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Patto UE su immigrazione e asilo: una coltre di putrida ipocrisia blinda l'Europa contro i migranti


 Nausea. Non ci sono altre parole. Il Patto su Migrazione e Asilo dell’UE stimola solo questa sensazione. Oltre 2500 sono stati i migranti morti affogati nelle acque del Mediterraneo. Bisognerebbe forse dire meglio: uccisi.


Uccisi dall’incapacità di accoglienza da parte di una UE che per altro, lo vediamo bene in questi giorni nel conflitto mediorientale e altrettanto nel continente africano, è pienamente implicata e corresponsabile dello stato di guerra e fame che attanaglia le enormi masse popolari dalle cui file partono masse di diseredati nella speranza di un qualche futuro per la propria vita e per i propri cari.
Da questo punto di vista la differenza tra richiedente asilo, profugo e migrante economico non ha alcuna importanza se non a giustificare politiche repressive sobillate dall’estrema destra.

La stampa borghese definisce il Patto un accettabile compromesso. Per gli interessi imperialisti dei paesi UE è certamente così. Dal punto di vista dei migranti, in massima parte rappresentati da proletari e classi popolari, la realtà è ben diversa.

Questo Patto legittima la chiusura delle frontiere europee al flusso dei migranti (Frontex), con il corollario di terribili tragedie, come quella del 3 ottobre del 2013 sulle coste di Lampedusa in cui morirono 368 persone, o quella più recente sulla spiaggia di Cutro in cui hanno perso la vita oltre 100 migranti.

Riduce la possibilità umanitaria di soccorso in mare, mettendo in preventivo altre migliaia di morti, mentre la UE d’altra parte sostiene le azioni dei suoi Stati membri impegnati in politiche giudiziarie repressive nei confronti di chi presta soccorso e sostegno umanitario (vedi il caso Lucano in Italia).

Limita la possibilità di esigere il diritto d’asilo legalizzandone le violazioni da parte dei singoli Stati, e favorendo le espulsioni rapide verso i paesi considerati “sicuri” come la Tunisia, dove il presidente Saied ha avviato da tempo una campagna di stampo razzista di internamento nei confronti dei migranti, o verso paesi i cui governi ricevono finanziamenti dalla UE che vengono destinati tra l’altro anche al mantenimento di autentici lager per migranti, come in Libia.

Favorisce l’apertura di nuovi centri di detenzione anche tramite patti indegni, come quello recentemente stipulato tra Meloni e Rama. Il recente scandalo del CPR di via Corelli a Milano ha rivelato impietosamente le condizioni inumane nelle quali vengono detenuti uomini donne e bambini colpevoli solo di cercare condizioni di vita accettabili.

Limita fortemente, infine, i cosiddetti movimenti secondari, negando così il diritto a recarsi verso la meta desiderata una volta entrati nel territorio della UE.

Questo Patto è stato eufemisticamente definito un compresso. In realtà si tratta di un atto di guerra verso quelle masse di diseredati in fuga dalle condizioni politiche ed economiche create dallo scambio diseguale e dalla politica di potenza dei paesi imperialisti della UE, in Africa e in Medio Oriente.

L’Europa, che si vanta di essere la culla del diritto, ha così ucciso il bambino. Lo testimonia anche la legge di riforma dell’immigrazione da poco approvata in Francia con il plauso della destra lepeniana, che rappresenta una stretta persecutoria e razzista nei confronti di immigrati e richiedenti asilo.
Tutto ciò accade mentre la popolazione europea invecchia rapidamente ed è in una forte decrescita demografica. Soprattutto in Italia, dove ogni anno la popolazione diminuisce di oltre 100000 unità.

I media borghesi, dai liberali a quelli della destra, ne approfittano per chiamare in causa l’insostenibilità dell’attuale sistema pensionistico e annunciare nuovi aumenti dell’età pensionabile e riduzione degli assegni.
Invece è evidente che questo gap potrebbe essere facilmente e proficuamente superato da politiche di accoglienza che consentissero tutti gli anni ad alcuni milioni di persone di venire a vivere e a lavorare in UE.

Ma allora perché la borghesia non adotta misure politiche che vadano in questa direzione?
Non possiamo completamente escludere che la realtà dei fatti presenti il proprio conto, per cui i governi borghesi siano costretti a un orientamento di maggior apertura sul tema immigrazione. Tuttavia, una ragione strutturale milita contro tali soluzioni: la necessità insopprimibile per il capitalismo imperialista europeo di alimentare la rapina sociale a danno del proletariato, quello proprio e quello internazionale, tramite il dirottamento delle risorse destinate al welfare state pubblico.

Questa rapina stringe al collo i cordoni della borsa per i proletari a tutto vantaggio di enormi svalutazioni fiscali, commesse, appalti e in generale largo pascolo di profitti per le grandi concentrazioni capitalistiche, che così ricavano annualmente utili miliardari da distribuire ai propri azionisti. La rapina sociale è talmente intersecata con il metodo di estrazione del profitto da parte del capitale contemporaneo da non poter essere messa in discussione, seppur timidamente, pena il crollo del sistema capitalistico stesso.

Nello stesso tempo le lavoratrici e i lavoratori migranti, tenuti ai margini della vita sociale in situazioni di povertà e scarsa assistenza, possono essere costretti a subire condizioni di sfruttamento feroce soprattutto in quei settori industriali “straccioni” a maggior tasso di profittabilità, come l’agro-zootecnico (braccianti), il logistico (riders), l’edile, il turistico (gli stagionali), ecc.

Per questo la soluzione dell’”arcano problema” dell’immigrazione deve risiedere nella lotta per un’alternativa di governo e di società.
Solo il governo delle lavoratrici e dei lavoratori può avere nel suo programma misure per una vasta e strutturata accoglienza dei migranti senza fare speciose distinzioni tra migranti “politici” ed “economici”. Solo l’avvio dell’edificazione socialista e dell’esproprio degli immensi capitali detenuti da pochissime e spesso anonime mani può fornire le risorse per finanziare questa accoglienza e in generale tutte le misure di previdenza ed assistenza sociale.
Solo la prospettiva della rivoluzione mondiale con la distruzione di tutti gli imperialismi può consentire, con una equa ripartizione delle risorse tra tutti i paesi del mondo, la fine di quelle condizioni di vita inaccettabili, guerre, fame, sfruttamento, cambiamenti climatici, che spingono centinaia di milioni di persone a lasciare la propria terra.

Il Partito Comunista dei Lavoratori, sezione dell’Opposizione Trotskista Internazionale, è impegnato quotidianamente a costruire in Italia e a livello internazionale questa prospettiva.

Partito Comunista dei Lavoratori