25 Giugno 2021
NO AI LICENZIAMENTI! NO ALLA REPRESSIONE PADRONALE! COSTRUIAMO LO SCIOPERO GENERALE
Il Partito Comunista dei Lavoratori interverrà nelle manifestazioni indette dalla CGIL, la CISL e la UIL per sabato 26 giugno.
Sarà presente doverosamente anche alla manifestazione indetta dal SI Cobas a Novara per portare avanti la lotta nella logistica e ricordare l'assassinio infame del compagno Adil ucciso da un camionista armato dall'odio padronale e dall'indifferenza della polizia.
Il PCL sta dispiegando tutte le sue risorse militanti per costruire il fronte unico di massa della classe lavoratrice attraverso l'unità di tutte le organizzazioni sindacali e politiche di riferimento, che manifesti attraverso lo sciopero generale la propria forza, potenzialmente enorme, per fermare il governo di unità nazionale della borghesia, il governo Draghi, l'aggressione padronale e la massa di licenziamenti che si annunciano nei propri mesi.
Partecipa a questo fine al percorso politico e sindacale del Patto d'azione anticapitalista e dell'Assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori combattivi rispettandone le decisioni democratiche e proponendo sempre la costruzione, a partire dalle lotte esemplari delle operaie e degli operai della logistica, della più ampia unità dell'avanguardia della classe operaia e delle organizzazioni classiste. Per questo molte compagne e molti compagni del partito sono impegnati, oltre che in numerosi sindacati di base, anche nell'area di opposizione CGIL-Riconquistiamo tutto per unirla al percorso di mobilitazione unitaria e per farne un canale di proiezione unitaria verso la massa degli iscritti alla CGIL, in cui aprire uno spazio di attenzione e di interlocuzione intorno alle rivendicazioni dell'avanguardia di classe e dei suoi percorsi di unità d'azione più avanzati.
Accanto alla rivendicazione elementare dello sciopero generale, il PCL avanza l'indicazione dell'organizzazione dell'autodifesa operaia per contrastare gli attacchi nei confronti dei picchetti operai ad opera di squadre di mazzieri al soldo dei padroni, che purtroppo hanno puntellato drammaticamente la cronaca degli ultimi giorni delle lotte nel settore della logistica.
La morte del compago Adil ha avuto un'eco che è andata molto oltre i confini dell'organizzazione sindacale di appartenenza, il SI Cobas, e i numerosi scioperi spontanei nelle fabbriche nonché il grido “assassini assassini” da parte delle operaie e degli operai della Whirlpool all'indirizzo del Ministero dello Sviluppo Economico possono significare il risveglio della coscienza di classe ben oltre i limiti di elementari forme di solidarietà.
Le compagne e i compagni del PCL porteranno queste parole d'ordine nelle manifestazioni del 26 giugno, senza alcuna fiducia nella direzione della burocrazia dei sindacati confederali ma chiedendo risolutamente a Landini di smetterla con le chiacchere, che significano solo tradimento delle ragioni della classe lavoratrice, e di indire un vero sciopero generale o di andarsene.
Di seguito potete leggere il testo del volantino che distribuiremo (allegato in fondo a questa pagina).
MAURIZIO LANDINI, BASTA CHIACCHIERE!
Il 30 giugno scade il blocco dei licenziamenti. Confindustria ha chiesto libertà di licenziare, Draghi l’ha prontamente concessa. Tutti i partiti borghesi, dal M5S alla Lega, passando per il PD, han detto sì. Come ha detto sì la Meloni, che già votò con tutti gli altri la famigerata Fornero.
I padroni potranno scegliere al buffet se prendere ancora un po’ di cassa integrazione per loro gratuita, ma con gli stipendi tagliati, oppure buttare sulla strada gli operai. Quelli che nell’anno della pandemia sono stati costretti a lavorare sempre, anche in assenza di protezioni sanitarie, pur di ingrassare i profitti. E di profitti i capitalisti ne hanno fatti tanti nell’anno del Covid, in particolare nell’industria e nella logistica, grazie anche alle regalie pubbliche, pagate dai lavoratori.
Bene, saranno proprio questi settori a licenziare per ristrutturare. Lo ha dichiarato Carlo Bonomi quando ha detto che “l’industria è in forte ripresa”, ma proprio per questo deve liberarsi della zavorra di “costi eccessivi”. Nell’Italia in cui i lavoratori crepano come mosche nelle fabbriche, grazie anche all’assenza di ogni reale controllo, il governo concede ai padroni mano libera totale. Libertà totale di subappalto, libertà dai controlli ambientali, libertà persino dai controlli sulla corruzione. In una parola, libertà di sfruttamento.
Se poi come alla FedEx i lavoratori si ribellano, il padrone ricorre a squadre di mazzieri prezzolati per piegare la lotta a bastonate, mentre la polizia lascia fare. Adil è stato ucciso in questo clima a Novara durante un picchetto.
Tutto questo può essere fermato. Ma alla condizione che i lavoratori uniscano davvero le loro forze in un fronte comune di mobilitazione. È necessario preparare uno sciopero generale vero che unisca tutte le lotte di resistenza a difesa del lavoro. Uno sciopero generale vero capace di ribaltare i rapporti di forza. Uno sciopero generale che rivendichi la continuità del blocco dei licenziamenti; la cancellazione di tutte le forme di precariato; la riduzione generale dell’orario di lavoro a parità di paga; una patrimoniale straordinaria del 10% sul 10% più ricco per investire le risorse così liberate in un piano di nuovo lavoro, nella sanità, nella scuola; un vero salario garantito ai disoccupati che cercano lavoro.
È necessario che tutti i sindacati che parlano a nome dei lavoratori prendano l’impegno a promuovere una lotta vera, unitaria, di massa. Non servono parole di critica al governo se non si fa nulla per fermarlo, come fa Landini. Occorre coerenza tra le parole e i fatti! È scandaloso che di fronte all’annuncio di centinaia di migliaia di licenziamenti non sia stata convocata nessuna azione di lotta! Le manifestazioni di oggi non debbono ridursi a un diversivo. È necessario qui e ora indire lo sciopero generale in tempi brevi.
Occorre prepararsi ad uno scontro sociale prolungato, che opponga alla radicalità del padronato una radicalità uguale e contraria. Occorre unificare le tante vertenze a difesa del lavoro, come alla Whirlpool: dando indicazione di occupare le aziende che licenziano, e rivendicando la loro nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori. Costituendo una cassa nazionale di resistenza a sostegno delle lotte.
Ma non basta una lotta di pura resistenza sindacale. Quest’anno eccezionale di pandemia ha dimostrato al mondo la vera natura del capitalismo. Milioni di morti causati dalla demolizione dei sistemi sanitari per pagare i debiti alle banche e ingrassare la sanità privata. Mentre la vaccinazione di massa è in mano a pochi grandi colossi, e ovunque crescono le spese militari delle grandi potenze.
Ovunque la dittatura del profitto sta prendendo per la gola il genere umano. Solo una prospettiva di rivoluzione può liberarlo. Solo la prospettiva di governi dei lavoratori, in ogni paese e su scala internazionale può tracciare un progetto di emancipazione. Il PCL è impegnato a costruire questa prospettiva anticapitalista.