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ELEZIONI REGIONALI DELL’EMILIA ROMAGNA: LE NOSTRE INDICAZIONI DI VOTO

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Il referendum del 29 marzo. Il nostro no

Il referendum del 29 marzo ha come oggetto la legge voluta dal M5S sulla riduzione del numero dei parlamentari. Una legge prima votata da M5S, Lega, Fratelli d'Italia sullo sfondo del primo governo Conte; e successivamente anche dal PD e da LeU come partita di scambio con il M5S per la formazione del secondo governo Conte e della nuova maggioranza.

La legge riflette un corso politico truffaldino e reazionario.
L'argomentazione che la supporta è il taglio dei costi della politica attraverso il taglio delle poltrone, all'insegna del “popolo contro i politici” e contro “la casta”. È lo stesso canovaccio truffaldino che ha accompagnato l'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, la campagna maggioritaria per cancellare i partiti minori (“ci sono troppi partiti”), il privilegiamento dei poteri esecutivi ad ogni livello a scapito della democrazia e della rappresentanza (rafforzamento dei poteri di sindaci e governatori regionali a scapito delle rispettive assemblee elettive). È una campagna mirata alla conquista del consenso fuori e contro ogni criterio democratico. Il suo effetto pratico è stato ed è quello di dirottare la rabbia sociale di milioni di salariati contro il bersaglio indistinto dei politici, al solo scopo di impedire che essa si rivolga contro capitalisti, banchieri, sfruttatori, gli stessi che i partiti politici populisti servono nella loro funzione di governo, passata e presente. L'arretramento del movimento operaio e della sua coscienza politica e democratica ha aperto purtroppo una prateria enorme, tra le stesse fila dei lavoratori, a queste campagne reazionarie.

Diamo dunque indicazione di voto per il no.
No ad una operazione truffaldina.
No al governo che la sostiene.
No al più ampio fronte dei partiti borghesi, liberali e reazionari, che in questi decenni hanno gestito a turno le politiche di austerità contro i lavoratori e le lavoratrici, attaccando lavoro, pensioni, sanità, istruzione, nell'interesse esclusivo dei capitalisti, e che ora vogliono nascondere ancora una volta le proprie responsabilità grazie al ricorso dell'inganno populista.
No, infine, al trasformismo di quella sinistra che si è accodata ai partiti borghesi per ottenere uno scranno ministeriale.

Ma il nostro no, chiaro e netto, ai partiti borghesi e alle loro truffe, muove dal versante degli interessi dei lavoratori, senza alcuna subordinazione alle istituzioni di questo Stato.

Non ci identifichiamo con il parlamentarismo borghese, una identificazione che indebolisce oltretutto le ragioni del no a livello di massa a tutto vantaggio della demagogia reazionaria anti-casta. Non idolatriamo, a differenza delle sinistre riformiste (e non solo), la Costituzione borghese del 1948, figlia del compromesso storico tra De Gasperi e Togliatti a difesa del capitalismo italiano. Non pensiamo che nel quadro del parlamento borghese possa realizzarsi una alternativa di società.
Ci battiamo per il potere reale dei lavoratori, delle lavoratrici, della maggioranza della società, contro l'attuale dittatura dei capitalisti, che resta tale anche sotto la democrazia borghese.
Ci battiamo per una democrazia dei consigli dei lavoratori, basati sul principio della permanente revocabilità di ogni eletto e sulla cancellazione di ogni suo privilegio sociale (retribuzione pari a quella media di un operaio). Una democrazia vera che oltretutto abbatterebbe realmente “i costi dello Stato”, rendendolo finalmente a buon mercato.

Parallelamente, sullo stesso terreno della democrazia parlamentare borghese, ci battiamo per i principi democratici più elementari. La democrazia non è data dal numero dei parlamentari, ma dal principio elementare della rappresentanza, senza trucchi e limitazioni di alcun genere. Siamo ad ogni livello per una legge elettorale proporzionale pura senza soglie di sbarramento e distorsioni maggioritarie. Una testa, un voto. Nessun voto può e deve valere più di un altro. Non ci interessa la governabilità di questo sistema, che colpisce i diritti di rappresentanza per meglio governare nell'epoca di crisi le politiche dei sacrifici. La subordinazione delle sinistre alla governabilità negli ultimi decenni è stata la misura della loro subordinazione al capitale. Siamo invece per un diritto di rappresentanza incondizionato e pieno. Siamo a favore di un giusto finanziamento pubblico dei partiti in proporzione dei voti ottenuti, e del divieto di finanziamento degli stessi da parte delle grandi aziende. Siamo in questo quadro per l'abolizione del Senato e a favore del monocameralismo, nella migliore tradizione della democrazia conseguente.

Ma questa battaglia democratica può riconquistare un consenso di massa solo se si intreccia con la ripresa dell'opposizione di classe. Solo una classe che ritrova la propria ragione sociale indipendente sul terreno della lotta può sottrarsi alle sirene del populismo e contrastare la reazione, recuperando i valori dell'uguaglianza, della democrazia, della rappresentanza. Per questo il nostro no alla truffa referendaria si combina con la proposta del fronte unico di lotta, di classe e di massa. Contro il governo, contro le destre reazionarie, per un governo dei lavoratori e delle lavoratrici.
Partito Comunista dei Lavoratori