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Nasce un governo della reazione

 


Per il fronte unico di classe e di massa

Un ministro della difesa tratto dalla lobby dell'industria militare tricolore. Un ministro degli interni pescato dall'entourage di Matteo Salvini, che già rivendica il controllo della Guardia Costiera come indennizzo per la mancata conquista del Viminale. Un ministero dell'ambiente da cui scompare persino la dizione di “transizione ecologica”. Una ministra del lavoro consulente delle aziende in materia di licenziamenti, da sempre fanatica del Jobs Act e già componente del CdA di Leonardo. Un ministro dell'istruzione già collaboratore di Gelmini e degli 8 miliardi di tagli alla scuola pubblica, che ora contrappone “il merito” al bisogno. Una ministra della “Famiglia e della Natalità”, già portavoce del Family Day, che nega anche formalmente il diritto all'aborto, peraltro accompagnata da altri esponenti dell'integralismo cattolico più reazionario, da Alfredo Mantovano ad Alessandra Locatelli. Più in generale, una pletora di ministri di estrazione missina, in omaggio alle diverse cordate che hanno sospinto la scalata di Giorgia Meloni. Il baricentro del nuovo governo è questo. Un governo a guida postfascista.

La nuova Presidente del Consiglio intende preservare il filo di continuità della politica liberal-confindustriale di Mario Draghi nei suoi assi portanti: PNRR, fedeltà alla UE, atlantismo. Ma il suo margine di manovra sul versante economico-sociale è estremamente limitato dalla recessione annunciata, dal peso ingombrante del debito pubblico, dall'indisponibilità tedesca e olandese a un nuovo indebitamento europeo per affrontare la crisi energetica, dal profilo che si va delineando per il nuovo Patto di stabilità sulle politiche di bilancio, principalmente fondato sul contenimento della spesa pubblica. Le promesse elettorali un tanto al chilo alla propria base sociale (flat tax) sono già in cavalleria, e la catastrofe del governo inglese non consiglia avventure in fatto di conti pubblici. Già il nodo pensioni si stringe al collo del nuovo governo, che non sa come quadrare il cerchio, mentre la crisi delle bollette colpisce frontalmente il lavoro salariato e ampi settori di piccola borghesia. La verità è che il nuovo governo della destra dovrà gestire politiche di austerità tradizionalmente affidate al centrosinistra.

Per questo il governo agirà sul terreno compensativo di politiche reazionarie ideologicamente marcate, funzionali a preservare la riconoscibilità della destra agli occhi di un blocco sociale altrimenti deluso. Il militarismo patriottico in fatto di Difesa registrerà un salto. L'asse di Meloni col governo polacco in fatto di politica atlantista e di asse diretto con gli USA serve a incassare la contropartita di un rafforzamento italiano sul fronte Sud della NATO, in Nord Africa e in Africa. Le politiche “della famiglia e della natalità” celebreranno la funzione della donna madre, finanzieranno e sosterranno le organizzazioni pro life, colpiranno in varie forme i diritti di aborto, e i diritti LGBT. Vedremo con quale tempistica e intensità. Ma la traccia appare segnata dalla stessa composizione del governo.

È il tempo di promuovere contro il nuovo governo a guida postfascista una vera opposizione di massa, che richiede non un “blocco democratico” coi borghesi liberali oggi al macero, né il bricolage routinario di tante iniziative autocentrate in ordine sparso, spesso tra loro concorrenziali, ma piuttosto la costruzione di un fronte di classe e di massa, che unisca nell'azione tutte le sinistre politiche e sindacali. Un fronte che intrecci le battaglie democratiche con le ragioni del proletariato. Solo così si può alzare un argine alla destra. Solo così si può riaprire dal basso un nuovo scenario politico. Le lotte salariali in Gran Bretagna, in Belgio, in Francia, negli stessi USA, sono un punto di riferimento esemplare per la classe lavoratrice italiana, un vento che va raccolto.

Il governo della destra ha il sacro terrore di un'esplosione sociale, perché capisce che è l'unico evento che può sbarrarle la strada. Lavorare all'innesco di una mobilitazione di massa e darle una prospettiva anticapitalista è la necessità del momento. Sicuramente è e sarà il terreno di impegno del PCL.

Partito Comunista dei Lavoratori