♠ in Bergamo,blocco,Brescia,chiusura fabbriche,Codogno,Confindustria,Coronavirus,Federmeccanica,Ferrando,protocollo sindacati imprese,RLS,RSU,salario,sciopero generale,video at 15:11
Non c'è nessuna unità nazionale da celebrare! Organizzare ed estendere gli scioperi, per uno #sciopero generale vero!
La #lotta deve continuare in tutte le forme possibili, per unire il fronte dei lavoratori attorno alle proprie rivendicazioni indipendenti.
È il momento dell'#unità: ma nella chiarezza della lotta e della contrapposizione frontale al padronato e alle classi dirigenti!
1) A Bergamo, a Brescia, in Lombardia, e in situazioni similari di focolaio eccezionale del contagio in altre parti d'Italia, va attuata la “soluzione Codogno”. Un blocco totale di tutte le attività, ad eccezione ovviamente della sanità: l'unica via per contrastare il contagio e proteggere la popolazione. È una misura che andava presa congiuntamente a Codogno e che invece si è voluto evitare solo per compiacere #Confindustria e Federmeccanica lombarde e i loro interessi, come ha denunciato persino il sindaco PD di Brescia. Tanto più oggi va applicata senza esitazioni. E va ben al di là dei provvedimenti assunti dal governo nazionale e lombardo.
2) Nei luoghi di produzione e lavoro tenuti aperti, che vanno ben oltre il recinto della produzione alimentare e farmaceutica, vanno rivendicate condizioni di reale sicurezza, perché il protocollo di accordo tra sindacati e imprese non ha garantito un bel nulla. Senza condizioni di #sicurezza non si lavora. Gli #scioperi devono continuare sino alla conquista di queste condizioni. Le RSU e le RLS verificheranno in piena autonomia le condizioni del lavoro. Il #controllo operaio indipendente sulla sicurezza resta un terreno centrale di conflitto.
3) Va impedito che dietro la copertura del blocco delle attività e della sospensione della produzione vi siano padroni che preparano la chiusura delle fabbriche e il trasferimento di soppiatto di macchinari e impianti. I discorsi di marca padronale secondo cui “purtroppo molte aziende non riapriranno più” servono a preparare il terreno per queste pratiche. Nelle forme possibili va esercitata una vigilanza sindacale tesa a bloccare sul nascere queste operazioni, già attuate in tempi normali e oggi coperte dallo stato di eccezione.
4) I lavoratori e le lavoratrici dispensati dalla produzione e dal lavoro in ragione del blocco delle attività debbono avere una copertura salariale piena, ossia il 100% del #salario. Milioni di lavoratori e lavoratrici non possono subire la decurtazione di un salario già modestissimo, impoverito negli anni e spesso colpito dal mancato rinnovo contrattuale, tanto più a fronte della mole di miliardi che in varie forme vengono dati a imprese e banche. La rivendicazione del 100% del salario, a carico del padronato, ha valore unificante per tutto il mondo del lavoro.
A pagare il conto del coronavirus siano i capitalisti, non i lavoratori e le lavoratrici!
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI