L'intervento del PCL
Sabato 10 settembre si è svolta al Lido di Venezia, in concomitanza con la giornata conclusiva della Mostra del Cinema, la Climate March, che ha visto la partecipazione di attivisti di vari movimenti ambientalisti provenienti da tutta Italia e non solo. La manifestazione si inseriva nel contesto del Climate Camp, organizzato presso lo stesso Lido di Venezia col traino dell’area disobbediente.
Il PCL ha preso parte alla marcia portando le proprie parole d’ordine per un ambientalismo anticapitalista, riassunte dallo slogan “socialism for future” che apriva il volantino diffuso. La lotta per la tutela dell’ambiente non può infatti prescindere da quella per il controllo dei lavoratori sui mezzi di produzione e la pianificazione democratica dell’economia. Allo stesso modo, e per lo stesso motivo, non può prescindere dall’unificazione delle battaglie ecologiste con quelle sociali (ed in tal senso risultava senz’altro positiva la presenza di una nutrita delegazione di compagni della GKN, da lungo tempo impegnati in una dura vertenza per la difesa della loro fabbrica).
Da rilevare come anche in quest’occasione le istituzioni borghesi abbiano deciso di usare il loro apparato repressivo per impedire al corteo di raggiungere la zona del Palazzo del Cinema, bersagliando i manifestanti con idranti e cariche dei reparti antisommossa.
(Di seguito il testo del volantino elaborato dalla Commissione ambiente del PCL e diffuso nel corso della manifestazione)
SOCIALISM FOR FUTURE
Guerra, catastrofe ambientale o rivoluzione!
I capitalisti non possono risolvere la crisi ambientale. Essi devono sfruttare il lavoro, per competere con altri capitalisti e conquistare materie prime e nuovi mercati. E dunque, il capitalismo è una lotta fra bande che i governi fanno combattere ai popoli: nelle fabbriche insalubri, nel degrado delle metropoli, nelle campagne inquinate, nei paesi poveri saccheggiati dalle multinazionali. Le conseguenze sono emigrazioni e disoccupazione di massa, che favoriscono razzismo e nazionalismo, che a loro volta generano guerre.
La concorrenza nazionale e internazionale produce precarietà, abbatte salari e diritti, accrescendo la povertà globale; i massacranti ritmi di lavoro uccidono migliaia di lavoratori ogni anno. Le industrie capitaliste riversano enormi quantità di materiali tossici nell’aria, nell’acqua e nel suolo; producono montagne di rifiuti; stipano materiali pregiati in buche su tutto il pianeta, dove non potranno mai più essere recuperati, o li inceneriscono avvelenando l’aria.
È un sistema inefficiente e demenziale, che depreda le fonti della ricchezza fino all’esaurimento e non può tutelare la salute né dentro le fabbriche né fuori di esse. Ma i capitalisti, i governi e le istituzioni internazionali ignorano gli allarmi degli scienziati e dei movimenti. Anzi, dopo averci condotto vicino all’estinzione, dichiarano di voler attuare la transizione ecologica. È una truffa, la vera transizione ecologica dipende dalla rivoluzione contro il capitalismo.
La rivoluzione ecosocialista prevede che scienza e tecnologia siano messe a disposizione dell’umanità e non del profitto. La vera scienza ecologica considera le industrie come una serie di ecosistemi interconnessi ed interfacciati con l’ambiente globale; dove gli sprechi di energia e materie prime vengano ridotti al minimo.
Affinché ciò possa funzionare è necessaria una collaborazione globale fra le nazioni, un piano di interventi commisurato agli ecosistemi locali, la riorganizzazione dei commerci globali e una selezione qualitativa e quantitativa dei prodotti, cioè, una economia socialista pianificata. Siccome i capitalisti non accetterebbero mai di condividere le proprie ricchezze, si tratta, in fin dei conti, di una lotta fra proprietari dei mezzi di produzione e chi possiede solo il proprio lavoro; riguarda la sopravvivenza dell’intera umanità.
Globalizziamo le lotte contro la deforestazione, la cementificazione, l’industria del lusso e degli armamenti, l’agricoltura e l’allevamento intensivo, la distruzione degli ecosistemi ancora intatti e lo sfruttamento dei lavoratori. Per creare l’equilibrio fra umanità e natura rivendichiamo la nazionalizzazione delle industrie, sotto il controllo dei lavoratori e dei popoli. Per il futuro dei giovani creiamo un equilibrio fra umanità e natura.
Il capitalismo è un sistema decadente; il capitalismo ha fallito.
Uniamoci per realizzare l’ecosocialismo.