♠ in Casapound,comunismo,diritti civili,diritti sociali,Il Primato Nazionale,Lega,M5S,migranti,Minniti,porti aperti,Rizzo,Salvini,Secolo d'Italia,stalinismo at 03:35
Marco Rizzo ha espresso a Coffee Break, su La7, l'opinione del proprio partito circa la vicenda dei migranti e del loro diritto d'accesso nei porti italiani.
Alla domanda se riteneva giusto o meno aprire i porti per consentire lo sbarco dei migranti sequestrati in mare, Marco Rizzo non solo non ha risposto, ma ha dato sponda ai peggiori argomenti della destra, sul filo di un'ambiguità calcolata e non nuova.
Rizzo ha criticato «le politiche della pseudosinistra contro il lavoro» (giusto) e «l'indifferenza dei sindaci del PD sul problema della casa» (giusto); ha rivendicato l'importanza della redistribuzione del lavoro tra tutti consentita dalla tecnologia e dalla scienza (giusto). Ma ha concluso testualmente che «i diritti civili sono diritti della borghesia, sono cose che vengono dopo», e che difenderli fa il gioco di Salvini. In altri termini, Rizzo ha contrapposto di fatto i diritti del lavoro ai diritti dei migranti.
Questa conclusione è francamente indecente.
I comunisti, se sono tali, difendono i diritti di tutti gli sfruttati. La centralità della classe operaia in un progetto di liberazione dell'umanità passa per la sua capacità di porsi alla testa delle rivendicazioni di tutti gli oppressi, contro tutti i soprusi e tutte le ingiustizie che il capitale infligge loro. I diritti alla vita e alla dignità dei migranti sono sicuramente tra questi. Non sono “i diritti civili della borghesia” (che oltretutto se sono diritti democratici andrebbero comunque difesi dalla reazione), sono i diritti elementari di chi è condannato alla fuga dalle proprie terre dallo sfruttamento dell'imperialismo e dalle sue guerre. Sono i diritti oggi colpiti nel modo più infame da un governo reazionario M5S-Lega che scavalca a destra le peggiori misure di Minniti. Può essere che difendere questi diritti non sia “popolare” presso ampi settori di lavoratori italiani, calpestati da trent'anni da tutti i governi del capitale (inclusi quelli che Rizzo ha appoggiato) e oggi aizzati contro i migranti. Ma i comunisti, se sono tali, non barattano una questione di principio con la ricerca di popolarità. Tanto meno fanno da sponda alla campagna reazionaria contro i migranti di un ministro degli Interni forcaiolo. Semmai combattono per liberare la propria classe di riferimento da tutti i pregiudizi reazionari e da chi li fomenta.
Contrapporre i diritti sociali su casa e lavoro ai diritti degli immigrati è oggi il cuore della campagna di Salvini, con Di Maio perfettamente complice. Sentire Marco Rizzo che a nome dei “comunisti” liscia il pelo a questa campagna, e le fa il verso, è davvero scandaloso. Ma non ci sorprende: la cultura stalinista non conosce ragioni di principio ma solo di opportunità.
Certo è comprensibile che tutta la peggiore stampa reazionaria, incluso il Secolo d'Italia e Il Primato Nazionale (giornale legato a Casapound!), abbia dato ampia pubblicità alle dichiarazioni di Rizzo, con un plauso convinto. A noi spetta il dovere di chiarire che i comunisti non hanno nulla a che fare con questo cinismo.
Alla domanda se riteneva giusto o meno aprire i porti per consentire lo sbarco dei migranti sequestrati in mare, Marco Rizzo non solo non ha risposto, ma ha dato sponda ai peggiori argomenti della destra, sul filo di un'ambiguità calcolata e non nuova.
Rizzo ha criticato «le politiche della pseudosinistra contro il lavoro» (giusto) e «l'indifferenza dei sindaci del PD sul problema della casa» (giusto); ha rivendicato l'importanza della redistribuzione del lavoro tra tutti consentita dalla tecnologia e dalla scienza (giusto). Ma ha concluso testualmente che «i diritti civili sono diritti della borghesia, sono cose che vengono dopo», e che difenderli fa il gioco di Salvini. In altri termini, Rizzo ha contrapposto di fatto i diritti del lavoro ai diritti dei migranti.
Questa conclusione è francamente indecente.
I comunisti, se sono tali, difendono i diritti di tutti gli sfruttati. La centralità della classe operaia in un progetto di liberazione dell'umanità passa per la sua capacità di porsi alla testa delle rivendicazioni di tutti gli oppressi, contro tutti i soprusi e tutte le ingiustizie che il capitale infligge loro. I diritti alla vita e alla dignità dei migranti sono sicuramente tra questi. Non sono “i diritti civili della borghesia” (che oltretutto se sono diritti democratici andrebbero comunque difesi dalla reazione), sono i diritti elementari di chi è condannato alla fuga dalle proprie terre dallo sfruttamento dell'imperialismo e dalle sue guerre. Sono i diritti oggi colpiti nel modo più infame da un governo reazionario M5S-Lega che scavalca a destra le peggiori misure di Minniti. Può essere che difendere questi diritti non sia “popolare” presso ampi settori di lavoratori italiani, calpestati da trent'anni da tutti i governi del capitale (inclusi quelli che Rizzo ha appoggiato) e oggi aizzati contro i migranti. Ma i comunisti, se sono tali, non barattano una questione di principio con la ricerca di popolarità. Tanto meno fanno da sponda alla campagna reazionaria contro i migranti di un ministro degli Interni forcaiolo. Semmai combattono per liberare la propria classe di riferimento da tutti i pregiudizi reazionari e da chi li fomenta.
Contrapporre i diritti sociali su casa e lavoro ai diritti degli immigrati è oggi il cuore della campagna di Salvini, con Di Maio perfettamente complice. Sentire Marco Rizzo che a nome dei “comunisti” liscia il pelo a questa campagna, e le fa il verso, è davvero scandaloso. Ma non ci sorprende: la cultura stalinista non conosce ragioni di principio ma solo di opportunità.
Certo è comprensibile che tutta la peggiore stampa reazionaria, incluso il Secolo d'Italia e Il Primato Nazionale (giornale legato a Casapound!), abbia dato ampia pubblicità alle dichiarazioni di Rizzo, con un plauso convinto. A noi spetta il dovere di chiarire che i comunisti non hanno nulla a che fare con questo cinismo.
6 gennaio 2019