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Un'analisi da Cuba sulle proteste dell'11 luglio

 


Un'analisi da Cuba sulle proteste dell'11 luglio

Riproduciamo un'analisi approfondita delle recenti manifestazioni pubblicata con il titolo "Sulle proteste dell'11 luglio a Cuba" dal blog cubano Comunistas, di cui fa parte Frank García Hernández, arrestato insieme ad altri militanti e attivisti di sinistra durante le proteste. Comunistas si definisce «una piattaforma di espressione e incontro» per le voci impegnate nella costruzione del socialismo a Cuba.



Sei giorni dopo gli eventi e a seguito di un'analisi approfondita, Comunistas rende nota la sua posizione ufficiale sulle proteste che hanno avuto luogo a Cuba domenica scorsa, 11 luglio.

Quasi simultaneamente e con maggiore o minore intensità, domenica 11 luglio Cuba ha vissuto una serie di esplosioni sociali che hanno interessato almeno sei delle quattordici province che compongono il paese. Nei sessantadue anni dal trionfo della rivoluzione guidata dal comandante Fidel Castro, Cuba non aveva mai affrontato una situazione come questa.

Anche se le prime proteste sono iniziate in modo pacifico, quasi tutte le manifestazioni hanno finito per essere segnate dalla violenza, che è stata esercitata da entrambe le parti. Questa serie di manifestazioni antigovernative simultanee è un evento mai visto prima nella Cuba socialista. Questo è un fattore necessario da prendere in considerazione per capire gli eventi.

Vale la pena ricordare che le ultime proteste di massa a Cuba risalgono al 5 agosto 1994, conosciute poi come il Maleconazo. Queste proteste furono contenute in poche ore dalla la presenza di Fidel Castro sul luogo dei fatti.
Una manifestazione di duecento persone che scandiscono slogan antigovernativi in un luogo centrale è quasi inconcepibile nella società cubana. Tuttavia, per lo meno all'Avana, ha avuto luogo una marcia spontanea di almeno 3.000 persone.


GLI EVENTI ALL'AVANA

Le proteste – innescate da una manifestazione nella città di San Antonio de los Baños, situata a non più di 100 chilometri dalla capitale – si sono rapidamente diffuse all'Avana. Poco dopo le 15:00 ora locale, circa duecento persone hanno occupato il centrale Parque de La Fraternidad, per poi spostarsi al Campidoglio (la sede ufficiale del Parlamento).

Durante la prima ora della protesta, gli arresti della polizia sono stati isolati, permettendo almeno tacitamente ai manifestanti di muoversi verso il centrale Parco Máximo Gómez, situato tra l'ambasciata spagnola e la sede dell'ufficio nazionale dell'Unione dei Giovani Comunisti (organizzazione giovanile del Partito Comunista di Cuba, ndt). In quel momento, più di cinquecento persone erano riunite pacificamente sulla spianata del parco, mentre continuavano singoli casi di arresto.

Più tardi, un gruppo di circa cento persone, sventolando bandiere cubane e del Movimento 26 Luglio, con slogan socialisti e filogovernativi, si è impadronito pacificamente del Parco Máximo Gómez. Nello stesso momento, altri gruppi legati al Partito Comunista e l'Unione dei Giovani Comunisti, insieme ai cadetti del Ministero dell'Interno, hanno occupato la zona.

I manifestanti si sono smobilitati volontariamente, e sembrava che all'Avana, almeno dove avevano avuto origine, le proteste fossero finite, quasi pacificamente. Più tardi, però, si è saputo che la marcia si era trasformata in una lunga manifestazione, che ha percorso importanti strade dell'Avana. Man mano che la marcia di protesta procedeva, la gente si è unita, con fonti non ufficiali che riportano tra i 2000 e i 3000 dimostranti che cantavano slogan antigovernativi.

Ad un certo punto i manifestanti hanno deciso di dirigersi verso l'emblematica Plaza de la Revolución, dove si trovano la sede della presidenza, il Comitato Centrale del Partito Comunista, il Ministero dell'Interno, il Ministero delle Forze Armate e i principali giornali nazionali. Nelle vicinanze di Plaza de la Revolución, la manifestazione è stata respinta dalle forze dell'ordine e dai gruppi civili filogovernativi, portando a violenti scontri tra le due parti, che hanno provocato un numero imprecisato di arresti e feriti.

Allo stesso tempo, nella Calzada de 10 de Octubre, all'Avana, si sono verificate gravi violenze, nel corso delle quali sono state rovesciate due auto della polizia. Successivamente sono stati diffusi video di gravi atti di vandalismo, tra cui il lancio di pietre verso un ospedale per bambini. La morte del civile Diubis Laurencio Tejeda è stata confermata durante le proteste. Finora non sono stati segnalati altri morti dovuti alle manifestazioni. La violenza, soprattutto con pietre e bastoni, è stata esercitata sia dai manifestanti che dai civili che sono usciti per affrontarli. Il numero di persone ferite da entrambe le parti è sconosciuto. Anche il numero di persone arrestate sulla scena è sconosciuto, così come i successivi arresti legati alle proteste. Non sappiamo ancora il numero di cittadini che sei giorni dopo sono ancora detenuti in modo irregolare.

Mentre le proteste si svolgevano all'Avana, manifestazioni simili hanno avuto luogo nelle città di Bayamo, Manzanillo, Camagüey, Santiago de Cuba, Holguín, e altre di minore intensità, che sono anche finite, se non iniziate, in modo violento.


ORIGINE E NATURA DELLE PROTESTE

Le proteste che hanno avuto luogo a Cuba l'11 luglio non possono essere intese come uno scontro tra controrivoluzionari e comunisti, come il governo ha cercato di far credere; né di uno scontro tra popolo oppresso contro dittatura, come ha insistito la propaganda borghese; e nemmeno di classe operaia rivoluzionaria contro burocrazia politicamente degenerata.

Le proteste dell'11 luglio hanno riunito tutte e tre le prospettive contemporaneamente: organizzazioni controrivoluzionarie – pagate dagli Stati Uniti – che attaccano violentemente il Partito Comunista; gruppi di intellettuali che combattono la censura sentendo le loro libertà civili gravemente limitate; e la classe operaia che chiede al governo miglioramenti nelle sue condizioni di vita. Tuttavia, anche se quest'ultima componente era la stragrande maggioranza, non può essere intesa come una massa socialista politicamente consapevole, che chiedeva più socialismo alla burocrazia fossilizzata

Le proteste dell'11 luglio possono essere caratterizzate in nove punti essenziali:

1. La grande maggioranza dei manifestanti non era legata a organizzazioni controrivoluzionarie, né le proteste erano guidate da organizzazioni controrivoluzionarie. La causa principale delle manifestazioni era il malcontento generato dalle terribili carenze causate dalla crisi economica, dalle sanzioni economiche imposte dal governo statunitense e dalla discutibile e inefficiente gestione della burocrazia statale. Sono stati la carenza di cibo e di prodotti per l'igiene, l'esistenza di negozi in moneta liberamente convertibile, a cui si può accedere solo attraverso la valuta estera e che accumulano una parte importante dell'offerta di prodotti di base; le lunghe file per comprare alimenti di base come il pane; la carenza di medicinali; la restrizione al deposito di dollari in contanti nelle banche; gli aumenti dei prezzi dei servizi pubblici (il prezzo dei trasporti all'Avana è aumentato del 500%); la riduzione dei servizi gratuiti; il drastico aumento dell'inflazione; l'aumento del prezzo dei prodotti essenziali; le lunghe interruzioni di corrente, i fattori oggettivi che hanno provocato uno scenario favorevole a un'esplosione sociale.

Allo stesso tempo, non dimentichiamo che Cuba sta vivendo la sua più grande crisi economica degli ultimi trent'anni. Cuba avrebbe avuto bisogno di quattro milioni e cinquecentomila turisti e di prezzi stabili sul mercato internazionale perché il suo prodotto interno lordo crescesse almeno dell'1% nel 2020. Nel 2020 Cuba ha ricevuto solo il 23% dei turisti necessari, cioè 1,5 milioni di turisti, e l'economia mondiale è entrata in crisi. Il calo dei visitatori stranieri ha portato alla perdita di circa tremila milioni di dollari nel 2020. Cuba importa circa l'80% del suo cibo, e il governo spende duemila milioni di dollari per questo.

Tranne una modesta ripresa in Cina, tutti gli altri partner commerciali di Cuba sono caduti in recessione economica. Fino al giugno 2021 Cuba aveva ricevuto solo poco più di 130.000 turisti. La maggior parte delle riserve del paese è stata consumata entro il 2020. I costi delle cure pubbliche per affrontare il coronavirus hanno provocato gravi perdite all'economia cubana. A questo bisogna aggiungere le severe sanzioni imposte da Donald Trump, che non sono state revocate dal presidente Joe Biden, aumentando l'impatto del bloqueo.

Tuttavia, i motivi per cui l'economia cubana è in crisi non hanno importanza per la famiglia lavoratrice al momento di mangiare, e ancor meno quando la legittimità politica del governo si sta progressivamente deteriorando.

2. La legittimità politica del governo è notevolmente diminuita. Il discorso politico ufficiale è tutt'altro che efficace. Non raggiunge i giovani. La propaganda politica delle organizzazioni giovanili ufficiali risulta estranea ai giovani. Come misura di questo, c'era un gran numero di giovani tra i partecipanti alle proteste (una cifra esatta è impossibile da dare al momento).

Allo stesso tempo, hanno inciso il logoramento politico di diversi anni di crisi e degli errori accumulati dall'amministrazione statale in generale. Inoltre, è un segnale del fatto che l'attuale governo non gode della legittimità politica della leadership storica della rivoluzione. La separazione tra la leadership del paese e la classe operaia sta diventando sempre più visibile, e mette in discussione il divario nelle condizioni di vita.

3. Le proteste sono nate nei quartieri della classe operaia e con maggiori problemi sociali. La disuguaglianza sociale è un problema sempre più crescente nella società cubana. La povertà, l'abbandono sociale, la precarietà delle politiche pubbliche e sociali, l'offerta limitata di cibo e prodotti di base da parte dello Stato, così come le politiche culturali impoverite, sono caratteristiche predominanti nei quartieri periferici o a basso reddito. In queste zone la coscienza politica tende a diminuire, con il rigore della precarietà e della sopravvivenza che ha la meglio sull'ideologia. A ciò si aggiunge che il discorso politico corre spesso parallelo alle necessità quotidiane del popolo lavoratore. Rispetto a questa situazione socio-economica, nell'immaginario di questi quartieri economicamente vulnerabili la leadership del paese è associata a un alto tenore di vita.

4. Le proteste non hanno avuto un carattere maggioritario. La maggioranza della popolazione cubana continua a sostenere il governo. Se è vero che i manifestanti hanno avuto il sostegno di alcuni dei residenti delle zone in cui si sono svolti i fatti, allo stesso tempo un settore importante della popolazione ha rifiutato le proteste. Anche se le proteste all'Avana hanno generalmente raccolto circa 5.000 persone, sarebbe una completa mancanza di obiettività dire che le manifestazioni hanno avuto un sostegno maggioritario. Nonostante il deterioramento politico subito dal governo cubano, quest'ultimo sfrutta il capitale politico della rivoluzione, capitalizzando l'immagine di Fidel Castro e mantenendo l'egemonia sull'immaginario socialista. È in gran parte grazie a questi fattori che ha raggiunto una notevole legittimità politica nella maggioranza della popolazione.

5. Non c'erano slogan socialisti nelle proteste. Gli slogan lanciati nelle manifestazioni erano incentrati su "Patria y Vida", "Libertad", "Abbasso la dittatura" e offese al presidente Miguel Díaz-Canel. "Patria y Vida" è uno slogan nato da una canzone apertamente di destra, propagandata da Miami e dall'opposizione di destra. Gli altri slogan menzionati hanno il carattere di richieste di libertà dei cittadini, il che non implica richieste socialiste. Al di là delle richieste contro la censura e la richiesta di maggiori libertà civili, lo slogan "Abbasso la dittatura" è uno slogan utilizzato e capitalizzato dalla destra cubana e dalla controrivoluzione. I membri della redazione di Comunistas hanno parlato con diversi manifestanti che non erano contro Fidel Castro o il socialismo ma chiedevano migliori condizioni di vita. Tuttavia questa differenziazione non si è resa esplicita nelle proteste.

6. Un settore minoritario di intellettuali è stato coinvolto nelle proteste. Un gruppo minoritario di intellettuali, raggruppati principalmente nel movimento 27N, ha reclamato libertà civili, incentrate sul diritto alla libera creazione ed espressione. Tuttavia questo non è stato il motivo centrale delle proteste. In buona misura ciò è dovuto al fatto che le richieste dell'intellighenzia dissidente non rispondevano ai bisogni della maggioranza, che invece invocava richieste elementari per una vita migliore.

7. Il sottoproletariato ha giocato un ruolo significativo. Nelle proteste il sottoproletariato ha giocato un ruolo importante. Alcuni gruppi si sono impegnati in saccheggi e in atti vandalici aggressivi, che hanno distorto l'inizio pacifico delle manifestazioni all'Avana.

8. È sempre più certo che la propaganda della controrivoluzione è stato un fattore organizzativo delle proteste. Anche se questo non è stato il fattore principale che ha scatenato le proteste, è innegabile che una forte campagna reazionaria è stata orchestrata dagli Stati Uniti sui social, apertamente mirata al rovesciamento del governo cubano. Questa campagna ha avuto un forte impatto su un settore significativo della popolazione. Bisogna considerare che 4,4 milioni di cubani hanno accesso dai loro telefoni cellulari ai social.

9. Le manifestazioni hanno finito per essere segnate dalla violenza. All'Avana, inizialmente, salvo eventi isolati, le manifestazioni nel centro della capitale sono state pacifiche. Tuttavia nella capitale la manifestazione è degenerata in un grave scontro con le forze di polizia e i cittadini filogovernativi quando i manifestanti hanno cercato di accedere alla Plaza de la Revolución dove si trovano il Comitato Centrale del Partito Comunista, la sede del governo, il Ministero dell'Interno, il Ministero delle Forze Armate Rivoluzionarie e la sede della maggior parte dei giornali nazionali. In quel momento, la violenza è scoppiata da entrambe le parti, causando gravi feriti tra i civili. Allo stesso tempo, gruppi violenti hanno compiuto atti di vandalismo e attaccato militanti comunisti e sostenitori del governo con bastoni e pietre.

Perché il compagno Frank García Hernández, fondatore del nostro comitato editoriale, è stato arrestato?

Il compagno Frank García Hernández, che si stava recando a casa di un'amica con la quale era stato fin dall'inizio della manifestazione, è finito accidentalmente sul luogo degli scontri vicino alla Plaza de la Revolución, ma proprio mentre stavano per terminare. Il compagno Frank era stato presente alla protesta fin dall'inizio, ma come membro del Partito Comunista. Quando i manifestanti stavano lasciando il Parco Máximo Gómez (verso le 18:00), Frank e la sua amica immaginavano che la protesta fosse finita, e per questo motivo si dirigevano entrambi verso casa della ragazza, che vive a meno di 200 metri da dove sono avvenuti i violenti scontri tra i manifestanti e la polizia che cercava di impedire alla protesta di entrare in Plaza de la Revolución.

Secondo il compagno Frank, mentre si trovavano all'angolo delle vie Ayestarán e Aranguren, venivano sparati dei colpi in aria. Entrambi sono finiti dentro un gruppo filogovernativo che marciava accompagnato da agenti di polizia. In quel momento, il compagno Frank incontra casualmente Maykel González, direttore della rivista pro diritti LGBTIQ Tremenda Nota, una pubblicazione che ha riprodotto i testi di Comunistas. Maykel González aveva partecipato al corso degli eventi, dalla nascita della marcia agli scontri violenti tra i due gruppi, unendosi ai manifestanti anche se senza compiere alcun atto violento.

Proprio mentre le proteste si stavano concludendo alla presenza del compagno Frank García, un poliziotto ha arrestato Maykel González, accusandolo falsamente di aver lanciato pietre contro le forze dell'ordine. Di fronte a ciò, il compagno Frank García, come militante del Partito Comunista, ha cercato di intercedere con calma tra l'ufficiale e Maykel González. Mentre cercava di convincere il poliziotto, chiedendogli di non arrestare Maykel Gonzalez, anche Frank Garcia è stato arrestato dall'agente. Il poliziotto ha accusato Frank di atti violenti e di essere dalla parte dei manifestanti. Questa accusa è stata poi dimostrata falsa dalle autorità.

L'arresto è avvenuto intorno alle 19:00. Entrambi sono stati portati alla stazione di polizia più vicina. Successivamente, all'1:30 circa del mattino, Frank è stato portato in un altro centro di detenzione, dove i fatti sono stati immediatamente chiariti, dimostrando che non aveva preso parte ad alcun atto violento, né al gruppo che si opponeva alle manifestazioni. Insieme al direttore di Tremenda Nota, Maykel González Vivero, il compagno Frank García Hernández è stato rilasciato lunedì 12 luglio intorno alle ore 20:00. Durante la sua detenzione di poco più di 24 ore, Frank afferma che NON è stato maltrattato fisicamente o torturato in alcun modo. Attualmente Frank García non è tenuto agli arresti domiciliari, ma è sotto una misura precauzionale in cui la sua capacità di muoversi è regolata, limitata al suo posto di lavoro e all'accesso medico. Tuttavia Frank non è tenuto a fare alcuna dichiarazione alle autorità sui suoi movimenti quotidiani. La misura legale fa parte della procedura da seguire fino a quando la sua non partecipazione ad atti violenti e alla manifestazione non sia ufficialmente provata.

La redazione di Comunistas è grata per la travolgente ondata di solidarietà internazionale che si è levata per chiedere la liberazione di Frank García Hernández. Comunistas pubblicherà presto un rapporto dettagliato sulla campagna internazionalista, in cui daremo il giusto riconoscimento alle persone e alle organizzazioni che hanno combattuto per la libertà del nostro compagno.

Vale la pena notare che nessun altro membro della redazione, collaboratore o compagno vicino alla nostra pubblicazione è stato arrestato durante le proteste. In base al nostro fondamentale senso di giustizia rivoluzionaria, questo non ci impedisce di chiedere l'immediata liberazione del resto degli arrestati durante le manifestazioni dell'11 luglio, purché non abbiano commesso azioni che hanno attentato alla vita di altre persone.


Da qualche parte a Cuba, 17 luglio 2021, comitato editoriale di Comunistas


Nota: Mentre questo comunicato viene pubblicato, Comunistas viene al conoscenza dell'appello sia del governo che dell'opposizione a scendere in piazza. Sembra che entrambe le parti abbiano convocato un raduno nello stesso punto dell'Avana, noto come La Piragua. Comunistas respinge entrambi gli appelli come irresponsabili, considerando la gravità della situazione sanitaria del coronavirus, con più di 6.000 casi al giorno. Ma condanniamo ancora più fortemente qualsiasi possibile atto di violenza che possa verificarsi nello scontro tra i due gruppi.

Comunistas