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Per l'obbligo vaccinale contro la pandemia, in ogni paese e su scala globale

 


Contro l'irrazionalità del capitalismo e il suo fallimento, per una prospettiva socialista internazionale

Liberare l'umanità dal suo carceriere è la vera lotta per la salute, di tutti e di ciascuno

Il salto impressionante del contagio legato alla variante Omicron pone la necessità dell'obbligo vaccinale per tutta la popolazione, in Italia, in Europa, nel mondo.

La ricerca scientifica sta ancora indagando la forza virale di Omicron dal punto di vista dell'impatto sulla salute individuale. Ma il dato certo è l'enorme propagazione del contagio, secondo una crescita esponenziale, sul piano mondiale. Ciò significa in ogni caso una rapida ascesa, in volume assoluto, di ricoveri, terapie intensive, decessi. Ricoveri, terapie intensive, decessi concentrati in misura larghissima tra le persone non vaccinate. La nuova ascesa comprime a sua volta il trattamento sanitario delle altre patologie (a partire dal cancro), già duramente colpite in questi due anni dalle conseguenze dirette e indirette della pandemia, con effetti moltiplicatori in fatto di sofferenza e di morte su persone di ogni età.

Si impone a questo punto l'obbligo vaccinale. I vaccini non risparmiano dal contagio ma in misura preponderante dalla malattia grave, che è il punto essenziale. Tutte le diverse narrazioni no vax (“il vaccino ha fallito perché il contagio si estende”) rimuovono questa verità incontestabile. Ciò implica la massima estensione possibile della vaccinazione di massa, a tutela innanzitutto dei lavoratori e delle lavoratrici.
L'uso del green pass in Italia ha contribuito positivamente all'estensione della vaccinazione, e dunque al contenimento della malattia, rispetto alla dinamica ben più accelerata di altri paesi, anche in Europa. Ma il salto attuale del contagio attraverso Omicron lo rende ormai del tutto insufficiente, quale che sia la sua articolazione. Quasi sei milioni di non vaccinati restano un moltiplicatore insostenibile di malati gravi, con ricadute a cascata sull'intero sistema sanitario.

L'obbligo vaccinale è dunque ormai necessario. La sua applicazione doverosa al personale sanitario e scolastico ha dimostrato i suoi effetti positivi, sia in termini di innalzamento del tasso di vaccinazione, riducendo i non vaccinati ad una percentuale insignificante nei rispettivi settori; sia in termini di salute, come dimostra la comparazione tra la forte crescita del contagio nel personale della sanità con il quasi azzeramento di ricoveri e decessi tra medici e infermieri. Uno scenario esattamente opposto a quello di un anno fa, in assenza di vaccinazione. È la prova che l'estensione dell'obbligo vaccinale è una misura salvavita. Ogni obiezione all'obbligo nel nome della libertà individuale costituisce di fatto un'obiezione cinica.

L'obbligo vaccinale implica ovviamente sanzioni per chi non lo rispetta. Una multa economica, rigorosamente proporzionale al reddito, combinata con la misura di lockdown, anche dal lavoro. L'esperienza tedesca dimostra che nei Länder in cui è stato applicato, il lockdown per i non vaccinati ha prodotto un abbattimento verticale del contagio, a maggior ragione di ricoveri e decessi. Sia perché ha innalzato il tasso di vaccinazione sia perché ha maggiormente protetto le persone, in particolare quelle più fragili ed esposte. Ciò significa che il lockdown per i non vaccinati contribuisce a salvare vite. Per questo la misura va rivendicata a difesa innanzitutto dei lavoratori e delle lavoratrici.

Tutte le organizzazioni del movimento operaio, a partire dalle organizzazioni di massa, debbono sviluppare una campagna massiccia per la vaccinazione di massa, lottando oggi per l'obbligo vaccinale. La campagna per l'obbligo vaccinale appartiene alla storia del movimento operaio, come dimostra la campagna contro il vaiolo, la poliomielite, il colera, sempre contrastando pregiudizi reazionari, spesso religiosi, in ogni caso irrazionali.

La burocrazia CGIL ha sostenuto sinora una politica del tutto opportunista anche sul tema della vaccinazione. Prima opponendosi al green pass con la copertura della richiesta platonica dell'obbligo vaccinale. Poi rifiutando di sviluppare una lotta seria per l'obbligo vaccinale nel momento in cui la diffusione di Omicron lo rende tanto più necessario. Nei fatti ha rinunciato a una battaglia politica e culturale nelle file del movimento operaio persino sul terreno delle misure sanitarie più elementari.
Quanto ai gruppi dirigenti del sindacalismo di base, salvo poche eccezioni, hanno combinato la rinuncia a una campagna per la vaccinazione con l'apertura ai movimenti no vax e/o no green pass. Il tutto per contendersi la rappresentanza sindacale di lavoratori arretrati invece di elevare la loro coscienza e contrastare i loro pregiudizi.

La battaglia per l'obbligo vaccinale non può svilupparsi “in un solo paese”. Se il contagio è europeo e mondiale, l'obbligo vaccinale deve porsi sulla stessa scala di grandezza.
L'Europa capitalista ha mostrato il peggio di sé in fatto di gestione della vaccinazione. Prima consentendo alle case farmaceutiche la libertà di speculazione dietro il paravento della segretezza dei contratti, di fatto sottratti alla conoscenza della pubblica opinione. Poi gestendo la campagna di vaccinazione con una babele caotica di normative differenti tra paese e paese, a fronte di sistemi sanitari ovunque saccheggiati per trent'anni al solo fine di ingrassare la sanità privata e pagare il debito pubblico alle banche. La risultante è stata ovunque una vaccinazione lenta e disomogenea, ostacolata a ogni passo dalla mancanza di strutture, di risorse, di personale. L'estremo ritardo della terza vaccinazione proprio nel momento dell'esplosione di Omicron ne è una riprova. La campagna per l'obbligo vaccinale deve dunque svilupparsi innanzitutto su scala europea.

La sola preoccupazione dei governi borghesi e della UE in tutta la gestione della pandemia è e resta quella di consentire la ripresa dell'economia capitalista. Punto. Per il resto tutto può restare com'è: ospedali fatiscenti e senza organico, trasporti insufficienti e dunque stracolmi, mancanza di aule e classi pollaio. Non a caso la campagna vaccinale, già colabrodo, è stata usata per coprire la dismissione delle misure sanitarie precedentemente assunte, sia nei luoghi di lavoro, sia sui trasporti, sia sui distanziamenti a scuola, con gli inevitabili effetti di indebolimento del contrasto della pandemia.
In Italia la sanità è l'ultima voce di spesa del PNRR in tempo di pandemia, mentre viene ridotto di quasi 4000 unità il numero già esiguo dei tracciatori. Rientra nella stessa logica l'ansia di ridurre le quarantene o addirittura di liberalizzare i movimenti dei contagiati asintomatici (USA). La ripresa del PIL, le ragioni della competizione sul mercato internazionale, prevalgono ovunque su considerazioni di carattere sanitario, persino sulle avvertenze degli scienziati.

La campagna per l'obbligo vaccinale in Europa deve dunque combinarsi con l'opposizione alle politiche dominanti e ai governi che le promuovono. Per il raddoppio delle spese sanitarie, la requisizione della sanità privata, un massiccio piano di assunzioni a tempo indeterminato nel servizio sanitario pubblico, finanziato da una patrimoniale straordinaria sulle grandi ricchezze (il 10% sul 10% più ricco) e dall'abolizione del debito pubblico verso le banche.

La campagna per la vaccinazione di massa e l'obbligo vaccinale riguarda il mondo intero. L'esclusione dal diritto alla vaccinazione di più della metà del genere umano è la prima ragione della diffusione delle varianti, come dimostrano origini e propagazione di Delta e di Omicron. Anche la migliore vaccinazione su scala nazionale o continentale – in ogni caso necessaria – non può venire a capo del problema senza un piano sanitario mondiale. Le terze o quarte dosi nelle metropoli dell'imperialismo non possono essere a scapito dell'assenza di vaccino per la parte restante del genere umano.
Nessuno si salva da solo. Vale per i popoli ciò che vale per le persone.

Per questa ragione il monopolio della produzione dei vaccini in mano a pochi grandi colossi capitalistici, protetti dai brevetti e dagli Stati, è uno scandalo per l'umanità intera.
I grandi monopoli capitalisti e i loro Stati di riferimento subordinano la salute mondiale al proprio saggio di profitto. Il diritto alla salute della popolazione mondiale è posto sotto sequestro da un ristretto manipolo di grandi azionisti che si contendono il mercato mondiale vendendo la propria merce ai migliori offerenti, sotto la copertura di contratti segreti. La valanga di sofferenza o di morte che ha già colpito decine di milioni di persone sull'intero pianeta, in larga parte popolazione povera, è riconducibile all'organizzazione capitalistica del mondo. Misura la sua irrazionalità, la sua barbarie, il suo fallimento.

Tanto più in questo quadro, emerge il carattere reazionario delle campagne e movimenti no vax all'interno dei paesi imperialisti col pretesto della denuncia delle case farmaceutiche. È il punto di vista piccolo-borghese di chi guarda il mondo con il binocolo del privilegio. Questo punto di vista va esattamente capovolto in direzione della richiesta della più ampia vaccinazione internazionale e di massa.

I brevetti vanno cancellati, le case farmaceutiche vanno espropriate senza alcun indennizzo per gli azionisti, e con essi tutta l'industria farmaceutica. Va recuperato il controllo pubblico della ricerca scientifica appaltato da decenni ai grandi gruppi capitalisti. Tutte le attuali acquisizioni tecnologiche nella produzione dei vaccini vanno rese disponibili per l'umanità intera. Va predisposto un piano mondiale per la produzione, la distribuzione, la somministrazione del vaccino in tutti i paesi e continenti (gratuita per i paesi poveri), senza il quale l'obbligo vaccinale resta una parola vuota. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, oggi più che mai terreno di guerra per bande tra gli stati imperialisti vecchi e nuovi, e gestita da personale corrotto, va rifondata su basi nuove al servizio di una nuova società.

La lotta per la vaccinazione di massa della popolazione mondiale è inseparabile dalla lotta per un'alternativa socialista internazionale. Mai come oggi l'esperienza quotidiana di vita dell'umanità riconduce all'attualità della rivoluzione. Il capitalismo è alla base di tutto quanto va accadendo: della nascita e moltiplicazione delle pandemie a seguito delle deforestazioni; del ritardo ventennale nella scoperta del vaccino anti-Covid dovuto al disimpegno delle multinazionali dalla ricerca nel 2003 (dopo che la rapida estinzione della SARS aveva cancellato la loro convenienza di mercato); della moltiplicazione dei morti sospinta dalla distruzione dei sistemi sanitari pubblici. E oggi, infine, della gestione discriminatoria della vaccinazione.

Nessuna gestione razionale del contrasto della pandemia è compatibile con la sopravvivenza del capitalismo, prigione dei popoli. Liberare l'umanità dal suo carceriere è la vera lotta per la salute. Di tutti e di ciascuno.

Partito Comunista dei Lavoratori