Gli inganni dell'europeismo imperialista nel nuovo quadro mondiale. Per un'Europa socialista, quale unica vera alternativa
13 Marzo 2025
Testo del volantino che distribuiremo alla manifestazione del 15 marzo "Una piazza per l'Europa"
Pubblichiamo qui il testo dei due diversi volantini che distribuiremo a Roma il 15 Marzo in occasione delle due manifestazioni previste: quella convocata a Piazza del Popolo che vede l'adesione e/o partecipazione di uno schieramento trasversale di centrosinistra a egemonia borghese liberale e atlantista; e quella convocata a Piazza Barberini da Rifondazione Comunista e Potere al Popolo nel nome della pace.
Il primo volantino (in questa pagina) segna la nostra contrapposizione frontale ai processi di riarmo degli imperialismi europei, e dunque la nostra denuncia della grave scelta della burocrazia CGIL e di Sinistra Italiana di accodarsi (“criticamente”) al patriottismo europeista in armi. Una vergogna.
Il secondo volantino marca la nostra distanza da un'impostazione che nel nome della pace rimuove la denuncia dell'imperialismo russo e della sua guerra d'invasione, finendo con l'abbellire lo stesso negoziato apertosi tra imperialismo USA e imperialismo russo per la spartizione coloniale dell'Ucraina. Cioè per una pace imperialista.
Siamo, come sempre, per il più ampio fronte unitario di mobilitazione contro l'imperialismo di casa nostra, ma non al prezzo di tacere sull'imperialismo di casa d'altri.
PERCHÉ NON ADERIAMO NÉ PARTECIPIAMO A QUESTA MANIFESTAZIONE
Non è tempo di equivoci ma di chiarezza.
Consideriamo grave la scelta della maggioranza CGIL e di Sinistra Italiana di accodarsi alla manifestazione di un indeterminato patriottismo europeo nel momento in cui i governi di tutta Europa avviano una nuova grande corsa agli armamenti.
Guardiamo in faccia la realtà. L'imperialismo USA di Trump apre all'imperialismo russo per cercare di separarlo dall'imperialismo cinese, immaginando una nuova spartizione del mondo fra tre grandi potenze (USA, Cina, Russia). Gli imperialismi europei reagiscono alla propria emarginazione perché vogliono partecipare alla spartizione. Ma sanno che possono sperare di partecipare alla sola condizione di sviluppare la propria potenza militare. Per questo promuovono la nuova grande corsa agli armamenti, al pari peraltro di tutti gli altri imperialismi.
Il problema non è se il cosiddetto riarmo procede paese per paese (come oggi prevalentemente è) oppure nel nome di una difesa europea (come chiedono Landini e Fratoianni alla coda di Schlein). Non è se il sovranismo in armi è nazionale o continentale. Il punto vero e di fondo è: chi è “il sovrano”? Qual è la classe sociale che si arma?
La classe che comanda in ogni paese è la classe dei capitalisti. La stessa classe che schiaccia i salari e precarizza il lavoro per competere sul mercato mondiale. La stessa che taglia sanità e istruzione per pagare il debito alle banche e alle compagnie di assicurazione. È un caso se il cosiddetto riarmo è fatto a debito? Non fa differenza se l'indebitamento è nazionale o europeo. In entrambi i casi sono chiamati a pagare i salariati. In entrambi i casi a vantaggio dei capitalisti e del loro portafoglio.
“Ma noi siamo qui per chiedere un'Europa sociale, democratica, e di pace” obiettano Landini e Fratoianni. Ma è la solita retorica del nulla, che serve a coprire la propria capitolazione. La verità è che tutte le serie rivendicazioni “sociali, democratiche, di pace” sono incompatibili con la classe dei capitalisti, con i suoi governi e con le sue istituzioni, siano esse nazionali o europee.
È un caso se tutti i governi in Europa negli ultimi decenni hanno tagliato salari, salute, istruzione? I governi di “sinistra” o di centrosinistra non hanno fatto meglio delle destre. Spesso hanno spianato loro la strada. Il vento reazionario che oggi spira in Europa e in America non è forse figlio di tutto questo? Se Trump governa gli USA non è forse grazie alle politiche di Biden? Se Meloni oggi governa l'Italia non è forse grazie al suicidio della sinistra? La subalternità delle burocrazie sindacali ai governi capitalisti è stata ovunque complice di questa deriva.
La questione sociale non è separabile dal tema della NATO. È significativo che le forze promotrici di questa manifestazione siano apertamente atlantiste.
“La NATO ha difeso la nostra democrazia” gridano in coro i liberalprogressisti, Calenda in testa, in compagnia di Meloni e delle destre, con le sinistre in coda o silenti. No, la NATO ha difeso per ottant'anni la democrazia dei capitalisti, contro le ragioni dei lavoratori. Ha ordito più volte operazioni reazionarie contro la stessa “democrazia”, come ai tempi di Gladio, dei generali greci o di Pinochet. Ha diretto le guerre imperialiste nei Balcani, in Iraq, in Afghanistan. Ha coperto militarmente con la propria espansione nell'Est europeo la restaurazione capitalista dopo il crollo del Muro di Berlino. Da sempre ha sostenuto e armato lo stato sionista, incluso il suo governo più reazionario (Netanyahu) e i suoi orrendi massacri contro il popolo palestinese.
Per più di settant'anni gli imperialismi europei hanno utilizzato la copertura militare della NATO a difesa dei propri interessi contro altre potenze o rivali imperialisti. Ora che l'imperialismo alleato minaccia di defilarsi, in combutta coi rivali, lo supplicano di preservare l'alleanza. E anche per cercare di preservare l'alleanza corrono ovunque al proprio riarmo: esattamente quanto Trump ha chiesto loro per tenere in piedi la NATO (forse). Il patriottismo europeista non serve forse a mascherare tutto questo?
Di più. In ragione della propria natura, gli stati capitalistici europei sono incapaci di unificare l'Europa. Lo sgomitamento tra i diversi imperialismi nazionali europei per contendersi aree di influenza, spazi di mercato, commesse militari, conferma una volta di più che su basi capitalistiche uno stato federale paneuropeo è un'utopia. E se mai dovesse prodursi in futuro in direzione di un'Europa autonoma dagli USA, non nascerebbe affatto per questo una “Europa di pace”. Ma semmai una Europa ancora più armata, quale potenza tra le potenze. Come diceva Lenin: sulle basi del capitalismo, una unione europea o è impossibile o è reazionaria.
La moltiplicazione di poli imperialisti, vecchi e nuovi, è una spinta verso la guerra, non verso la pace. Non è questa forse la lezione mondiale degli ultimi quindici anni?
“Ma l'Unione Europea a differenza di Trump sostiene l'Ucraina” urlano i liberal-atlantisti. In realtà la sostengono come la corda sostiene l'impiccato. Sia chiaro: gli ucraini hanno diritto a usare ogni arma disponibile per difendersi dall'imperialismo russo. Ma le armi che gli imperialismi inviano a Kiev sono per lo più caricate sul debito ucraino. In cambio (anche) di privatizzazioni, taglio di spese sociali, liberalizzazioni di mercato. Inclusa la liberalizzazione dei licenziamenti.
La rivendicazione USA delle risorse minerarie ucraine è parte di questa rapina più generale. Il governo borghese di Zelensky ha gestito e gestisce queste politiche antioperaie per ingraziarsi gli imperialisti. Ma si è posto di fatto sotto il loro ricatto. Non solo il ricatto umiliante di Trump in mondovisione. Ma anche quello più “democratico” e meno gridato degli imperialismi europei.
Del resto, possono ergersi a paladini dell'Ucraina gli stessi imperialismi europei che, al pari degli USA, sostengono e armano i crimini sionisti contro i diritti della Palestina? Anche una coerente difesa del popolo ucraino, come di tutti i popoli oppressi, implica la piena indipendenza del movimento operaio da ogni imperialismo, inclusi gli imperialismi europei, e da ogni governo loro asservito (Zelensky).
Per tutte queste ragioni ci battiamo contro ogni riarmo imperialista, nazionale, europeo, mondiale.
Contro ogni NATO, vecchia o nuova. Contro ogni economia di guerra. Contro ogni aumento delle spese militari, ed anzi per il loro abbattimento, a vantaggio innanzitutto di sanità e istruzione. Per la nazionalizzazione senza indennizzo di tutta l'industria bellica sotto il controllo dei lavoratori.
La lotta per la pace o è lotta contro ogni imperialismo, a partire dal proprio, o non è.
Il problema non è armare l'Europa, ma disarmare la borghesia europea. Ciò che solo una rivoluzione sociale potrà fare.
L'unica possibile Europa di pace è quella governata dai lavoratori e dalle lavoratrici. Una Europa socialista. L'unica che possa unificarsi su basi progressive. L'unica che possa schierarsi al fianco di tutti i popoli oppressi e del loro diritto di resistenza, senza scopi di rapina. L'unica che possa incoraggiare la ribellione delle masse lavoratrici dell'America, della Russia, della Cina, contro i propri imperialismi, le loro guerre, le loro politiche coloniali.