♠ in ambasciate turche,curdi,Erdogan,Internazionale rivoluzionaria,invasione,Isis,Kobane,kurdistan,mobilitazione,movimento operaio,NATO,Palestina,Trump,Usa at 06:17
7 Ottobre 2019
English translation below
Come purtroppo era prevedibile, l'imperialismo USA ha deciso di scaricare i curdi siriani, dopo averli usati come fanteria contro l'ISIS. È il cinismo della politica imperialista.
Le milizie curde delle YPG sono state determinanti nella sconfitta politica e militare delle organizzazioni reazionarie panislamiste. A Kobane e in tante altre città del nord siriano uomini e donne curde, armi alla mano, hanno dato prova di un eroismo autentico. Senza la loro avanzata di terra, palmo a palmo, al prezzo di enormi sofferenze e di un grande sacrificio di vite, i soli bombardamenti aerei non avrebbero potuto piegare ISIS. Anche per questo il movimento operaio internazionale e le ragioni degli oppressi di tutto il mondo hanno un debito di riconoscenza nei confronti dei combattenti curdi.
Ora Donald Trump definisce la loro guerra “una guerra ridicola”, e li abbandona alla furia di Erdogan e dell'esercito turco. L'accordo fra Trump ed Erdogan è un esplicito semaforo verde all'invasione turca del Nord siriano, ciò che significa di fatto non solo l'annessione di parte della Siria, a beneficio dei progetti ottomani del nuovo sultano, ma anche e in primo luogo una guerra di annientamento della resistenza curda. Un massacro annunciato.
Nel rapporto contrastato con gli USA, il governo turco ha messo sul piatto della bilancia la propria posizione strategica: quella di principale avamposto della NATO in Medio Oriente e al tempo stesso interlocutore politico e militare della Russia di Putin. L'imperialismo americano non poteva rischiare di spingere Erdogan verso Mosca, per questo gli lascia via libera nella guerra ai curdi. Una guerra di cui Erdogan ha assoluto bisogno anche per ragioni politiche interne, dopo la sconfitta elettorale di Istanbul e nel pieno della recessione economica turca. Issare la bandiera del nazionalismo turco e conquistare manu militari il nord della Siria sono ossigeno prezioso per il regime, come lo è poter respingere nei territori militarmente annessi i rifugiati di guerra siriani, già oggetto di una crescente campagna xenofoba interna.
Quanto agli imperialismi europei, Italia inclusa, l'unica loro preoccupazione per la scelta di Trump è che una nuova guerra nel Nord siriano possa sospingere ulteriori flussi di immigrati in Europa. La UE ha pagato Erdogan fior di miliardi per fargli fare il guardiano delle rotte balcaniche, per questo tace sull'attacco ai diritti democratici in Turchia e sulla natura reale del regime che lo promuove. La macelleria annunciata contro i curdi è solo una sgradita complicazione, nulla più.
Le organizzazioni curde resisteranno con tutte le proprie forze all'annunciata invasione turca. Ma il divario di potenza è enorme. È necessaria la più vasta azione di solidarietà e di sostegno alla resistenza curda da parte del movimento operaio italiano ed europeo, delle organizzazioni sindacali, delle sinistre politiche, dei movimenti antimperialisti. “Giù le mani dai curdi” può e deve diventare da subito la parola d'ordine di una vasta mobilitazione unitaria sotto le ambasciate e i consolati turchi, e contro ogni silenzio e complicità del proprio imperialismo.
Ma gli avvenimenti del Medio Oriente ci consegnano una lezione di fondo che va al di là dell'emergenza e che interroga la prospettiva. I fatti confermano una volta di più che il popolo curdo, come il popolo palestinese, non ha alleati possibili tra le potenze imperialiste, vecchie e nuove. Nessun imperialismo metterà a rischio i propri interessi strategici per la causa nazionale di un popolo oppresso. E l'interesse strategico di tutti gli imperialismi è sostenere la Turchia e lo Stato sionista, quali migliori tutori dei propri affari in Medio Oriente. Tutte le strategie di accomodamento diplomatico con questa o quella potenza imperialista al fine di guadagnarne i favori si sono rivelate illusioni, sia in campo curdo, sia in campo palestinese. Non hanno favorito i popoli oppressi ma solo i loro avversari. I curdi come i palestinesi possono contare solo sulla propria forza e sul sostegno dei lavoratori di tutto il mondo.
La liberazione e unificazione del Kurdistan, come la liberazione della Palestina, possono compiersi solo per via rivoluzionaria, solo attraverso la saldatura della propria causa nazionale con la prospettiva della rivoluzione socialista nella nazione araba e in Medio Oriente. L'unica che può assicurare il pieno diritto di autodeterminazione di tutti i popoli oppressi.
La costruzione dell'Internazionale rivoluzionaria è condizione decisiva per sviluppare questa prospettiva.
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Hands off the Kurds!
As was, unfortunately, to be unexpected, US imperialism decided to dump Syrian Kurds, after using them as ground troops against IS. This is the cynicism of imperialist policy.
YPG Kurdish militias were a determining factor of the reactionary Islamic forces' political and military defeat. In Kobanî and in many other Northern Syria cities, Kurdish women and men, arms in hand, have proved true heroism. Without their advance on the ground, inch by inch, at the price of enormous pain and sacrifice of lives, aerial bombing alone could not have defeat IS. It is also for this reason that international working class movement and the oppressed worldwide owe a debt of gratitude to the Kurdish fighters.
Now Donald Trump defines their war "ridiculous war", and abandons them to the fury of Erdogan and Turkish army. The deal between Trump and Erdogan is an outspoken green light for the Turkish invasion of Northern Syria, that means, in effect, not merely the annexation of part of Syria, for the benefit of new sultan's Ottoman projects, but also and above all a war of annihilation of Kurdish resistance. A foretold massacre.
In the contrasted relationship with USA, Turkish government throws his strategic position into the scales: the position of the main NATO outpost in the Middle East, and at the same time a political and military interlocutor of Putin's Russia. US imperialism couldn't risk pushing Erdogan toward Moscow: that's the reason of the go-ahead for the war on Kurds. A war that Erdogan definitely needs also for reasons of domestic politics, after the electoral defeat in Istanbul and in the midst of the Turkish economic recession. Raise the flag of Turkish nationalism and take Northern Syria manu militari is precious oxygen for Erdogan's regime, as it is sending Syrian refugees back to annexed territories – refugees object of an escalated internal xenophobic campaign.
As for European imperialist countries, including Italy, their only concern about Trump's decision is that a new war in Northern Syria can push forward further migration flows in Europe. EU paid Erdogan top dollar to do Balkan routes' guardian, that's why it's silent on the attacks on democratic rights in Turkey, and on the real nature of Erdogan's regime. For EU imperislists the foretold slaughterhouse against Kurds is nothing more than an unpleasant burden.
Kurdish forces will resist with all their strength to the proclaimed Turkish invasion. But there is a huge gap of power. The broader solidarity and support action for the Kurdish resistance by the Italian and European working class movement, unions, left-wing and anti-imperialist forces is needed. "Hands off the Kurds!" can and must become immediatly the slogan of a large, united mass mobilization at the embassies and consulates of Turkey, and against every silence and complicity of our own imperialism.
But in the events of Middle East there's a lesson to be learned, which goes beyond the immediate emergency, and which questions the perspective. The facts once again confirm that the Kurdish people, as the Palestinian people, has no friends between imperialist powers, new and old. No imperialist country will put its own interests at risk for the national cause of an oppressed people. And the strategic interest of all imperialist is to support Turkey and the Zionist State, as the best guardian for their business in the Middle East. All the diplomatic appeasement approaches with one or another imperialist power to gain favor with them have proved to be illusions, both for Kurds and for Palestinians. These approaches were helpful not for the oppressed people, but for their enemies. Kurish people, as Palestinian people, can rely only on their own strength and on the support of the world's working class.
Liberation and unification of Kurdistan, as well as liberation of Palestine, can only be achieved by way of revolution. It can only be achieved through the joining of their national cause with the perspective of the socialist revolution in the Arab nation and in the Middle East: the only perspective that can assure the full right to self-determination for all oppressed people.
The construction of the revolutionary International is a decisive condition to foster this future.
Le milizie curde delle YPG sono state determinanti nella sconfitta politica e militare delle organizzazioni reazionarie panislamiste. A Kobane e in tante altre città del nord siriano uomini e donne curde, armi alla mano, hanno dato prova di un eroismo autentico. Senza la loro avanzata di terra, palmo a palmo, al prezzo di enormi sofferenze e di un grande sacrificio di vite, i soli bombardamenti aerei non avrebbero potuto piegare ISIS. Anche per questo il movimento operaio internazionale e le ragioni degli oppressi di tutto il mondo hanno un debito di riconoscenza nei confronti dei combattenti curdi.
Ora Donald Trump definisce la loro guerra “una guerra ridicola”, e li abbandona alla furia di Erdogan e dell'esercito turco. L'accordo fra Trump ed Erdogan è un esplicito semaforo verde all'invasione turca del Nord siriano, ciò che significa di fatto non solo l'annessione di parte della Siria, a beneficio dei progetti ottomani del nuovo sultano, ma anche e in primo luogo una guerra di annientamento della resistenza curda. Un massacro annunciato.
Nel rapporto contrastato con gli USA, il governo turco ha messo sul piatto della bilancia la propria posizione strategica: quella di principale avamposto della NATO in Medio Oriente e al tempo stesso interlocutore politico e militare della Russia di Putin. L'imperialismo americano non poteva rischiare di spingere Erdogan verso Mosca, per questo gli lascia via libera nella guerra ai curdi. Una guerra di cui Erdogan ha assoluto bisogno anche per ragioni politiche interne, dopo la sconfitta elettorale di Istanbul e nel pieno della recessione economica turca. Issare la bandiera del nazionalismo turco e conquistare manu militari il nord della Siria sono ossigeno prezioso per il regime, come lo è poter respingere nei territori militarmente annessi i rifugiati di guerra siriani, già oggetto di una crescente campagna xenofoba interna.
Quanto agli imperialismi europei, Italia inclusa, l'unica loro preoccupazione per la scelta di Trump è che una nuova guerra nel Nord siriano possa sospingere ulteriori flussi di immigrati in Europa. La UE ha pagato Erdogan fior di miliardi per fargli fare il guardiano delle rotte balcaniche, per questo tace sull'attacco ai diritti democratici in Turchia e sulla natura reale del regime che lo promuove. La macelleria annunciata contro i curdi è solo una sgradita complicazione, nulla più.
Le organizzazioni curde resisteranno con tutte le proprie forze all'annunciata invasione turca. Ma il divario di potenza è enorme. È necessaria la più vasta azione di solidarietà e di sostegno alla resistenza curda da parte del movimento operaio italiano ed europeo, delle organizzazioni sindacali, delle sinistre politiche, dei movimenti antimperialisti. “Giù le mani dai curdi” può e deve diventare da subito la parola d'ordine di una vasta mobilitazione unitaria sotto le ambasciate e i consolati turchi, e contro ogni silenzio e complicità del proprio imperialismo.
Ma gli avvenimenti del Medio Oriente ci consegnano una lezione di fondo che va al di là dell'emergenza e che interroga la prospettiva. I fatti confermano una volta di più che il popolo curdo, come il popolo palestinese, non ha alleati possibili tra le potenze imperialiste, vecchie e nuove. Nessun imperialismo metterà a rischio i propri interessi strategici per la causa nazionale di un popolo oppresso. E l'interesse strategico di tutti gli imperialismi è sostenere la Turchia e lo Stato sionista, quali migliori tutori dei propri affari in Medio Oriente. Tutte le strategie di accomodamento diplomatico con questa o quella potenza imperialista al fine di guadagnarne i favori si sono rivelate illusioni, sia in campo curdo, sia in campo palestinese. Non hanno favorito i popoli oppressi ma solo i loro avversari. I curdi come i palestinesi possono contare solo sulla propria forza e sul sostegno dei lavoratori di tutto il mondo.
La liberazione e unificazione del Kurdistan, come la liberazione della Palestina, possono compiersi solo per via rivoluzionaria, solo attraverso la saldatura della propria causa nazionale con la prospettiva della rivoluzione socialista nella nazione araba e in Medio Oriente. L'unica che può assicurare il pieno diritto di autodeterminazione di tutti i popoli oppressi.
La costruzione dell'Internazionale rivoluzionaria è condizione decisiva per sviluppare questa prospettiva.
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Hands off the Kurds!
As was, unfortunately, to be unexpected, US imperialism decided to dump Syrian Kurds, after using them as ground troops against IS. This is the cynicism of imperialist policy.
YPG Kurdish militias were a determining factor of the reactionary Islamic forces' political and military defeat. In Kobanî and in many other Northern Syria cities, Kurdish women and men, arms in hand, have proved true heroism. Without their advance on the ground, inch by inch, at the price of enormous pain and sacrifice of lives, aerial bombing alone could not have defeat IS. It is also for this reason that international working class movement and the oppressed worldwide owe a debt of gratitude to the Kurdish fighters.
Now Donald Trump defines their war "ridiculous war", and abandons them to the fury of Erdogan and Turkish army. The deal between Trump and Erdogan is an outspoken green light for the Turkish invasion of Northern Syria, that means, in effect, not merely the annexation of part of Syria, for the benefit of new sultan's Ottoman projects, but also and above all a war of annihilation of Kurdish resistance. A foretold massacre.
In the contrasted relationship with USA, Turkish government throws his strategic position into the scales: the position of the main NATO outpost in the Middle East, and at the same time a political and military interlocutor of Putin's Russia. US imperialism couldn't risk pushing Erdogan toward Moscow: that's the reason of the go-ahead for the war on Kurds. A war that Erdogan definitely needs also for reasons of domestic politics, after the electoral defeat in Istanbul and in the midst of the Turkish economic recession. Raise the flag of Turkish nationalism and take Northern Syria manu militari is precious oxygen for Erdogan's regime, as it is sending Syrian refugees back to annexed territories – refugees object of an escalated internal xenophobic campaign.
As for European imperialist countries, including Italy, their only concern about Trump's decision is that a new war in Northern Syria can push forward further migration flows in Europe. EU paid Erdogan top dollar to do Balkan routes' guardian, that's why it's silent on the attacks on democratic rights in Turkey, and on the real nature of Erdogan's regime. For EU imperislists the foretold slaughterhouse against Kurds is nothing more than an unpleasant burden.
Kurdish forces will resist with all their strength to the proclaimed Turkish invasion. But there is a huge gap of power. The broader solidarity and support action for the Kurdish resistance by the Italian and European working class movement, unions, left-wing and anti-imperialist forces is needed. "Hands off the Kurds!" can and must become immediatly the slogan of a large, united mass mobilization at the embassies and consulates of Turkey, and against every silence and complicity of our own imperialism.
But in the events of Middle East there's a lesson to be learned, which goes beyond the immediate emergency, and which questions the perspective. The facts once again confirm that the Kurdish people, as the Palestinian people, has no friends between imperialist powers, new and old. No imperialist country will put its own interests at risk for the national cause of an oppressed people. And the strategic interest of all imperialist is to support Turkey and the Zionist State, as the best guardian for their business in the Middle East. All the diplomatic appeasement approaches with one or another imperialist power to gain favor with them have proved to be illusions, both for Kurds and for Palestinians. These approaches were helpful not for the oppressed people, but for their enemies. Kurish people, as Palestinian people, can rely only on their own strength and on the support of the world's working class.
Liberation and unification of Kurdistan, as well as liberation of Palestine, can only be achieved by way of revolution. It can only be achieved through the joining of their national cause with the perspective of the socialist revolution in the Arab nation and in the Middle East: the only perspective that can assure the full right to self-determination for all oppressed people.
The construction of the revolutionary International is a decisive condition to foster this future.