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Dialogo sulle elezioni con un compagno/a (dubbioso/a) della sinistra radicale

 


Vedo che vi presentate come PCL in quasi tutte le grandi città: Roma, Milano, Torino, Bologna. Che senso ha questa vostra presentazione? Ci si doveva unire, invece di contribuire alla divisione e alla confusione.


Caro/a compagno/a, capiamo il tuo punto di vista, ma sei tu a far confusione tra piani diversi. Sul terreno delle lotte siamo i primi a batterci per l’unità più ampia del movimento operaio e di tutte le sue organizzazioni attorno a obiettivi comuni contro il padronato e contro il governo. Non a caso il PCL è stato ed è con un ruolo propulsivo in tutti i circuiti unitari dell’avanguardia (Patto d’azione anticapitalista, Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi, Coordinamento delle sinistre di opposizione). Ma sul terreno elettorale i rivoluzionari presentano da sempre il proprio programma generale, e il nostro programma generale è non solo contrapposto ai partiti borghesi (liberali, reazionari o populisti che siano), ma anche distinto dai programmi di altri partiti della sinistra.


Ma dov’è la distinzione? Non siamo forse tutti per la difesa dei lavoratori, contro il capitalismo e l’imperialismo, ecc.?

A parole sicuramente, anche perché le parole non costano nulla. Nella pratica le cose sono più complicate. Il Partito della Rifondazione Comunista è stato complessivamente per cinque anni al governo, o nell’area di governo (col primo governo Prodi tra il 1996 e il ‘98 e col secondo governo Prodi tra il 2006 e il 2008), votando di tutto: lavoro interinale, privatizzazioni, tagli alla sanità e alla scuola, addirittura una gigantesca detassazione dei profitti (IRES dal 34% al 27,5%) a vantaggio degli industriali e dei banchieri. Per non palare del voto alle missioni militari, Afghanistan incluso. Solo Marco Rizzo ha fatto di peggio, perché oltre alle schifezze dei governi Prodi ha votato anche quelle del governo D’Alema tra il 1998 e il 2000 e del secondo governo Amato (2000-2001): dai bombardamenti su Belgrado alla parificazione tra scuola pubblica e scuola privata.


Ma sono cose vecchie, occupiamoci dell’oggi!

A noi hanno insegnato che è il passato che spiega il presente. È una verità che vale sempre e su tutti i piani. Quando denunciamo Fratelli d’Italia non ricordiamo anche che Meloni ha votato la legge Fornero? Quando denunciamo la Lega non spieghiamo anche che ha massacrato le pensioni votando il sistema contributivo? Quando denunciamo il PD non ricordiamo anche che ha difeso e gestito tutte le politiche passate di austerità, senza sconti di sorta? E giustamente. Per quale ragione dovremmo dire che il passato non conta solo quando si tratta della sinistra cosiddetta radicale?


D’accordo, avranno fatto errori, ma hanno anche fatto autocritica.

In primo luogo, non si tratta di errori, ma di crimini. Se si vota la detassazione dei profitti, o le missioni di guerra, o il taglio della spesa sanitaria per pagare il debito alle banche, non è che si sbaglia la via del socialismo. È che si vota il programma dell’avversario di classe, in cambio di ruoli ministeriali e istituzionali. Il movimento comunista è nato rompendo con queste politiche. Non le ha considerate “errori”.
In secondo luogo, con tutto il rispetto, dov’è l’autocritica? Rifondazione ha recentemente sostenuto con entusiasmo il governo Tsipras che ha tagliato salari, pensioni, diritti. E oggi sostiene il governo “di sinistra” in Spagna (PSOE-Podemos) che butta a mare i migranti e negozia l’aumento dell’età pensionabile. Non è un caso che Rifondazione indichi il governo Sanchez come modello di riferimento: il suo sogno, sottotraccia, resta quello di una ricomposizione di governo col PD. Oggi impossibile certo, ma...


Vabbè, d’accordo, non avranno fatto autocritica e saranno pure un po’ ambigui, ma qui e ora abbiamo a che fare con un'offensiva padronale terribile che ci sta distruggendo, e voi siete lì che spaccate il capello.

Caro/a compagno/a, stai mischiando le pere con le mele. L’offensiva padronale ci sta distruggendo non perché il PCL si presenta al voto, o perché ci sono troppe liste a sinistra, ma perché quell’offensiva non incontra una risposta proporzionale all’attacco. Questa è l’esperienza degli ultimi quindici anni.
Noi diciamo che occorre alzare un argine sul terreno della lotta. Che occorre unire tutte le vertenze attorno ad un’azione comune: cassa nazionale di resistenza, occupazione delle aziende che licenziano – come hanno fatto in GKN – e loro nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio. Abbiamo attivato un appello nazionale che sta raccogliendo attorno a questa rivendicazione le adesioni di numerosi operai d’avanguardia impegnati in diverse vertenze. Sia chiaro: qui le elezioni non c’entrano, qui c’entra l’azione di massa. Perché le diverse sinistre politiche e sindacali non uniscono i loro sforzi ai nostri per favorire insieme un'esplosione sociale? Si presentino pure diverse liste, se corrispondono a programmi diversi. Ma si uniscano le forze nell’azione! Lenin diceva “marciare separati, colpire uniti”.


In effetti, farebbero bene a farlo.

Certo, ma attento: quelle rivendicazioni e quel terreno d’azione implicano una prospettiva anticapitalista, la lotta per un governo delle lavoratrici e dei lavoratori, l’unico che realisticamente possa realizzare queste misure di rottura. Se non ci si batte per un governo delle lavoratrici e dei lavoratori, se si persegue la ricomposizione di un “nuovo” centrosinistra, se ci si muove in ogni caso in una logica solo istituzionale ed elettorale, alla fine non ci si batte neppure per l’occupazione delle aziende che licenziano. E infatti siamo purtroppo solo noi ad oggi a batterci per questa parola d’ordine. Guarda caso siamo l’unico partito che ha nel proprio programma la lotta per un governo delle lavoratrici e dei lavoratori, basato sulla loro forza e autorganizzazione.


Mmm, ci penserò. Però questo vostro discorso spazia su tutto tranne sui problemi locali. Queste sono elezioni amministrative, non elezioni politiche.

Sì, sono elezioni amministrative, ma i problemi sono politici ad ogni livello, anche a livello locale. Tutte le giunte locali, di centrodestra come di centrosinistra come pentastellate, hanno tagliato le spese sociali, esternalizzato i servizi, precarizzato il lavoro, in ragione delle politiche nazionali di austerità. Oppure si sono indebitate con le banche sino al collo per compensare i tagli subiti. Noi diciamo che se vuoi regolarizzare il lavoro dei precari, investire in trasporti, sanità, istruzione, devi ribellarti alle politiche d’austerità e cancellare il debito dei comuni con le banche. Oltre a cessare i finanziamenti pubblici alle scuole private. Così se vuoi riconoscere il diritto alla casa, devi requisire le migliaia di appartamenti sfitti oggi controllati dalle grandi società immobiliari, o dalle banche, o dal clero. Possiamo ricordarti che le altre sinistre purtroppo hanno governato per decenni col PD nelle amministrazioni locali gestendo sui territori le politiche nazionali dei sacrifici e della speculazione immobiliare? Come vedi, politica e amministrazione locale sono indissolubilmente legate.


Insomma, mi state dicendo che voi del PCL siete gli unici coerenti... Ma io penso che sarebbe importante unire tutti in uno stesso partito comunista invece che farci la guerra tra piccoli partiti da zero virgola.

Caro/a compagno/a, bisogna intenderci. Rifondazione quando nacque univa “tutti i comunisti”, salvo il fatto di avere un programma riformista. Il risultato è che le sue contraddizioni sono esplose quando entrò nel governo, con l’inevitabile collasso. Dovremmo ora riavvolgere il nastro all’indietro per ripetere in condizioni peggiori un'operazione fallita, come se nulla fosse accaduto? Oggi vi sono migliaia di militanti comunisti in partiti, o attorno a partiti, che comunisti non sono, indipendentemente dal nome che portano. Noi vorremmo unirli in un vero partito comunista. Ma per questo è necessario che tanti compagni e compagne come te acquistino consapevolezza della realtà, fuori dal mito dell'unità. La sinistra era tutta unita quando votava l’austerità e le guerre nei governi Prodi. È proprio l’unità nella compromissione che l’ha distrutta. C’è allora bisogno di costruire una sinistra vera, coerentemente classista, anticapitalista, internazionalista.
Quando abbiamo costituito il PCL abbiamo indicato alcuni principi discriminanti attorno ai quali raggruppare le forze: stare all’opposizione dei governi borghesi, nazionali e locali, di centrodestra, centrosinistra e sinistra riformista; battersi per un governo delle lavoratrici e dei lavoratori; legare gli obiettivi immediati e concreti di ogni lotta a una prospettiva anticapitalista; costruire sugli stessi principi un partito internazionale del lavoro. Su questa linea discriminante siamo per unire incondizionatamente tutti coloro che la condividono, indipendentemente dalla diversità dei percorsi.


“Indipendentemente dalla diversità dei percorsi”? Mi stupite. Pensavo che foste trotskisti tutti d’un pezzo.

Lo siamo, e ne siamo orgogliosi. Proprio perché lo siamo, il nostro obiettivo non è difendere un recinto ma costruire un partito rivoluzionario. La costruzione di un partito rivoluzionario passa per una selezione di militanti e di quadri dalla più diversa esperienza e provenienza. L’essenziale è la chiarezza dei principi generali su cui si costruisce, principi che certo non sono neutri, perché sono selezionati dalla storia del movimento operaio. Se non c’è chiarezza sui principi, se non c’è un bilancio della storia, si costruisce su basi d’argilla e prima o poi tutto crolla. La crisi del partito di Rizzo ci parla anche di questo.


Però Rizzo dice più o meno quello che dite voi, a parte il passato, naturalmente.

No. Rizzo contrappone i diritti sociali ai diritti civili, sino ad essere per questo omaggiato da ambienti apertamente reazionari. Noi pensiamo, con Lenin, che i comunisti devono costruire un'egemonia classista e anticapitalista su tutte le domande di liberazione. Negare le ragioni degli omosessuali, delle lesbiche, dei transessuali, delle soggettività LGBTQIA+ nel nome delle ragioni degli operai è pura demagogia reazionaria degna di un Salvini o di Meloni. Non certo dei comunisti. Se a questo aggiungiamo l’esaltazione rizziana del Partito Comunista Cinese, che conta nelle proprie file fior fiore di miliardari capitalisti tutti provenienti dalla nomenclatura stalinista, il quadro è completo. L’esempio di Rizzo semmai dimostra quanto il passato influisce sul presente. Come fai a riconoscere i diritti degli omosessuali se rivendichi un regime staliniano che nel 1933 introdusse in URSS il reato di omosessualità? Noi siamo comunisti, non rossobruni.


In alcune città si presenta il PCI, un partito comunista con la falce e martello. Cosa mi dite di loro?

Abbiamo un buon rapporto con il PCI sul terreno dell’azione, ad esempio nel Coordinamento delle sinistre di opposizione. Rispetto al vecchio Partito dei Comunisti Italiani di Cossutta, Diliberto e Rizzo hanno compiuto un passo a sinistra. Ma purtroppo è un partito che resta prigioniero della vecchia tradizione togliattiana. Assumono la Costituzione borghese di De Gasperi e Togliatti come una specie di Bibbia, proprio nel momento in cui l’ipocrisia della democrazia borghese è sempre più evidente. Rispolverano l’utopia di un nuovo modello di sviluppo in ambito capitalistico proprio nel momento storico in cui è fondamentale dimostrare il contrario, e cioè che tutte le rivendicazioni progressive – sociali, politiche, ambientali... – sono incompatibili con il capitale e richiedono il suo rovesciamento. Da comunisti dobbiamo sviluppare una coscienza politica rivoluzionaria tra i lavoratori e i giovani, non creare nuove (vecchie) illusioni riformiste. In fondo la differenza tra PCL e PCI è quella tra marxisti rivoluzionari e riformisti onesti. Il sostegno del PCI alla Cina, presentata addirittura come paese socialista, misura una distanza profonda anche sul piano internazionale. Il nostro internazionalismo è quello che unisce tutti gli sfruttati, inclusi i proletari cinesi, contro tutti gli imperialismi, incluso quello di Pechino.


Noto che non avete citato Potere al Popolo, almeno con loro avreste potuto unirvi, magari appaiando i simboli.

Potere al Popolo non si è compromesso in soluzioni di governo con i partiti borghesi, è giusto riconoscerlo. Ma le ambiguità non mancano. Intanto, a quale Potere al Popolo dobbiamo riferirci? La loro componente che fa riferimento a Je so' pazzo esalta il mutualismo come soluzione sociale. Nulla da eccepire sulle pratiche di solidarietà, anche noi vi abbiamo preso parte. Ma se il mutualismo diventa il programma, è come svuotare l’oceano con il cucchiaino da caffè: un ritorno alle antiche utopie premarxiste. Viceversa, la componente della Rete dei Comunisti, che controlla l'USB, combina una politica spesso settaria sul piano sindacale con una visione positiva della Cina, un gigante imperialista in ascesa che sta colonizzando l’Africa. In Europa gli uni e gli altri hanno come riferimento Jean-Luc Mélenchon, colui che sostituisce il tricolore francese alla bandiera rossa e fa discorsi equivoci su immigrati e vaccini. Insomma, molta confusione dentro PaP. Un'alleanza con loro avrebbe accresciuto, non ridotto, questa confusione.


Insomma, mi state dicendo che dovrei votare per voi.

No. Ti stiamo dicendo che dovresti votare per noi se sei comunista. Se pensi che il capitalismo non sia riformabile e che occorra una democrazia vera dove siano i lavoratori e le lavoratrici a governare. Ma soprattutto, se sei comunista, dovresti aiutarci a sviluppare il PCL, al di là della scelta di voto, nelle battaglie di classe di ogni giorno. Il voto per il PCL è un aiuto al suo sviluppo. Ci farebbe piacere se diventasse anche un tuo investimento. A presto, in ogni caso, nelle lotte.

Partito Comunista dei Lavoratori