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Landini e Bergoglio. Quando il capo della CGIL incontra la teocrazia vaticana

 


La CGIL incontra il Papa. La cornice è solenne. Una vasta platea del principale sindacato italiano incontra il monarca assoluto dello Stato vaticano. Landini con aria compunta recita il rosario delle disgrazie del lavoro. Il Papa con aria sofferta offre agli oppressi le proprie preghiere.


Una cerimonia studiata nella rappresentazione scenica. In realtà un incontro di interessi. Il Papa cerca di allargarsi nel mondo del lavoro per contrastare il declino della fede e dei credenti; per questo incontra Landini. Landini cerca di lustrare il proprio profilo istituzionale e rispettabile agli occhi dei partiti borghesi (senza farsi scalzare dalla CISL); per questo chiede e ottiene la benedizione del Papa. «Bravo quel ragazzo», si lascia scappare Bergoglio ai cronisti. In effetti...

Se non fosse che quel “bravo ragazzo” è il segretario della CGIL. Che invece di convocare un'assemblea nazionale di delegati per definire finalmente una piattaforma di lotta generale contro i padroni e il loro nuovo governo a guida postfascista, porta il suo apparato a messa per scambiare segnali di fumo col Pontefice. Il risultato è che mentre Landini incassa il plauso (meritato) di Bergoglio, Meloni si allarga purtroppo tra i salariati, aizzandoli contro i disoccupati e il loro diritto alla sopravvivenza.

I padroni sorridono felici. Se quel bravo ragazzo non ci fosse bisognerebbe inventarlo.

Partito Comunista dei Lavoratori