei Lavoratori mette tutte le proprie disponibilità al servizio di questa battaglia. Chiede a tutte le organizzazioni sindacali che parlano a nome della classe lavoratrice di farla propria. Chiede a tutti i circuiti di avanguardia di unire nell'azione le proprie forze attorno alla rivendicazione della nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio.
Resta in ogni caso una considerazione di fondo. Solo un governo dei lavoratori e delle lavoratrici può spazzare via la classe degli azionisti parassiti e riorganizzare la società su basi nuove. Solo la lotta per un governo dei lavoratori e delle lavoratrici può tutelare il lavoro e fare avanzare gli operai.