25 Gennaio 2022
Rullano i tamburi di guerra sul fronte ucraino.
È probabile che tutto resti nei confini di una guerra fredda di tipo diplomatico. Ma è possibile che la tensione sfoci in un confronto diretto tra Russia e Ucraina, e per questa via tra la Russia e il campo della NATO.
Siamo incondizionatamente contro la guerra.
Le ragioni dei lavoratori non hanno nulla a che spartire con gli interessi imperialistici su nessuno dei due versanti. Né con gli interessi dell'imperialismo russo, che ha schiacciato la rivolta operaia in Kazakistan, e che lavora a difendere ed espandere la propria area d'influenza cercando di capitalizzare debolezze e contraddizioni degli imperialismi occidentali (nei Balcani, in Libia, in Africa, in Siria, in America Latina). Né tantomeno con l'imperialismo di casa nostra, americano ed europeo, interessato unicamente ad espandere il proprio blocco militare ed economico in Europa ai danni dell'imperialismo russo, anche in funzione del contrasto strategico con l'imperialismo cinese su scala mondiale.
Da internazionalisti ci battiamo innanzitutto contro l'imperialismo di casa nostra, che è sempre il nemico principale. In piena pandemia crescono i bilanci militari dell'imperialismo USA e degli imperialismi europei. Si ammassano truppe sul fronte ucraino. Si intende negare alle popolazioni del Donbass ogni diritto di autodeterminazione, per tutelare il diritto dell'Ucraina ad entrare un domani nella NATO. Si mira ad espandere i confini della NATO nella stessa Europa, come già è accaduto negli ultimi trent'anni, facendo carta straccia di ogni promessa precedente e impegno diplomatico. Gli imperialismi “democratici” conoscono solo il linguaggio della forza, al pari degli imperialismi rivali.
Gli operai americani ed europei non hanno alcuna ragione di “morire per il Donbass”, di continuare a comprimere le spese sanitarie per ingrassare i bilanci militari. Né hanno interesse a minacciare o sostenere sanzioni economiche del proprio imperialismo contro l'imperialismo russo. Le bandiere della “democrazia” e della “libertà” sono solo vessilli ipocriti per quelle grandi potenze, USA in testa, che le hanno regolarmente calpestate in tutta la loro storia pur di sottomettere al proprio giogo altri popoli e nazioni oppresse.
Parallelamente gli operai russi non hanno alcun interesse a sacrificare ulteriormente il proprio tenore di vita, a partire dalle pensioni, per sostenere le ambizioni strategiche di Putin, la repressione dei loro fratelli di classe kazaki, le spedizioni russe in Centro Africa.
I lavoratori e le lavoratrici hanno una sola patria, quella della propria classe. Hanno una sola bandiera da difendere, quella del socialismo. Contro ogni imperialismo, a partire dal proprio.
No alla NATO, no alla guerra!