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No al riarmo!

 


Per una mobilitazione generale contro l'imperialismo di casa nostra

«Per difendere la sua pace oggi l'Europa deve prepararsi alla guerra. Non per combatterla, si spera, ma per dissuadere gli altri dal fargliela».

Così, il 10 marzo, il quotidiano di Confindustria saluta gli imponenti piani di riarmo che percorrono il vecchio continente. Come sempre, gli imperialismi preparano le guerre nel nome della pace.
La guerra in Ucraina è il pretesto. Il riarmo tedesco è la locomotiva.

L'imperialismo USA aveva chiesto da quasi un decennio agli imperialismi alleati di elevare al 2% del PIL le spese militari. Dovendo concentrarsi sulla grande sfida cinese, e alle prese con problemi di debito e di cassa, la più grande potenza imperialista vuole socializzare gli oneri finanziari della NATO tra tutti i membri dell'Alleanza. Partendo dalla vetta di 800 miliardi annui per la Difesa, l'imperialismo USA non può più reggere sulle proprie spalle i nuovi costi imposti dai venti di guerra.

Gli imperialismi europei, uno dopo l'altro, seguono la direttiva americana. Il 2% del PIL non è stabilito da alcun trattato, si fonda su un accordo politico. Per rispettare l'accordo tutti i governi imperialisti d'Europa hanno accresciuto negli ultimi dieci anni, chi più chi meno, i propri bilanci militari. Tutti. Non senza contraddizioni tra loro.
Il tema dell'esercito europeo è emblematico. Macron pochi mesi or sono aveva definito la NATO un “morto cerebrale”, candidando la Francia a guida di un militarismo continentale, in quanto unica potenza nucleare della UE dopo la Brexit. Ma gli stessi USA che sollecitano un maggior impegno militare degli alleati guardano con diffidenza le ambizioni francesi, temendo un parziale sganciamento europeo dalla NATO. Soprattutto l'imperialismo tedesco non è certo disposto a mettersi a rimorchio dei generali francesi. I 100 nuovi miliardi che la Germania destina al proprio riarmo – tutti presi dal proprio bilancio statale – sono anche una risposta indiretta alla Francia. E in prospettiva una ragione di sottile inquietudine per Parigi.

Impossibilitati a seguire il ritmo tedesco, gli altri imperialismi europei vorrebbero affidare i costi del proprio riarmo alle casse comuni dell'Unione Europea, attraverso il ricorso all'indebitamento continentale. Si è fatto il recovery fund per il Covid, perché non fare lo stesso per la difesa? Nuovo debito a carico dei salariati... Ma la richiesta cozza con l'interesse opposto dei capitalismi nordici, Germania inclusa, che premono invece per il ritorno alle vecchie regole fiscali del patto di stabilità. Dunque la stessa guerra russo-ucraina che sospinge il generale riarmo ripropone all'Unione Europea i nodi irrisolti della propria costruzione. Mentre l'emergenza bellica rilancia l'egemonia americana in Europa.

E l'Italia? L'imperialismo italiano è in prima fila nei piani di riarmo. Cerca di accreditarsi agli occhi degli USA come garante della compattezza NATO, a fronte delle velleità francesi e delle “ambiguità tedesche” verso la Russia.
Il riarmo italiano non è un fatto nuovo. Giuseppe Conte che oggi sbandiera ipocrite posture pacifiste per ragioni elettorali, ha diretto da Presidente del Consiglio un sensibile incremento delle spese militari: rispettivamente del 5% e del 7% nei due governi da lui presieduti. Peraltro Luigi Di Maio, suo concorrente interno di partito, sta studiando da gran commis della borghesia italiana proprio in fatto di politica estera e di difesa.

Dunque Italia “serva” di Washington, come recitano i nostri sovranisti? Niente affatto. L'imperialismo italiano segue la bussola dei propri interessi. In accordo con gli USA ma pensando a sé. Il Gruppo Leonardo è la principale azienda militare in Europa, per fatturato e numero dei dipendenti. Più di Airbus, BAE, MBDA, Indra. Persino il pensionato D'Alema si occupa di procurargli affari nella lontana Colombia. I suoi lobbisti sono di casa presso l'Agenzia europea della Difesa. Non a caso Leonardo ha incassato il grosso dei finanziamenti previsti, e oggi sta spingendo, col pieno supporto di Draghi, per una convenzione europea che riformi i trattati in direzione del potenziamento militare della UE. Quanto alle fortune economiche del gruppo, basta osservare l'impennata verticale delle azioni di Leonardo in Borsa lungo il mese della guerra Ucraina. I venti di guerra soffiano, come sempre, nelle vele dei profitti militari.

Ma il riarmo non è solo un fatto economico. Ogni Stato imperialista mette sul piatto delle proprie ambizioni politiche la forza della propria industria militare, che a sua volta è fattore decisivo della forza del proprio esercito. La guerra in Ucraina è una frustata alla competizione imperialista su scala globale. L'Italia non vuol restare indietro. La grande stampa liberaldemocratica ha indossato l'uniforme. L'avversione all'imperialismo russo è fattore di arruolamento dell'opinione pubblica dell'imperialismo italiano. L'isteria maccartista contro chi si oppone al riarmo misura la febbre dell'ora. «C'è un senso di pericolo imminente, rischio nucleare compreso, e di mobilitazione generale mai vista prima», insiste il quotidiano di Confindustria. La diserzione non è ammessa nell'ora del pericolo. I diritti di resistenza dell'Ucraina contro l'imperialismo russo diventano pretesto degli imperialismi rivali ai fini del grande riarmo.

Preparano la guerra perché preparano la guerra. È necessaria e urgente una mobilitazione di massa contro il riarmo, e contro gli imperialismi NATO che lo promuovono.

NON UN UOMO, NON UN SOLDO PER IL RIARMO!
IL NEMICO È IN CASA NOSTRA!
LA RIVOLUZIONE È L'UNICA VIA DELLA PACE

Partito Comunista dei Lavoratori