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ENNESIMA STRAGE DI LAVORATORI. ENNESIMO CRIMINE ODIOSO DEL CAPITALISMO

 


Testo del volantino che verrà distribuito nella giornata del 25 ottobre in occasione del presidio davanti alla Prefettura di Bologna

Le lavoratrici e i lavoratori avevano già denunciato le condizioni di sicurezza precarie del lavoro alla Toyota Material Handling. Ma l’azienda è andata avanti mettendo così in conto questa ennesima strage. Perciò non è il caso di parlare di morti accidentali o di morti bianche. Ma di veri e propri omicidi.

È la logica della massimizzazione dei profitti, è la logica del capitale per cui la sicurezza è un costo

Questo vale tanto a livello di singole imprese che a livello governativo. Il degrado della legislazione sul lavoro procede da almeno trent'anni. Passa per l'introduzione del pacchetto Treu col primo governo Prodi (1997) che aprì la breccia della precarizzazione del lavoro. Passa per la successiva legge 30 del ministro Maroni (2003) del secondo governo Berlusconi che cancellò la parità di trattamento lungo la filiera degli appalti. Passa per la cancellazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori ad opera del governo Renzi (2014), che accentua a dismisura la ricattabilità dei lavoratori anche sul terreno delle normative di sicurezza. Passa per i tagli sulle ispezioni e gli ispettori, ridotti ormai a circa duecento su scala nazionale. Persino gli indennizzi per le famiglie delle vittime del lavoro, già miserabili, sono stati tagliati negli anni (da 12,5 milioni del 2012 ai 3 milioni attuali), pur di risparmiare risorse da destinate alle imprese o alle banche in fatto di debito pubblico e relativi interessi.

I morti sul lavoro non cadono per violazione delle leggi, ma per lo più nel loro rispetto.
In compenso, nessuna delle grandi aziende coinvolte nei crimini sul lavoro ha mai veramente pagato. Non a caso i crimini capitano spesso in aziende già coinvolte in precedenti “incidenti” o nelle quali, some nel caso della Toyota, erano già state denunciate condizioni di lavoro non sicure.

E ora? I partiti borghesi sia di governo che di opposizione piangono lacrime da coccodrillo mentre i sindacati confederali dietro il vorticare di parole si guardano bene dal proclamare una seria piattaforma di lotta generale, e un impegno serio nella sua promozione.

Su questo si deve invece unire tutta l’avanguardia sindacale e le organizzazioni che fanno riferimento alla classe lavoratrice. La pace sociale, e la compromissione sindacale nelle politiche padronali e governative, hanno prodotto nei decenni l'arretramento del lavoro. Solo una mobilitazione generale di milioni di lavoratori e lavoratrici può ribaltare i rapporti di forza e porre al centro dello scontro la condizione complessiva dei lavoratori e delle lavoratrici.

·       Controllo operaio sulle condizioni del lavoro

  •     Obbligo per le aziende di investire sulla formazione sulla sicurezza sul lavoro non demandandola ad un sistema di informazione periodica largamente insufficiente come quello attuale
  •       Cancellazione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro e dei subappalti
  •          Investimento massiccio per l’assunzione di migliaia di ispettori da mandare nelle aziende senza preavviso
  •         Nazionalizzazione delle imprese che si rendano colpevoli di gravi incidenti sul lavoro o di malattie professionali
  •         Introduzione dell’omicidio sul lavoro

Con una necessaria consapevolezza di fondo: la società borghese è in quanto tale una associazione a delinquere. Solo un governo dei lavoratori e delle lavoratrici potrà fare giustizia.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

SEZ. DI BOLOGNA


NELLA NUOVA ALLUVIONE DELL’EMILIA IL FALLIMENTO DEL CAPITALISMO E DEGLI AMMINISTRATORI SUOI SERVI


Testo del volantino che verrà distribuito alla manifestazione di sabato 26 ottobre a Bologna

A poco più di un anno dalla terribile alluvione della Romagna oggi viene colpita l’Emilia: il territorio di Bologna è stato inondato da una abnorme quantità di pioggia. Un disastro ampiamente annunciato conseguente al cambiamento climatico prodotto dal capitalismo e non dovuto ai capricci della natura. Le precipitazioni straordinarie fanno parte delle serie sempre più frequenti di eventi catastrofici causati dallo sfruttamento distruttivo dell’ecosistema da parte della voracità del capitale e dell’emissione massiccia in atmosfera di CO2 dovuta all’utilizzo smodato di combustibili fossili di cui il tardo e decadente capitalismo non può fare a meno. Persino i timidi propositi delle organizzazioni internazionali (Cop 28) di riduzione delle emissioni devono essere continuamente rivisti al ribasso e testimoniano l’incapacità delle società dominate dalla borghesia e dal suo affarismo anche solo di attenuare la prospettiva disastrosa dell’ulteriore riscaldamento globale. Ma il cambiamento climatico se spiega l’evento meteorologico eccezionale non spiega perché questo abbia effetti così distruttivi. Persino i timidi propositi delle organizzazioni internazionali (Cop 28) di riduzione delle emissioni devono essere continuamente rivisti al ribasso e testimoniano l’incapacità delle società dominate dalla borghesia e dal suo affarismo anche solo di attenuare la prospettiva disastrosa dell’ulteriore riscaldamento globale.

Il territorio di Bologna è stato colpito da una abnorme quantità di pioggia, un fenomeno conseguente al cambiamento climatico prodotto dal capitalismo e non dovuto ai capricci della natura. Ma il cambiamento climatico se spiega l’evento meteorologico eccezionale non spiega perché questo abbia effetti cos’ distruttivi. Si aggiungono infatti altre ragioni dovute al malgoverno degli amministratori locali e nazionali:

l’intensa cementificazione del suolo dettata dall’intreccio inestricabile di rendita fondiaria, proprietà immobiliare, interessi bancari e commerciali che comporta disboscamenti e edifici costruiti sugli argini dei fiumi. I governi nazionali e locali, indipendentemente dal loro colore, sono solo i comitati d’affari di questi interessi e continuano imperterriti a consentire un massiccio consumo di suolo, ambito nel quale l’Emilia-Romagna all’ombra della giunta “progressista” di Bonaccini (e Schlein) – vanta il poco onorevole terzo posto in Italia;

il taglio ventennale agli investimenti nella prevenzione, nella cura del territorio, persino nella Protezione Civile. Dalla Legge Obiettivo del governo Berlusconi (2001) allo Sblocca Italia del governo Renzi (2014), tutti si sono esercitati nel cancellare o ridurre le tutele ambientali a vantaggio dei costruttori. I governi Conte (2018-2021) hanno cancellato persino l’inventario delle richieste ambientali (“Italia sicura”). Per ultima la post-fascista Giorgia Meloni ha tagliato il 40% delle spese per la tutela del Po, nel mentre ha gonfiato quelle per la “Difesa”;

perfino il PNRR da tutti osannano come la manna dal cielo riserva al dissesto idrogeologico appena 2,5 miliardi da qui al 2026 quando ce ne vorrebbero almeno venti volte tanto.

A chi presenta loro il conto dei terribili costi sociali che soprattutto la classe lavoratrice e i ceti popolari debbono sostenere, gli amministratori, a tutti i livelli, alzano le braccia dicendo che non ci sono le risorse. È una menzogna da cialtroni. In realtà si tagliano i fondi per l’ambiente per pagare ogni anno quasi 100 miliardi di soli interessi alle banche che hanno comprato i titoli di Stato. Le stesse banche che detengono azioni nei colossi energetici, nelle grandi proprietà immobiliari, nell’industria militare. Le stesse che hanno dettato a tutti i governi il taglio delle spese sanitarie e delle pensioni per “rispettare il pagamento del debito pubblico”. Cioè, per ingrassare i propri profitti.

Contro l’ordinarietà dell’affarismo capitalista che ci conduce al disastro occorre rivendicare misure semplici e necessarie per reperire le risorse ed evitare la catastrofe:

  •          abolizione del debito verso le banche e dei relativi interessi
  •           nazionalizzazione delle banche in un’unica banca nazionale sotto il controllo delle lavoratrici e dei lavoratori
  •           imposizione di una patrimoniale del 10% sul 10% più ricco della società
  •           abbandono delle grandi opere inutili e investimento massiccio in sanità, scuola e riassetto idrogeologico
  •          diminuzione drastica delle spese militari e ritiro delle missioni militari all’estero 
  •          nazionalizzazione dell’industria del cemento e delle grandi imprese immobiliari sotto il controllo delle                  lavoratrici e dei lavoratori
  •          nazionalizzazione completa dell’industria dell’energia sotto il controllo della classe lavoratrice per una reale        conversione dall’utilizzo dei combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili

A chi obietta che queste siano misure troppo radicali per essere compatibili con l’economia del capitalismo rispondiamo che la verità è che tutte le recite sull’emergenza ambientale restano chiacchiere senza rompere col regime capitalista. Senza una nuova organizzazione dell’economia e della società, una società finalmente liberata dalla dittatura dei capitalisti, e per questo capace di elaborare il piano della riconversione ecologica della produzione e cura del territorio, cose che possono essere garantite solo dal governo delle lavoratrici e dei lavoratori. La necessità di costruire questa consapevolezza nella classe lavoratrice ed in tutta la società, a partire dai giovani, anima ogni giorno l’impegno del Partito Comunista dei Lavoratori

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

SEZ. DI BOLOGNA


Liguria, i lavoratori irrompono nella campagna elettorale

 


Nella mattinata di oggi, i lavoratori del bar ristorante Moody di Genova hanno fatto irruzione a Palazzo Ducale all'inizio del confronto promosso dal quotidiano Il Secolo XIX tra i candidati presidenti della Regione, sfidando pubblicamente i candidati a prendere posizione sulla loro vicenda.


La nuova proprietà del locale, subentrata alla Qui! Group (società che ha seminato negli ultimi anni una lunga scia di disastri a catena, non solo a Genova, con licenziamenti e chiusure, a seguito del suo fallimento), ha deciso di chiudere definitivamente il bar ristorante senza nemmeno un'ombra di investimento, mettendo lavoratori e lavoratrici davanti alla scelta fra il licenziamento puro e semplice o il trasferimento in altre regioni.

Il sindaco Bucci, ora candidato della destra alla successione a Toti, ha avuto come unica preoccupazione quella di spegnere la contestazione con la promessa di un incontro martedì prossimo (guardacaso, a elezioni archiviate). Orlando, candidato di PD e alleati, ha auspicato un tavolo di confronto tra i padroni di Moody e i sindacati.
Nell'un caso come nell'altro, raccomandazioni a futura memoria, senza alcuna conseguenza concreta e immediata per i lavoratori, secondo un minuetto già sperimentato con la chiusura della Rinascente anni fa. Promesse rinnovate a ogni occasione utile (magari sotto elezioni, appunto) che non deviano di un millimetro il corso degli eventi. "Tavoli di confronto" annunciati per anni, e licenziamenti che procedevano intatti.

Anche Marco Ferrando, candidato per il PCL, ha discusso con i lavoratori durante la loro azione di protesta, confrontandosi con le loro proposte e tentando di contrastare le promesse a buon mercato degli altri candidati. Durante il confronto con i lavoratori, Ferrando è stato l'unico a rivendicare il blocco dei licenziamenti, e in caso contrario, la requisizione della proprietà, a difesa incondizionata del lavoro.

Accettare l'ipotesi dell'utilizzo degli ammortizzatori sociali (che comunque la nuova proprietà ha già dichiarato di non voler attivare), come chiesto fin da subito dal segretario della FILCAMS-CGIL Genova, significa accettare in partenza l'ipotesi della chiusura, e quindi di conseguenza l'inevitabilità dei licenziamenti. È una logica della sconfitta, che non può e non deve trovare spazio. Occorre invece dare ai lavoratori e alle lavoratrici una prospettiva di vittoria contro l'arroganza padronale, che raccolga la loro volontà di mobilitazione e la faccia valere per una lotta che miri in primo luogo, senza cedimenti, alla salvaguardia del loro lavoro e dei loro diritti.

Il sostegno alla lotta e all'organizzazione dei lavoratori (di Moody e non solo), per un'alternativa di potere e di società, è la ragione della presenza del Partito Comunista dei Lavoratori alle elezioni, in Liguria e altrove.

Partito Comunista dei Lavoratori

Dichiarazione - A un anno dall'inizio del nuovo genocidio israeliano

 


Nessuno stato sionista in Palestina. Stop all’invasione del Libano. Fuori gli Stati Uniti dal Medio Oriente! Per una Palestina unica, democratica, laica e socialista!

5 Ottobre 2024

English translation

Dichiarazione congiunta della Lega Socialista Internazionale (ISL), della Lega per la Quinta Internazionale (L5I) e dell’Opposizione Trotskista Internazionale (ITO).


Il 7 ottobre segna un anno da quando Hamas ha invaso le difese di confine nel sud di Israele, attaccato obiettivi militari, preso ostaggi – per lo più civili – ed è tornato alle sue basi. L'operazione ha colto Israele di sorpresa, ha distrutto il mito della sua invulnerabilità e ha paralizzato il processo di "normalizzazione" delle sue relazioni con gli Stati arabi complici sponsorizzati dall'imperialismo statunitense. Il dolore per la morte e il maltrattamento di civili inermi non può nascondere il fatto che la parte essenziale responsabile della violenza è lo Stato sionista e colonialista, che ha commesso pulizia etnica e genocidio contro il popolo palestinese dalla fine della prima guerra mondiale, nel 1918, sotto la protezione dell'imperialismo britannico, con un salto drammatico quando lo Stato israeliano è stato fondato nel 1948, 76 anni fa.

2. Come rappresaglia per le azioni di Hamas, le Forze di Difesa Israeliane hanno rilanciato una guerra brutale contro la Palestina, specialmente nella Striscia di Gaza. L'incessante bombardamento di case, ospedali, scuole, panetterie e campi profughi; l'interruzione di acqua, elettricità e internet; il blocco degli aiuti umanitari e sanitari internazionali hanno finora causato, direttamente e indirettamente, più di 200.000 morti palestinesi – per lo più donne e bambini, circa 10.000 sotto le macerie, 95.000 feriti, quasi due milioni di sfollati e la distruzione di tutte le infrastrutture di base. Oltre a questo massacro, le truppe sioniste e i coloni attaccano i residenti palestinesi nella Cisgiordania occupata.

3. Nell'ultima settimana, lo Stato di Israele ha moltiplicato i suoi attacchi contro il Libano. Prima ha fatto esplodere migliaia di segnalatori acustici, e poi ha scatenato bombardamenti contro i civili nel sud, aprendo così la possibilità di un'escalation della guerra in tutto il Medio Oriente. Finora, la sua offensiva ha causato centinaia di morti, migliaia di feriti e un massiccio sfollamento dal sud del Libano e dalle aree di Baalbek, Bekaa e Hermel verso Beirut, la capitale. È il più grande attacco a quel paese dall'occupazione sionista del 1982, un'aggressione che oggi Israele intende ripetere. L’assassinio di Nasrallah e l’invasione del Libano del sud si sta trasformando in una guerra totale contro Hezbollah e l’intero popolo libanese. Allo stesso tempo, a causa del collasso economico libanese, la capacità degli ospedali e delle istituzioni di aiuto umanitario si sta esaurendo.

4. Durante l'ultimo anno, gli attacchi e le operazioni armate di Israele hanno raggiunto anche la Siria, lo Yemen e l'Iran, sempre con il sostegno economico, politico e militare degli Stati Uniti, dell'imperialismo occidentale e dei loro governi. Israele ha anche la complicità esplicita o implicita dei nuovi imperialismi di Russia e Cina, e della maggior parte dei governi capitalisti dei paesi arabi. Al di là della sua retorica anti-israeliana, il regime reazionario e teocratico iraniano non ha sostenuto la resistenza palestinese nella pratica, in conformità con le sue aspettative. Allo stesso tempo, la più grande minaccia alla possibilità di una vera pace nella regione è l'oppressione sionista-imperialista.

5. Nonostante l'enorme disparità di forze e i massacri, Israele non è ancora riuscito a superare la resistenza palestinese, a smantellare Hamas o a recuperare gli ostaggi. Allo stesso tempo, nei principali paesi imperialisti, nel mondo arabo e a livello globale, con i giovani all'avanguardia, ci sono manifestazioni di massa, accampamenti e altre azioni in solidarietà con la Palestina, e il boicottaggio degli interessi sionisti che espongono il ruolo criminale di Israele. Gli attivisti sfidano la repressione e la persecuzione dei governi complici. Questo crescente rifiuto ha spinto la Corte Penale Internazionale e le agenzie delle Nazioni Unite a emettere risoluzioni di condanna di Israele, chiedendo un cessate il fuoco, l'arrivo di aiuti umanitari e la fine dell'occupazione di nuovi territori. Ma si limitano a dichiarazioni formali, senza sanzioni effettive. L'unico strumento decisivo per la vittoria rimane la resistenza palestinese e la solidarietà attiva dei popoli arabi e del mondo intero.

6. Il governo di estrema destra di Netanyahu, del Likud e dei partiti religiosi sta approfondendo la sua offensiva antipalestinese di natura chiaramente pogromista. Le proteste in Israele criticano il governo e chiedono che negozi lo scambio di prigionieri con Hamas, ma sostengono la dominazione sionista. I settori progressisti contro l'occupazione sono molto in minoranza. D'altra parte, l'Autorità Palestinese di Abu Mazen e l'OLP in Cisgiordania svolgono un ruolo di collaborazione più o meno aperta con Israele. Per quanto riguarda Hamas, Hezbollah e altre leadership nazionaliste borghesi e jihadiste, il loro progetto politico è uno Stato palestinese capitalista e fondamentalista islamico nello stile dell'Iran, che consideriamo reazionario e autoritario. Siamo separati da questa strategia da differenze inconciliabili, motivo per cui incoraggiamo la costruzione di una nuova leadership palestinese rivoluzionaria, socialista e internazionalista.

7. Nonostante queste differenze fondamentali, sosteniamo incondizionatamente la causa del popolo palestinese per la sua liberazione e autodeterminazione, il suo diritto a difendersi con tutti i mezzi a sua disposizione e a tornare e recuperare le sue case e terre usurpate. Facciamo appello ai giovani, ai lavoratori e ai popoli; alle organizzazioni popolari e a quelle per i diritti umani, agli attivisti arabi ed ebrei antisionisti negli Stati Uniti, in Europa, in Medio Oriente, nel Maghreb e nel mondo intero per raddoppiare la loro mobilitazione nel ripudio dello Stato di Israele e a sostegno della Palestina. Il primo compito dei socialisti rivoluzionari è quello di promuovere la massima unità d'azione possibile contro il genocidio sionista e in solidarietà con il popolo palestinese. Estendiamo questo sostegno al popolo libanese, oggi sotto attacco impunito da parte di Israele.

8. Non c'è stata, non c'è e non ci sarà alcuna pace giusta e duratura in Medio Oriente fino a quando persisterà l'oppressione dello Stato sionista, teocratico e terrorista di Israele, artificialmente posizionato come gendarme filoimperialista dei popoli arabi. Né con la fallimentare politica dei due stati, che l'imperialismo e i suoi alleati stanno cercando di ricreare, né con uno stato palestinese capitalista e islamista. Per svolgere un ruolo progressista, la classe operaia e i giovani israeliani devono rompere con il sionismo, rifiutare la sua guerra e sostenere la causa palestinese. La pace sarà possibile solo con la sconfitta definitiva dell'oppressivo Stato israeliano e la sua sostituzione con una Palestina unica, laica, democratica e socialista nel quadro di una rivoluzione socialista regionale.

9. Le organizzazioni sottoscritte propongono:

La più ampia mobilitazione internazionale in difesa e in solidarietà con il popolo palestinese contro l'apartheid e il genocidio sionista. Solidarietà con il popolo libanese di fronte all'aggressione di Israele.

• Un cessate il fuoco immediato e la fine degli attacchi israeliani a Gaza, in Cisgiordania, in Libano e in Siria. Truppe sioniste e coloni fuori da Gaza e dalla Cisgiordania.
• Esigere che i governi rompano le relazioni diplomatiche, economiche, accademiche e militari con Israele. Sostegno alla campagna BDS: boicottaggio, disinvestimento, sanzioni.
• Libertà per tutti i detenuti palestinesi in Israele. Diritto al ritorno per i rifugiati palestinesi e al recupero delle loro terre e case. Piena parità di diritti.
• Per la distruzione dello Stato sionista. Per una Palestina unica, laica, democratica e socialista dal fiume al mare, dove tutti i popoli vivano in pace.
• Abbasso le monarchie arabe e i governi capitalisti, complici del sionismo e dell'imperialismo. Per una federazione di repubbliche socialiste in Medio Oriente.
• Gli Stati Uniti e tutti gli imperialisti fuori dal Medio Oriente!

Crisi industriale e parassitismo borghese

 


La crisi dell'auto e gli utili di Agnelli

1 Ottobre 2024

L'industria dell'auto è investita da una crisi di fondo in tutta Europa. La recessione tedesca, i costi della transizione all'elettrico, la concorrenza capitalistica della Cina sul mercato europeo dell'auto elettrica sono tre fattori tra loro combinati che si abbattono sul vecchio continente.

Il passaggio programmato dall'auto endotermica all'auto elettrica entro il 2035, reso necessario dalla drammatica crisi climatica, riduce l'importo della componentistica lungo l'intera filiera. O si ripartisce fra tutti i salariati il lavoro che c'è con una riduzione progressiva dell'orario di lavoro a parità di paga, o la riconversione si abbatterà sui salariati con la distruzione concentrata dei posti di lavoro. L'annuncio della prossima chiusura di uno stabilimento della Volkswagen in Germania è solo la punta emergente di un grande iceberg che investirà la lotta di classe nell'industria automobilistica in tutta la prossima fase.

I capitalisti europei non reggono la concorrenza cinese. Gli stati borghesi dell'Unione Europea non hanno i margini di manovra necessari nei propri bilanci nazionali per sostenere i costi della riconversione. Il ricorso al debito pubblico è minato dal ritorno del patto di stabilità, con le relative restrizioni di bilancio. Il ricorso a un nuovo indebitamento continentale, fortemente richiesto di Mario Draghi, si scontra con l'indisponibilità del capitalismo tedesco a farsi carico degli indebitamenti mediterranei.
La concorrenza mondiale nella riduzione delle tasse per i capitalisti mina la capacità fiscale degli stati, mentre la corsa generale dei paesi UE all'incremento delle spese militari, sospinta dalle contraddizioni interimperialistiche su scala mondiale, complica ulteriormente la questione delle risorse. In poche parole, i novecento miliardi annui aggiuntivi che Draghi considera necessari per l'unione dei capitalismi europei per sostenere la loro transizione ecologica e digitale, e insieme il salto della loro potenza militare, paiono oggi al di fuori della costituzione materiale della UE.

In Italia la crisi dell'auto si inscrive in una lunga parabola. Negli ultimi diciassette anni la produzione di FIAT, poi FCA e Stellantis, si è ridotta di quasi il 70%, da 911000 alle 300000 stimate quest'anno. Delle 505000 auto vendute in Italia, meno della metà è stata prodotta in Italia. La promessa di Stellantis di aumentare la produzione nel paese si è rivelata, una volta di più, una truffa: un modo di battere cassa per incassare incentivi a tutela degli azionisti.
In ogni paese i capitalisti dell'auto battono cassa presso i governi nel nome della “tutela del lavoro” nel momento stesso in cui gestiscono delocalizzazioni e programmano chiusure. Tavares implora un “piano Marshall” per la transizione all'elettrico attraverso la formazione di un fondo europeo per l'automobile, nella speranza di offrire ai propri azionisti una ragione valida per confermarlo amministrazione delegato. In realtà si prepara a gestire lo scontro sociale contro i propri salariati.

Nel frattempo le società partecipate dalla holding della famiglia Agnelli-Elkann celebrano un utile record per il primo semestre del 2024: quasi 15 miliardi di euro. È il frutto dei successi di borsa delle azioni del gruppo sui molteplici fronti del proprio investimento finanziario: dal settore del tech alla sanità privata. La furibonda guerra interna alla famiglia Agnelli per la spartizione dell'eredità non ha ostacolato dunque il comune incasso degli utili finanziari.

La natura parassitaria del capitalismo trova una conferma tanto più clamorosa nel quadro della crisi dell'auto. La lotta per l'esproprio della borghesia e per la proprietà pubblica sotto controllo operaio delle leve della produzione non è solo l'unica via di una transizione ecologica rispettosa degli operai e del loro lavoro. È anche una misura elementare di igiene morale. Porteremo questa verità nel prossimo sciopero sindacale di tutto il settore auto e componentistica del 18 ottobre.

Partito Comunista dei Lavoratori

Un Papa sicario contro i diritti delle donne

 


La lotta contro la reazione è inseparabile dalla lotta contro il papato

30 Settembre 2024

«Un aborto è un omicidio... Si uccide un essere umano. E i medici che si prestano a questo sono dei sicari».
Le parole di Bergoglio non aggiungono nulla di nuovo alle posizioni reazionarie della Chiesa in fatto di interruzione della gravidanza. Ma, nel momento in cui il governo italiano a guida postfascista promuove l'ingresso delle organizzazioni pro life nei consultori, e in cui sale la marea dell'estrema destra in Europa all'insegna della più volgare misoginia, quelle parole acquistano una valenza politica particolare: il papato cosiddetto “progressista” benedice pubblicamente, nella forma più perentoria, l'attacco peggiore ai diritti delle donne e alle loro conquiste.

In Italia in ben undici regioni esistono ospedali con il cento per cento di medici obiettori di coscienza (Abruzzo, Basilicata, Campania, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana). Lo stesso accesso alla pillola abortiva viene negato di fatto in numerosi consultori ed ospedali, sotto la pressione intimidatoria di ambienti cattolici antiabortisti. La Regione Piemonte ha aperto le porte degli ospedali pubblici all'associazione antiabortista Movimento per la Vita, con tanto di finanziamento con risorse pubbliche (2,34 milioni di euro): una associazione che organizza picchetti durante le giornate in cui si effettuano le interruzioni volontarei di gravidanza al grido di “assassine, assassine!”. La Lombardia ha da tempo aperto gli spazi ospedalieri pubblici all'ingresso ufficiale di tale associazione. In Liguria il gruppo regionale di Fratelli d'Italia ha proposto l'istituzione obbligata dell'"ascolto del battito del feto" per le donne intenzionate ad abortire. Ovunque in particolare le donne migranti sono escluse di fatto dall'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza per via di mille ostacoli e barriere procedurali...

Le parole del Papa sono dunque al servizio di questa valanga reazionaria. Tanto più oggi, la lotta contro la reazione è inseparabile dalla lotta contro il papato.
Sino a quando la sinistra cosiddetta radicale continuerà ad accreditare Papa Francesco, facendone regolarmente una propria icona?

Partito Comunista dei Lavoratori