22 Gennaio 2022
I soliti protocolli di cordoglio formale per la vittima, per la famiglia, non cambiano la responsabilità della dominazione capitalistica sul lavoro e del sistema scolastico al servizio delle imprese
È caduto sul lavoro uno studente-lavoratore di 18 anni. Si chiamava Lorenzo Parelli, risiedeva nel Comune di Castions di Strada (ex provincia di Udine). Era studente dell’istituto paritario salesiano Bearzi di Udine (cioè una scuola privata e confessionale sostenuta con risorse pubbliche) e svolgeva l’alternanza scuola-lavoro presso lo stabilimento di Lauzacco (Comune di Pavia di Udine) della Burimec Srl, azienda che produce materiali e attrezzature per la siderurgia e avente il sito produttivo principale a Buttrio, nel cuore del distretto della sedia di Manzano. Ovvero: quel micidiale sistema di esternalizzazione produttiva veicolo di un dumping di diritti e di livelli retributivi della manodopera al fine del taglio dei costi di produzione.
La partitocrazia del governo capitalistico non ha perso tempo nel suo piagnisteo routinario a prendere le difese del sistema dell’alternanza-lavoro. Il presidente della Regione Fedriga e l’assessore al Lavoro Rosolen hanno subito detto che bisogna stare zitti: “l’incommensurabile dolore sofferto dalla famiglia impone a tutti un rispettoso silenzio”. Dal canto suo la componente PD del governo Draghi, per bocca della consigliera regionale Da Giau, ci ha messo in guardia dal “lanciare accuse frettolose”. Il fronte unico della borghesia si è dunque compattato subito, a difesa di questo strumento di utilizzo del lavoro.
PRECEDENTI IN FRIULI VENEZIA GIULIA E ALCUNI TRASCORSI GIUDIZIARI LEGATI ALLA BURIMEC
C’erano già stati precedenti anche in Friuli Venezia-Giulia di infortuni accaduti a studenti in alternanza sul posto di lavoro. Quanto accaduto alla Burimec non è stato un episodio imprevedibile. Tanto più che si inserisce nella mattanza generale di forza-lavoro che è sotto gli occhi di tutti.
La Procura di Udine indaga per omicidio colposo l’amministratore delegato Pietro Schneider, come legale rappresentante della proprietà. Lo Schneider nel settembre 2018 era stato condannato a nove mesi di reclusione (condanna sospesa con la condizionale) per “induzione indebita a dare o promettere utilità”, una formulazione che la GUP del Tribunale di Venezia aveva coniato per descrivere altrimenti la natura concussiva di un rapporto tra lo Schneider e due ufficiali della Guardia di Finanza (uno venne prosciolto l’altro condannato a quattro anni) al fine di ottenere uno sconto su sanzioni dell’Agenzia delle Entrate alla vigilia di un controllo fiscale alla Burimec.
QUELLA FORZA-LAVORO FORNITA DAI PCTO
Lorenzo Parelli faceva parte di quello speciale contingente della forza-lavoro messo a disposizione della proprietà d’impresa, praticamente a costo zero, in forza ad un programma denominato solennemente (con la tipica ipocrisia della mentalità ampollosa di classe borghese quando si tratta di parlare della “formazione” della forza-lavoro) “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento” (PCTO), o secondo la vecchia dicitura, alternanza scuola-lavoro. Un percorso obbligato introdotto della legge 107 del 2015 detta della “Buona Scuola”.
Che significa alternanza-scuola lavoro? Buona parte del popolo dei salariati adulti non lo sa. A meno che non ne facciano esperienza sul posto di lavoro, essi tendono a confonderlo con dei tirocini finalizzati all’assunzione. L’analfabetismo politico indotto dal conformismo della compatibilità governista, alla ricerca del “menopeggismo” per le classi popolari (governi e amministrazioni della mediatica categoria di “centrosinistra” e concertazione e collateralismo del sindacato “pragmatico”), ha prodotto nei decenni nelle masse lavoratrici un immaginario generale distorto rispetto la realtà del lavoro odierna. Parliamo soprattutto dell’identificazione dei propri interessi di esistenza sociale con gli interessi di classe dei propri sfruttatori, la classe capitalista: se vanno bene i profitti, domani o dopodomani, ci saranno dei benefici anche per la classe lavoratrice, magari per le generazioni più giovani. Rivolgersi elettoralmente verso i partiti borghesi più reazionari come Lega e FdI costituisce l’effetto, e non la causa, di questa dissoluzione della propria identità di classe. La borghesia resta la classe dirigente dell’economia e dello Stato per “legge di natura”, l’unica “naturalmente” ammessa a dirigere lo sviluppo sociale. Fuori da questo ordine c’è solo irrazionalità. Su questo si misura la vera radice della crisi del progetto socialista tra le masse lavoratrici.
“UN LAVORO PURCHÉ SIA”
Ma la perdita della coscienza di classe, tra le sue conseguenze nefaste, ne ha generata una in particolare. Quella che ha rilanciato la meritocrazia sulla base di chi accetta lo sfruttamento. È il tipico paradigma dello sfruttamento padronale: un lavoro purché sia!
La devastazione sociale di questa scomposizione identitaria è tuttora sottovalutata anche dalle sinistre politiche e sindacali classiste. Essa porta all’autolesionista accettazione, benché di fatto sia una scomposizione della soggettività collettiva e quindi individuale del prestatore di lavoro, che la classe operaia non può sbagliare. Altre categorie professionali, come magistrati, medici, manager d’impresa o statali, hanno il diritto allo sbaglio, la classe operaia no. Si provi ad osservare quando succede un incidente in una fabbrica o in un cantiere, anche mortale, quanto sia diffuso tra i lavoratori, assieme allo sgomento e alla rabbia, quel pensiero traducibile con le frasi “ma se stava più attento”, “doveva prendere più precauzioni” e via dicendo. La parte datoriale viene schermata. La responsabilità delle burocrazie complici dei sindacati di massa (dirigenti della CGIL in particolare, in quanto storicamente identificata nell’immaginario collettivo come il sindacato più forte e più a sinistra) è enorme.
Ma che dire quando la vittima dell’organizzazione capitalistica del lavoro è uno studente medio? Che esperienza poteva avere? Su quale perizia, in merito a precauzioni, poteva contare? Da quale esperienza professionale personale poteva attingere?
“Un lavoro purché sia” significa aver tradotto legalmente la meritocrazia dello sfruttamento nella quale rientra, per gli studenti, la previsione della forzosa partecipazione ai programmi dell’alternanza scuola-lavoro. Di più. La direzione aziendale può, di fatto, deputare lo studente-lavoratore a mansioni anche ben al di là del contenuto del programma formativo. Chi controlla? Come detto all’inizio, si tratta di un contingente messo gratuitamente a disposizione della proprietà d’impresa, con tanto di contributi pubblici (in larga parte pagati dagli stessi salariati attraverso il prelievo fiscale), la quale può impiegarlo, di fatto, alle proprie esigenze organizzative e produttive. Ad affiancare le file di questo contingente arriveranno coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza, in forza alla restrizioni introdotte ai requisiti di accesso, e i migranti richiedenti asilo. Proprio il Rdc non a caso è oggetto di strali meritocratici: nonostante tutti i suoi limiti, indirettamente ha rappresentato, in parte, un’opzione non al lavoro, ma al lavoro ipersfruttato, nero o legale.
L’impiego di questo contingente di lavoratori extra contratto va a scapito delle capacità negoziali, e quindi delle condizioni di lavoro, di occupazione, e dell’agibilità giuridica, degli stessi salariati “ordinari”, cioè contrattualizzati.
Le caratteristiche storicamente esistenti della ripartizione per contingenti della merce forza-lavoro, ovvero ripartizione per gruppi di condizioni retributive e giuridiche, rimane sempre la bussola di orientamento per misurare i rapporti di forza nella relazione capitale-lavoro.
RIPRENDERE LA CONTESTAZIONE ALLA SCUOLA SOTTOMESSA AL CAPITALISMO.
SE MUORE O SI INFORTUNA UNO STUDENTE IN ALTERNANZA LA RESPONSABILITÀ È ANCHE DELLA DIRIGENZA SCOLASTICA
La scuola, e l’università, non sono più borghesi. Anzi, semmai, l’istruzione terziaria permette la fuoriuscita dalla sussunzione al regime di classe, dalla stessa reale contraddizione di classe. Un percorso risolutivo di emancipazione individuale. Anche negli ambienti “alternativi” questo sembra essere, oggi, il registro cognitivo maggioritario dell’immaginario delle relazioni sociali. La contestazione alla scuola e all’università sottoposte agli interessi di classe borghese è sparita, almeno nella sua manifestazione diffusa. Tra i riscontri di questo fenomeno regressivo possiamo inserire il paradosso degli scioperi del Fridays For Future organizzati localmente spesso fuori dalle ore di lezione, con la benedizione dei dirigenti scolastici. E’ il riflesso nell’ambiente scolastico del patto interclassista dell’unità nazionale dietro l’”Azienda Italia”, cioè il profitto del capitale.
Da questa visione deriva che l’apparato dirigente scolastico, dal ministero all’apparato locale, non è più (o non è sempre) la controparte. In realtà è proprio questo apparato che garantisce il ruolo gregario del sistema scolastico rispetto l’impresa capitalistica e i suoi mercati. È questo apparato che costituisce lo strumento esecutivo che fa diventare il sistema scolastico un centro d’impiego per manodopera di un segmento del mercato del lavoro senza garanzie di tutela e possibilità di protagonismo. Basti l’esempio di quanto successo nell’aprile 2018 all’ITIS di Carpi (Modena), dove uno studente-lavoratore fu colpito dalla repressione del dirigente scolastico con un 6 in condotta per aver espresso sulla propria pagina Facebook delle critiche rispetto la propria esperienza di alternanza scuola-lavoro. L’apparato dirigente scolastico in questi casi diventa un caporalato legittimato. Per cui, se lo studente-lavoratore si infortuna o addirittura perde la vita, i responsabili scolastici dei progetti dell’alternanza devono essere messi sul banco degli imputati assieme ai proprietari dell’azienda. Devono subire la stessa persecuzione penale.
GLI STUDENTI IN ALTERNANZA SONO STUDENTI LAVORATORI, VANNO SINDACALIZZATI E CONTRATTUALIZZATI
Da marxisti promuoviamo la fusione tra scuola-scienza-lavoro. Ma sappiamo che tale fusione, nella sua applicazione positiva, può avvenire solo grazie ad un autentico governo dei lavoratori costituente un ordinamento socialista. In regime capitalistico questo può diventare solo occasione di sfruttamento e di dumping delle condizioni di lavoro. Ecco perché, come Partito Comunista dei Lavoratori, ne rivendichiamo l’abolizione. Se una partecipazione attiva all’organizzazione del lavoro dell’impresa può tornare utile allo studente, in regime attuale entro termini ben definiti, ebbene questi deve essere inquadrato come un lavoratore, contrattualizzato, con un mansionamento limitato al contenuto del progetto di formazione, e con piena agibilità sindacale, anche nell’elezione di propri rappresentanti. È la via per ricomporre il tessuto sociale della classe lavoratrice, i suoi comparti, i reparti più arretrati con quelli più avanzati e più forti sul piano organizzativo e negoziale.
LA NECESSITÀ DELL'OPPOSIZIONE AL SISTEMA
In questi decenni di conformismo governista, dove essere un partito di massa significa candidarsi per fare meglio di altri gli interessi della classe capitalista, per essere più bravo di altri a garantire l’”unità nazionale”, cioè la “pace sociale”, dove tutti parlano di governo e di amministrazione, anche alcuni di quelli identificati come “sinistra radicale” che inseguono compatibilità con la politica dominante chiamandole “realismo”, è scomparsa a livello di massa la cultura politica dell’opposizione sistemica. L’opposizione totale, generale, a tutti i livelli, ai processi direzionali politici ed economici. L’opposizione fondata sulla lotta di classe. L’opposizione incompatibile con il governo dei rapporti capitalistici, sul piano nazionale come su quello locale.
La costruzione di questa opposizione politica, degli strumenti che questa intende mettere in campo e sviluppare nel vivo della contraddizione capitale-lavoro, non è la preoccupazione dei più, nemmeno tra quelli che pure rifiutano strumenti come l’alternanza scuola-lavoro e l’ambiente istituzionale che li genera. Infatti, molti di loro pensano che governando quell’ambiente lo si può cambiare, con un sistema di alleanze progressive. Dimenticano che se non c’è più una sinistra di classe, di opposizione di massa, lo si deve proprio a quelle impostazioni conciliazioniste e corresponsabili della governabilità capitalistica.
Il discorso da fare invece è proprio l’opposto. Ricomporre il movimento operaio, costruire il blocco popolare anticapitalistico attorno ad esso, inserire, dentro ogni lotta e resistenza alle politiche dominanti, la prospettiva del governo dei lavoratori fondato sulle loro organizzazioni. L’unica prospettiva di governo che deve interessare le masse subalterne al capitale. Costruire il partito di classe, anticapitalista e rivoluzionario, vuol dire dotarsi dello strumento programmatico che fornisce unità e correlazione agli interventi politici dispiegati in tutti i fronti di lotta, per lavorare verso questa prospettiva. E’ il percorso di lavoro politico che si è dato il Partito Comunista dei Lavoratori.