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Paghi chi non ha mai pagato!

Le ragioni di una patrimoniale straordinaria del 10% sul 10% più ricco

Novemilasettecentoquarantatre (9743) miliardi di euro – cinque volte il Pil nazionale – sono la somma dei patrimoni detenuti in Italia secondo uno studio di Banca Italia del 2018. Quasi due terzi (5246 miliardi) sono immobili residenziali, 679 miliardi immobili non residenziali, 223 miliardi terreni coltivati. Un terzo i patrimoni finanziari, di cui oltre 1000 miliardi in azioni. In tutto, dunque, quasi 10000 miliardi.

Questi dati in sé non dicono molto, ma dicono tutto se si studia la loro composizione sociale. Il 10% della popolazione italiana possiede un patrimonio che vale 7 volte quello che detiene la metà più povera della popolazione. Nel solo ambito finanziario tra il 2006 e il 2017, il patrimonio in mano al 50% di famiglie più povere è sceso sotto l'11%, mentre quello del 10% più ricco è salito al 52%. Oggi in Italia 10701 persone detengono un patrimonio superiore a 30 milioni di dollari (al mondo sono 513000). Secondo il Wealth Report 2020 della società Knight Frank, il maggior incremento delle grandi ricchezze nel 2019 si è avuto proprio in Italia, con un incremento del 21%, il più elevato di tutta Europa e il secondo al mondo dopo la Corea del Sud. Un incremento tanto più significativo a fronte di un reddito nazionale sostanzialmente stagnante.

La grande crisi di dieci anni fa ha dato un forte impulso alla concentrazione dei patrimoni. La nuova grande crisi spingerà nella medesima direzione. Ad esempio in questo mese di crisi le azioni di Ferrari (supercar) e San Lorenzo (yacht) sono cresciute nella Borsa di Piazza Affari del 18% e nel 16% rispettivamente. Yachts e macchine di lusso non sono in terapia intensiva, e soprattutto non lo sono i loro azionisti. I capitalisti comprano e ricomprano le loro stesse azioni per gonfiarne il valore di borsa e i relativi dividendi. Il mondo del capitale finanziario si eleva al di sopra del mondo reale, e persino della produzione materiale. Più ristagna il saggio di profitto nell'economia reale, più si gonfia il parassitismo finanziario. È la misura della decadenza della società borghese.

E tuttavia questo parassitismo si appoggia sullo sfruttamento del lavoro, e si alimenta di debito pubblico e tagli sociali. Il taglio di posti letto, personale sanitario, ospedali, ha contribuito al parassitismo finanziario non meno del taglio alle pensioni e al lavoro. Per questo è inaccettabile tanto più oggi qualsiasi riproposizione di austerità e sacrifici per i lavoratori. Altro che nuovo indebitamento con le banche italiane o con la BCE o col MES, come se per i lavoratori e le lavoratrici ci fosse differenza tra ripagare il debito a Banca Intesa o a Bruxelles. È necessario rovesciare questa logica. Paghi il 10% più ricco con una patrimoniale straordinaria del 10%! Paghi chi non ha mai pagato! Per ricostruire la sanità pubblica, prima di tutto.
Partito Comunista dei Lavoratori