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Bergoglio val pure una messa

Il Papa apre le chiese nei giorni del contagio. Un crimine

16 Marzo 2020
Appena giovedì scorso la Conferenza Episcopale Italiana aveva suggerito la serrata ai 260 vescovi delle 260 diocesi. Pareva semplicemente l'applicazione sensata delle disposizioni imposte dal contenimento del coronavirus. Ma la stampa cattolico-reazionaria ha subito sollevato scandalo, rivendicando il primato dell'anima sulle misere preoccupazioni del corpo. E Papa Bergoglio, venerdì mattina, è intervenuto per dare il contrordine: le chiese vanno aperte! La Conferenza Episcopale ha dovuto smentire se stessa in meno di 24 ore.

Padre Enzo Bianchi, fondatore della comunità di Bose, molto vicino a Papa Francesco, ed anzi considerato tra i suoi portavoce informali, ha sentito il bisogno di spiegare il dietrofront di Bergoglio attraverso un'intervista al Fatto Quotidiano. La chiusura delle chiese era a suo dire «una misura... poco meditata. C'era l'esigenza di dare un segnale di disciplina e di sostegno al governo, ma ribadendo il ruolo primario della Chiesa: far sentire la sua presenza lì dove ci sono gli infermi, gli anziani, gli ultimi... Siamo sicuri che sbarrando l'ingresso in chiesa e cessando l'eucarestia si testimoni l'obbedienza al Vangelo che ci chiede un amore concreto verso il prossimo? No, era un errore. Altro che vicinanza al prossimo: il prossimo sarebbe morto. Per fortuna il Papa ha interrotto una grave sonnolenza spirituale».

Avete letto bene. Il “prossimo” muore se non riceve l'eucarestia, per sonnolenza dello spirito. Invece vive se per “amore”, in piena epidemia, si aprono le chiese, si promuovono aggregazioni collettive, si favorisce il contagio, per di più in aperta violazione di disposizioni pubbliche da cui il Papa evidentemente si ritiene dispensato.
Ecco, se uno voleva farsi un'idea del regime concordatario, è servito. La stessa Chiesa foraggiata per sei miliardi l'anno con sovvenzioni pubbliche pagate da tutti si sente in diritto di ignorare le leggi dello Stato persino in fatto di salute pubblica. E si rende così corresponsabile obiettivamente di un crimine. Perché di questo si tratta. Gli infermi, gli anziani, gli ultimi di cui parla Bianchi sono e saranno le prime vittime del contagio cui la Chiesa, per volontà di Bergoglio, concorre. Il fatto che questo avvenga per mano di un Papa che liberali e sinistre si affannano a presentare come progressista la dice lunga sulla deriva culturale della borghesia laica e delle sinistre sue succubi. Che infatti stanno in (religioso?) silenzio di fronte all'ennesimo crimine ecclesiastico.

È la riprova, se ve n'era bisogno, che solo una prospettiva anticapitalista può alzare il coperchio sulla natura reazionaria della Chiesa, sul suo passato e sul suo presente. Immutabile ed eterno, quale che sia il Papa di turno.
Partito Comunista dei Lavoratori