♠ in 23 novembre,ambientalismo,anticapitalismo,Codice Rosso,ddl Pillon,femminismo,legge 194,LGBTQIA+,maschilismo,omofobia,oppressione,transfemminismo,violenza di genere at 04:10
Il Partito Comunista dei Lavoratori scende in piazza in occasione della manifestazione organizzata dal movimento Non Una di Meno a Roma, con un programma di rivendicazioni radicali, per spazzare via le cause della doppia oppressione di genere alla radice.
Il governo M5S-PD si colloca in continuità con i governi precedenti, e la messa in stand-by del DDL Pillon non segna un reale cambio di rotta. Assistiamo di fatto alla chiusura di spazi femministi di autodeterminazione (come Lucha y Siesta a Roma), all’avanzata indisturbata della xenofobia, all’erosione della Legge 194, al fallimento del Codice Rosso, all’aumento degli atti di violenza sessista e omofoba alimentati da un clima di odio maschilista, ai tagli al welfare e ai servizi, alla discriminazione sul lavoro e alla criminalizzazione delle lotte sindacali e delle lotte per la casa.
Noi riteniamo si debbano coniugare, senza tentennamenti, la lotta femminista contro il patriarcato alla lotta anticapitalista, a partire da rivendicazioni chiare e concrete:
• la difesa del lavoro, unico effettivo strumento di autodeterminazione per le donne, con l’abolizione di tutte le leggi che hanno precarizzato il lavoro e ne hanno eliminato le tutele: il Jobs Act e le controriforme degli ultimi vent'anni ci espongono ai ricatti sociali e sessuali; a questo si aggiunge la cancellazione di tutte le controriforme sulle pensioni e il ritorno al sistema pensionistico retributivo;
• la ripartizione del lavoro tra tutte e tutti con la riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga; parità salariale per tutte e tutti;
• la nazionalizzazione sotto controllo dei lavoratori e delle lavoratrici delle imprese che chiudono, inquinano o delocalizzano: ci serve lavoro, non un’elemosina di cittadinanza;
• il salario garantito per chi è in cerca di occupazione, contro ogni forma di reddito di autodeterminazione slegato dalla condizione lavorativa, che non garantisce autonomia, ma al contrario prospetta maggiori possibilità di rinchiudere le donne nell’ambiente domestico;
• un welfare statale che non ci renda schiave all’interno della famiglia, con l’istituzione di un ampio programma di servizi sociali che si prenda in carico l’enorme quantità di lavoro di cura che oggi pesa sulle spalle delle donne, nella prospettiva della socializzazione del lavoro di cura.
Inoltre, pretendiamo l’abolizione dell’obiezione di coscienza, nonché la fine delle erogazioni statali alle strutture private. Fuori i religiosi dalla nostra vita e dalla nostra salute! Servono consultori pubblici per le donne e per i soggetti LGBTQIA+, sotto il controllo delle utenti e con accesso a tutte le tecniche per determinare le decisioni sul nostro corpo; vogliamo il libero e gratuito accesso all’interruzione di gravidanza e alla contraccezione. Vogliamo inoltre la cancellazione dei confini e l’eliminazione di tutte le leggi securitarie che opprimono le donne migranti e legittimano le violenze nei loro confronti.
Dobbiamo rigettare con forza ogni organizzazione sociale che produce sfruttati e sfruttatori, che produce povertà in nome del profitto e dalla quale derivi ogni pensiero politico che accetti come “naturale” la povertà e la divisione in classi.
Per questo è necessario che la lotta di genere si saldi alla lotta di classe, contro gli sfruttatori dalla parte di lavoratori e lavoratrici, con l’opposizione a questo governo e alle sue politiche.
Occorre una mobilitazione transfemminista internazionale e la costruzione di un fronte che unisca la lotta contro la violenza di genere alle lotte per la difesa dell’ambiente, perché, proprio come per sconfiggere il patriarcato abbiamo bisogno di una società dove il corpo di nessuna sia più merce e nessuno possa considerare il corpo delle donne una proprietà, per salvaguardare l’ambiente non deve più essere regola del mondo che prima viene il profitto, poi le vite delle persone e la salvaguardia dell’ambiente naturale.
Basta con i corpi in vendita e con lo sfruttamento irrazionale delle risorse naturali!
Occorre una mobilitazione che si unisca alle lotte sindacali, a quelle per la casa, a quelle antifasciste, per rovesciare capitalismo e patriarcato e ricacciare nel passato ogni tentazione di Medioevo.
Solo nella prospettiva anticapitalista e socialista su scala mondiale potremo vivere in un mondo senza violenze e oppressioni di genere.
Il governo M5S-PD si colloca in continuità con i governi precedenti, e la messa in stand-by del DDL Pillon non segna un reale cambio di rotta. Assistiamo di fatto alla chiusura di spazi femministi di autodeterminazione (come Lucha y Siesta a Roma), all’avanzata indisturbata della xenofobia, all’erosione della Legge 194, al fallimento del Codice Rosso, all’aumento degli atti di violenza sessista e omofoba alimentati da un clima di odio maschilista, ai tagli al welfare e ai servizi, alla discriminazione sul lavoro e alla criminalizzazione delle lotte sindacali e delle lotte per la casa.
Noi riteniamo si debbano coniugare, senza tentennamenti, la lotta femminista contro il patriarcato alla lotta anticapitalista, a partire da rivendicazioni chiare e concrete:
• la difesa del lavoro, unico effettivo strumento di autodeterminazione per le donne, con l’abolizione di tutte le leggi che hanno precarizzato il lavoro e ne hanno eliminato le tutele: il Jobs Act e le controriforme degli ultimi vent'anni ci espongono ai ricatti sociali e sessuali; a questo si aggiunge la cancellazione di tutte le controriforme sulle pensioni e il ritorno al sistema pensionistico retributivo;
• la ripartizione del lavoro tra tutte e tutti con la riduzione dell’orario di lavoro a parità di paga; parità salariale per tutte e tutti;
• la nazionalizzazione sotto controllo dei lavoratori e delle lavoratrici delle imprese che chiudono, inquinano o delocalizzano: ci serve lavoro, non un’elemosina di cittadinanza;
• il salario garantito per chi è in cerca di occupazione, contro ogni forma di reddito di autodeterminazione slegato dalla condizione lavorativa, che non garantisce autonomia, ma al contrario prospetta maggiori possibilità di rinchiudere le donne nell’ambiente domestico;
• un welfare statale che non ci renda schiave all’interno della famiglia, con l’istituzione di un ampio programma di servizi sociali che si prenda in carico l’enorme quantità di lavoro di cura che oggi pesa sulle spalle delle donne, nella prospettiva della socializzazione del lavoro di cura.
Inoltre, pretendiamo l’abolizione dell’obiezione di coscienza, nonché la fine delle erogazioni statali alle strutture private. Fuori i religiosi dalla nostra vita e dalla nostra salute! Servono consultori pubblici per le donne e per i soggetti LGBTQIA+, sotto il controllo delle utenti e con accesso a tutte le tecniche per determinare le decisioni sul nostro corpo; vogliamo il libero e gratuito accesso all’interruzione di gravidanza e alla contraccezione. Vogliamo inoltre la cancellazione dei confini e l’eliminazione di tutte le leggi securitarie che opprimono le donne migranti e legittimano le violenze nei loro confronti.
Dobbiamo rigettare con forza ogni organizzazione sociale che produce sfruttati e sfruttatori, che produce povertà in nome del profitto e dalla quale derivi ogni pensiero politico che accetti come “naturale” la povertà e la divisione in classi.
Per questo è necessario che la lotta di genere si saldi alla lotta di classe, contro gli sfruttatori dalla parte di lavoratori e lavoratrici, con l’opposizione a questo governo e alle sue politiche.
Occorre una mobilitazione transfemminista internazionale e la costruzione di un fronte che unisca la lotta contro la violenza di genere alle lotte per la difesa dell’ambiente, perché, proprio come per sconfiggere il patriarcato abbiamo bisogno di una società dove il corpo di nessuna sia più merce e nessuno possa considerare il corpo delle donne una proprietà, per salvaguardare l’ambiente non deve più essere regola del mondo che prima viene il profitto, poi le vite delle persone e la salvaguardia dell’ambiente naturale.
Basta con i corpi in vendita e con lo sfruttamento irrazionale delle risorse naturali!
Occorre una mobilitazione che si unisca alle lotte sindacali, a quelle per la casa, a quelle antifasciste, per rovesciare capitalismo e patriarcato e ricacciare nel passato ogni tentazione di Medioevo.
Solo nella prospettiva anticapitalista e socialista su scala mondiale potremo vivere in un mondo senza violenze e oppressioni di genere.