♠ in Arezzo,CAAT,Casapound,Casseri,Destra Unita,fascismo,Forza Nuova,Fratelli d'Italia,Idy Diene,Lega,Movimento Idea Sociale,Rauti,Siena,terrorismo,Toscana at 02:00
Il blitz contro un gruppo di terroristi fascisti che in provincia di Siena stavano pianificando un attentato contro una moschea non sorprende chi, come noi, da tempo conosce il ritrovato dinamismo delle formazioni di estrema destra e invoca un'azione dal basso per fermarle.
La vicenda del gruppo senese, costituito da appartenenti al Movimento Idea Sociale fondato da Pino Rauti, oltre a destare impressione per la quantità di armi a disposizione dei protagonisti, ci riporta in mente il periodo in cui la Toscana era uno snodo chiave del neofascismo armato. Nei primi anni Settanta infatti, tra le provincie di Arezzo, Siena, Firenze e Lucca, venne fondato il Fronte Nazionale Rivoluzionario, ma sopratutto operarono cellule della rete di Ordine Nero, organizzazione coinvolta nello stragismo e responsabile dell'attentato al treno Italicus. Sempre nei dintorni di Arezzo si svolgevano i conciliaboli golpisti di Gelli e Borghese per pianificare il tentato colpo di Stato del 1970.
Sebbene in un contesto storico diverso, anche in tempi più recenti la Toscana è stata teatro di continue provocazioni e aggressioni anche armate. La memoria corre subito alla strage di Piazza Dalmazia del 2011, operata a Firenze da Gianluca Casseri, attivista di CasaPound. Ma non solo. Nel 2018, sempre a Firenze, Idy Diene, un ragazzo senegalese, venne brutalmente ucciso da mano razzista.
Poi ci sono una serie di episodi che hanno trovato minore risonanza mediatica nazionale, ma sono ugualmente significativi. A Lucca, per alcuni anni esponenti del neofascismo locale con frequentazioni nella tifoseria della Lucchese calcio e nella destra extraparlamentare, hanno imposto a suon di coltellate e agguati la loro linea dentro lo stadio e negli ambienti giovanili locali. Per capire la pericolosità dei soggetti in questione basti pensare che uno degli ex ultrà lucchesi è ora uno dei capi di una milizia fascista filorussa impiegata nella guerra del Donbass.
Venendo ai giorni nostri, soltanto in questa settimana ci sono giunte notizie di un'ulteriore aggressione a sfondo razzista a Firenze, ai danni di un venditore ambulante africano da parte di almeno due soggetti incappucciati, e dell'imbrattamento a Pontedera della lapide in memoria del già citato Idy Diene.
Non possiamo rimanere a guardare mentre è in fermento l'attività di chi nelle nostre città, favorito dalla propaganda reazionaria locale e nazionale, diffonde odio orizzontale tra lavoratori, fomenta guerre tra poveri e arriva ad aggredire fisicamente e pianificare stragi. Mentre i comuni toscani targati Lega e Fratelli d'Italia escono dalle reti di antidiscriminazione, tagliano fondi SPRAR e intitolano strade e rotatorie a politici missini, i gruppi fuori da quello che una volta si sarebbe chiamato “arco costituzionale” sfruttano il clima favorevole a un loro sostanziale sdoganamento per compiere iniziative sempre più audaci.
Senza contare che la continua tolleranza di aperture di sedi neofasciste, come quella di Forza Nuova a Montevarchi e quelle di CasaPound a Pontedera e a Castiglion Fiorentino (benedetta dal locale assessore alla cultura, avvocato Lachi), offre anche una sponda logistica a queste organizzazioni.
Alla connivenza spudorata della destra si aggiungono anche gesti ambigui da parte di esponenti del centrosinistra (poi impegnati in un borghese antifascismo da salotto e di facciata), come quando il sindaco del PD di Siena Valentini nel 2017 si fece fotografare a bordo di un sidecar delle SS.
La lotta al fascismo è per il Partito Comunista dei Lavoratori un terreno sul quale organizzare un fronte unico delle organizzazioni anticapitaliste e delle sinistre di opposizione, proprio come la difesa del lavoro per cui in questi giorni abbiamo lanciato una assemblea nazionale a Roma.
In Toscana nel 2009 le sezioni del PCL di Massa-Carrara e Lucca-Versilia furono tra i fondatori del Coordinamento Antifascista e Antirazzista Toscano (CAAT), cui poi presero parte le altre sezioni toscane del PCL e anche numerose sigle tra partiti, organizzazioni sindacali di base, centri sociali e altri raggruppamenti. In quel periodo le destre proponevano di organizzare ronde, utilizzando e gonfiando artatamente il clima della paura instaurato anche con l'ausilio dei mezzi di comunicazione borghese. In questo contesto si inserivano le solite sigle fasciste che cercavano, a volte camuffando il proprio nome, di accreditarsi come tutori dell'ordine, e avere così l'autorizzazione a colpire immigrati e "rossi". Il CAAT contribuì a sensibilizzare l'opinione pubblica su questo pericolo (poi scampato) con manifestazioni pubbliche, e contrastò efficacemente iniziative fasciste come quella di “Destra Unita”, raggruppamento dietro cui si celava Forza Nuova, che avrebbe dovuto tenersi a Viareggio nel giugno del 2010 ma che fu annullata dopo che centinaia di antifascisti scesi in piazza misero in chiaro i rapporti di forza tra le due realtà.
Oggi serve rilanciare un fronte unico antifascista e anticapitalista che operi in nome di quella che Victor Serge chiamava vigilanza rivoluzionaria. Con lo stesso spirito venne creato il CAAT, e allo stesso risultato dobbiamo mirare tenendo conto del mutato contesto storico e politico rispetto a dieci anni fa.
La vicenda del gruppo senese, costituito da appartenenti al Movimento Idea Sociale fondato da Pino Rauti, oltre a destare impressione per la quantità di armi a disposizione dei protagonisti, ci riporta in mente il periodo in cui la Toscana era uno snodo chiave del neofascismo armato. Nei primi anni Settanta infatti, tra le provincie di Arezzo, Siena, Firenze e Lucca, venne fondato il Fronte Nazionale Rivoluzionario, ma sopratutto operarono cellule della rete di Ordine Nero, organizzazione coinvolta nello stragismo e responsabile dell'attentato al treno Italicus. Sempre nei dintorni di Arezzo si svolgevano i conciliaboli golpisti di Gelli e Borghese per pianificare il tentato colpo di Stato del 1970.
Sebbene in un contesto storico diverso, anche in tempi più recenti la Toscana è stata teatro di continue provocazioni e aggressioni anche armate. La memoria corre subito alla strage di Piazza Dalmazia del 2011, operata a Firenze da Gianluca Casseri, attivista di CasaPound. Ma non solo. Nel 2018, sempre a Firenze, Idy Diene, un ragazzo senegalese, venne brutalmente ucciso da mano razzista.
Poi ci sono una serie di episodi che hanno trovato minore risonanza mediatica nazionale, ma sono ugualmente significativi. A Lucca, per alcuni anni esponenti del neofascismo locale con frequentazioni nella tifoseria della Lucchese calcio e nella destra extraparlamentare, hanno imposto a suon di coltellate e agguati la loro linea dentro lo stadio e negli ambienti giovanili locali. Per capire la pericolosità dei soggetti in questione basti pensare che uno degli ex ultrà lucchesi è ora uno dei capi di una milizia fascista filorussa impiegata nella guerra del Donbass.
Venendo ai giorni nostri, soltanto in questa settimana ci sono giunte notizie di un'ulteriore aggressione a sfondo razzista a Firenze, ai danni di un venditore ambulante africano da parte di almeno due soggetti incappucciati, e dell'imbrattamento a Pontedera della lapide in memoria del già citato Idy Diene.
Non possiamo rimanere a guardare mentre è in fermento l'attività di chi nelle nostre città, favorito dalla propaganda reazionaria locale e nazionale, diffonde odio orizzontale tra lavoratori, fomenta guerre tra poveri e arriva ad aggredire fisicamente e pianificare stragi. Mentre i comuni toscani targati Lega e Fratelli d'Italia escono dalle reti di antidiscriminazione, tagliano fondi SPRAR e intitolano strade e rotatorie a politici missini, i gruppi fuori da quello che una volta si sarebbe chiamato “arco costituzionale” sfruttano il clima favorevole a un loro sostanziale sdoganamento per compiere iniziative sempre più audaci.
Senza contare che la continua tolleranza di aperture di sedi neofasciste, come quella di Forza Nuova a Montevarchi e quelle di CasaPound a Pontedera e a Castiglion Fiorentino (benedetta dal locale assessore alla cultura, avvocato Lachi), offre anche una sponda logistica a queste organizzazioni.
Alla connivenza spudorata della destra si aggiungono anche gesti ambigui da parte di esponenti del centrosinistra (poi impegnati in un borghese antifascismo da salotto e di facciata), come quando il sindaco del PD di Siena Valentini nel 2017 si fece fotografare a bordo di un sidecar delle SS.
La lotta al fascismo è per il Partito Comunista dei Lavoratori un terreno sul quale organizzare un fronte unico delle organizzazioni anticapitaliste e delle sinistre di opposizione, proprio come la difesa del lavoro per cui in questi giorni abbiamo lanciato una assemblea nazionale a Roma.
In Toscana nel 2009 le sezioni del PCL di Massa-Carrara e Lucca-Versilia furono tra i fondatori del Coordinamento Antifascista e Antirazzista Toscano (CAAT), cui poi presero parte le altre sezioni toscane del PCL e anche numerose sigle tra partiti, organizzazioni sindacali di base, centri sociali e altri raggruppamenti. In quel periodo le destre proponevano di organizzare ronde, utilizzando e gonfiando artatamente il clima della paura instaurato anche con l'ausilio dei mezzi di comunicazione borghese. In questo contesto si inserivano le solite sigle fasciste che cercavano, a volte camuffando il proprio nome, di accreditarsi come tutori dell'ordine, e avere così l'autorizzazione a colpire immigrati e "rossi". Il CAAT contribuì a sensibilizzare l'opinione pubblica su questo pericolo (poi scampato) con manifestazioni pubbliche, e contrastò efficacemente iniziative fasciste come quella di “Destra Unita”, raggruppamento dietro cui si celava Forza Nuova, che avrebbe dovuto tenersi a Viareggio nel giugno del 2010 ma che fu annullata dopo che centinaia di antifascisti scesi in piazza misero in chiaro i rapporti di forza tra le due realtà.
Oggi serve rilanciare un fronte unico antifascista e anticapitalista che operi in nome di quella che Victor Serge chiamava vigilanza rivoluzionaria. Con lo stesso spirito venne creato il CAAT, e allo stesso risultato dobbiamo mirare tenendo conto del mutato contesto storico e politico rispetto a dieci anni fa.