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Lo sblocco annunciato dei licenziamenti, assieme alla liberalizzazione dei subappalti, è un attacco frontale al mondo del lavoro. Alla riapertura dopo la pandemia, si annuncia la soppressione di centinaia di migliaia di posti di lavoro, a partire dalla grande industria. Lavoratori e lavoratrici che per un anno hanno retto sulle proprie spalle l’economia del paese, spesso costretti al lavoro senza adeguate protezioni, si vedranno buttati su una strada.
Secondo Bankitalia quasi 700000 salariati, secondo altre stime oltre un milione. Questo nonostante negli ultimi anni, e non soltanto nel periodo di crisi sanitaria, le imprese abbiano usufruito, in varie forme, di enormi risorse pubbliche pagate dai salariati stessi. Nel quadro della ristrutturazione macro economica pianificata dall’Unione Europea, Confindustria ottiene ora dal governo Draghi ciò che ha chiesto: la libertà di licenziare per ristrutturare le aziende e massimizzare i profitti.
A questa offensiva governativa e padronale pensiamo sia necessario rispondere tempestivamente, con uno sciopero generale del mondo del lavoro nei giorni in cui lo sblocco diventerà operativo. Un’azione di lotta tempestiva come inizio di una battaglia prolungata, uno sciopero unitario che realizzi il fronte più ampio possibile.
Occorre far seguire alle parole i fatti, costruendo una reale mobilitazione di massa, capace di unificare l’intero fronte di lotta, superando ogni logica di autocentratura e preclusione reciproca. Lo sblocco dei licenziamenti il 30 giugno, senza reale contrasto sul piano sindacale, senza sciopero nazionale, sarebbe un fatto preoccupante, che accrescerebbe ulteriormente le dinamiche di passivizzazione e ripiegamento a vantaggio del padronato e delle forze politiche più reazionarie.
Crediamo importante che l’azione unitaria di sciopero si leghi ad una piattaforma di lotta che rivendichi la riduzione generale dell’orario di lavoro a parità di retribuzione, un sistema universale di ammortizzatori sociali capace di rispondere anche ai nuovi bisogni emersi nel mondo del lavoro, finanziato anche attraverso una patrimoniale sulle grandi ricchezze.
Una piattaforma che punti ad unire in un blocco sociale alternativo ciò che il capitalismo punta a dividere: lavoratori, precari, disoccupati.
Tuttavia il confronto e la discussione sulle parole d’ordine richiede innanzitutto un’iniziativa di mobilitazione contro lo sblocco dei licenziamenti.
Per questo, data la rilevanza non solo sindacale ma anche politica della posta in gioco, ci permettiamo di avanzare un forte appello all’unità per la promozione di uno sciopero generale contro le misure annunciate dal governo, a sostegno di una piattaforma alternativa. Non servono né dichiarazioni critiche senza azione di lotta né il rituale di scioperi di singole organizzazioni tra loro concorrenti ed in ordine sparso. Ciò che serve è un vero scatto unitario.
Se i padroni, le loro organizzazioni, i loro partiti fanno fronte comune per lo sblocco dei licenziamenti, occorre costruire un fronte comune di segno opposto. Per quanto ci riguarda ci batteremo per questo.
Coordinamento nazionale delle sinistre di opposizione (Comunisti in Movimento, Fronte Popolare, La Città Futura, Partito Comunista Italiano, Partito Comunista dei Lavoratori, Partito Marxista-Leninista Italiano)