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CASA: CONTINUARE LA LOTTA, ORGANIZZARE LA LOTTA!

Anche ieri la repressione poliziesca ha dato prova di sé a Bologna colpendo l'occupazione Idra, con la soddisfazione della Curia a cui apparteneva l'immobile. Altro che "amici dei poveri": proletari da una parte - stato, sbirri e chiesa dall'altra: la parte della borghesia, della classe dominante!
Contro la lotta di classe dei padroni, opporre la lotta di classe operaia sulla base del fronte unico di lotta, di un COORDINAMENTO CITTADINO DI LOTTA PER LA CASA, di un programma anticapitalistico di rottura con questo sistema.

Ci vediamo al corteo di sabato pomeriggio, ritrovo alle 15 in via fioravanti di fronte al comune nuovo!

 Qui sotto riproduciamo il volantino che verràdistribuito al corteo.


DIRITTO ALLA CASA: VINCERE CON LA LOTTA!



Da più di quarant'anni a Bologna come in Italia c'è un problema che rimane sempre irrisolto: il problema della casa. Moltissimi lavoratori, italiani e immigrati, non hanno un tetto sicuro sotto la testa e sono costretti a pagare affitti e bollette che non si possono permettere, mentre pochi gruppi immobiliari (per prima la chiesa cattolica, che possiede gran parte degli immobili in Italia e non paga l’IMU come tutti gli altri) possiedono gran parte degli edifici di Bologna e ne tengono molti vuoti per non far abbassare i loro prezzi. Anche l'ACER, l'azienda statale per la casa, non agisce a favore ma contro chi perde il lavoro o non ha un reddito sufficiente per pagare gli aumenti delle bollette, come succede agli inquilini di via Gandusio nel quartiere San Donato, a cui sono state triplicate le bollette a causa di contratti di affitto che possono cambiare nel giro di pochi anni.
I grandi proprietari di case, privati o statali, non vogliono offrire soluzioni reali per i lavoratori e le loro famiglie, ma al contrario vogliono continuare a sfruttarli selvaggiamente.
Solo la lotta ai padroni e ai loro servi al governo paga! Nessuna illusione di riforme di uno Stato che è capace solo di tagli per la “austerità” e di precarizzare sempre di più le condizioni dei lavoratori attraverso sfratti e licenziamenti!
Ai lavoratori servono misure che lo Stato degli industriali e dei banchieri non può adottare!



ESPROPRIARE GLI APPARTAMENTI SFITTI di proprietà dei gruppi immobiliari, banche, assicurazione e chiesa, sotto il controllo dei lavoratori e dei comitati degli inquilini!



STOP AGLI SFRATTI E A NUOVE COSTRUZIONI E SPECULAZIONI, BASTA CASE VUOTE!



BASTA CONTRATTI PROVVISORI! AFFITTO E BOLLETTE A PREZZI PROLETARI!



I nostri bisogni, la lotta contro un’esistenza precaria, non possono essere soddisfatti da questo sistema capitalista! L’unica soluzione può arrivare solo da una ROTTURA RIVOLUZIONARIA, solo dall’organizzazione politica degli sfruttati contro i padroni e contro il loro governo Renzi.

ORGANIZZARE E COORDINARE COMITATI DI LOTTA DEGLI INQUILINI!



LOTTARE INSIEME AGLI OPERAI MINACCIATI DA LICENZIAMENTI E CHIUSURE!



PER UN UNICO MOVIMENTO DI LOTTA CONTRO I PADRONI E CONTRO IL GOVERNO!

PER UN GOVERNO DEI LAVORATORI! POTERE AGLI OPERAI!

Il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL) continuerà a stare al fianco dei lavoratori e degli oppressi per la costruzione di un movimento di massa della lotta di classe e per un partito rivoluzionario dei lavoratori!

GOVERNO SYRIZA



La vittoria elettorale di Syriza, da tempo annunciata, registra proporzioni superiori alle previsioni.
La maggioranza dei lavoratori, dei giovani, della popolazione povera , colpiti dalla crisi capitalistica e dalle politiche usuraie del capitale finanziario, cercano in Syriza la propria rappresentanza.
L'ascesa delle lotte di massa che ha investito la Grecia negli anni della grande crisi ha concentrato su Syriza la domanda di svolta. La partecipazione oceanica al comizio conclusivo di Tsipras in Atene , e il clima di piazza che lo accompagnava, anticipava il risultato delle urne.

La grande avanzata di Syriza di questi anni, non è il frutto di magiche alchimie “unitarie” o ideologiche, come vogliono far credere gli invidiosi dirigenti della sinistra italiana, che cercano riparo e nuove emozioni in terra greca. E' il prodotto di tre fattori obiettivi: il crollo del PASOK, travolto dal peso congiunto di una insostenibile austerità e della drammatica crisi sociale; una prolungata mobilitazione di massa di lavoratori e di giovani che ,sia pure con una dinamica irregolare , ha conosciuto livelli di partecipazione e radicalità senza punti di paragone in Europa; la politica grottesca e settaria del KKE stalinista, unicamente preoccupato di difendere il proprio fortino burocratico, e per questo proteso a dividere il movimento di massa, o addirittura a contrapporsi ad esso, a tutto vantaggio della socialdemocratica Syriza. Tsipras sa chi deve ringraziare.

Ma tutti i nodi vengono al pettine ora, e a partire da ora.
La straordinaria domanda di svolta si confronterà con la politica di Syriza.
E non tarderà a manifestarsi una contraddizione di fondo.
La classe operaia e la popolazione povera hanno votato contro gli strozzini del capitale finanziario. Ma Tsipras cerca l'accordo col capitale finanziario. Tutta la sua politica di corteggiamento delle diplomazie europee, degli ambienti della City, delle tecnocrazie di Bruxelles, mira ad accreditare il profilo di una affidabile forza di governo, disponibile all'intesa, ed anzi protesa all'intesa.

Il “programma di Salonicco” che Tsipras ha usato per la campagna elettorale, annuncia misure di redistribuzione: ritorno della tredicesima, aumento delle pensioni e del salario minimo, elettricità ed assistenza sanitaria gratuita per gli strati sociali più poveri, ripristino dei contratti collettivi. Il nuovo governo dovrà dare segnali immediati di riscontro degli impegni elettorali assunti, se vuole evitare un precoce suicidio. Ma parallelamente lo stesso Tsipras ha garantito al capitale finanziario europeo il “pareggio di bilancio”, al punto da ottenere i complimenti del Financial Times. Ed ha assicurato che non intende realizzare alcun annullamento unilaterale dell'enorme debito pubblico, riscuotendo apprezzamenti per il suo “realismo”.
Potranno conciliarsi le promesse al popolo con le promesse agli oppressori del popolo?

Syriza punta le proprie carte sulla negoziazione del debito pubblico col capitale finanziario europeo e con gli stati imperialisti del vecchio continente. Tsipras vuole convincere gli strozzini della popolazione greca che una riduzione concordata dell'enorme debito è nel loro stesso interesse:“ se ci riducete il debito saremo in grado di pagarvelo”. Il calcolo si basa sul fatto che il grosso del debito greco non è più oggi come sei anni fa nella pancia delle banche private tedesche e francesi, ma è nelle mani di BCE, FMI, Stati europei. La ristrutturazione del debito che Tsipras chiede conta su margini negoziali più “politici” e dunque più ampi che in passato.
Vedremo se il calcolo è fondato. Vedremo se, e in che misura, gli Stati imperialisti che detengono il debito greco ( Germania, Francia, Italia) saranno disponibili a un sacrificio di cassa. Vedremo se, e in che misura, la BCE, già terreno di difficile composizione di interessi nazionali contrastanti, troverà margini negoziali significativi col governo Syriza. La preoccupazione di aprire la diga, tanto più alla vigilia delle elezioni spagnole, sarà in qualche modo presente. Una possibile soluzione negoziale potrebbe riguardare i tempi di pagamento degli interessi sul debito, più che la sua riduzione. Ma è presto per fare previsioni .
Il punto è un altro. Qualsiasi negoziato con gli strozzini del capitale finanziario, prevede per definizione contropartite. La Grecia ha già ottenuto una ristrutturazione del proprio debito cinque anni fa. Ma il contraccambio del “favore” ottenuto è stata la politica di austerità cui i lavoratori greci si sono ribellati. Si può pensare oggi a una nuova ristrutturazione, o a una qualsivoglia concessione dei creditori, senza che questi chiedano contropartite? Tsipras vuole la comprensione degli strozzini. Ma gli strozzini chiedono dazio. Più i creditori faranno concessioni, più chiederanno garanzie ai debitori. Ma la classe operaia e i giovani di Grecia non hanno già pagato abbastanza?

Tsipras ha garantito che non romperà con la Unione europea degli Stati capitalisti. Non romperà con la Nato. Non toccherà la proprietà privata, neppure quella dei potentissimi armatori. Non toccherà lo Stato, nelle sue strutture decisive, a partire dall'esercito. Per questo ha ottenuto patenti e credenziali insospettabili, persino dal FMI e dai banchieri del Merril Linch. Ma non sarà semplice continuare a riscuotere il plauso dei capitalisti, e al tempo stesso il plauso dei lavoratori e disoccupati greci.

Di fronte alle contraddizioni annunciate, come si svilupperà la dinamica della lotta di classe e di massa in Grecia? Subentrerà un effetto delusione e di ripiegamento, o una reazione di lotta e di scavalcamento? L'evoluzione della situazione greca dipenderà in larga misura da questo snodo. L'esperienza storica ci dice che a fronte di un governo borghese “riformista” sono possibili entrambe le dinamiche. Nel primo caso, il rischio sarebbe una capitalizzazione a destra del disincanto, in presenza oltretutto della destra nazista ( Alba Dorata) più minacciosa d'Europa e con significative entrature nell'apparato militare dello Stato. Nel secondo caso si porrebbe ancor più nettamente l'esigenza di una direzione autonoma e alternativa del movimento.

In ogni caso la politica rivoluzionaria è chiamata alla prova dalla vicenda greca.
L'autonomia e l'opposizione al governo Syriza è la prima necessità. Nessuna tregua andrà data al nuovo governo.
Una politica di accomodamento col capitale finanziario non può dare risposta alla domanda di svolta dei lavoratori greci. Tutte le più elementari rivendicazioni del movimento di massa che in questi anni ha attraversato la Grecia pongono di fatto la necessità della rottura col capitalismo greco, con la Unione Europea degli Stati capitalisti, con gli strozzini del capitale finanziario.

Annullamento unilaterale del debito pubblico della Grecia!
Nazionalizzazione delle banche, senza indennizzo per i grandi azionisti, e loro unificazione in una unica banca di Stato, sotto controllo sociale!
Esproprio degli armatori, della grande industria alimentare, dell'industria farmaceutica, e di tutti i grandi gruppi capitalistici, sotto controllo dei lavoratori!
Sviluppo della autorganizzazione operaia e popolare, e suo coordinamento nazionale
Solo un governo operaio e popolare, basato sulla forza e l'organizzazione dei lavoratori e della mobilitazione di massa potrà realizzare queste misure di svolta.

Questo programma anticapitalista è l'unica reale soluzione del dramma sociale della Grecia. L'esperienza di ogni giorno proverà che nella camicia di forza del capitalismo greco ed europeo nessuna svolta reale sarà possibile. Solo una rottura anticapitalista potrà aprire una nuova via.
Occorrerà portare questa proposta rivoluzionaria fra le masse, a partire da quelle che hanno visto in Syriza, illusoriamente, la risposta alla propria domanda di svolta. Ogni politica settaria verso la base di massa di Syriza va bandita. Il settarismo burocratico del KKE è stato il miglio regalo a Tsipras. Si tratta di far fronte comune col sentimento di massa che chiede la svolta volgendolo progressivamente contro la politica del governo.
La politica dei bolscevichi verso il governo Kerensky è una buona scuola per la politica dei rivoluzionari greci.

I nostri compagni del Partito operaio rivoluzionario greco ( EEK) sono e saranno come sempre al loro posto di combattimento. La grande domanda di svolta che si è indirizzata su Syriza, non poteva premiare elettoralmente il nostro piccolo partito. Ma ora il nuovo scenario del governo Syriza apre alla sua sinistra uno spazio nuovo di costruzione. Tanto più ora la costruzione del partito rivoluzionario leninista resta il punto decisivo, quale che sarà la piega degli avvenimenti. Ai compagni del EEK va il nostro augurio e il nostro sostegno.

MARCO FERRANDO

EEK1
FERMARE LE AGGRESSIONI FASCISTE 

 L'aggressione fascista del compagno Emilio e dei compagni del CSA Dordoni a Cremona ripropone il tema dell'autodifesa come diritto democratico elementare.
Di fronte al dilagare di aggressioni di ambienti neofascisti contro comunita' immigrate, centri sociali, sedi di movimento, e' necessario che ogni realta' minacciata appronti strutture di autodifesa,democraticamente designate e controllate''. Per capire la gravità del momento, basterebbe ricordare le decine di sedi della CGIL colpite a dicembre dalle azioni fasciste nel Nord Italia,le costanti aggressioni subite dai militanti di sinistra e i sempre più frequenti raduni fascisti negli ultimi mesi passati nel silenzio mediatico e nella indifferenza da parte delle forze dell’ ordine.

I teorizzatori delle ronde, in mezza Italia hanno di fatto legittimato l'auto-organizzazione della forza. L'hanno fatto la Lega, An, ambienti del centrosinistra, a partire dalle regioni del Nord.
Nessuno puo' ora contestare che sul versante opposto si proceda ad analoghe strutture di vigilanza e azione di autodifesa. O forse l'unica forza legittima e' quella dei forti contro i deboli?
Il Pcl porra' quindi la tematica dell'autodifesa, alla luce del sole in ogni istanza di movimento: perche' nessun immigrato o antifascista si senta indifeso da violenze squadriste, teppismi, soprusi.
E' necessaria la più ampia e determinata mobilitazione antifascista di tutte le sinistre politiche, sindacali e di movimento per impedire ogni agibilità politica a tutte
le organizzazioni neofasciste e xenofobe.

Nell'esprimere la nostra solidarietà ai compagni del Centro sociale Dordoni di Cremona aderiamo e partecipiamo con queste considerazioni alla manifestazione di sabato 24 gennaio.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

PIENA SOLIDARIETA' AL COMPAGNO FRANCESCO FICIARA' VITTIMA DI LICENZIAMENTO POLITICO ALLA FIAT-CNH DI MODENA

Le sezioni emiliano-romagnole del Partito Comunista dei lavoratori esprimono la loro piena solidarietà al compagno Francesco Ficiarà, operaio del reparto saldature della Fiat-Cnh di Modena e militante rivoluzionario colpito da un licenziamento politico, ora senza stipendio e impegnato nelle ulteriori fasi del processo che lo riguarda. Contro la repressione politica sui posti di lavoro, per la solidarietà attiva e di lotta dei lavoratori, per il reintegro del compagno Ficiarà!

Per un intervento rivoluzionario alle prossime elezioni Risoluzione dell'EEK - conferenza straordinaria del 28 dicembre 2014

1. La bancarotta economica del Paese e la disintegrazione sociale hanno portato alla più acuta crisi di potere politico. Il governo Samaras-Venizelos, al collasso, legato al memorandum della troika, non è più in grado di governare; ed un successivo governo basato su Syriza non è un'opzione attuabile né per le classi dominanti né per le masse popolari che presumibilmente lo voteranno.

La corsa a capofitto di Samaras verso l'obiettivo del completamento del memorandum, con la sua retorica fallita da “storia di successo”, è terminata in una tragicommedia. La troika, innanzitutto lo stesso FMI e Schäuble, hanno fatto mancare il terreno sotto i piedi del governo Samaras-Venizelos chiedendo nuove devastanti misure antipopolari, e così accelerando verso le elezioni presidenziali ed elezioni politiche anticipate. Non c'è dubbio che l'ultimatum della troika abbia avuto come destinatario finale non l'attuale dimissionario primo ministro di destra, bensì il prossimo, di sinistra. Il cinico ricatto della UE è chiaro: o Syriza si piegherà a rifiutare le attese popolari o sarà schiacciata dai “mercati” – come a mandare un messaggio a Podemos in Spagna e a Sinn Féin in Irlanda.
Da parte della UE non c'è spazio per compromessi, dal momento che sta colando a picco nella recessione, nell'ultraindebitamento e nella deflazione, e che la crisi sistemica capitalista dalla periferia minaccia ora il centro: Italia, Francia e la stessa Germania. Dall'altro lato, la subordinazione politica della destra alla troika e al capitale sta ora eccedendo tutti i limiti di sopravvivenza del popolo. La politica di Syriza di ridurre l'austerità attraverso la negoziazione e il compromesso con la UE, il FMI e il capitale greco e internazionale eccede i limiti imposti dal peggioramento della crisi del capitalismo.
La reazione si sta preparando per il confronto, rafforzando le sue posizioni negli apparati statali, parastatali, repressivi, giudiziari, ideologici, così come nelle gang fasciste, per trasformare un governo Syriza in una “parentesi di sinistra” prima che l'estrema destra torni a prendersi la rivincita di una controrivoluzione sociale.
Le prossime elezioni sono indubbiamente un episodio cruciale della nuova fase della lotta di classe. In ogni caso, qualsiasi risultato possa esserci, è certo che esse non risolveranno ma esaspereranno ulteriormente la crisi politica e, alla fine, la crisi generale delle classi dominanti. I capitalisti non sono in grado di portare la società fuori dalla crisi del loro sistema. Solo la classe lavoratrice, appoggiata dalle classi popolari che oggi la crisi sta distruggendo, può garantire un'uscita dalla crisi, preparando l'abbandono di questo sistema di dominazione borghese e imperialista per il socialismo internazionale nella regione, in Europa e nel mondo intero.
Dal momento che l'epicentro del tutto è la crisi di potere stessa, la questione primaria di una strategia che si dica rivoluzionaria (tattiche di lotta di classe; tattiche elettorali; programma di transizione; posizione su debito, misure di “austerità” e UE; fronti, alleanze ecc.) deriva da ed è connessa con questo punto strategico fondamentale.


2. L'attuale battaglia politica si gioca sul campo nemico del parlamentarismo borghese, controllato dal capitale, dai partiti del sistema e dai media, che condanna al silenzio le voci della sinistra rivoluzionaria. Ciononostante, la battaglia prende corpo esattamente nelle condizioni di decomposizione avanzata del parlamentarismo borghese e sotto le grida di protesta popolari, che forniscono un'arena importante per un intervento rivoluzionario del EEK.


Queste elezioni politiche anticipate, con la loro puzza soffocante di scandali, “acquisti”, tangenti, concussioni e voltafaccia, hanno aumentato il decadimento del sistema politico. Hanno completamente smascherato un Parlamento zombie che ratifica decisioni preapprovate da un regime borghese in stato di “emergenza”. In nome dell'agonizzante democrazia borghese, i governanti, guidati dai bisogni della guerra di classe, hanno deciso di costruire prigioni “di tipo C” destinate non solo ai detenuti, ma a qualsiasi tipo di resistenza: per il confino dell'intera società. Le elezioni non resusciteranno un parlamentarismo morto vivente, sebbene illusioni parlamentari possano crescere con l'aspettativa di un “governo di sinistra”.
La strada per la libertà non passa attraverso “maggioranze” elettorali o coalizioni parlamentari e compromessi fra sinistra e centrosinistra o nazionalisti di destra del tipo di AN.EL. Greci Indipendenti (partito di destra anti-austerità – NdT), ma attraverso l'autorganizzazione dei lavoratori e la lotta di massa per il loro potere, il potere di chi “sta in basso” contro il potere di chi “sta in alto”. Questo sistema ha raggiunto i suoi limiti, e deve quindi essere abbattuto.



3. Il governo Samaras e i partiti dell'opposizione ufficiale stanno gareggiando per convincere i cittadini su chi sarà, nel febbraio 2015, “il più affidabile ed efficace negoziatore con la UE, la BCE e il FMI” fra il negoziatore di destra, le “facce familiari” a Juncker, Moscovici e Merkel, e il negoziatore di sinistra, “più duro”. In realtà, comunque sia, non c'è nessuno spazio per vere negoziazioni. Da una parte, i diktat di Berlino, Bruxelles e Washington non sono negoziabili; dall'altra parte, le nostre vite, le vite delle masse hanno raggiunto, se non già superato, i loro limiti, e non possono essere negoziate da nessuno.

Non scegliamo i negoziatori delle nostre vite! Il memorandum non sarà stracciato da nessun governo borghese, ma dagli stessi lavoratori con uno sciopero politico generale a oltranza come arma per la sua abolizione e per la connessa cancellazione del debito estero per gli usurai internazionali!
Chiunque sia eletto, l'unica scelta è la continuazione della lotta di classe fino alla vittoria dei lavoratori e di tutti gli oppressi.
Se, come molto probabile, la destra, sgretolata, sarà mandata via, non dovrà esserci un giorno né un'ora di tregua, negligenza o inattività, in attesa del “periodo di grazia” concesso al nuovo governo. La potenza delle masse deve immediatamente essere esercitata attraverso tutte le forme di mobilitazione e autorganizzazione delle sue forze nei quartieri, negli spazi pubblici, nei posti di lavoro e di studio. Se la causa della nostra liberazione dalla sofferenza è lasciata nelle mani dei “negoziatori”, la reazione nazionale e internazionale che si prepara in agguato per la sua vendetta vincerà. Quella della vittoria è una questione strategica al fine di organizzare la battaglia per il potere della parte degli oppressi, lavoratori e disoccupati, poveri e nuovi poveri causati dalla spirale del memorandum.

4. L'EEK non è indifferente né politicamente sprezzante nei confronti delle larghe masse che sperano in una vittoria di Syriza per poter avere anche il minimo respiro dal soffocamento dell'austerity. Non teniamo un atteggiamento di equidistanza e non minimizziamo le differenze fra la destra e Syriza, come fa il KKE stalinista. Condividiamo la rabbia del popolo e ci uniamo alla sua lotta. Siamo pronti per l'azione unitaria contro la troika, il memorandum, la destra nero-blu-verde (dai colori di riferimento rispettivamente di Alba Dorata, Nea Democratia e Pasok. "NdT")
e il comune nemico di classe.


Riconosciamo le condizioni e anche i limiti dello spostamento di massa a sinistra che a partire dal 2012 ha preso la forma di un sostegno politico di massa a Syriza, vista non più soltanto come una forza di opposizione e di pressione al potere borghese, ma come un'alternativa di governo della sinistra. Ma insieme con le speranze di molti, non ignoriamo le aspirazioni di alcuni “ex” pro-troika, “ex” Pasok, “ex” Sinistra Democratica, e altri furfanti che cercano in Syriza la piscina di Siloam in grado di assolverli dai loro peccati pubblici e di raggiungere la cucchiaiata di miele del potere borghese. Soprattutto, non perdiamo di vista quei gruppi capitalistici, circoli, e politici borghesi che sostengono “alleanze necessarie con un governo basato su Syriza” che rimanga sempre nel sistema capitalistico e nell'UE, e che porterà un domani a politiche di collaborazione di classe.
L'accettazione di una tale collaborazione di classe, che può solo essere contraria agli interessi dei lavoratori e del popolo, è già presente nella dichiarazione di lealtà della leadership di Syriza, tesa alla “continuità dello Stato” - nel momento della sua crisi di potere, a rimanere nell'UE e nella NATO e ad accettare le condizioni del soffocante coinvolgimento e dominazione imperialista nella nostra regione.

Facciamo appello alle forze che all'interno della classe lavoratrice, dei giovani, degli intellettuali appoggiano Syriza o investono in essa le loro speranze, a chiedere alla sua leadership di rompere con la borghesia, con i suoi politici, con tutti gli opportunisti e tutti gli attori del potere capitalista. Facciamo appello ad essi perché rifiutino la politica della “continuità dello Stato” e gli accordi con l'imperialismo, il capitalismo in bancarotta, la UE, il FMI e la NATO.

Ad ogni passo che la base popolare di Syriza farà in questa direzione, noi saremo al loro fianco, pur mantenendo la nostra indipendenza politica, le nostre critiche e i nostri avvertimenti sul fatto che i leader riformisti non sono affatto pronti a queste necessarie rotture. Essi stanno già mostrando la loro servilità con le dichiarazioni rassicuranti nei confronti del capitale e della UE, con le loro azioni, e specialmente con il loro programma.
Le misure di austerità non possono essere cancellate senza un annullamento unilaterale e senza esenzioni del debito nei confronti della prigione della UE, della BCE e del FMI. Le misure di austerità, il debito e la troika sono le teste di un'idra: non possiamo tagliare solo una delle teste lasciando in pace le altre. Il “programma di Salonicco” (avanzato da Syriza), totalmente inadeguato, vorrebbe svuotare l'oceano delle sofferenze popolari con un cucchiaino. Tutta la sua lealtà alla “continuità dello Stato” apre la strada ad una tragedia di tipo cileno del 1973.
Per avere pane, lavoro, sanità, istruzione, libertà, è necessario rovesciare il sistema di fame, disoccupazione, ignoranza e repressione. Altrimenti saremo sepolti sotto le rovine della bancarotta del capitalismo. Occorre una radicale riorganizzazione dell'economia su nuove basi sociali, cioè socialiste, secondo un piano scelto democraticamente, che vada incontro ai bisogni sociali; con la nazionalizzazione dei settori strategici, senza indennizzo agli squali capitalisti, sotto il controllo e la direzione dei lavoratori.
Occorre un potente fronte unico di tutti i lavoratori e delle organizzazioni popolari, movimenti, associazioni, di tutti i centri di resistenza sociale e di lotta contro la crisi esistenti e che nasceranno, di tutti i militanti della sinistra e del movimento rivoluzionario – dal KKE a Syriza ad ANTARSYA all'EEK alle altre organizzazioni di sinistra, agli anarchici e ai movimenti antiautoritari; che distrugga la reazione, il dominio imperialista, lo Stato di polizia, il parastato fascista, la schiavitù sociale, e che apra la strada all'universale emancipazione umana, che per l'EEK non è altro che l'universale comunismo della libertà.

5. La crisi non è una peculiarità della Grecia, ma un processo mondiale. All'epicentro di questa crisi capitalista mondiale c'è l'Europa. Una definitiva fuoriuscita dalla crisi non è praticabile se essa riguarda un solo Paese, con un'”autarchia” o un trinceramento nazionale. Il nazionalismo economico, che causò tragedie tra le due Guerre e portò al secondo conflitto mondiale, divampa ancora, specialmente nell'Unione Europea, con caratteristiche di estrema destra, di destra o “di sinistra”, a causa delle misure di cannibalismo sociale della UE e dei suoi governi. Se nel passato il nazionalismo economico ha dimostrato di essere inutile e distruttivo, oggi è un'utopia reazionaria, una ricetta per disastri. L'EEK dichiara senza ambiguità: nessun compromesso con il devastante nazionalismo economico, anche avente un segno “di sinistra”. La salvezza per le masse richiede nient'altro che una rivoluzione sociale. La lotta rivoluzionaria può iniziare in Grecia o in un altro Paese, ma la sua vittoria non può essere conseguita se non in scala internazionale, con l'unificazione di tutte le lotte rivoluzionarie, per l'unificazione socialista della nostra regione e dell'Europa sulle rovine dell'UE imperialista.


6. Tutte le necessità, le opportunità e i rischi del momento storico che stiamo vivendo richiedono che l'indipendenza politica della classe lavoratrice sia costruita e preservata da un nuovo Trattato di Varkiza [l'accordo del 1945 fra l'imperialismo britannico e i partigiani dell'ELAS traditi dallo stalinismo]. Ciò che rende più che mai necessario e urgente l'intervento politico indipendente delle forze rivoluzionarie, della sinistra rivoluzionaria e dell'EEK nell'imminente e, per le masse, cruciale battaglia elettorale.

È a questo proposito che abbiamo organizzato il 15 dicembre scorso, nella facoltà li legge dell'università di Atene, un'assemblea pubblica per presentare la proposta dell'EEK, intitolata “Sulla strada di dicembre – la risposta rivoluzionaria alla crisi”, invitando altre organizzazioni della cosiddetta sinistra extraparlamentare e del movimento. ANTARSYA ha risposto all'invito, e due rappresentanti delle organizzazioni NAR e SEK hanno partecipato e sono intervenuti. Il 18 dicembre c'è stato un incontro di delegazioni di ANTARSYA ed EEK (vedi la Dichiarazione del Politburo dell'EEK del 20 dicembre e il Comunicato congiunto di ANTARSYA ed EEK del 22 dicembre).
Sia all'assemblea pubblica che all'incontro con ANTARSYA, al di là dell'accordo su specifici punti programmatici (come la cancellazione del debito, le nazionalizzazioni senza indennizzo, il controllo dei lavoratori), l'EEK ha insistito sulla prospettiva del potere dei lavoratori come risposta rivoluzionaria antisistema alla crisi politica e come base di confronto con la proposta di governo di Syriza, e ha categoricamente rifiutato qualsiasi compromesso con qualsiasi nazionalismo “di sinistra”, e di conseguenza collaborazioni con formazioni quali “Piano B” e PAMES, che hanno organizzato iniziative con riconosciuti rappresentanti dell'area della “sinistra nazionalista” della Francia e dell'Italia imperialiste (Nikonoff e Campo Antimperialista).
Purtroppo, la maggioranza di ANTARSYA, con la responsabilità di NAR, ARAN e ARAS (uniti in PAMES) non solo non ha tenuto conto dei rilievi critici dell'EEK, ma ha anche firmato solennemente un'alleanza politico-elettorale con PAMES. “Piano B”, che è in questa coalizione fin dall'inizio, nello stesso momento in cui stringe la mano alla maggioranza di ANTARSYA non si fa problemi ad agitare provocatoriamente il suo nazionalismo e il suo feticismo per la dracma. I leader di “Piano B” hanno firmato il 19 dicembre (il giorno dopo l'incontro con ANTARSYA) una dichiarazione comune pubblica “per la creazione di un polo patriottico democratico” con l'EPAM di Kazakis e l'inesistente “Dracma – Movimento Democratico Greco Cinque Stelle” di... Katsanevas (un corrotto statista ex Pasok)!!
Ovviamente, l'EEK non avrebbe mai accettato di essere associato a tanto discredito, nemmeno in nome della sinistra rivoluzionaria, con il pretesto di vincere “le correnti che tendono a differenziarsi dal riformismo e si spostano a sinistra”. Non è difficile vedere che i “patrioti” di “Piano B” non rompono con il riformismo, e sono anzi alla destra del KKE, e anche di determinate forze interne a Syriza.
Senza essere accusati di voler “interferire” negli “affari interni” di ANTARSYA, con la responsabilità ed il coraggio derivanti da decenni di lotta comune, chiediamo ai compagni di ANTARSYA, specialmente ai compagni di NAR e della sua organizzazione giovanile, nKA, di rifiutare quest'opportunista alleanza politico-elettorale e di rifiutare di cadere nella palude del nazionalismo “di sinistra”.


7. In queste circostanze specifiche, estremamente difficoltose in termini di tempi e di necessità finanziarie, l'EEK deve sostenere sulle sue spalle la battaglia per l'indipendenza politica della classe lavoratrice e per l'internazionalismo proletario, e parteciperà in maniera indipendente alle elezioni. La voce dell'EEK sarà la voce della rivoluzione; una voce minoritaria, e tuttavia inconciliabile e insubordinata. Abbiamo il dovere di mostrare l'unica via d'uscita, di discutere con i lavoratori il più possibile, di mobilitarli fin da ora per l'indomani della sconfitta dei sostenitori del memorandum, di reclutare e organizzare forze rivoluzionarie, di prepararci ed educarci da avanguardie combattenti per la battaglia storica che incombe. L'esistenza dell'EEK, la sua ragion d'essere, è la lotta incessante per la rivoluzione permanente internazionale, con le più diverse condizioni – a volte straordinariamente sfavorevoli, sfidando ostacoli e avversari sulla strada della liberazione sociale e del comunismo.

Proviamoci ancora! Andiamo avanti con fermezza! Raccogliamo questa sfida storica!

EEK (Partito Rivoluzionario dei Lavoratori), 28 dicembre 2014