Per un'iniziativa classista e internazionalista contro la guerra. Contro tutti gli imperialismi, per un'alternativa socialista
2 Marzo 2022
L'intervento dell'imperialismo russo in Ucraina segna lo scenario mondiale.
Putin ha dichiarato pubblicamente il suo scopo a reti unificate: riportare l'Ucraina sotto il controllo della Santa Madre Russia, da cui fu strappata per responsabilità di Lenin e dei bolscevichi. Un'ambizione sciovinista grande-russa, degna della tradizione zarista (e poi staliniana), accompagnata da una campagna ideologica reazionaria esplicitamente anticomunista.
Il tentativo di presentare l'invasione dell'Ucraina come un soccorso al Donbass è penoso. È l'ennesimo travestimento umanitario di una guerra imperialista.
Riconosciamo i diritti di autodeterminazione delle popolazioni russofone del Donbass. Li abbiamo difesi e rivendicati sin dal 2014 contro il nazionalismo reazionario ucraino. Ma i diritti del Donbass non hanno nulla a che vedere con la guerra di Putin, se non come pretesto propagandistico. La Russia punta all'intera Ucraina, e lo fa coi mezzi del terrore. Del Donbass le interessa solo le miniere.
Altrettanto falso è l'obiettivo della “denazificazione” dell'Ucraina. Il regime che domina la Russia non è più democratico di quello Ucraino. E in ogni caso, è la classe operaia dell'Ucraina ad avere il diritto di rovesciare il proprio governo reazionario, non certo l'imperialismo russo e i suoi bombardieri. L'esportazione della “democrazia” col rombo del cannone è solo una cinica ipocrisia. Lo era in Iraq, in Serbia, in Afghanistan, sulle bocche degli imperialismi d'Occidente. Lo è, ancor più grottesca, sulle labbra di Putin in Ucraina.
Come abbiamo difeso incondizionatamente l'Iraq dall'imperialismo USA, nonostante il governo reazionario di Saddam Hussein; come abbiamo difeso incondizionatamente la Serbia contro l'aggressione degli imperialismi NATO, nonostante il governo reazionario di Milosevic; così oggi difendiamo l'Ucraina contro l'invasione dell'imperialismo russo, nonostante il governo reazionario di Zelensky.
Di più. Come siamo stati dalla parte della resistenza irachena contro le forze americane di occupazione, in piena autonomia dalle sue componenti islamico integraliste, così siamo oggi dalla parte della resistenza Ucraina contro le forze russe di occupazione, in piena autonomia dalle forze governative di Kiev. Non siamo pacifisti ma comunisti. Contro tutti gli imperialismi e le loro guerre, per un'alternativa socialista. Per questo diamo la nostra piena solidarietà alla campagna contro la guerra del Partito Operaio Rivoluzionario russo.
Ma il nostro primo fronte di guerra è l'imperialismo di casa nostra, quello della NATO, della UE, della stessa Italia. La loro propaganda antirussa a sostegno dell'Ucraina è solo la maschera dei propri appetiti.
Per trent'anni gli imperialismi d'Occidente, sotto la direzione USA, hanno puntato a capitalizzare a proprio vantaggio il crollo dell'URSS sul piano degli equilibri mondiali. L'espansione della NATO nell'Est Europa, in barba a ogni ipocrita promessa formale, ha seguito questa rotta. Ora il rinato imperialismo russo, alleato di un imperialismo cinese in grande ascesa, vuole non solo contenere gli imperialismi d'Occidente ma recuperare il terreno perduto, utilizzando a questo fine la distrazione asiatica dell'imperialismo USA, occupato dallo scontro con la Cina sul Pacifico. Ed ecco allora i governi d'Occidente gridare alla democrazia e alla pace. E in nome della pace rilanciare la grande corsa agli armamenti nel cuore della stessa Europa. “Lo facciamo per aiutare l'Ucraina”, gridano in coro. Falso. Lo fanno per preservare il controllo sulla propria area d'influenza nell'interesse del proprio capitale finanziario.
I diritti di autodeterminazione dell'Ucraina non saranno difesi dal Fondo Monetario Internazionale, dalle classi capitalistiche dell'Unione Europea, dal governo Zelensky loro alleato e dalle sue politiche ultraliberiste. Non sono gli amici di Erdogan sulla pelle dei curdi, o dello Stato sionista sulla pelle dei palestinesi, a poter sbandierare i diritti dei popoli contro le autocrazie. In ogni caso è la classe lavoratrice di Russia che ha il diritto di rovesciare il proprio governo imperialista, non la NATO degli imperialismi rivali, i loro governi, le loro sanzioni.
È necessario che il movimento operaio internazionale maturi un proprio punto di vista indipendente sulla guerra in corso. Ogni imperialismo vuole arruolare i propri salariati nella guerra contro gli imperialismi rivali, ai fini della spartizione del mondo. Bisogna respingere questa trappola infame che ha disseminato di tragedie il Novecento.
Gli operai non hanno patria, come scriveva Marx, perché la loro patria è la propria classe al di là delle frontiere. Solo contrapponendosi al proprio imperialismo, solo ponendosi alla testa dei diritti nazionali di ogni popolo oppresso, è possibile ricomporre l'unità della classe operaia internazionale, rovesciare il capitalismo, liberare l'umanità dalla barbarie delle guerre. “Se vuoi la pace prepara la rivoluzione” gridava Karl Liebknecht un secolo fa sullo sfondo della prima guerra imperialista. È una parola d'ordine non meno attuale di allora.
Riteniamo importante che tutte le organizzazioni della sinistra politica e sindacale che si riconoscono in una posizione classista e internazionalista contro tutti gli imperialismi facciano sentire unitariamente la propria voce. Contro il proprio imperialismo, che è sempre il nemico principale, contro l'imperialismo russo che oggi invade l'Ucraina, per un'alternativa socialista internazionale.