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Al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici di GKN

 


Perché la loro lotta diventi una vertenza pilota, nel segno di un fronte unico di classe

9 Luglio 2021

Dopo la Giannetti di Monza, la GKN di Firenze: 422 lavoratori e lavoratrici licenziati/e per e-mail.

I padroni non hanno perso tempo. La bufala secondo cui l'avviso comune tra Landini, Draghi e Bonomi avrebbe rappresentato una vittoria dei lavoratori appare alla luce dei fatti tanto più rivoltante. La verità è che da tempo il 30 giugno era una data garantita da Draghi a Confindustria come fine irreversibile del blocco. I consigli di amministrazione di decine di aziende hanno preparato da mesi piani di ristrutturazione e licenziamenti; aspettavano solo lo scoccare dell'ora. Tutto fa pensare che siamo all'inizio di una fase nuova dello scontro sociale.

Il caso GKN è paradigmatico. GKN è una multinazionale britannica per nulla in crisi. Produce componenti per l'industria automobilistica, per le macchine agricole, per il settore aerospaziale. Nel primo trimestre dell'anno in corso ha realizzato profitti superiori alla media. Il rimbalzo economico annunciato per il 2021 si annuncia rilevante sul mercato mondiale, in particolare nell'industria: un'azienda che produce prevalentemente per il mercato estero, come GKN, ha tutti i margini per fare profitto, tanto più per il fatto che alcuni settori tecnologicamente avanzati come l'aerospaziale, fiore all'occhiello di GKN, attraversano una fase espansiva.

Ma nella guerra tra pescecani per la spartizione del mercato mondiale ogni multinazionale scarica sugli operai i costi della concorrenza. Apre e chiude singoli impianti dentro una logica globale, in funzione della massimizzazione del profitto. Lo ha fatto la Bekaert, lo ha fatto la Whirpool, lo fa oggi GKN. Aziende che hanno intascato negli anni fior di risorse pubbliche, pagate dai lavoratori, presentano ogni volta il conto agli operai.
Ogni volta le burocrazie sindacali portano a spasso i lavoratori nel giro delle sette chiese (ministri, giunte regionali, consigli comunali, parroci, stampa locale...) raccogliendo attestati ipocriti di solidarietà e promesse pelose che non contano nulla. Ogni volta i lavoratori ne escono con le ossa rotte, in condizioni peggiori e molto spesso in mezzo a una strada.
Per decenni si è invocata la soluzione “realistica” del meno peggio, negoziando sul piano inclinato della riduzione dei costi per il padrone. Ma la somma dei meno peggio ha fatto il peggio: una sconfitta in ordine sparso di centinaia di migliaia di lavoratori, prima spremuti come limoni, poi gettati via come ferrovecchio. È la storia degli ultimi dodici anni. La storia del ripiegamento del movimento operaio italiano.

Questa storia non può e non deve ripetersi. Di fronte all'onda d'urto dei licenziamenti annunciati occorre una svolta radicale di metodi d'azione, di organizzazione, di piattaforma. Una svolta che dica: la ritirata è finita, ora basta.
Le fabbriche che licenziano vanno occupate, per impedire ai padroni di portar via i macchinari. Va organizzata la cassa di resistenza per sostenere la lotta prolungata. Va rivendicata la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio dell'azienda che licenzia per garantire il diritto incondizionato al lavoro. Va promosso un coordinamento nazionale di tutte le lotte di resistenza, per fare di tante vertenze isolate una grande vertenza nazionale: per trasformare la debolezza di ognuno nella forza di tutti. È la proposta che il PCL ha avanzato e avanza controcorrente nelle assemblee dei lavoratori, nei sindacati, nei circuiti unitari dell'avanguardia.

La lotta che è iniziata alla GKN non è una lotta qualsiasi. La FIOM di fabbrica è guidata dai compagni operai dell'area di opposizione in CGIL, tra i quali avanguardie rivoluzionarie formate, con una lunga esperienza maturata sul campo. Anche per questo, a certe condizioni, la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici di GKN può diventare una vertenza pilota, capace non solo di reggere lo scontro col proprio padrone, ma anche di parlare alla classe operaia italiana. Innanzitutto ai lavoratori della Whirlpool e di centinaia di altre aziende in lotta.

Il nostro partito, nei limiti delle sue possibilità, darà tutto il proprio sostegno, attivo e determinato, ai lavoratori e alla lavoratrici di GKN e alla loro lotta.

Giù le mani dagli operai! Il posto di lavoro non si tocca!

Partito Comunista dei Lavoratori