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Stellantis at 03:26
In questi giorni l'emergenza del caro bollette domina il dibattito pubblico. Siamo intervenuti sul tema con una nostra analisi e proposta di lotta. Vi torneremo. Ma c'è un aspetto che la stampa padronale e tutti i partiti borghesi volutamente ignorano: l'enormità dei profitti padronali nei primi sei mesi dell'anno. Non si tratta dei soli arcinoti extraprofitti delle grandi aziende energetiche, ma dei profitti di larga parte dei grandi gruppi capitalisti in tutti i settori dell'economia.
Non è un fenomeno solo italiano. La Confederazione europea dei sindacati ha documentato come in tutta l'Unione Europea il primo semestre del 2022 abbia visto dividendi d'oro tra i grandi gruppi industriali e bancari, con una crescita esponenziale: più 25,1% in Belgio, più 32,7% in Francia, più 36,3% in Germania, più 23,4% in Olanda, più 97,7% in Spagna (all'ombra del governo “di sinistra” PSOE-Podemos). Una crescita impetuosa che corrisponde a circa venti volte l'evoluzione parallela dei salari, sostanzialmente al palo. In altri termini, un incremento ovunque del tasso di sfruttamento capitalistico del lavoro.
L'Italia si colloca in classifica subito dopo la Spagna con un incremento dei dividendi del 72,2%. Tutti i settori sono coinvolti dal fenomeno. Il settore automobilistico di Stellantis con l'incremento del 15% e 8 miliardi di utile. Il gruppo ENI con quasi 7,4 miliardi di utile a fronte dell'1,1 del primo semestre (più 700%). Ma il salto maggiore lo compie Atlantia dei Benetton, che grazie alla vendita di Autostrade a CDP passa da 33 milioni a 5,9 miliardi di utile. Seguono Banca Intesa, Unicredit, ENEL, Generali, Banca Bper, Tenaris, Poste Italiane. Complessivamente, i dividendi passano da 24,345 a 39,669 miliardi. In soli sei mesi!
Si dirà: “ora però il rincaro dell'energia ha invertito la rotta”. Sbagliato. O per lo meno inesatto. In parte l'onda della crescita dei dividendi è alimentata proprio dal rincaro dell'energia con le relative speculazioni, in parte si è scaricata sui prezzi alimentando l'inflazione. «Molte aziende sono state in grado di espandere i propri profitti unitari in un contesto di eccesso di domanda globale nonostante l'aumento dei prezzi dell'energia» e «in media i profitti hanno contribuito in modo chiave all'inflazione interna totale, al di sopra del loro contributo storico», dichiara Isabel Schnabel, membro tedesco del board della BCE.
I profitti sono dunque un volano del carovita pagato dai salariati. Altro che “caro bollette, male comune”. No. Il male non è comune nei suoi effetti sociali, e neppure nei suoi fattori scatenanti.
È una ragione in più per porre la rivendicazione di un aumento generale dei salari di almeno 300 euro netti e della scala mobile dei salari come obiettivo centrale di questa fase. È il caso di dire “paghi chi non ha mai pagato”.
Partito Comunista dei Lavoratori