1. La bancarotta economica del Paese e la disintegrazione sociale hanno
portato alla più acuta crisi di potere politico. Il governo
Samaras-Venizelos, al collasso, legato al memorandum della troika, non è
più in grado di governare; ed un successivo governo basato su Syriza
non è un'opzione attuabile né per le classi dominanti né per le masse
popolari che presumibilmente lo voteranno.
La corsa a capofitto
di Samaras verso l'obiettivo del completamento del memorandum, con la
sua retorica fallita da “storia di successo”, è terminata in una
tragicommedia. La troika, innanzitutto lo stesso FMI e Schäuble, hanno
fatto mancare il terreno sotto i piedi del governo Samaras-Venizelos
chiedendo nuove devastanti misure antipopolari, e così accelerando verso
le elezioni presidenziali ed elezioni politiche anticipate. Non c'è
dubbio che l'ultimatum della troika abbia avuto come destinatario finale
non l'attuale dimissionario primo ministro di destra, bensì il
prossimo, di sinistra. Il cinico ricatto della UE è chiaro: o Syriza si
piegherà a rifiutare le attese popolari o sarà schiacciata dai “mercati”
– come a mandare un messaggio a Podemos in Spagna e a Sinn Féin in
Irlanda.
Da parte della UE non c'è spazio per compromessi, dal
momento che sta colando a picco nella recessione,
nell'ultraindebitamento e nella deflazione, e che la crisi sistemica
capitalista dalla periferia minaccia ora il centro: Italia, Francia e la
stessa Germania. Dall'altro lato, la subordinazione politica della
destra alla troika e al capitale sta ora eccedendo tutti i limiti di
sopravvivenza del popolo. La politica di Syriza di ridurre l'austerità
attraverso la negoziazione e il compromesso con la UE, il FMI e il
capitale greco e internazionale eccede i limiti imposti dal
peggioramento della crisi del capitalismo.
La reazione si sta
preparando per il confronto, rafforzando le sue posizioni negli apparati
statali, parastatali, repressivi, giudiziari, ideologici, così come
nelle gang fasciste, per trasformare un governo Syriza in una “parentesi
di sinistra” prima che l'estrema destra torni a prendersi la rivincita
di una controrivoluzione sociale.
Le prossime elezioni sono
indubbiamente un episodio cruciale della nuova fase della lotta di
classe. In ogni caso, qualsiasi risultato possa esserci, è certo che
esse non risolveranno ma esaspereranno ulteriormente la crisi politica
e, alla fine, la crisi generale delle classi dominanti. I capitalisti
non sono in grado di portare la società fuori dalla crisi del loro
sistema. Solo la classe lavoratrice, appoggiata dalle classi popolari
che oggi la crisi sta distruggendo, può garantire un'uscita dalla crisi,
preparando l'abbandono di questo sistema di dominazione borghese e
imperialista per il socialismo internazionale nella regione, in Europa e
nel mondo intero.
Dal momento che l'epicentro del tutto è la crisi
di potere stessa, la questione primaria di una strategia che si dica
rivoluzionaria (tattiche di lotta di classe; tattiche elettorali;
programma di transizione; posizione su debito, misure di “austerità” e
UE; fronti, alleanze ecc.) deriva da ed è connessa con questo punto
strategico fondamentale.
2. L'attuale battaglia politica si
gioca sul campo nemico del parlamentarismo borghese, controllato dal
capitale, dai partiti del sistema e dai media, che condanna al silenzio
le voci della sinistra rivoluzionaria. Ciononostante, la battaglia
prende corpo esattamente nelle condizioni di decomposizione avanzata del
parlamentarismo borghese e sotto le grida di protesta popolari, che
forniscono un'arena importante per un intervento rivoluzionario del EEK.
Queste elezioni politiche anticipate, con la loro puzza
soffocante di scandali, “acquisti”, tangenti, concussioni e voltafaccia,
hanno aumentato il decadimento del sistema politico. Hanno
completamente smascherato un Parlamento zombie che ratifica decisioni
preapprovate da un regime borghese in stato di “emergenza”. In nome
dell'agonizzante democrazia borghese, i governanti, guidati dai bisogni
della guerra di classe, hanno deciso di costruire prigioni “di tipo C”
destinate non solo ai detenuti, ma a qualsiasi tipo di resistenza: per
il confino dell'intera società. Le elezioni non resusciteranno un
parlamentarismo morto vivente, sebbene illusioni parlamentari possano
crescere con l'aspettativa di un “governo di sinistra”.
La strada
per la libertà non passa attraverso “maggioranze” elettorali o
coalizioni parlamentari e compromessi fra sinistra e centrosinistra o
nazionalisti di destra del tipo di AN.EL. Greci Indipendenti (partito di
destra anti-austerità – NdT), ma attraverso l'autorganizzazione dei
lavoratori e la lotta di massa per il loro potere, il potere di chi “sta
in basso” contro il potere di chi “sta in alto”. Questo sistema ha
raggiunto i suoi limiti, e deve quindi essere abbattuto.
3.
Il governo Samaras e i partiti dell'opposizione ufficiale stanno
gareggiando per convincere i cittadini su chi sarà, nel febbraio 2015,
“il più affidabile ed efficace negoziatore con la UE, la BCE e il FMI”
fra il negoziatore di destra, le “facce familiari” a Juncker, Moscovici e
Merkel, e il negoziatore di sinistra, “più duro”. In realtà, comunque
sia, non c'è nessuno spazio per vere negoziazioni. Da una parte, i
diktat di Berlino, Bruxelles e Washington non sono negoziabili;
dall'altra parte, le nostre vite, le vite delle masse hanno raggiunto,
se non già superato, i loro limiti, e non possono essere negoziate da
nessuno.
Non scegliamo i negoziatori delle nostre vite! Il
memorandum non sarà stracciato da nessun governo borghese, ma dagli
stessi lavoratori con uno sciopero politico generale a oltranza come
arma per la sua abolizione e per la connessa cancellazione del debito
estero per gli usurai internazionali!
Chiunque sia eletto, l'unica
scelta è la continuazione della lotta di classe fino alla vittoria dei
lavoratori e di tutti gli oppressi.
Se, come molto probabile, la
destra, sgretolata, sarà mandata via, non dovrà esserci un giorno né
un'ora di tregua, negligenza o inattività, in attesa del “periodo di
grazia” concesso al nuovo governo. La potenza delle masse deve
immediatamente essere esercitata attraverso tutte le forme di
mobilitazione e autorganizzazione delle sue forze nei quartieri, negli
spazi pubblici, nei posti di lavoro e di studio. Se la causa della
nostra liberazione dalla sofferenza è lasciata nelle mani dei
“negoziatori”, la reazione nazionale e internazionale che si prepara in
agguato per la sua vendetta vincerà. Quella della vittoria è una
questione strategica al fine di organizzare la battaglia per il potere
della parte degli oppressi, lavoratori e disoccupati, poveri e nuovi
poveri causati dalla spirale del memorandum.
4. L'EEK non è
indifferente né politicamente sprezzante nei confronti delle larghe
masse che sperano in una vittoria di Syriza per poter avere anche il
minimo respiro dal soffocamento dell'austerity. Non teniamo un
atteggiamento di equidistanza e non minimizziamo le differenze fra la
destra e Syriza, come fa il KKE stalinista. Condividiamo la rabbia del
popolo e ci uniamo alla sua lotta. Siamo pronti per l'azione unitaria
contro la troika, il memorandum, la destra nero-blu-verde (dai colori di
riferimento rispettivamente di Alba Dorata, Nea Democratia e Pasok.
"NdT")
e il comune nemico di classe.
Riconosciamo le
condizioni e anche i limiti dello spostamento di massa a sinistra che a
partire dal 2012 ha preso la forma di un sostegno politico di massa a
Syriza, vista non più soltanto come una forza di opposizione e di
pressione al potere borghese, ma come un'alternativa di governo della
sinistra. Ma insieme con le speranze di molti, non ignoriamo le
aspirazioni di alcuni “ex” pro-troika, “ex” Pasok, “ex” Sinistra
Democratica, e altri furfanti che cercano in Syriza la piscina di Siloam
in grado di assolverli dai loro peccati pubblici e di raggiungere la
cucchiaiata di miele del potere borghese. Soprattutto, non perdiamo di
vista quei gruppi capitalistici, circoli, e politici borghesi che
sostengono “alleanze necessarie con un governo basato su Syriza” che
rimanga sempre nel sistema capitalistico e nell'UE, e che porterà un
domani a politiche di collaborazione di classe.
L'accettazione di
una tale collaborazione di classe, che può solo essere contraria agli
interessi dei lavoratori e del popolo, è già presente nella
dichiarazione di lealtà della leadership di Syriza, tesa alla
“continuità dello Stato” - nel momento della sua crisi di potere, a
rimanere nell'UE e nella NATO e ad accettare le condizioni del
soffocante coinvolgimento e dominazione imperialista nella nostra
regione.
Facciamo appello alle forze che all'interno della
classe lavoratrice, dei giovani, degli intellettuali appoggiano Syriza o
investono in essa le loro speranze, a chiedere alla sua leadership di
rompere con la borghesia, con i suoi politici, con tutti gli
opportunisti e tutti gli attori del potere capitalista. Facciamo appello
ad essi perché rifiutino la politica della “continuità dello Stato” e
gli accordi con l'imperialismo, il capitalismo in bancarotta, la UE, il
FMI e la NATO.
Ad ogni passo che la base popolare di Syriza farà
in questa direzione, noi saremo al loro fianco, pur mantenendo la
nostra indipendenza politica, le nostre critiche e i nostri avvertimenti
sul fatto che i leader riformisti non sono affatto pronti a queste
necessarie rotture. Essi stanno già mostrando la loro servilità con le
dichiarazioni rassicuranti nei confronti del capitale e della UE, con le
loro azioni, e specialmente con il loro programma.
Le misure di
austerità non possono essere cancellate senza un annullamento
unilaterale e senza esenzioni del debito nei confronti della prigione
della UE, della BCE e del FMI. Le misure di austerità, il debito e la
troika sono le teste di un'idra: non possiamo tagliare solo una delle
teste lasciando in pace le altre. Il “programma di Salonicco” (avanzato
da Syriza), totalmente inadeguato, vorrebbe svuotare l'oceano delle
sofferenze popolari con un cucchiaino. Tutta la sua lealtà alla
“continuità dello Stato” apre la strada ad una tragedia di tipo cileno
del 1973.
Per avere pane, lavoro, sanità, istruzione, libertà, è
necessario rovesciare il sistema di fame, disoccupazione, ignoranza e
repressione. Altrimenti saremo sepolti sotto le rovine della bancarotta
del capitalismo. Occorre una radicale riorganizzazione dell'economia su
nuove basi sociali, cioè socialiste, secondo un piano scelto
democraticamente, che vada incontro ai bisogni sociali; con la
nazionalizzazione dei settori strategici, senza indennizzo agli squali
capitalisti, sotto il controllo e la direzione dei lavoratori.
Occorre
un potente fronte unico di tutti i lavoratori e delle organizzazioni
popolari, movimenti, associazioni, di tutti i centri di resistenza
sociale e di lotta contro la crisi esistenti e che nasceranno, di tutti i
militanti della sinistra e del movimento rivoluzionario – dal KKE a
Syriza ad ANTARSYA all'EEK alle altre organizzazioni di sinistra, agli
anarchici e ai movimenti antiautoritari; che distrugga la reazione, il
dominio imperialista, lo Stato di polizia, il parastato fascista, la
schiavitù sociale, e che apra la strada all'universale emancipazione
umana, che per l'EEK non è altro che l'universale comunismo della
libertà.
5. La crisi non è una peculiarità della Grecia, ma un
processo mondiale. All'epicentro di questa crisi capitalista mondiale
c'è l'Europa. Una definitiva fuoriuscita dalla crisi non è praticabile
se essa riguarda un solo Paese, con un'”autarchia” o un trinceramento
nazionale. Il nazionalismo economico, che causò tragedie tra le due
Guerre e portò al secondo conflitto mondiale, divampa ancora,
specialmente nell'Unione Europea, con caratteristiche di estrema destra,
di destra o “di sinistra”, a causa delle misure di cannibalismo sociale
della UE e dei suoi governi. Se nel passato il nazionalismo economico
ha dimostrato di essere inutile e distruttivo, oggi è un'utopia
reazionaria, una ricetta per disastri. L'EEK dichiara senza ambiguità:
nessun compromesso con il devastante nazionalismo economico, anche
avente un segno “di sinistra”. La salvezza per le masse richiede
nient'altro che una rivoluzione sociale. La lotta rivoluzionaria può
iniziare in Grecia o in un altro Paese, ma la sua vittoria non può
essere conseguita se non in scala internazionale, con l'unificazione di
tutte le lotte rivoluzionarie, per l'unificazione socialista della
nostra regione e dell'Europa sulle rovine dell'UE imperialista.
6.
Tutte le necessità, le opportunità e i rischi del momento storico che
stiamo vivendo richiedono che l'indipendenza politica della classe
lavoratrice sia costruita e preservata da un nuovo Trattato di Varkiza
[l'accordo del 1945 fra l'imperialismo britannico e i partigiani
dell'ELAS traditi dallo stalinismo]. Ciò che rende più che mai
necessario e urgente l'intervento politico indipendente delle forze
rivoluzionarie, della sinistra rivoluzionaria e dell'EEK nell'imminente
e, per le masse, cruciale battaglia elettorale.
È a questo
proposito che abbiamo organizzato il 15 dicembre scorso, nella facoltà
li legge dell'università di Atene, un'assemblea pubblica per presentare
la proposta dell'EEK, intitolata “Sulla strada di dicembre – la risposta
rivoluzionaria alla crisi”, invitando altre organizzazioni della
cosiddetta sinistra extraparlamentare e del movimento. ANTARSYA ha
risposto all'invito, e due rappresentanti delle organizzazioni NAR e SEK
hanno partecipato e sono intervenuti. Il 18 dicembre c'è stato un
incontro di delegazioni di ANTARSYA ed EEK (vedi la Dichiarazione del
Politburo dell'EEK del 20 dicembre e il Comunicato congiunto di ANTARSYA
ed EEK del 22 dicembre).
Sia all'assemblea pubblica che
all'incontro con ANTARSYA, al di là dell'accordo su specifici punti
programmatici (come la cancellazione del debito, le nazionalizzazioni
senza indennizzo, il controllo dei lavoratori), l'EEK ha insistito sulla
prospettiva del potere dei lavoratori come risposta rivoluzionaria
antisistema alla crisi politica e come base di confronto con la proposta
di governo di Syriza, e ha categoricamente rifiutato qualsiasi
compromesso con qualsiasi nazionalismo “di sinistra”, e di conseguenza
collaborazioni con formazioni quali “Piano B” e PAMES, che hanno
organizzato iniziative con riconosciuti rappresentanti dell'area della
“sinistra nazionalista” della Francia e dell'Italia imperialiste
(Nikonoff e Campo Antimperialista).
Purtroppo, la maggioranza di
ANTARSYA, con la responsabilità di NAR, ARAN e ARAS (uniti in PAMES) non
solo non ha tenuto conto dei rilievi critici dell'EEK, ma ha anche
firmato solennemente un'alleanza politico-elettorale con PAMES. “Piano
B”, che è in questa coalizione fin dall'inizio, nello stesso momento in
cui stringe la mano alla maggioranza di ANTARSYA non si fa problemi ad
agitare provocatoriamente il suo nazionalismo e il suo feticismo per la
dracma. I leader di “Piano B” hanno firmato il 19 dicembre (il giorno
dopo l'incontro con ANTARSYA) una dichiarazione comune pubblica “per la
creazione di un polo patriottico democratico” con l'EPAM di Kazakis e
l'inesistente “Dracma – Movimento Democratico Greco Cinque Stelle” di...
Katsanevas (un corrotto statista ex Pasok)!!
Ovviamente, l'EEK non
avrebbe mai accettato di essere associato a tanto discredito, nemmeno in
nome della sinistra rivoluzionaria, con il pretesto di vincere “le
correnti che tendono a differenziarsi dal riformismo e si spostano a
sinistra”. Non è difficile vedere che i “patrioti” di “Piano B” non
rompono con il riformismo, e sono anzi alla destra del KKE, e anche di
determinate forze interne a Syriza.
Senza essere accusati di voler
“interferire” negli “affari interni” di ANTARSYA, con la responsabilità
ed il coraggio derivanti da decenni di lotta comune, chiediamo ai
compagni di ANTARSYA, specialmente ai compagni di NAR e della sua
organizzazione giovanile, nKA, di rifiutare quest'opportunista alleanza
politico-elettorale e di rifiutare di cadere nella palude del
nazionalismo “di sinistra”.
7. In queste circostanze
specifiche, estremamente difficoltose in termini di tempi e di necessità
finanziarie, l'EEK deve sostenere sulle sue spalle la battaglia per
l'indipendenza politica della classe lavoratrice e per
l'internazionalismo proletario, e parteciperà in maniera indipendente
alle elezioni. La voce dell'EEK sarà la voce della rivoluzione; una voce
minoritaria, e tuttavia inconciliabile e insubordinata. Abbiamo il
dovere di mostrare l'unica via d'uscita, di discutere con i lavoratori
il più possibile, di mobilitarli fin da ora per l'indomani della
sconfitta dei sostenitori del memorandum, di reclutare e organizzare
forze rivoluzionarie, di prepararci ed educarci da avanguardie
combattenti per la battaglia storica che incombe. L'esistenza dell'EEK,
la sua ragion d'essere, è la lotta incessante per la rivoluzione
permanente internazionale, con le più diverse condizioni – a volte
straordinariamente sfavorevoli, sfidando ostacoli e avversari sulla
strada della liberazione sociale e del comunismo.
Proviamoci ancora! Andiamo avanti con fermezza! Raccogliamo questa sfida storica!
EEK (Partito Rivoluzionario dei Lavoratori), 28 dicembre 2014