♠ in Carabinieri,fascisti,Ilaria Cucchi,incolumità,M5S,minacce,Nistri,Salvini,Stato,Sulla mia pelle,Trenta at 01:15
Difendere Ilaria Cucchi da attacchi e intimidazioni!
L'incontro tra Ilaria Cucchi, la ministra della Difesa Trenta (M5S) e il Generale dei Carabinieri Nistri è stato rivelatore, una volta di più, del cuore profondo dello Stato.
“Non mi sarei mai attesa”, ha detto Ilaria, “uno sproloquio di 45 minuti del Generale contro i carabinieri che avevano parlato, con tanto di preannuncio della loro punizione. Quasi che il problema fosse quello di punire chi ha detto la verità sull'omicidio di mio fratello”. Nistri non ha smentito Ilaria. Mentre la ministra della Difesa, che deve tutelare il buon nome dell'Arma e soprattutto il proprio ministero, ha prudentemente dichiarato che Nistri "ha solo richiamato il senso del dovere nell'ordine militare”.
Ecco, in questa frase dal sen fuggita sta la verità di quel colloquio. La preoccupazione del Generale dei Carabinieri non era quella di portare a Ilaria improbabili scuse per la prolungata copertura fornita dall'Arma agli assassini del fratello. La preoccupazione del Generale era quella di disinnescare il rischio di contagio di un esempio di infedeltà e tradimento verso l'ordine del comando. Anche quando la fedeltà al comando significa omertà su un assassinio.
Così funziona un corpo separato dello Stato. La sua legge interna è altra cosa dalla legge formale. Non obbedisce a disposizioni costituzionali, obbedisce al proprio codice separato. E la disciplina, la subordinazione alla gerarchia, la difesa del buon nome dell'ordine, sono la linea di confine di questo codice che non va mai varcata, neppure per dire la verità su un omicidio. Chi la varca deve sapere che sarà punito.
Nistri non ha dunque sbagliato o ecceduto nel colloquio con Ilaria, magari per incontinenza verbale. Ha proprio voluto inviare un segnale all'intero corpo dei Carabinieri, un ammonimento a futura memoria, un richiamo preventivo al principio di subordinazione.
Nelle ore successive, la coraggiosa denuncia di Ilaria sulle parole di Nistri sono costate a lei e alla sua famiglia una nuova infinita sequenza di minacce e di insulti, attraverso lettere anonime e i social, da parte di veri o presunti esponenti dell'Arma, di simpatizzanti dichiarati di Salvini, di canagliume fascistoide diversamente assortito. Non è un caso. Ilaria ha toccato il nervo scoperto del potere, quello vero. Le truppe irregolari di questo potere le hanno voluto semplicemente segnalare il rischio.
L'incolumità di Ilaria è ora in discussione, ed è difficile chiedere per lei la protezione dei Carabinieri. Ilaria Cucchi può essere protetta solamente da una campagna di denuncia e di mobilitazione, che non abbia paura di chiamare le cose con il loro nome. Le decine di migliaia di giovani che in tutta Italia hanno assistito al film Sulla mia pelle sono in questo senso il suo scudo migliore.
“Non mi sarei mai attesa”, ha detto Ilaria, “uno sproloquio di 45 minuti del Generale contro i carabinieri che avevano parlato, con tanto di preannuncio della loro punizione. Quasi che il problema fosse quello di punire chi ha detto la verità sull'omicidio di mio fratello”. Nistri non ha smentito Ilaria. Mentre la ministra della Difesa, che deve tutelare il buon nome dell'Arma e soprattutto il proprio ministero, ha prudentemente dichiarato che Nistri "ha solo richiamato il senso del dovere nell'ordine militare”.
Ecco, in questa frase dal sen fuggita sta la verità di quel colloquio. La preoccupazione del Generale dei Carabinieri non era quella di portare a Ilaria improbabili scuse per la prolungata copertura fornita dall'Arma agli assassini del fratello. La preoccupazione del Generale era quella di disinnescare il rischio di contagio di un esempio di infedeltà e tradimento verso l'ordine del comando. Anche quando la fedeltà al comando significa omertà su un assassinio.
Così funziona un corpo separato dello Stato. La sua legge interna è altra cosa dalla legge formale. Non obbedisce a disposizioni costituzionali, obbedisce al proprio codice separato. E la disciplina, la subordinazione alla gerarchia, la difesa del buon nome dell'ordine, sono la linea di confine di questo codice che non va mai varcata, neppure per dire la verità su un omicidio. Chi la varca deve sapere che sarà punito.
Nistri non ha dunque sbagliato o ecceduto nel colloquio con Ilaria, magari per incontinenza verbale. Ha proprio voluto inviare un segnale all'intero corpo dei Carabinieri, un ammonimento a futura memoria, un richiamo preventivo al principio di subordinazione.
Nelle ore successive, la coraggiosa denuncia di Ilaria sulle parole di Nistri sono costate a lei e alla sua famiglia una nuova infinita sequenza di minacce e di insulti, attraverso lettere anonime e i social, da parte di veri o presunti esponenti dell'Arma, di simpatizzanti dichiarati di Salvini, di canagliume fascistoide diversamente assortito. Non è un caso. Ilaria ha toccato il nervo scoperto del potere, quello vero. Le truppe irregolari di questo potere le hanno voluto semplicemente segnalare il rischio.
L'incolumità di Ilaria è ora in discussione, ed è difficile chiedere per lei la protezione dei Carabinieri. Ilaria Cucchi può essere protetta solamente da una campagna di denuncia e di mobilitazione, che non abbia paura di chiamare le cose con il loro nome. Le decine di migliaia di giovani che in tutta Italia hanno assistito al film Sulla mia pelle sono in questo senso il suo scudo migliore.