Post in evidenza

No alla condanna per antisionismo del nostro compagno Alejandro Bodart (segretario del Movimento Socialista dei Lavoratori e della Lega Internazionale Socialista)

  Raccolta firme internazionale Nella città di Buenos Aires, in Argentina, il 30 dicembre, la Corte di Cassazione e d'Appello Penale ha ...

Cerca nel blog per parole chiave

Stati Uniti: primi impatti del secondo mandato di Trump

 


Da quando ha assunto la carica per il suo secondo mandato, il 20 gennaio, Trump ha lanciato un'offensiva reazionaria, autoritaria e imperialista. Questa volta è accompagnato dall'establishment, con l'appoggio di un Partito Repubblicano schierato dietro di lui, il sostegno esplicito dei principali magnati capitalisti e l'atteggiamento permissivo dei democratici e della burocrazia sindacale.


Quest'ultimo fattore ha certamente contribuito al fatto che non siano emerse le grandi mobilitazioni di opposizione che lo accolsero nel 2016, ma la crescente polarizzazione sociale e politica alimenta anche la radicalizzazione di un settore disposto a lottare per fermarlo, e il suo programma reazionario non passerà senza provocare resistenza.

I rivoluzionari avranno un ruolo fondamentale nelle lotte che arriveranno e nell'organizzazione i combattenti che le guideranno.


UN PROCESSO GLOBALE

L'ascesa dell'estrema destra è un fenomeno globale. Varie espressioni di essa sono al governo in sette paesi dell'Unione Europea (Italia, Paesi Bassi, Ungheria, Repubblica Ceca, Croazia, Slovacchia e Finlandia), in Austria è prossima al governo ed è in aumento in Francia, Germania e Regno Unito.

Alcune delle sue espressioni più estreme e stravaganti, come il presidente argentino Milei e il presidente salvadoregno Bukele, sono promosse come esempi da seguire a livello internazionale. Il bolsonarismo rimane una forza importante in Brasile, nonostante non sia più al governo.

Il regime fondamentalista di Modi in India e il regime autoritario di Putin in Russia condividono caratteristiche centrali con l'estrema destra occidentale. Anche al di là di queste espressioni politiche, c'è una tendenza generale nel mondo verso regimi più autoritari e repressivi in tutto l'arco politico capitalista.

L'estrema destra globale non è omogenea, ci sono settori più radicali o più vicini alla destra classica, più nazionalisti o più neoliberisti. Ma al di là della diversità, essi costituiscono la punta di diamante di una decisiva svolta globale a destra della borghesia, che ha rafforzato un settore reazionario della società.


UN PRODOTTO DELLA CRISI SISTEMICA

La crisi sistemica che il capitalismo sta attraversando dal 2008 è paragonabile solo a quelle che hanno preceduto le due guerre mondiali del secolo scorso. La distruzione e la concentrazione del capitale causato da quelle guerre permisero alla borghesia di recuperare la redditività necessaria per superare quelle crisi. Oggi la borghesia, non vedendosi per il momento in grado di affrontare una nuova guerra mondiale, cerca di recuperare la redditività aumentando lo sfruttamento.

A causa della profondità della crisi, non è sufficiente aver messo fine allo stato sociale e alla maggior parte delle conquiste ottenute nel secondo dopoguerra, né è sufficiente la flessibilità del neoliberismo. La borghesia ha bisogno di porre fine ai diritti più elementari delle masse lavoratrici e di ridurci al lavoro fino al collasso fisico, in cambio del minimo necessario per sopravvivere e continuare a lavorare. Consapevoli che ciò danneggia la stragrande maggioranza della popolazione, genera opposizione e provoca resistenza, la borghesia deve ridurre al minimo i meccanismi democratici e rafforzare al massimo i dispositivi repressivi.

Il fatto che l'estrema destra esprima più chiaramente questo bisogno della borghesia imperialista nel suo insieme spiega in larga misura la sua rapida accettazione e assimilazione da parte dei regimi borghesi e dei partiti politici, e contribuisce in modo significativo alla sua ascesa globale.

A sua volta, il fenomeno dell'estrema destra fa parte di un processo globale di polarizzazione, che provoca anche mobilitazioni di massa, ribellioni e rivoluzioni, compresi grandi scioperi che hanno rianimato alcuni dei settori più potenti della classe lavoratrice nel mondo. Si tratta di un processo ineguale, perché nonostante le gigantesche lotte e la radicalizzazione a sinistra di settori importanti, in questo polo non è emersa un'espressione politica, come invece è emersa a destra.

Tuttavia, poiché la borhesia è riuscita a schiacciare la volontà di resistere, ciò che predomina è l'instabilità. E finché le masse continueranno a combattere, i rivoluzionari avranno il dovere di portare avanti queste lotte e di sfruttare l'opportunità di organizzare i combattenti più determinati, il che ci permette di costruire e rafforzare le nostre organizzazioni rivoluzionarie.


IL 2025 NON È IL 2016

Questo trionfo di Trump è parte del fenomeno globale dell'ascesa dell'estrema destra, si nutre di esso e, a sua volta, rafforza tutte le sue espressioni. Quest'azione di ritorno spiega, in larga misura, la sicurezza con cui Trump e i suoi partner abbiano lanciato, appena insediati, un'offensiva così completa e profonda.

Al momento del suo primo mandato nel 2016, Trump è stata una delle prime espressioni dell'estrema destra. In quel periodo non era il candidato preferito della borghesia, che vedeva più rischi che opportunità nel suo governo. Dovette affrontare grandi mobilitazioni contro di lui, così come l'opposizione o la mancanza di collaborazione di gran parte dell'establishment. Non è riuscito ad attuare molte delle sue iniziative, e ha perso la rielezione per il secondo mandato nel 2020. È stato anche processato e condannato per diversi crimini. Ma ha consolidato una base sociale radicalizzata, rappresentativa di una minoranza ma importante; mentre le aree politiche tradizionali continuavano a disintegrarsi.

L'amministrazione democratica di Biden, succeduta a Trump, ha mantenuto alcune delle politiche chiave di Trump (come la politica sull'immigrazione e i tagli alle tasse per le imprese e i ricchi), ha contrastato movimenti di scioperi, ha sostenuto zelantemente il genocidio sionista a Gaza, oltre a reprimere gli studenti che hanno mostrato solidarietà con la Palestina. A contribuire a questa delusione è stata la capitolazione di Bernie Sanders e dei Socialisti Democratici d'America (DSA), che avevano generato aspettative negli anni precedenti, i quali hanno continuato a sostenere senza tante remore la rielezione di "Genocide Joe", e poi di Harris. Come conseguenza, i democratici hanno perso circa sei milioni di voti.

Nel frattempo Trump si è rafforzato all'interno delle file repubblicane come il leader di opposizione più coerente, come una figura radicale perseguitata dall'establishment e, fondamentalmente, come espressione dell'estrema destra, che durante i quattro anni di Biden è avanzata a livello internazionale.

A differenza di quanto accaduto nel 2016, il Partito Repubblicano si è schierato dietro la sua candidatura e ha costruito una coalizione con più di cento organizzazioni della destra radicale e un ambizioso programma reazionario, dettagliato nel Progetto 2025 della Heritage Foundation. La grande borghesia, che era divisa durante il suo primo mandato, è ora apertamente coinvolta, come espresso chiaramente dal sostegno pubblico a Trump dei magnati della tecnologia e degli uomini più ricchi del mondo come Musk, Zuckerberg e Bezos, che fino ad ora avevano dato di sé un'immagine molto più progressista.

L'amministrazione Trump gode anche di una maggioranza conservatrice alla Corte Suprema, del controllo di entrambe le camere dei rappresentanti, e di una leadership democratica che è più collaborazionista che di opposizione.

Nel loro insieme, questi elementi mostrano che la classe dominante imperialista ha un maggiore livello di unità sulla necessità di adottare un orientamento più reazionario. Avendo valutato che il primo mandato di Trump è fallito perché non è andato a fondo in modo più deciso, la classe dominante sostiene ora l'attuale politica per cercare di imporre cambiamenti più profondi, e più rapidamente. Una dinamica simile ha portato anche la borghesia di altri paesi a dare il proprio sostegno all'estrema destra, ad esempio in Argentina.

Di conseguenza, Trump e i suoi collaboratori sono arrivati alla Casa Bianca traboccanti di fiducia. Ma il loro vero sostegno è costituito da una minoranza nell'insieme della società. Trump ha vinto le elezioni con un margine di appena l'1,5%, e l'astensione di un terzo dell'elettorato significa che solo un terzo lo ha eletto. Non possiamo perdere di vista questa debolezza strutturale del governo, dietro la sua attuale fiducia apparentemente illimitata.


LA DIMENSIONE DELL'OFFENSIVA

Da quando è entrato in carica, Trump ha lanciato una serie di attacchi su tutti i fronti, misure contro i lavoratori, gli oppressi, i diritti democratici, le normative ambientali, e dichiarazioni di aggressione imperialista.

In una delle sue prime mosse, Trump ha dato l'indulto ai manifestanti condannati per l'attacco del 6 gennaio 2021 al Congresso, molti dei quali fascisti dichiarati. Il suo gabinetto costituisce il governo più oligarchico e reazionario dal XIX secolo. La posizione del magnate Elon Musk, con poteri straordinari sul bilancio, è indicativa.

Indipendentemente da quanto sia realistico il suo obiettivo dichiarato di tagliare più di un quarto il bilancio nazionale, Musk ha già licenziato decine di migliaia di lavoratori statali e sta spingendo per il pensionamento "volontario" di altri due milioni. Ha cambiato la categorizzazione dei lavoratori statali per arrogarsi il potere di licenziare senza impedimenti milioni di lavoratori, precedentemente considerati di natura non-politica. Tra gli altri problemi causati, il governo Trump ha interrotto tutta l'assistenza sociale nazionale e gli aiuti internazionali, causando una crisi globale dell'accesso ai farmaci per l'HIV.

Ha scatenato un massiccio raid da parte dell'ICE, la polizia dell'immigrazione, arrestando migliaia di persone, e trasferendone decine nei campi di detenzione e tortura di Guantánamo. Ha firmato decreti che tolgono i diritti alle persone trans, criminalizzano gli attivisti pro Palestina ed eliminano i programmi contro la discriminazione razziale e di genere.

Ha annullato le tiepide normative ambientali che Biden aveva attuato, ha ritirato il Paese dagli Accordi di Parigi e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Alcune di queste misure sono state bloccate a livello giudiziario, ma le possibilità che molte di esse vengano ratificate, invece che annullate, sono maggiori oggi, dato l'attuale contesto politico e la natura del potere giudiziario.

Ci sono anche molti annunci di misure che non sono molto realizzabili, ma che rinvigoriscono la base sociale reazionaria. In questo senso, il saluto nazista di Elon Musk, anche se in seguito ha negato che lo fosse, è un messaggio potente al settore radicalizzato della destra, su cui questo governo cerca di fare affidamento per affrontare l'inevitabile resistenza all'attuazione del suo programma.

Questa azione cerca di "inondare il campo" con numerose misure estremamente reazionarie ma irrealizzabili, così che sia impossibile rispondere a tutta questa serie di attacchi. In questo modo, le misure che essi intenderanno davvero portare a termine sembreranno meno terribili o passeranno inosservate. Ma ciò è anche parte di una battaglia culturale per il "senso comune". In questo modo Trump cerca di espandere radicalmente gli atteggiamenti e le azioni razziste, sessiste, xenofobe, omofobe e generalmente reazionarie che sono considerate accettabili, e di stabilire quali diritti sono considerati "privilegi" o veri e propri crimini.

Questa battaglia non ha un'importanza minore. Il suo obiettivo è quello di rafforzare e motivare l'azione dei settori più estremisti, violenti e direttamente fascisti che costituiscono il nocciolo duro della base sociale dell'estrema destra; e indebolire e demoralizzare i lavoratori e le persone oppresse in generale, e gli attivisti disposti a fronteggiare tali attacchi.


LA DOTTRINA TRUMP

Uno degli aspetti centrali della crisi sistemica in corso del capitalismo è la crisi dell'egemonia imperialista. Gli Stati Uniti, che sono tuttora la prima potenza mondiale, sono in netto declino, mentre le potenze regionali si rafforzano e la Cina emerge come concorrente globale.

Nel 2016 gran parte della borghesia si è opposta alle tendenze protezionistiche e isolazioniste di Trump, e dal 2020 Biden sta cercando di recuperare l'orientamento precedente. Ora sembra prevalere la conclusione che la strategia multilaterale, con la quale l'imperialismo statunitense ha dominato il mondo per molti decenni, non funziona più, e che è necessario un cambiamento importante per riconquistare il potere globale con la forza.

Pertanto, la brusca svolta del nuovo governo in direzione di un forte protezionismo commerciale e un nazionalismo espansionista più aggressivo ha il sostegno dell'establishment.

Trump ha iniziato annunciando nuovi dazi commerciali contro Messico, Canada e Cina; e ha dichiarato la sua intenzione di riprendere il controllo del Canale di Panama, annettere la Groenlandia e colonizzare Gaza. Sebbene questi ultimi obiettivi siano generalmente considerati irrealizzabili, e le tariffe per il Canada e il Messico siano state successivamente negoziate, gli annunci sono serviti come dichiarazione di intenti.

Da allora, gli Stati Uniti hanno aumentato le tariffe commerciali praticamente verso tutti, scaricando parte della crisi sul resto del mondo, rafforzando i profitti aziendali statunitensi a spese di altri. Ciò aggrava la crisi economica di tutti i partner commerciali degli Stati Uniti, compresi alleati storici come l'Europa e Taiwan, e i paesi in cui governano altri leader di estrema destra come l'Argentina. Pertanto, questa politica genererà un maggiore attrito diplomatico e politico USA e alleati, e acuirà il conflitto interimperialista con Cina e Russia.

Trump sta anche intensificando un intervento politico internazionale più aggressivo e unilaterale. Ha svolto un ruolo centrale e visibile nell'applicazione del cessate il fuoco a Gaza, e poi ha proposto l'espulsione più rapida possibile della popolazione palestinese. Ora ha aperto i negoziati con Putin per concordare la consegna del territorio ucraino alla Russia, alle spalle del popolo ucraino.

Tuttavia, il tentativo di consolidarsi con la forza contiene anche un elemento di disperazione, e comporta un rischio non trascurabile. Rafforzarsi economicamente e geopoliticamente a spese degli altri, compresi i suoi alleati storici, aggrava la crisi e l'instabilità economica e politica in tutto il mondo. Questo disordine e i conflitti, le guerre, le ribellioni e le rivoluzioni che esso provoca sono, a loro volta, il più grande pericolo per i piani dell'imperialismo.


COME AFFRONTARLI

L'offensiva della nuova amministrazione Trump apre una nuova situazione politica, segnata da un attacco capitalistico reazionario, qualitativamente superiore al precedente, e che cambierà in modo significativo le dinamiche della lotta di classe.

Sebbene Trump e il suo governo non intendano ancora uscire dalla cornice generale delle istituzioni democratico-borghesi ed eliminare completamente le organizzazioni sindacali e politiche non borghesi, il salto autoritario e repressivo che cercano di imporre è profondo. Implica tagli drastici ai diritti democratici e un approfondimento della repressione statale, della violenza parastatale contro gli oppressi contro l'attivismo sindacale e di sinistra.

I democratici, che alle elezioni hanno minacciato che se Trump avesse vinto sarebbe arrivato il fascismo, ora minimizzano i rischi che fino a poco tempo fa esageravano. Con l'avvicinarsi delle prossime elezioni, si ricorderanno di quanto sia pericoloso Trump per presentarsi come l'unica alternativa. Ma la necessità di affrontare Trump e lottare per fermare i suoi piani è immediata.

I democratici, al contrario, si sono sforzati di garantire una transizione senza intoppi e ora stanno cercando modi per collaborare con la nuova amministrazione. Vogliono impedire l'emergere di movimenti di lotta che alla fine richiederanno tempo e sforzi per smobilitarli e incanalarli in attività di lobbying ed elettorale a proprio vantaggio.

I rivoluzionari devono agire in modo diametralmente opposto. Non possiamo minimizzare il pericolo rappresentato dagli attacchi del nuovo governo, né dobbiamo esagerarli. Al di là della caratterizzazione che ne diamo, dobbiamo essere in prima linea nel denunciare le misure di questo governo, trasmettendo l'urgenza di organizzarci per affrontarle e facendo appello alla più ampia unità per combattere questa lotta, con la massima forza possibile.

Allo stesso tempo, dobbiamo smascherare i democratici, che parlano del pericolo di Trump per chiedere voti, ma non per affrontarlo quando è più importante farlo. Dobbiamo spiegare la loro responsabilità nell'aprirgli la porta, nel disarmare i movimenti che potevano affrontarlo con più forza, e spiegare la necessità di costruire un'alternativa politica indipendente dai capitalisti e dai loro interessi.

Dobbiamo continuare le lotte economiche e sociali che abbiamo finora condotto per il salario e per il diritto di organizzazione sindacale; contro il razzismo istituzionale e la violenza della polizia; in difesa degli immigrati, per il diritto all'aborto, per l'identità e tutti i diritti di genere, tra gli altri. Queste lotte si intensificheranno. Così come in passato abbiamo iniziato a lottare per stabilire che le vite dei neri contano ("black lives matter"), dovremo ora lottare per difendere le vite delle persone trans, dei migranti e delle donne.

Ma le lotte democratiche in particolare stanno per assumere un nuovo ruolo. Dobbiamo assumerci il compito di organizzare l'autodifesa contro i settori fascisti che ora agiranno con maggiore fiducia, affrontare la persecuzione e la repressione, difendere politicamente e fisicamente il diritto di manifestare e tutti i diritti democratici; e portare avanti queste lotte in una forma che non si riproponeva da molto tempo.


VOGLIA DI COMBATTERE

La demoralizzazione accumulata durante il mandato di Biden, la disattivazione dei movimenti degli ultimi anni ad opera del Partito Democratico e la loro decisione di non organizzare proteste nazionali per l'insediamento di Trump, spiegano in gran parte perché questa volta non ci sono state manifestazioni di massa come nel 2016.

Tuttavia, c'è un'avanguardia che vede la necessità e l'urgenza di organizzare la resistenza. Sono migliaia di giovani radicalizzati dal movimento di solidarietà con la Palestina, sono i lavoratori attivi negli scioperi di Amazon o dello United Auto Workers, donne, LGBT+, immigrati, attivisti neri che hanno visto i loro movimenti disattivati dai democratici e comprendono la necessità immediata di organizzare una lotta seria, contro un pericolo molto reale.

L'offensiva di Trump provocherà inevitabilmente resistenza all'interno degli USA e in tutto il mondo. La forza e le possibilità che questa resistenza avrà dipendono in larga misura dal livello di organizzazione e di orientamento politico di questa avanguardia radicalizzata. Questo pone un compito per i rivoluzionari di oggi, una di quelle sfide in cui è importante cosa facciamo o non facciamo, cosa otteniamo o non otteniamo.

Oggi è possibile e necessario organizzare migliaia di attivisti e lavoratori politicamente radicalizzati disposti a lottare per un progetto rivoluzionario, per influenzare il corso delle lotte a venire e per gettare le basi di un partito rivoluzionario che rappresenti la classe lavoratrice e combatta per il socialismo negli Stati Uniti e nel mondo. Ciò può essere fatto da un lavoro di raggruppamento dei rivoluzionari nel paese e a livello internazionale, una prospettiva che la Lega Internazionale Socialista sostiene fermamente.

Alejandro Bodart, Vince Gaynor