Dichiarazione congiunta tra Collettivo Rivoluzione Permanente (CoReP), Comitato provvisorio di ricostituzione dell’Opposizione Trotskista Internazionale (OTI) e PCL
Il nostro partito ha preso una chiara posizione di difesa della Ucraina contro l’aggressione dell’imperialismo putiniano. Allo stesso tempo abbiamo ribadito la nostra totale contrapposizione agli imperialismi occidentali, incluso quello italiano, dichiarando che se l'attuale guerra di aggressione russa in Ucraina si fosse trasformata in una vera guerra tra Russia e NATO (o una parte di essa) noi avremmo modificato la nostra posizione, passando a un disfattismo bilaterale contro entrambi gli imperialismi in lotta. Per questo abbiamo in particolare condannato a fine giugno (si veda il nostro sito in data 29/06/2022) l’allargamento della NATO a Svezia e Finlandia, definendolo giustamente “criminale”. A luglio abbiamo realizzato, proprio a partire dal nostro testo, una dichiarazione comune con i compagni del Collettivo Rivoluzione Permanente (CoReP), un'organizzazione trotskista con gruppi in Austria, Francia, Spagna, Turchia. Con questo raggruppamento avevamo già firmato una dichiarazione comune riferita all’aggressione russa all’Ucraina, pubblicata sul nostro sito il 18 luglio scorso. Proprio la vicinanza temporale dei due testi (scontati i tempi di discussione, emendamento e traduzione in varie lingue) avrebbe dato il senso della posizione generale comune con i compagni del CoReP. Purtroppo, prima una incomprensione sull’accettazione o meno di due emendamenti finali al testo, poi gli impegni estivi legati alla presentazione elettorale (anche se limitata in Liguria in forma piena, ma anche in altre regioni senza presentazione effettive), ci ha portato a un ritardo nella pubblicazione in italiano, di cui chiediamo scusa ai nostri lettori e alle nostre lettrici e ai compagni del CoReP. In ogni modo, le posizioni qui espresse restano del tutto valide ad oggi, così come il riferimento alla situazione curda, che ha alcune somiglianze con quella ucraina, in particolare sulla questione dell’armamento del popolo oppresso da parte dell’imperialismo USA, e che inoltre è un punto gravissimo dell’accordo sull’adesione alla NATO di Svezia e Finlandia, perché prevede, su richiesta turca, la fine di ogni aiuto ai rifugiati curdi.
Nel 2014 i combattenti curdi erano esaltati in Occidente come gli eroi della guerra contro l’organizzazione terroristica islamica ISIS. Largamente armati dalla NATO e in primo luogo dall’imperialismo USA (senza che, giustamente, gli attuali sedicenti pacifisti o i semiputitiani ci trovassero niente a che ridire), erano la forza di prima fila di quella guerra.
Pochi obiettarono persino alla scelta – questa secondo noi gravemente errata – del YPG/YPJ di combattere successivamente non solo con l’appoggio, ma materialmente, insieme alle truppe USA.
Nel 2015, per conservare la Turchia nella NATO, Trump ha autorizzato l’invasione militare decisa da Erdogan nel Nord della Siria, destinata a cacciare il PKK-YPG. Erdogan aveva dal 2012 al 2015 finanziato e ospitato le bande islamiste della Siria (in particolare Al-Nusra legata a Al-Qaeda).
Oggi tutto questo è dimenticato in nome del confronto con l’imperialismo russo. In maggio, il governo riformista di Svezia (SAV, partito socialdemocratico) e il governo di fronte popolare di Finlandia (SDP-Kesk-Vihr-Vas-SFP) hanno deciso di aderire alla NATO. Lo Stato turco ha messo delle condizioni. Il 29 giugno il summit di Madrid della NATO ha accettato la loro richiesta. Erdogan avrà tutte le armi che vuole, Svezia e Finlandia rinunceranno a ogni residuo di difesa dei rifugiati politici (già si stanno preparando le liste di espulsione).
La nostra condanna di questo criminale accordo non potrebbe essere più forte. Lo sviluppo e il rafforzamento della NATO rientrano nel nuovo devastante quadro mondiale di scontro, e domani forse guerra aperta, tra le vecchie potenze imperialiste capeggiate dagli USA e il nuovo blocco imperialista Cina-Russia nato dal crollo o trasformazione capitalistica dei vecchi regimi stalinisti.
Di fronte a questa situazione, in cui lo scontro reale è quello tra le borghesie capitalistiche dei due fronti, noi, da leninisti conseguenti, ci dichiariamo per il disfattismo bilaterale e la trasformazione dello scontro imperialistico in guerra civile e rivoluzione socialista. Però, sempre da leninisti, noi sappiamo distinguere tra le potenze imperialiste e gli Stati e le nazioni che non lo sono. Per questo siamo incondizionatamente dalla parte del popolo curdo contro tutti i suoi nemici, si chiamino Erdogan, Assad, Fatah al-Cham (ex Al-Nusra) o ISIS-Daesh, e siamo perché esso si armi per la sua difesa in qualunque modo possibile, così come continuiamo a sostenere l’Ucraina nella sua lotta per difendere l’indipendenza nazionale dal tentativo dell’oligarchia russa di distruggerla.
Ciò senza alcun sostegno politico alle direzioni di tali Stati o nazioni, e sempre nella prospettiva della rivoluzione socialista.
Naturalmente riconosciamo la differenza tra il governo Zelensky e una organizzazione piccolo-borghese radicale come il PKK. Ma non sosteniamo le misure sociali prese dal PKK-PDY-YPG nazionalista, il suo culto del capo (Abdullah Ocalan), le sue misure antiarabe nel mini stato del Rojava e i suoi compromessi con l’imperialismo americano.
Ma ciò non toglie che la difesa di una nazione aggredita o oppressa sia un dovere in ogni caso, anche quello dell’Ucraina, come fece la Russia rivoluzionaria nel 1920 rispetto alla Turchia dominata dal borghese Kemal contro la Grecia appoggiata dall’imperialismo inglese.
• No all’accordo criminale di allargamento della NATO
• No alle armi al regime reazionario di Erdogan
• Giù le mani dai rifugiati curdi in Svezia e Finlandia
• Terrorista non è il PKK, ma la NATO e l’OTSC (alleanza militare tra Russia e paesi satelliti)
• Per lo scioglimento incondizionato dei due blocchi militari
• Ritiro delle truppe turche e siriane dai territori curdi
• Per il diritto incondizionato del popolo curdo alla sua autodeterminazione
• Per un Kurdistan indipendente, unito e socialista, nell’ambito di una Federazione socialista del Medio Oriente