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L'annullamento della sentenza Roe vs Wade: il volto reale della democrazia borghese

 


La Corte suprema degli Stati Uniti cancella il diritto all’aborto. Esplode la rabbia in decine di manifestazioni di protesta

Venerdì 24 giugno 2022 la Corte Suprema degli Stati Uniti d’America cancella la storica sentenza Roe vs. Wade del 1973, che garantiva alle donne il diritto federale di abortire in tutto il paese. L’iter che ha portato a questa mossa reazionaria parte dal riesame di una causa costituzionale intrapresa nel 2018 dalla Jakson Women’s Health Organization contro il parlamento del Mississippi.

Con l’abolizione di questa sentenza, in diversi stati americani, entreranno in vigore leggi sull’aborto molto restrittive, in alcuni casi addirittura proibitive, come ad esempio in Texas, in Oklahoma, il già citato Mississippi e ipoteticamente in altri undici stati; tutto questo con grande soddisfazione degli ambienti conservatori e pro life.

Le donne sono dunque espropriate dei loro corpi, del diritto fondamentale di scegliere sulla propria salute riproduttiva e sul proprio destino. Senza questa sentenza le donne* e le persone non binarie proletarie dovranno ricorrere all’aborto in maniera clandestina, rischiando la vita, investendo i loro pochi risparmi alla ricerca di una soluzione.

Le ragioni addotte e trapelate dalle parole del giudice della Corte Samuel Alito: la questione dell'aborto non è esplicitamente enumerata come un potere federale nella Costituzione “poiché all’epoca nemmeno si discuteva di aborto”, dunque rimandata al potere decisionale dei singoli stati.

Da queste parole agghiaccianti trapelano una verità di fatto: un sistema giuridico all’interno di una democrazia borghese che poggia sul modo di produzione capitalista, non può tutelare i diritti riproduttivi delle donne e la loro salute, così come non può rappresentare gli interessi de* lavorator* (delle lavoratrici e dei lavoratori.)


NESSUNA FIDUCIA IN BIDEN E NEI DEMOCRATICI

Nonostante le parole di dissenso da parte dei tre giudici liberali della corte e delle parole di Obama che parla di “attacco alla libertà”, del segretario di stato Blinken che si dice impegnato a tutelare i diritti riproduttivi delle donne (!) e lo stesso Presidente Joe Biden che commenta la decisione della corte come “un tragico errore”, è giusto ricordare che politicamente nessuno di loro ha mai intrapreso un iter legislativo atto a sancire questo diritto. C’è di più: lo stesso Biden nel 1973 affermò di non credere che "una donna avesse il diritto esclusivo di dire cosa dovrebbe accadere al suo corpo" e nel 1977 usò il suo peso politico per bloccare il finanziamento federale degli aborti, in particolare nei casi di stupro e incesto.

Dunque, il sostegno peloso da parte di questa compagine politica è servito nei momenti di campagna elettorale in funzione anti-trumpista, per illudere le donne, soprattutto le donne proletarie e afroamericane e la comunità LGBTQIA+, quindi a capitalizzare i loro voti e il loro consenso. In questa fase delicata la strumentalizzazione di questa battaglia serve in sostanza a sostenere il ruolo guerrafondaio degli USA, in varie zone del mondo e nello scenario bellico ucraino, nel quale è evidente l’ingerenza della NATO per la creazione del futuro assetto economico-mondiale. Il tutto a spese del proletariato, delle donne e delle comunità LGBTQIA+, da sempre vittime di stupro e di violenza nei contesti di guerra e non solo.

Per questo, non riteniamo utile la “tattica del fare pressione” nei confronti di uno dei partiti deputati alla gestione del capitale, il Partito Democratico, nel senso in cui si era espressa una delle più importanti voci storiche del movimento femminista afroamericano, Angela Davis; anche le richieste mosse in questi giorni dalle molte associazioni e voci di movimento si riveleranno ancora una volta perdenti e dispersive e causeranno l’ulteriore arretramento della lotta di classe in questa fase storica, se non sarà in grado di costruire un programma di rivendicazioni all’altezza dello scontro e di organizzarsi in maniera indipendente dai partiti della borghesia, Repubblicani o liberal-democratici che siano e dai loro interessi economici.


UN MOVIMENTO INTERNAZIONALISTA E CLASSISTA PER BLOCCARE L’ONDATA REAZIONARIA E PER UNA SVOLTA RIVOLUZIONARIA

L’ondata reazionaria si colloca in un contesto generalizzato di attacco al diritto riproduttivo e al grave doppio sfruttamento delle donne in molte zone del mondo. Il controllo biologico dei corpi serve ai governi per controllare la forza lavoro su richiesta del padronato: l’aumento della forza-lavoro serve a comprimere i salari, assicurare i profitti ai padroni e a rendere le proprie merci competitive sui mercati; in altri casi, come le lavoratrici dello zucchero indiane, la sterilizzazione degli organi riproduttivi viene imposta per garantire ai padroni ritmi di lavoro massacranti e maggiore estrazione di plusvalore.

Ci sono molte zone in cui l’accesso all’interruzione di gravidanza è vietato, si pensi a molti paesi dell’America latina e paesi a maggioranza musulmana, in altri è stato faticosamente conquistato dopo anni di lotte, come in Argentina con i suoi limiti riguardanti l’esercizio dell’obiezione di coscienza, per altro a noi in Italia ben noti, visti i continui attacchi alla legge 194. Le donne polacche hanno dato un grande esempio di mobilitazione ma non sono riuscite ad arrestare la follia ultraconservatrice che arriverà addirittura a schedarle. Non possiamo dare per scontato che laddove esistano questi diritti, questi possano anche essere mantenuti. Questa vicenda ce lo conferma. Tutto questo pone inoltre un problema ancora più grande: la pandemia ha evidenziato e aggravato i limiti strutturali dei sistemi sanitari, soprattutto dove la privatizzazione e i tagli alle spese sociali hanno reso la cura della propria salute un privilegio, scaricando i costi sui salari in un contesto caratterizzato dalla crescente disoccupazione e precarietà lavorativa.

Serve dunque costruire un movimento femminista e LGBTQIA+ classista, anticapitalista e rivoluzionario, per difendere la salute de* lavorator*. Le donne non sono macchine per la riproduzione sociale! A loro spetta decidere sul proprio corpo e sul proprio destino.

Esprimiamo dunque massima solidarietà ai movimenti, alle associazioni, alle organizzazioni politiche della sinistra rivoluzionaria e ai sindacati in lotta in questo momento, e ci uniamo alla loro rabbia, che in molte città degli Stati Uniti sta inondando le piazze. Uniamo le nostre rivendicazioni per l’accesso all’aborto libero, sicuro e gratuito a quelle del mondo del lavoro e a tutte le altre lotte in campo, in una prospettiva internazionale, anticapitalista e rivoluzionaria.

Giù le mani dai nostri corpi!
Sulla nostra salute decidiamo noi!

Partito Comunista dei Lavoratori – Commissione donne e altre oppressioni di genere