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Tre pendolari morti per i profitti di Trenord

 Stamattina, 25 gennaio, tra la stazione ferroviaria di Pioltello e quella di Segrate è deragliato un treno regionale di Trenord, proveniente da Cremona e diretto a Milano. La causa di questo incidente è stato il “cedimento strutturale” di 23 centimetri di binario, che si è staccato dalla rotaia e ha provocato il deragliamento delle carrozze centrali; la conseguenza dell’incidente è stata la morte di tre donne e il ferimento di un centinaio di persone, di cui 12 feriti gravi.
Come si evince dalle informazioni sull’incidente, la causa di questo incidente è la cattiva condizione - almeno in alcuni tratti - delle rotaie, e quindi degli scarsi investimenti nel controllo e nella manutenzione delle stesse. Queste mancanze non sono figlie di un cattivo costume italiano o della incapacità di questo o quell’altro dirigente di Trenord, ma delle logiche, ciniche e barbare, del capitalismo. Logiche per le quali una S.r.l - con capitali pubblici e privati, rispettivamente circa il 70 e il 30% - ha come proprio unico interesse quello di ricercare il profitto; e quindi, conseguentemente, di abbassare i costi. Se per questo è necessario aumentare lo sfruttamento dei lavoratori, con salari sempre più bassi e orari di lavoro sempre più alti, o non investire nella sicurezza, con treni moderni e la manutenzione delle rotaie, poco importa. Poco importa anche se questo può causare incidenti mortali, dove persone che utilizzano il treno ogni giorno per andare a lavoro perdono la vita.


CONDANNA AI RESPONSABILI

È necessario, innanzitutto, lottare per la condanna dei responsabili. Ad ora la questura ha aperto un fascicolo “a carico di ignoti per disastro ferroviario colposo”, e si prospetta che nei prossimi giorni si “iscriveranno i responsabili legali e della sicurezza di Rete Ferroviaria Italiana nel registro degli indagati” (ANSA).

È evidente che qualsiasi indagine che persegua genericamente il “danno” senza far luce sui veri meccanismi di funzionamento e sul ruolo dei dirigenti sia un'indagine del tutto insufficiente e truffaldina. Non si possono scaricare le colpe su ignoti o solamente, nelle migliori delle ipotesi, sui responsabili tecnici e legali della sicurezza; i responsabili veri di questo crimine sono i grandi azionisti e i membri dei CDA (in primis gli amministratori delegati) delle aziende Rete Ferroviaria Italiana (RFI) – azienda che gestisce le infrastrutture ferroviarie italiane – e Trenord, che hanno scelto di ridurre al minimo le spese per la manutenzione, a vantaggio dei bilanci delle aziende e dei propri profitti.

Ed è anche opinabile la caratterizzazione del disastro ferroviario come “colposo”, quando nello stesso tratto di binario era già avvenuto un parziale deragliamento di un treno solo sei mesi fa. Questo vuol dire che i responsabili della azienda (membri del CDA, vertici dirigenti e azionisti) hanno deciso di non investire nella manutenzione del tratto consapevoli – e quindi con dolo – che questo avrebbe potuto causare un incidente mortale.

La realtà è che, come ormai ampiamente dimostrato da innumerevoli altri tragici episodi delittuosi (ad esempio dalla tragedia dell'esplosione nella stazione di Viareggio nel 2009), la giustizia borghese non solo non offre alcuna garanzia di giustizia, ma è al contrario... garanzia di impunità per grandi manager e i colletti bianchi, e strumento al servizio delle logiche capitaliste e dei più biechi interessi privati. E nulla cambia nel caso ci fosse lo Stato al posto dei privati, anzi, ad impunità si aggiunge impunità.


LOTTIAMO PER UN SERVIZIO PUBBLICO DEI TRASPORTI

Ma non ci si può limitare alla condanna dei responsabili, si deve anche lottare per far in modo che non capiti di nuovo un disastro ferroviario, disastro peraltro annunciato da tempo.

Nonostante Trenord e RFI siano sotto il controllo di capitali pubblici – e sono solo in parte di proprietà di capitalisti privati - funzionano come aziende private che ricercano solo il profitto. Per questo è necessaria la nazionalizzazione completa delle aziende, senza indennizzo per gli azionisti assassini, e la gestione delle aziende sotto controllo di comitati dei dipendenti e dei cittadini pendolari. Questo perché solo i dipendenti di RFI e Trenord e i cittadini pendolari hanno l’interesse di difendere la sicurezza del servizio, e non il profitto di questo o quell’altro sciacallo.

Per questo il Partito Comunista dei Lavoratori propone a tutta la sinistra politica, sindacale e associativa di impegnarsi in una battaglia unitaria per l'accertamento delle verità e lo smascheramento dei colpevoli, e che rivendichi la fine delle privatizzazioni e la nazionalizzazione sotto controllo dei lavoratori e degli utenti del trasporto pubblico, nazionale e locale. L'unica soluzione realista ed efficace alla barbarie di un capitalismo ormai da tempo deragliato.
Michele Amura, coordinatore della sezione milanese del PCL