♠ in Confindustria,Conte,Coronavirus,DPI,governo,igienizzazione,protocollo sicurezza,RSL,salari,scioperi,sicurezza sul lavoro,sindacati at 17:21
14 Marzo 2020
Dopo l'ondata di scioperi operai degli ultimi giorni, il governo si è affrettato a convocare le organizzazioni padronali e i vertici sindacali per cercare di fermare la slavina.
Ma il Protocollo d'intesa tra sindacati e padroni sfornato nella notte non risponde minimamente alle preoccupazioni e rivendicazioni emerse dagli scioperi in fatto di sicurezza sul lavoro.
Le aziende mantengono un potere discrezionale in fatto di sicurezza sanitaria, senza assumersi alcun impegno vincolante e verificabile, al di là di dichiarazioni platoniche di buone intenzioni. Nei fatti vedono riconosciuto quel criterio di “autodeterminazione” delle scelte aziendali che Confindustria sin dall'inizio ha rivendicato.
I famosi “strumenti di protezione individuali” non solo non sono garantiti ma sono esplicitamente affidati alla loro disponibilità di commercio. Nei fatti significa che non saranno disponibili, e in ogni caso non saranno esigibili. Una truffa bella e buona.
Il governo non prende alcun impegno formale in fatto di sicurezza sul lavoro, lasciando le fabbriche come zona franca. Conte si è limitato a promuovere il dialogo tra le parti sociali e fare raccomandazioni retoriche che non contano nulla. Lo stesso annuncio di ammortizzatori sociali “per favorire il dialogo”, già di per sé insufficienti come copertura salariale, non spiega come dovrebbe essere finanziato, cioè a chi verrà fatto pagare. Il che significa che saranno chiamati a pagare i lavoratori.
I lavoratori e le lavoratrici non hanno scioperato per un pugno di mosche.
Colpisce che dirigenti sindacali che avevano formalmente richiesto la chiusura delle fabbriche o la sospensione della produzione ora si accontentino di raccomandazioni vuote affidate alla discrezione dei padroni. Certo gli operai non faranno altrettanto.
La sicurezza nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro non può essere merce di scambio e non è rinunciabile.
Gli scioperi devono continuare ed estendersi.
È necessario uno sciopero generale sino alla conquista di condizioni reali di sicurezza nell'organizzazione del lavoro, nella dotazione degli strumenti necessari di protezione individuale, nella igienizzazione dei luoghi di produzione.
La verifica di queste condizioni non può essere affidata ai padroni, deve essere condotta autonomamente dalle rappresentanze sindacali e RSL.
Ai lavoratori va garantito il 100% del salario, a spese del padronato.
NO AL PUGNO DI MOSCHE! LA SICUREZZA DEI LAVORATORI NON SI BARATTA!
SCIOPERO GENERALE SINO ALLA VERIFICA DI CONDIZIONI REALI DI SICUREZZA DA PARTE DELLE RAPPRESENTANZE SINDACALI E RSL!
100% DEL SALARIO PER I LAVORATORI E LE LAVORATRICI!
A PAGARE IL CONTO DEL CORONAVIRUS SIANO I CAPITALISTI, NON I LAVORATORI E LE LAVORATRICI!
Ma il Protocollo d'intesa tra sindacati e padroni sfornato nella notte non risponde minimamente alle preoccupazioni e rivendicazioni emerse dagli scioperi in fatto di sicurezza sul lavoro.
Le aziende mantengono un potere discrezionale in fatto di sicurezza sanitaria, senza assumersi alcun impegno vincolante e verificabile, al di là di dichiarazioni platoniche di buone intenzioni. Nei fatti vedono riconosciuto quel criterio di “autodeterminazione” delle scelte aziendali che Confindustria sin dall'inizio ha rivendicato.
I famosi “strumenti di protezione individuali” non solo non sono garantiti ma sono esplicitamente affidati alla loro disponibilità di commercio. Nei fatti significa che non saranno disponibili, e in ogni caso non saranno esigibili. Una truffa bella e buona.
Il governo non prende alcun impegno formale in fatto di sicurezza sul lavoro, lasciando le fabbriche come zona franca. Conte si è limitato a promuovere il dialogo tra le parti sociali e fare raccomandazioni retoriche che non contano nulla. Lo stesso annuncio di ammortizzatori sociali “per favorire il dialogo”, già di per sé insufficienti come copertura salariale, non spiega come dovrebbe essere finanziato, cioè a chi verrà fatto pagare. Il che significa che saranno chiamati a pagare i lavoratori.
I lavoratori e le lavoratrici non hanno scioperato per un pugno di mosche.
Colpisce che dirigenti sindacali che avevano formalmente richiesto la chiusura delle fabbriche o la sospensione della produzione ora si accontentino di raccomandazioni vuote affidate alla discrezione dei padroni. Certo gli operai non faranno altrettanto.
La sicurezza nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro non può essere merce di scambio e non è rinunciabile.
Gli scioperi devono continuare ed estendersi.
È necessario uno sciopero generale sino alla conquista di condizioni reali di sicurezza nell'organizzazione del lavoro, nella dotazione degli strumenti necessari di protezione individuale, nella igienizzazione dei luoghi di produzione.
La verifica di queste condizioni non può essere affidata ai padroni, deve essere condotta autonomamente dalle rappresentanze sindacali e RSL.
Ai lavoratori va garantito il 100% del salario, a spese del padronato.
NO AL PUGNO DI MOSCHE! LA SICUREZZA DEI LAVORATORI NON SI BARATTA!
SCIOPERO GENERALE SINO ALLA VERIFICA DI CONDIZIONI REALI DI SICUREZZA DA PARTE DELLE RAPPRESENTANZE SINDACALI E RSL!
100% DEL SALARIO PER I LAVORATORI E LE LAVORATRICI!
A PAGARE IL CONTO DEL CORONAVIRUS SIANO I CAPITALISTI, NON I LAVORATORI E LE LAVORATRICI!