I risultati delle elezioni regionali
La disaffezione operaia verso il PD di Renzi e la necessità di una alternativa politica di classe
Il risultato delle elezioni regionali che appare più evidente, nonostante le affermazioni del bullo di Palazzo Chigi, è quello dell'astensione di massa, in primo luogo in Emilia-Romagna. In questa regione di storico riferimento per il PD e i suoi predecessori non è semplicemente emerso un rifiuto trasversale alle degenerazioni del ceto politico locale, ma si è fondamentalmente espressa una profonda disaffezione delle lavoratrici e dei lavoratori nei confronti dell'azione di brutale attacco del governo contro il movimento operaio e quello che resta delle sue conquiste storiche
L'insipienza della sinistra riformista contribuisce a mantenere questa disaffezione in termini passivi. La realtà di SEL ne è la dimostrazione più lampante. Questo partito avrebbe potenzialmente una piccola, ma reale, autostrada aperta per raccogliere la disaffezione dell'elettorato operaio e di sinistra del PD, se sviluppasse una coerente battaglia politica contro il renzismo a tutti i livelli. Ma, nella continuità con la peggior tradizione bertinottiana, quello che conta sono gli assessorati e i posti di governo e di sottogoverno ("a disposizione" dei padroni, come nella frase del Niki governatore in Puglia nei riguardi di Riva): così, in Emilia-Romagna, si sono presentati nella coalizione renziana, esemplificazione concreta della loro strategia e delle loro speranze nazionali.
Quanto a Rifondazione (e al PdCI), dopo i disastri prodotti dalla loro politica governista, preferiscono mascherarsi dietro coalizioni senza riferimento classista, senza i simboli storici del movimento operaio (falce e martello o la stessa parola “sinistra”), che, come se fossimo due secoli fa, parla alle "persone" e a "cittadini" e non ai/lle lavoratori/trici e a tutti gli sfruttati ed oppressi, sotto la guida di autocentrati e presuntuosi intellettuali piccolo borghesi "progressisti". Del resto che si poteva attendere, ragionando seriamente, dai partiti diretti dagli ex ministri Ferrero o Diliberto, che mentre si proclamavano "comunisti", sostenevano riforme legislative che creavano la precarietà di massa ("pacchetto Treu"), gli interventi militari imperialisti, in primis in Afganistan e Iraq (ovviamente "solo" quando erano al governo), o la riduzione massiccia delle tasse per capitalisti e banchieri.
Il relativo successo di Sel e Altra Emilia-Romagna – mentre è fallimentare il dato di Altra Calabria – appare congiunturale: l'astensionismo di massa ha colpito i partiti maggiori agevolando la parte motivata dell'elettorato, contemporaneamente lo scontro tra apparato CGIL e PD ha dato una mano alle liste considerate più a sinistra.
La reazione di massa alle politiche del governo ha quindi trovato una risposta prioritariamente, se non esclusivamente, nell’astensione e nel rifiuto del voto. E nel contempo si è affermata un’opposizione reazionaria, quella della “Lega dei popoli” centrata sulla nuova prospettiva della Lega nord, che prova a capitalizzare la crisi berlusconiana ed a organizzare un consenso interclassista in un movimento antieuropeo della destra politica e sociale.
In questo quadro complessivo, ci impegniamo quindi a sviluppare una vera alternativa anticapitalista, che non tradisca gli operai e gli sfruttati in generale, che indichi nella rivoluzione sociale, nel potere dei lavoratori e nel socialismo la sola soluzione realistica alla crisi capitalistica. L’alternativa del PCL.
Scontiamo la nostra indubbia debolezza numerica ed organizzativa, ma anche, sia in Emilia Romagna che in Calabria, l'esistenza di leggi elettorali antidemocratiche, che garantiscono le forze politiche esistenti nelle istituzioni, e impediscono a quelle esterne e, in primis al nostro partito, di potersi presentare al giudizio dell'elettorato, col nostro programma anticapitalistico rivoluzionario.
Nonostante ciò i nostri compagni hanno fatto di tutto per far sentire il più largamente possibile la voce del Pcl, anche nelle ultime scadenze elettorali (si veda la campagna intorno alla candidatura propagandistica del compagno Michele Terra a presidente dell'Emilia Romagna).
E soprattutto il Pcl farà ogni sforzo per aumentare ancor di più il proprio impegno e il proprio intervento e rendere coscienti il maggior numero possibile di lavoratori/trici, oggi finalmente in rottura col PD, che una alternativa esiste, ma non è quella del riformismo piccolo borghese e governista dei Vendola, Ferrero, Civati e compagnia, bensì quella classista e rivoluzionaria rappresentata dal nostro partito.
Partito Comunista dei Lavoratori.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
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