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Liguria, i lavoratori irrompono nella campagna elettorale

 


Nella mattinata di oggi, i lavoratori del bar ristorante Moody di Genova hanno fatto irruzione a Palazzo Ducale all'inizio del confronto promosso dal quotidiano Il Secolo XIX tra i candidati presidenti della Regione, sfidando pubblicamente i candidati a prendere posizione sulla loro vicenda.


La nuova proprietà del locale, subentrata alla Qui! Group (società che ha seminato negli ultimi anni una lunga scia di disastri a catena, non solo a Genova, con licenziamenti e chiusure, a seguito del suo fallimento), ha deciso di chiudere definitivamente il bar ristorante senza nemmeno un'ombra di investimento, mettendo lavoratori e lavoratrici davanti alla scelta fra il licenziamento puro e semplice o il trasferimento in altre regioni.

Il sindaco Bucci, ora candidato della destra alla successione a Toti, ha avuto come unica preoccupazione quella di spegnere la contestazione con la promessa di un incontro martedì prossimo (guardacaso, a elezioni archiviate). Orlando, candidato di PD e alleati, ha auspicato un tavolo di confronto tra i padroni di Moody e i sindacati.
Nell'un caso come nell'altro, raccomandazioni a futura memoria, senza alcuna conseguenza concreta e immediata per i lavoratori, secondo un minuetto già sperimentato con la chiusura della Rinascente anni fa. Promesse rinnovate a ogni occasione utile (magari sotto elezioni, appunto) che non deviano di un millimetro il corso degli eventi. "Tavoli di confronto" annunciati per anni, e licenziamenti che procedevano intatti.

Anche Marco Ferrando, candidato per il PCL, ha discusso con i lavoratori durante la loro azione di protesta, confrontandosi con le loro proposte e tentando di contrastare le promesse a buon mercato degli altri candidati. Durante il confronto con i lavoratori, Ferrando è stato l'unico a rivendicare il blocco dei licenziamenti, e in caso contrario, la requisizione della proprietà, a difesa incondizionata del lavoro.

Accettare l'ipotesi dell'utilizzo degli ammortizzatori sociali (che comunque la nuova proprietà ha già dichiarato di non voler attivare), come chiesto fin da subito dal segretario della FILCAMS-CGIL Genova, significa accettare in partenza l'ipotesi della chiusura, e quindi di conseguenza l'inevitabilità dei licenziamenti. È una logica della sconfitta, che non può e non deve trovare spazio. Occorre invece dare ai lavoratori e alle lavoratrici una prospettiva di vittoria contro l'arroganza padronale, che raccolga la loro volontà di mobilitazione e la faccia valere per una lotta che miri in primo luogo, senza cedimenti, alla salvaguardia del loro lavoro e dei loro diritti.

Il sostegno alla lotta e all'organizzazione dei lavoratori (di Moody e non solo), per un'alternativa di potere e di società, è la ragione della presenza del Partito Comunista dei Lavoratori alle elezioni, in Liguria e altrove.

Partito Comunista dei Lavoratori