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L’alluvione nelle Marche. Né eccezione né maltempo, ma cambiamenti climatici e mancata prevenzione

 


Se è piovuto in tre ore la quantità d’acqua di sei mesi, significa che siamo di fronte a un evento naturale di eccezionale forza. Un evento – per di più – tragico, nel quale a oggi i morti accertati sono 11, oltre cento i feriti, imprecisato il numero degli sfollati. Da Pianello di Ostra a Cantiano, da Senigallia a Sassoferrato. Dunque colpita la provincia di Ancona e Pesaro-Urbino, dal mare all’entroterra. Se è piovuto – ripetiamo – un quantitativo d’acqua tale per cui di solito ne occorrono sei mesi, si tratta sì di un evento di eccezionale forza ma che non è in sé un’eccezione. Questo è il punto fondamentale da capire, poiché trattasi di un evento estremo sì ma tipico nel contesto dei cambiamenti climatici.


L’aumentare dei fenomeni naturali estremi è infatti appurato con chiarezza. Per restare in Italia, i dati di Legambiente riportano che gli impatti più rilevanti dei fenomeni naturali estremi si sono verificati in 602 comuni italiani, 95 in più rispetto allo scorso anno. Dal 2010 al 2021, questo tipo di fenomeni sono stati 1.118 e 133 nell’ultimo anno, in aumento del 17,2% rispetto alla precedente rilevazione (1).

Nelle Marche si è trattato, nello specifico, di un temporale autorigenerante. Consiste in un temporale che si autoalimenta grazie al contributo dell'umidità rilasciata dal mare. Fattore aggiuntivo, poi, il clima caldo, in quanto aumenta la quantità di vapore in atmosfera e quindi la quantità di acqua che può diventare pioggia. Un ulteriore ruolo aggravante lo ha giocato anche il cosiddetto Atmosferic River, corrente calda e umida di vapore acqueo proveniente dalle zone sub-tropicali del Pianeta (2).

Si fa fatica a vedere i video e le immagini diffuse in queste ore: borghi storici alluvionati dalle piogge e dall’inondazione dei fiumi, la cui bellezza di solito ignorata dal turismo di massa, ora frutto della consueta e morbosa attenzione dei media. Per qualche giorno, certo: poi, rimane il ricordo in qualcuno, poi più nulla.
Il copione è già scritto; basti guardare all’alluvione che colpì già Senigallia nel 2014, causando anche lì vittime e danni per 180 milioni di euro. Il processo per il reato di inondazione colposa è iniziato solo pochi mesi fa, lo scorso 9 giugno; mentre due mesi prima, in aprile, la Regione ha firmato la consegna del cantiere dei lavori per le vasche di espansione, pensato al fine di dare spazio al fiume Misa in caso di piena. I lavori, però, finiranno solo nel 2024. Intanto però, il Misa è esondato di nuovo.

Visto che questi eventi estremi sono qui per restare, va invertita la rotta: è necessario investire nella prevenzione, molto meno cara della spesa post-emergenziale. Purtroppo si fa al contrario, mancando nei fatti una presa di consapevolezza all’altezza della situazione e delle sfide climatiche che stiamo affrontando qui e ora.
Dobbiamo, in definitiva, avere chiaro che non è colpa del “maltempo”, né della sfortuna. Fintanto che lo si considera maltempo, si nega implicitamente la natura stessa di ciò che sta accadendo, scollegandolo dal contesto dei cambiamenti climatici. A ridosso delle elezioni, questa tragedia reca con sé un conto salato da saldare: che questo sistema economico non è in grado di saldare.

Siamo indietrissimo con le opere di prevenzione e di messa in sicurezza; ancora peggio procede il contrasto al riscaldamento globale, causa ultima degli eventi climatici estremi. Secondo il “Rapporto dissesto idrogeologico in Italia pericolosità e indicatori di rischio” (3) presentato a marzo 2021, è aumentata nello scorso anno la superficie nazionale potenzialmente soggetta a frane e alluvioni: l'incremento sfiora rispettivamente il 4% e il 19% rispetto al 2017. Inoltre, il 94% dei comuni italiani è a rischio dissesto, con oltre 8 milioni di persone che abitano nelle aree ad alta pericolosità.

L’alluvione occorsa nelle Marche non è un caso isolato, ma è frutto anche di mancata prevenzione. Noi crediamo che l’attuale sistema economico non abbia in sé la capacità di ragionare secondo ottiche lungimiranti. Servono adeguati e cospicui finanziamenti per la messa al riparo dal dissesto idrogeologico, progetti di adattamento per inondazioni e frane. Serve, inoltre, che si affronti alla radice il problema della riduzione delle emissioni di CO2. Servono scelte nette e radicali, come radicali sono le sfide della contemporaneità.




(1) https://asvis.it/home/4-10836/in-italia-aumentano-i-fenomeni-meteorologici-estremi-e-i-comuni-colpiti

(2) https://www.focus.it/scienza/scienze/temporale-autorigenerante-bomba-fiume-atmosferico-v-shaped-alluvione-marche

(3) https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/rapporti/dissesto-idrogeologico-in-italia-pericolosita-e-indicatori-di-rischio-edizione-2021

Partito Comunista dei Lavoratori - Marche