Con i lavoratori GKN, contro tutti gli imperialismi
Il 26 marzo i lavoratori GKN hanno convocato a Firenze una manifestazione nazionale a sostegno delle ragioni dei lavoratori e delle lavoratrici. Il PCL sarà presente a questa manifestazione e invita a parteciparvi tutte le avanguardie di classe e di lotta, e tutte le organizzazioni del movimento operaio.
I lavoratori di GKN di Campo Bisenzio hanno condotto una lotta di valore esemplare a difesa del lavoro e della propria dignità. Questa lotta non è conclusa con l'annunciato cambio di proprietà aziendale. Ma a differenza che altrove i licenziamenti sono stati respinti, i lavoratori hanno preservato la propria unità e combattività, tenendo alto il proprio morale. Se questo è accaduto è perché a differenza che altrove il collettivo di fabbrica non ha seguito il rituale delle burocrazie sindacali durante le crisi (affidamento al buon cuore del padrone, preghiere al governo, meline istituzionali, benedizione dei parroci...), ma ha diretto la lotta su una linea di fatto alternativa: occupazione immediata della fabbrica, creazione immediata di una cassa di resistenza, e infine la richiesta della sua nazionalizzazione sotto controllo operaio. È grazie a questa azione di lotta che è stato possibile creare attorno alla vertenza una vasta campagna di solidarietà e di sostegno. È grazie a questa azione che il governo si è visto costretto a intercedere sulla proprietà per il ritiro dei licenziamenti. È la prova che solo quando metti paura all'avversario è possibile strappare un risultato.
Ma allora questi metodi di lotta e queste rivendicazioni esemplari vanno messi al servizio di tutto il movimento dei lavoratori. Per questo come partito non ci siamo limitati alla solidarietà e al plauso, ma abbiamo posto l'esigenza di una generalizzazione nazionale dell'esperienza della GKN per una svolta radicale di indirizzo del movimento operaio italiano. Per questo sosteniamo convintamente l'appello "Unire la lotta contro i licenziamenti" promosso in questo senso da centinaia di delegati sindacali e di avanguardie di diversa collocazione politica e sindacale.
Una svolta del movimento operaio è imposta anche dai drammatici fatti di guerra in Ucraina. La guerra imperialista della Russia contro l'Ucraina è la misura non solo della barbarie del capitalismo ma anche dei nuovi tempi di ferro e di fuoco che si preparano su scala mondiale. Il riarmo generale degli imperialismi ne è un tragico riflesso. Il riarmo degli imperialismi europei, sotto l'egida della NATO, sarà finanziato una volta di più dal taglio delle spese sociali e da nuovo indebitamento pubblico a carico dei proletari, mentre i venti dell'inflazione e del protezionismo taglieggiano i salari a favore dei profitti. Lavoro e ambiente saranno le prime vittime dei grandi piani di riarmo. Guerra e sfruttamento crescono insieme.
Tanto più scandaloso in questo quadro è il balbettio delle burocrazie sindacali. Come balbettano di fronte allo sfruttamento così balbettano di fronte al riarmo. È la misura della comune subalternità al proprio imperialismo, quello pronto ad arruolare un domani i salariati che oggi sfrutta per farne carne da cannone contro i salariati degli imperialismi rivali.
Per questa ragione, nel mentre da comunisti rivoluzionari sosteniamo il diritto della resistenza ucraina contro la criminale guerra d'invasione dell'imperialismo russo, ci contrapponiamo con tutte le nostre forze all'imperialismo di casa nostra, che è sempre il nemico principale. Non riconosciamo al “nostro” imperialismo alcun diritto di sanzione contro gli imperialismi rivali. Non partecipiamo in alcun modo alla sua guerra, ma rivendichiamo la nostra guerra. Che è la guerra dei lavoratori e delle lavoratrici di ogni paese per rovesciare la borghesia, distruggere l'imperialismo, imporre il proprio potere sulle rovine di questa società. Una guerra di classe, capace di candidarsi all'egemonia di tutte le lotte delle nazioni oppresse contro tutti gli imperialismi.
Per questo parteciperemo come PCL a quello specifico spezzone del corteo del 26 marzo che sarà caratterizzato da posizioni internazionaliste: né atlantiste né putiniane né pacifiste.