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Lavoratori di tutto il mondo unitevi!

Per un Primo maggio internazionalista e di lotta

1 Maggio 2017
Primo maggio è il simbolo dell'unità di classe internazionale dei lavoratori contro lo sfruttamento del capitale.
La Grande Crisi ha portato alla luce ancora una volta l'irrazionalità di questo sistema. Montagne di miliardi a sostegno delle banche, per “salvare la (loro) economia”. Tagli, restrizioni, sacrifici sempre più insopportabili per finanziare questo soccorso pubblico al capitalismo in crisi. Per competere sui mercati si comprimono i salari, si allunga l'orario di lavoro, si tagliano i diritti sindacali individuali e collettivi, si smantella il contratto nazionale, in una corsa infinita che arruola i salariati di ogni paese in una guerra permanente contro altri salariati. Mentre le stesse borghesie che predicano rigore e sacrifici ai propri operai nel nome del superiore “interesse nazionale” imboscano il frutto della propria rapina nei paradisi fiscali.


IL FALLIMENTO DEL RIFORMISMO

Il sogno di un capitalismo onesto e dal volto umano, di una Europa sociale, democratica e di pace, si è rivelato un’utopia e una truffa.

Le socialdemocrazie, negli ultimi trent'anni, hanno aperto la strada alle controriforme sociali: da Blair a Schroeder, da Prodi a Hollande. Ed anche la nuova Sinistra Europea finisce sempre col gestire, una volta al governo, le stesse politiche antioperaie. Tsipras ha gestito la stessa politica della troika che aveva denunciato dall'opposizione. La Rifondazione Comunista di Bertinotti e Ferrero votò al governo (Prodi) guerra e sacrifici, contro cui era nata, sino al suicidio.

La capitolazione riformista in epoca di crisi spiana la strada al populismo reazionario, che monta in larga parte d'Europa, nel segno della guerra ai migranti. Il suicidio della sinistra politica e sindacale ha accompagnato in Italia e in Europa l'avanzata di posizioni nazionalistiche-reazionarie, sovraniste, populiste e securitarie dei Le Pen, Salvini e Grillo, in un’autentica gara per meglio colpire i diritti di lavoratori e sfruttati; e sono la cartina di tornasole dell’assenza di una direzione conseguentemente rivoluzionaria del movimento operaio in Italia in Europa e nel mondo.

Si aggiungono i nuovi venti di guerra: la vittoria di Trump, l'intervento militare degli Stati Uniti in Siria e il bombardamento in Afghanistan rappresentano la smentita nei fatti delle interpretazioni che vedevano gli Stati Uniti pronti a ritirarsi da un ruolo di primo piano nello scenario mondiale. La vittoria di Trump ha invece dimostrato una volta di più come in questa fase storica segnata dalla grande crisi del capitalismo non solo si è esaurito lo spazio per ogni ipotesi riformista, ma che anche le vecchie forme della politica borghese conoscono una crisi senza precedenti.


LA VERA ALTERNATIVA È TRA SOCIALISMO E REAZIONE

La vera alternativa non è tra destra e sinistra, ma tra classe lavoratrice e borghesia. Tra rivoluzione e reazione. Questo è il grande bivio del nostro tempo. Solo il rovesciamento del capitalismo può liberare un orizzonte di progresso. Attraverso un'organizzazione socialista della società che metta nelle mani di chi lavora le leve fondamentali dell'economia, a partire dalla grande industria e dalle banche.

Riducendo l'orario di lavoro a parità di paga per dare a tutti e a tutte un lavoro.
Riconvertendo le produzioni nocive, a difesa della salute e dell'ambiente.
Ricostruendo e allargando le protezioni sociali.
Finalizzando l'intera economia ai bisogni di tutti, non al profitto di pochi.

Solo un governo dei lavoratori, basato sulla loro organizzazione e la loro forza, può realizzare queste misure. L'alternativa a questa prospettiva rivoluzionaria internazionale è l'imbarbarimento del mondo. Non una minaccia, ma un processo già in atto.


LA CLASSE OPERAIA È UNA POTENZA MONDIALE

La classe ha subito in larga parte del pianeta un arretramento pesante in questi decenni.
Il sistematico tradimento dei propri partiti e delle burocrazie sindacali ha frantumato le sue lotte di resistenza, ha favorito disgregazione e sconfitte, ha trascinato un arretramento diffuso della coscienza di ampi settori di massa. A beneficio del padronato e del populismo reazionario.

Eppure resta l'unica forza che può costruire un ordine nuovo, ponendosi alla testa di tutte le domande di liberazione. I salariati nel mondo superano ormai i due miliardi. Le resistenze sociali continuano a percorrere il mondo. A partire dalle lotte dell'enorme proletariato cinese, che ha strappato in dieci anni la triplicazione del salario. O da quelle per il salario minimo negli USA. Nella stessa Europa la grande mobilitazione francese contro il Jobs Act d’oltralpe, nel segno dell'unità tra salariati e giovani, ha spezzato la morsa dello stato d'assedio e delle leggi eccezionali (votate vergognosamente dal Front de Gauche), riproponendo al centro dello scontro sfruttati e sfruttatori. In Italia ci sono stati e ci sono tuttora numerosi episodi di resistenza che vengono da ampi settori di classe: dal 40% di no che il rinnovo del CCNL metalmeccanico ha ottenuto nelle grandi fabbriche alla resistenza dei lavoratori Almaviva, dalle lotte della logistica agli scioperi in Fincantieri a Palermo, e per ultimo il 70% di no dei lavoratori e delle lavoratrici di Alitalia che hanno respinto l’ennesimo accordo capestro.
Segnali di resistenza che non possono essere lasciati soli ad affrontare lo scontro di classe, e che dimostrano che la ribellione è possibile ed è l'unica via.


PER UN PARTITO RIVOLUZIONARIO IN OGNI PAESE E INTERNAZIONALMENTE

Tutta l'esperienza di classe, passata e recente, ci dice una cosa: non basta il movimento di lotta, è essenziale la coscienza politica. La direzione del movimento. Le lotte più grandi possono persino rovesciare un regime oppressivo, come è accaduto in Tunisia o in Egitto. Ma se non si sviluppa la coscienza politica, congiungendosi a un progetto rivoluzionario, anche la lotta più grande è condannata prima o poi alla sconfitta. Costruire controcorrente tra gli sfruttati una coscienza di classe anticapitalista e rivoluzionaria è il compito insostituibile di un partito comunista, in ogni paese e nel mondo intero. Organizzare i lavoratori più coscienti attorno a un programma di rivoluzione; unire nella stessa organizzazione tutti coloro che condividono questo programma; radicare questa organizzazione tra i lavoratori e in ogni movimento di lotta; ricondurre ogni esperienza di lotta, nella propaganda e agitazione di ogni giorno, alla prospettiva della rivoluzione sociale e del potere dei lavoratori.

Il Partito Comunista dei Lavoratori si batte nelle lotte dei lavoratori, in ogni lotta di resistenza sociale per questo progetto di liberazione e rivoluzione. Per la costruzione di un partito internazionale della classe lavoratrice basato su questa prospettiva: l'unica vera alternativa.
Partito Comunista dei Lavoratori