♠ in aristocrazia,Bonomi,capitalisti,classe operaia,Confindustria,Corriere della Sera,Naspi,parassita,profitti,reddito di cittadinanza,reddito di emergenza,rivoluzione,sacrifici,Stato,Val Seriana at 15:30
Il nuovo capo di Confindustria e il parassitismo della borghesia
«Bisogna avere ben presente che quella che sta iniziando è la stagione dei doveri e dei sacrifici, per tutti. Quando sento chiedere aumenti contrattuali, per esempio nell'alimentare, significa che a molti la situazione non è chiara.»
La situazione in realtà è chiarissima. Carlo Bonomi ha scelto il Corriere della Sera, quotidiano di Banca Intesa, per rilanciare un messaggio inequivoco: gli industriali non solo si sottraggono ad ogni responsabilità sul crimine compiuto in Val Seriana (l'accusa «mi indigna», recita Bonomi) ma vogliono accollare agli operai il costo della pandemia per tutti gli anni a venire.
«Credo che i problemi vadano messi sul tavolo e su questo vada impostato un discorso serio con i sindacati che il governo dovrebbe agevolare», «C'è un punto invece che non è stato ben compreso: le imprese oggi stanno riaprendo con costi maggiori e con una produttività più bassa perché bisognerà attuare il distanziamento.»
Come soccorrere dunque i poveri capitalisti “incompresi”? Semplice:
«Abbiamo reddito emergenza, reddito di cittadinanza, cassa ordinaria, straordinaria, in deroga, Naspi, Discoll... Potrei continuare. La risposta del governo alla crisi si esaurisce in una distribuzione di danaro a pioggia. Danaro che non avevamo, si badi bene, si tratta di soldi presi a prestito.»
Ecco, si tratterebbe di spostare questi danari dal portafoglio sdrucito di lavoratori, cassaintegrati, precari, disoccupati – cui queste elemosine spesso neppure arrivano – alla cassaforte dorata dei padroni. Quelli che nel solo 2019 hanno fatto in Borsa 23 miliardi di profitti netti, portano nei paradisi fiscali le proprie ricchezze, hanno beneficiato per vent'anni di riduzioni di tasse e privatizzazioni, intascano oggi la copertura statale dei crediti bancari con garanzie pubbliche pagate da tutti... Non è forse questa la vera «distribuzione di danaro a pioggia»? Se lo Stato prende danaro “a prestito” in misura sempre maggiore ingrassando banche e compagnie di assicurazione non è forse anche perché ha detassato profitti e rendite al fine ingrassare gli industriali? E ora questi vorrebbero allungare le mani persino sulle residue protezioni sociali di coloro che hanno gettato su una strada o condannato a una precarietà senza fine?! E pretendono la rinuncia ad aumenti salariali da operai che nell'alimentare pagano quando va bene 8 euro lordi all'ora?!
Nel denunciare il parassitismo dell'aristocrazia del suo tempo, Parini parlava del “giovin signore”, come “colui che da tutti è servito e a nulla serve”. Così è oggi in forme diverse il grande azionista moderno, un Bonomi qualunque: espressione di una classe che vive del lavoro altrui, ma pretende che il mondo si prostri ai suoi piedi e per questo gli ricorda “doveri e sacrifici”. Ed anzi “si indigna”, come la vecchia aristocrazia se si mette in discussione il suo privilegio, che considera naturale ed eterno.
Solo la classe operaia può liberare la società da questa classe parassitaria e riorganizzare il mondo su basi nuove. E per questo non c'è altra via che una prospettiva di rivoluzione.
La situazione in realtà è chiarissima. Carlo Bonomi ha scelto il Corriere della Sera, quotidiano di Banca Intesa, per rilanciare un messaggio inequivoco: gli industriali non solo si sottraggono ad ogni responsabilità sul crimine compiuto in Val Seriana (l'accusa «mi indigna», recita Bonomi) ma vogliono accollare agli operai il costo della pandemia per tutti gli anni a venire.
«Credo che i problemi vadano messi sul tavolo e su questo vada impostato un discorso serio con i sindacati che il governo dovrebbe agevolare», «C'è un punto invece che non è stato ben compreso: le imprese oggi stanno riaprendo con costi maggiori e con una produttività più bassa perché bisognerà attuare il distanziamento.»
Come soccorrere dunque i poveri capitalisti “incompresi”? Semplice:
«Abbiamo reddito emergenza, reddito di cittadinanza, cassa ordinaria, straordinaria, in deroga, Naspi, Discoll... Potrei continuare. La risposta del governo alla crisi si esaurisce in una distribuzione di danaro a pioggia. Danaro che non avevamo, si badi bene, si tratta di soldi presi a prestito.»
Ecco, si tratterebbe di spostare questi danari dal portafoglio sdrucito di lavoratori, cassaintegrati, precari, disoccupati – cui queste elemosine spesso neppure arrivano – alla cassaforte dorata dei padroni. Quelli che nel solo 2019 hanno fatto in Borsa 23 miliardi di profitti netti, portano nei paradisi fiscali le proprie ricchezze, hanno beneficiato per vent'anni di riduzioni di tasse e privatizzazioni, intascano oggi la copertura statale dei crediti bancari con garanzie pubbliche pagate da tutti... Non è forse questa la vera «distribuzione di danaro a pioggia»? Se lo Stato prende danaro “a prestito” in misura sempre maggiore ingrassando banche e compagnie di assicurazione non è forse anche perché ha detassato profitti e rendite al fine ingrassare gli industriali? E ora questi vorrebbero allungare le mani persino sulle residue protezioni sociali di coloro che hanno gettato su una strada o condannato a una precarietà senza fine?! E pretendono la rinuncia ad aumenti salariali da operai che nell'alimentare pagano quando va bene 8 euro lordi all'ora?!
Nel denunciare il parassitismo dell'aristocrazia del suo tempo, Parini parlava del “giovin signore”, come “colui che da tutti è servito e a nulla serve”. Così è oggi in forme diverse il grande azionista moderno, un Bonomi qualunque: espressione di una classe che vive del lavoro altrui, ma pretende che il mondo si prostri ai suoi piedi e per questo gli ricorda “doveri e sacrifici”. Ed anzi “si indigna”, come la vecchia aristocrazia se si mette in discussione il suo privilegio, che considera naturale ed eterno.
Solo la classe operaia può liberare la società da questa classe parassitaria e riorganizzare il mondo su basi nuove. E per questo non c'è altra via che una prospettiva di rivoluzione.