9 Ottobre 2021
Unire l'azione d'avanguardia, proiettarla verso la massa più larga del lavoro salariato. Per un fronte unico di classe e di massa
Il governo Draghi esce rafforzato dall'esito delle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre.
Nessuno dei partiti borghesi ha oggi l'interesse e la volontà di ritirare il proprio sostegno al governo. Non certo il PD e la sua succursale a Cinque Stelle, che fa dell'identificazione in Mario Draghi una delle proprie ragioni di partito organico dell'establishment. Non la Lega, indebolita dal voto e percorsa da forti tensioni interne, con un segretario sotto pressione a favore di una politica di governo più lineare e convinta, senza ammiccamenti populisti.
Prima dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica non sono alle viste cambiamenti politici di sorta. Il grosso del capitale finanziario chiede che Draghi continui a rappresentare l'interesse generale di sistema per gestire i fondi europei, negoziare il nuovo Patto di stabilità continentale, preparare le politiche di rientro dall'enorme indebitamento. L'incertezza dei circoli dominanti è solo sul modo di garantire la continuità: se assicurando a Draghi la presidenza della Repubblica, mettendolo al sicuro per sette anni, oppure puntare sulla sua permanenza come Presidente del Consiglio sino al 2023, e intanto varare una riforma elettorale che consenta di poterlo ripescare come Presidente del Consiglio anche per il dopo voto.
La risultante immediata è la continuità dell'azione di governo. Sblocco progressivo dei licenziamenti, con la sua estensione al settore tessile e alla piccola impresa. Archiviazione di "quota 100" in direzione di una riforma pensionistica che aumenta di fatto l'età pensionabile entro il quadro della Legge Fornero. Riforma peggiorativa del reddito di cittadinanza, per allargare il lavoro precario e sottopagato. Continuità di una politica sanitaria che destina al servizio pubblico la voce di spesa più bassa del PNRR mentre rafforza la sanità privata. Continuità di una politica scolastica che copre dietro il sipario della vaccinazione la conservazione delle classi pollaio e l'assenza di trasporti locali che garantiscano sicurezza. Riforma fiscale fondata sulla cancellazione dell'IRAP, che oggi finanzia la spesa pubblica, e su una riduzione della tassazione delle rendite finanziarie (dal 26% al 23%).
Il tutto dentro la cornice di una Nota di aggiornamento al DEF che prevede per il 2022 una riduzione del deficit di bilancio da 11,8% al 5,9%. «Ben 120 miliardi in un anno di minori spese pubbliche e maggiori entrate fiscali» (Il Sole 24 Ore, 5 ottobre).
Questa politica prosegue il proprio corso col sostegno della burocrazia sindacale. Dopo aver concesso lo sblocco dei licenziamenti a Draghi e Confindustria a fine giugno, in cambio di un “avviso comune” che è stato semplicemente una truffa, la burocrazia insiste per essere coinvolta nel negoziato di questa politica di governo. Ma il governo è talmente forte della sua unità nazionale e soprattutto del plauso di tutta la stampa borghese che può permettersi di tenere i sindacati in anticamera, sapendo bene che le loro minacce di mobilitazione sono solo recite da talk show alle quali non seguirà nessuna azione concreta. A sua volta la totale passività sindacale moltiplica i suoi effetti di disorientamento nei luoghi di lavoro, mentre il moltiplicarsi degli omicidi bianchi nelle fabbriche e nei cantieri, a partire dalle ditte d'appalto, misura gli effetti drammatici della precarizzazione del lavoro e della mano libera concessa ai padroni.
In questo quadro l'azione di sciopero generale promossa unitariamente dall'insieme del sindacalismo di classe ha un significato molto positivo. Non ci nascondiamo i limiti dell'azione di sciopero annunciata, a fronte dell'imponenza dello schieramento avversario, né il permanere di pulsioni settarie e microconcorrenziali. E tuttavia è la prima volta dopo tanto tempo che si supera la logica dello sciopero di sigla, autocentrato, in direzione di una convergenza unitaria d'azione.
La piattaforma unitaria su cui è stato convocato lo sciopero ha un forte profilo classista. L'apertura al "no green pass" da parte di alcune delle organizzazioni promotrici pensiamo sia un grave errore, su cui ci siamo già pubblicamente espressi, che potrebbe essere usato strumentalmente dal circuito mediatico per distorcere il significato della giornata di lotta e nascondere la piattaforma classista di convocazione dello sciopero. A maggior ragione, su questa piattaforma, siamo impegnati a sostenere attivamente lo sciopero dell'11 ottobre in tutti i luoghi di lavoro e in ogni organizzazione sindacale. L'opposizione interna nella CGIL (area programmatica Riconquistiamo tutto) ha espresso pubblicamente un appoggio allo sciopero che è importante si traduca in azione reale e presenza diretta nelle manifestazioni annunciate.
Al tempo stesso è necessario ricondurre lo sciopero dell'11 ottobre a un piano d'azione più generale: alla costruzione di un fronte unitario di classe di massa che punti a coinvolgere e rimotivare quella maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici che oggi si attesta per responsabilità delle burocrazie su una posizione di passività, di sfiducia, di scetticismo. Per costruire realmente un fronte unitario di massa e non ridurlo ad una evocazione retorica è essenziale far leva sulle lotte più avanzate che si sono prodotte, per unificarle e dare loro una prospettiva.
GKN, Whirlpool, Alitalia: decine e centinaia di lotte in corso restano ad oggi frantumate e disperse, senza una piattaforma unificante e un'azione comune.
L'appello promosso da centinaia di lavoratori di avanguardia e quadri sindacali di diversa appartenenza “Per l'unità di lotta contro i licenziamenti” mira esattamente a questo. Occupare le aziende che licenziano, creare una cassa nazionale di resistenza, rivendicare la loro nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio, significa cercare di far leva sulle esperienze di lotta più radicali (GKN), generalizzare la loro lezione, unificarle al livello più alto, indirizzarle verso una prospettiva anticapitalista.
Per questo porteremo questa proposta dentro lo sciopero dell'11 ottobre e nelle manifestazioni di piazza di quella giornata, per estendere il sostegno all'appello e sviluppare la nostra campagna. Al servizio come sempre di tutto il movimento dei lavoratori.