«Anche un orologio fermo due volte al giorno segna l’ora giusta. [...] Berlusconi ha detto che è preoccupato per la situazione di guerra in cui siamo [...] ha detto che aveva riallacciato i rapporti con Putin. Dov'è il problema? [...] Oggi quindi Berlusconi... ha detto una cosa vera e si è fatto interprete di un sentimento di timore per la guerra e di necessità di dialogo che condivide la maggioranza degli italiani.»
Lo ha dichiarato l'ex ministro del governo Prodi Paolo Ferrero, dirigente nazionale di Rifondazione Comunista. C'è da restare trasecolati. Berlusconi nel suo famoso discorso ai propri deputati non si è affatto limitato a esprimere «un sentimento di timore per la guerra». Ha presentato la guerra d'invasione dell'Ucraina da parte della Russia del 24 febbraio come una risposta alle provocazioni militari di Zelensky, mirata a rimpiazzarlo «con gente per bene». Una lodevole operazione militare speciale che solo la resistenza ucraina all'invasione ha «purtroppo» trasformato in guerra. In altri termini Berlusconi ha detto che è l'Ucraina che ha imposto la guerra al suo «dolcissimo» amico russo, che generosamente voleva chiudere il tutto in una settimana.
Ora: come può Ferrero lodare come «una cosa vera» la cinica rappresentazione putiniana della guerra d'invasione dell'Ucraina, col suo carico di morte, distruzioni, dieci milioni di sfollati? Dichiararsi contro la NATO e l'imperialismo di casa nostra significa forse abbellire l'imperialismo altrui, e le relazioni amicali con questi di un vecchio arnese reazionario come Berlusconi?
Il punto è che quando non si hanno principi si può fare tutto. Si potevano ieri votare da ministro di Prodi le spese di guerra dell'imperialismo NATO come si può oggi presentare come atto di pace il sostegno di Berlusconi alla guerra di Putin.
L'orologio di Ferrero funziona forse benissimo, ma di certo non è l'orologio del comunismo, e nemmeno della pace.
Partito Comunista dei Lavoratori