30 Settembre 2021
La condanna di Mimmo Lucano a 13 anni e due mesi è una sentenza giuridicamente abnorme e politicamente infame.
Raddoppia la richiesta del pubblico ministero. Configura l'accusa grottesca di “associazione a delinquere” per un'azione a tutela della dignità dei migranti. Assegna a Lucano una pena superiore a quella riservata a Luca Traini, che pochi anni fa a Macerata sparò sui migranti cercando il morto e ferendone sei.
Uno dei capi d'accusa è quello di aver speso illecitamente soldi pubblici. Curioso. I governi e le giunte (di ogni colore) che regalano montagne di soldi pubblici a industriali e banchieri, prendendole da sanità, pensioni, lavoro, sono oggetto di plauso. Chi ha tagliato 37 miliardi alla sanità pubblica per pagare il debito alle banche, moltiplicando le morti per Covid, governa l'Italia, per di più idolatrato. Padroni grandi e piccoli che quotidianamente causano la morte sul lavoro dei propri dipendenti, assunti in nero o con contratti usa e getta, godono di una diffusa impunità, assieme alla loro evasione fiscale e contributiva. Chi invece ha speso per la difesa di chi fugge da fame e morte viene colpito come criminale.
Nella sua enormità, la sentenza chiarisce in effetti qual è la legge della società borghese, e la natura reale dello Stato. La vera associazione a delinquere sta lì. La sentenza giudiziaria contro Lucano è in fondo una confessione. Una ragione in più per la più ampia mobilitazione contro questa sentenza, e per dare a Mimmo Lucano tutta la nostra solidarietà.