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Il Primo maggio di Alexis Tsipras

Non c'è fine alle misure antipopolari del governo di Syriza in Grecia

2 Maggio 2017
Si era appena conclusa la manifestazione del Primo maggio ad Atene contro le politiche di austerità, quando il governo Tsipras, in piena notte, ha confezionato un nuovo accordo coi creditori strozzini all'insegna di ulteriori sacrifici: nuovo abbassamento del livello di esenzione fiscale (da 8.636 euro a 6.000), ulteriori tagli alle pensioni, altre privatizzazioni a partire dal settore dell'elettricità. In cambio di cosa? Di 7,4 miliardi di cosiddetti aiuti alla Grecia che servono a pagare... i creditori. Cioè i governi imperialisti europei e il capitale finanziario. Gli stessi che dettano, a proprio vantaggio, la politica del governo greco. Gli stessi che acquistano a prezzo di saldo beni e aziende pubbliche greche oggetto di privatizzazione.
Soddisfatti della nuova rapina ottenuta al tavolo negoziale con Tsipras, i governi europei e la BCE si rivolgono ora al Fondo Monetario Internazionale per coinvolgerlo pienamente in un nuovo programma di... "aiuti”. E il giro ricomincia.

Tsipras aveva solennemente giurato due mesi fa, all'apertura del nuovo negoziato, che non avrebbe “chiesto neppure un euro in più al popolo greco” (testuale). Due mesi dopo presenta i nuovi sacrifici come una vittoria per il fatto di aver ottenuto in cambio il permesso di elargire (nel 2018!) qualche aiuto caritatevole alle famiglie povere. Le stesse famiglie affamate nel frattempo dallo strozzinaggio dei creditori. Un'ipocrisia spudorata e senza fine.

Ma la sinistra riformista italiana, vecchia e nuova, continua a difendere Syriza e il governo greco. Nessuna meraviglia. Se il capitalismo è l'unico orizzonte possibile, non vi è alcuna alternativa alla miseria e a chi la governa, né in Grecia né altrove. Al di là degli esercizi retorici del Primo maggio.
Partito Comunista dei Lavoratori