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Una legge di stabilità per i capitalisti

17 Ottobre 2016
Confindustria e banche esultano. Hanno ragione. Il governo Renzi regala alle imprese una nuova riduzione della tassa sui profitti dal 27% al 24%, nuovi incentivi fiscali in fatto di super ammortamenti, una messe di nuove regalie. Dopo aver già beneficiato i padroni in questi anni con la liberalizzazione dei licenziamenti arbitrari , la massiccia decontribuzione premio, la precarizzazione dilagante dei voucher. . Banche ed assicurazioni non sono da meno. Incassano la nuova torta dell'Ape , il prestito bancario assicurato che un lavoratore si impegna a ripagare per 20 anni, con tanto di interessi, in cambio di un anticipo di uscita pensionistica e di una pensione ancora più misera. Un nuovo derivato indiretto della famigerata Legge Fornero che il governo si guarda bene dal cambiare. Peraltro il governo Renzi lavora pancia a terra per tutelare le banche: già beneficiate di nuovi e più rapidi poteri di esproprio di debitori insolventi, a vantaggio dei valori dei propri crediti incagliati e altri titoli spazzatura.

E' vero, Renzi sfora gli impegni presi sul Patto di Stabilità in Europa. E cercherà di presentare questa scelta come prova di difesa dell'”interesse nazionale” contro le “burocrazie di Bruxelles”. Pascolando elettoralmente sul campo arato dai mille sovranismi nazionalisti, che a destra come (a volte) a sinistra, rivendicano il “riscatto italiano dal nemico tedesco”. Ma si tratta di uno specchietto per le allodole. Renzi sfora il patto di stabilità ( in buona compagnia oggi nella UE) non per allargare i cordoni della borsa verso i lavoratori, ma per ridurre le tasse ai capitalisti. Ed anche per finanziare una manciata di volgari regalie ( bonus per..”mamma domani” incluso) da usare a vantaggio del SI al referendum. Cioè a vantaggio di un progetto bonapartista di uomo solo al comando che è prezioso per gli interessi dei capitalisti e la migliore governabilità della loro rapina. E' un caso se tutte le Cancellerie del vecchio continente( e non solo) tifano per il SI, e si dispongono a chiudere un occhio sulla manovra di bilancio del governo?

Eppure le burocrazie sindacali coprono la finanziaria di Renzi, o elogiandola ( CISL) o criticandola sommessamente ( CGIL), in ogni caso senza contrasto e mobilitazione vera. Ed anzi vantando il ritrovato canale di contatto negoziale con il governo. Così facendo non solo privano i lavoratori di una reale tutela sindacale, a partire dai milioni di lavoratori pubblici in attesa di contratto, per i quali Renzi stanzia solo briciole umilianti. Ma aiutano di fatto l'operazione elettorale del governo a vantaggio del suo progetto istituzionale reazionario. Cosa serve un NO platonico della CGIL sul referendum, se di fatto si aiuta la campagna del SI e le sue truffe populiste?

E' necessaria e urgente una mobilitazione sociale, radicale, di massa, che unifichi opposizione alla legge di Stabilità e vertenze contrattuali. E' l'unica via per sbarrare il passo alla reazione. Per dare al NO una bandiera di classe riconoscibile. Per aprire il varco di una alternativa dei lavoratori. L'unica vera alternativa.
Partito Comunista dei Lavoratori


PER NON MORIRE RENZIANI - FESTA DEL PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI



ERRATA CORRIGE:
IL CONCERTO PREVISTO DOMENICA 17 OTTOBRE ALLE ORE 18, 30 E' A CURA DEL CANTAUTORE GIUSEPPE QUARANTA
http://www.giuseppequaranta.it/
E NON DEL GRUPPO GIUSEPPE QUARANTA BLUES BAND.
CI SCUSIAMO PER L'ERRORE

NO alla Costituzione di Renzi

Per un No di classe e anticapitalista al progetto bonapartista del renzismo

30 Settembre 2016
La nostra adesione alla manifestazione del 22 ottobre

Il PCL aderisce al "Coordinamento per il No sociale alla riforma costituzionale" del governo Renzi. E dunque partecipa alla manifestazione nazionale promossa dal Coordinamento per il 22 ottobre a Roma. Un appuntamento importante che impegna da subito tutte le strutture del nostro partito.


UNA RIFORMA ISTITUZIONALE CONTRO IL LAVORO 

Il renzismo investe nel referendum istituzionale tutte le proprie forze. Il referendum istituzionale è un passaggio decisivo del progetto bonapartista del renzismo. Un progetto mirato all'"uomo solo al comando" dentro un netto rafforzamento dei poteri del governo e del suo Capo rispetto ad ogni altro potere istituzionale. Ma anche un progetto nitidamente di classe, che mira a tradurre sul piano istituzionale la vittoria sociale del capitale sul lavoro e a determinare un netto rafforzamento delle leve di aggressione sociale ai lavoratori e alle protezioni sociali. Questa è la ragione della convergenza attorno al Sì di tutti i poteri forti del grande capitale, ad ogni livello: italiano, europeo, internazionale.

La Confindustria in particolare sta sviluppando un livello inedito di proiezione attiva attorno al Sì con una campagna squisitamente classista e una pubblicizzazione delle proprie ragioni di classe: maggiore velocità d'attuazione delle misure governative a favore dei profitti, minori intralci parlamentari grazie alla corsia privilegiata per le misure filopadronali dell'esecutivo, eliminazione delle possibili resistenze regionali a vantaggio di grandi opere sventra-Italia. Da qui una mobilitazione straordinaria delle associazioni territoriali di Confindustria.

Il referendum del 4 dicembre è dunque, sotto ogni profilo, un appuntamento dello scontro di classe in Italia.


PASSIVITÀ E DEBOLEZZE NEL FRONTE DEL NO 


Alla massima determinazione del fronte padronale non corrisponde una mobilitazione speculare del movimento operaio. Al contrario.

La CGIL ha impiegato mesi di imbarazzato silenzio per approdare finalmente alla indicazione del No. Ma un No in punta di piedi, senza partecipazione ai comitati, senza campagna di reale mobilitazione. Gli accordi con Confindustria attorno alla partita degli ammortizzatori, la ritrovata relazione negoziale col governo sul pessimo terreno delle pensioni (con copertura di fatto alla truffa dell'Ape), i rapporti unitari con la CISL salita sul carro di Renzi e del Sì, rafforzano la passività dell'apparato CGIL proprio nel momento del massimo affondo istituzionale del renzismo. Mentre la burocrazia dirigente della FIOM, impegnata a perseguire un pessimo accordo contrattuale con Federmeccanica, copre Susanna Camusso su tutta la linea. Il risultato è l'assenza di una mobilitazione sociale e di massa contro il governo nei mesi decisivi dello scontro referendario: che significa oltretutto lasciare campo libero a Renzi sul terreno delle mance e delle regalie avvelenate in fatto di Legge di stabilità, con tanto di televendita a reti unificate.

Ma non è tutto. Le sinistre riformiste impegnate sul No si affidano a una gestione del confronto referendario egemonizzata da professori liberalprogressisti, che resta tutta interna ad una dimensione esclusivamente accademico-istituzionale, senza riferimenti sociali e di classe, senza neppure una chiara e netta contrapposizione politica al governo, nel nome di un "confronto esclusivo sul merito": come se fosse possibile separare il merito reazionario della riforma istituzionale dalla natura reazionaria del governo che la promuove. La conseguenza è quella di un confronto tecnico-giuridico da addetti ai lavori, incapace di parlare ai lavoratori e alle grandi masse, proprio nel momento in cui il governo moltiplica annunci di regalie sociali e sventola i quesiti populisti della scheda referendaria sul “taglio di politici e poltrone”.
Dunque una campagna del No estremamente debole nella sua impostazione, spesso ridotta sulla difensiva, impacciata e contorta nei suoi argomenti, esposta al fuoco concentrato della demagogia reazionaria del renzismo.


PER IL PIÙ AMPIO FRONTE UNICO DI CLASSE A SOSTEGNO DEL NO 


Per queste ragioni la formazione del Coordinamento per il No sociale alla riforma Renzi è un fatto importante.

È più che mai necessario e urgente contrapporre alla campagna classista di Confindustria a favore del Sì una campagna di classe del movimento operaio a favore del No. Una campagna che dia una riconoscibilità sociale alle ragioni del No agli occhi di milioni di lavoratori e lavoratrici, precari, disoccupati che sono le vittime designate del disegno renziano. Una campagna che punti alla ripresa della mobilitazione sociale e di massa contro il governo e il padronato su una piattaforma indipendente dei lavoratori.

Per questo il Coordinamento per il No sociale non può e non deve ridursi a un cartello di nicchia di piccole forze d'avanguardia, politiche e sindacali. Deve invece investire in un allargamento del fronte di massa, battendosi per il fronte unico più largo di tutte le forze del movimento operaio in contrapposizione al fronte unico governativo padronale. Una proposta e iniziativa di massa che metta pubblicamente di fronte alle proprie responsabilità le direzioni maggioritarie del movimento operaio agli occhi di milioni di lavoratori e lavoratrici: CGIL e FIOM vengano chiamate pubblicamente a mobilitarsi, con una campagna mirata all'interlocuzione con la loro base di massa, che denunci silenzi, ambiguità, defilamenti opportunisti della burocrazia.


PER UN'ALTERNATIVA DI CLASSE ANTICAPITALISTA: L'UNICA CAPACE DI DARE SOVRANITÀ AI LAVORATORI

Parallelamente è necessaria la massima chiarezza e coerenza di merito della campagna di classe del No. Occorre rilanciare una battaglia democratica conseguente per una legge elettorale pienamente proporzionale, attaccando frontalmente quella cultura della governabilità a scapito della rappresentanza che per vent'anni ha pervaso la stessa sinistra cosiddetta radicale (PRC) dentro la logica bipolarista del centrosinistra. Si dica una volta per tutte che il movimento operaio non ha alcun interesse a stabilizzare i governi del padronato! Ha il solo interesse a combatterli con ogni mezzo in una prospettiva di alternativa vera.

Una prospettiva di alternativa vera è chiamata a liberarsi dei retaggi tradizionali della “difesa della Costituzione del 1948” e dell'evocazione del sovranismo nazionale, entrambi purtroppo richiamati nell'appello di convocazione del 22 ottobre.

Il mito della Repubblica fondata sul lavoro è servito a ingannare per sessant'anni il proletariato italiano subordinando alla democrazia borghese tutte le lotte più generose delle masse oppresse. Se oggi la crisi della Repubblica precipita a destra è anche per quella subordinazione costituzionale alla Repubblica borghese che ha rimosso per sessant'anni ogni possibile alternativa di classe a sinistra. Si riconosca finalmente la verità: l'unica possibile repubblica fondata sul lavoro è una Repubblica dei lavoratori, basata sulla loro forza e organizzazione! L'unica Repubblica che rovesciando il capitalismo può liberare i salariati dallo sfruttamento. L'unica che può dare loro la sovranità.

Il sovranismo nazionale evocato nell'appello per il 22 ottobre contro USA, Germania e Bruxelles è mal posto. La sovranità dei lavoratori va rivendicata contro tutti i capitalisti, a partire dai capitalisti tricolore di casa nostra, che come dice un vecchio adagio sono sempre il “nemico principale” da combattere e rovesciare. Tanto più in un paese imperialista come l'Italia, seconda potenza industriale d'Europa, impegnata in prima linea per gli interessi nazionali della propria borghesia nelle missioni di guerra, nelle operazioni in Libia, nel sostegno al sionismo in terra araba, nella crescente penetrazione in Africa (per bloccare le partenze dei migranti e allargare il proprio raggio d'affari). Lasciamo ad altri la bandiera del sovranismo nazionale, in ogni sua declinazione! La lotta contro gli sfruttatori di casa nostra per l'alternativa di potere degli sfruttati è il miglior sostegno alle lotte dei lavoratori degli altri paesi e di tutti i popoli oppressi contro le proprie borghesie e i propri imperialismi.

Con questa impostazione - classista, rivoluzionaria, internazionalista - il PCL sarà parte della manifestazione del 22 ottobre e lavorerà ovunque per la sua massima riuscita.
Partito Comunista dei Lavoratori

Tsipras privatizza l'acqua

Non c'è limite al peggio. Il 28 settembre il governo Tsipras ha ottenuto il via libera del Parlamento (152 voti a favore, 141 contrari) per la privatizzazione delle municipalizzate dell'acqua potabile di Atene e Salonicco. Era una delle tante condizioni poste dai creditori strozzini per dare al governo greco l'ennesima tranche di “aiuto” di 2,8 miliardi di euro. La privatizzazione dell'acqua serve in altri termini per pagare i creditori.
Non è tutto. I creditori hanno ottenuto da Tsipras la presidenza del nuovo fondo privato in cui confluiranno le società oggetto di privatizzazione (EESP): il presidente del fondo sarà infatti il francese Jacques Le Pape, già assistente di Christine Lagarde (attuale direttore generale del FMI) ed ex ministro delle finanze francese. L'accordo tra Tsipras e creditori prevede che il Fondo controllerà le aziende dell'acqua potabile per 99 anni.
Naturalmente la privatizzazione comporterà licenziamenti e peggioramento delle condizioni dei lavoratori coinvolti. Per questo sotto il Parlamento, nel giorno delle votazioni, hanno sfilato migliaia di lavoratori con cartelli di protesta piuttosto eloquenti: ”Ora venderete anche l'Acropoli!”. George Sinioris, capo dei lavoratori dell'azienda di acqua potabile ha dichiarato: "Stanno svendendo la ricchezza e la sovranità della nazione”.
Alle sinistre italiane che continuano imperterrite a sostenere Tsipras chiediamo semplicemente: “Sino a quando?”. L'esperienza dei fatti dimostra una volta di più il clamoroso fallimento del riformismo. Solo una prospettiva di rottura rivoluzionaria può liberare gli sfruttati dalla dittatura del capitale. In Grecia e in tutta Europa.


LE PROMESSE E I FATTI : 
dal sito SEL 2014

http://www.sinistraecologialiberta.it/notizie/limpegno-di-alexis-tsipras-se-eletto-lacqua-in-europa-sara-un-bene-comune-non-privatizzabile/ 

21 marzo 2014 / ALEXIS TSIPRAS
L’impegno di Alexis Tsipras: «Se eletto l’acqua in Europa sarà un bene comune non privatizzabile»

"L’Acqua è il bene più necessario alla vita. L’accesso all'acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari sono beni critici per la salute umana e per la vita. Per questo sono definiti dei diritti umani, e i diritti umani non sono merce e quindi non commerciabili. Per questo i servizi come l’acqua e igienico-sanitari non possono essere liberalizzati.

Abbiamo bisogno di un forte impegno giuridico da parte della commissione europea su questo tema. Mentre ci avvicinano alle elezioni europee di maggio, la commissione ha ipocritamente abbracciato queste istanze popolari, mentre la Troika in Portogallo e in Grecia costringe alla privatizzazione di questi beni contro il volere dei propri cittadini. Per questo il voto di maggio è critico. Perché plasmerà per il futuro la qualità delle nostre vite.

Se sarò eletto presidente della Commissione Europea mi impegno a ad assumere l’iniziativa dei cittadini europei per il diritto all’acqua e farla inserire nella legislazione europea. Sia l’Unione europea che i singoli Stati saranno obbligati ad assicurare che tutti potranno godere del diritto all’acqua e ai servizi igienico-sanitari forniti da un servizio pubblico e dalle municipalizzate.

La legislazione europea dovrà escludere l’acqua e i servizi igienico sanitari dal mercato e l’acqua dagli accordi commerciali. Ed infine la Commissione Europea garantirà legalmente che la distribuzione dell’acqua e e gestione delle acque reflue restino un servizio pubblico. Questo è l’impegno che la Sinistra Europea e che io mi assumo davanti ai cittadini europei."
Partito Comunista dei Lavoratori

La guerra mondiale di Papa Francesco


Regna a sinistra, e nell'ambiente laico, l'immagine di un Papa Francesco “finalmente progressista”, a “misura d'uomo” lontano dalle “rigidità dell'arida dottrina dei suoi predecessori”, “aperto verso nuove frontiere”, e soprattutto “comprensivo della modernità dei tempi e dei costumi“.

Sarebbe utile confrontare questo pregiudizio positivo con le dichiarazioni solenni rilasciate dal Papa in occasione della sua visita in Georgia.

“Oggi c'è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio” ha proclamato papa Francesco. Chi sarebbe il responsabile di questa guerra? La “teoria gender” e più in generale“ i nuovi costumi sessuali”. Ma anche più semplicemente il diffondersi del divorzio: “Il divorzio è il frutto avvelenato di una colonizzazione ideologica che vuole distruggere la famiglia. Il divorzio sporca l'immagine di Dio, perchè Dio ha creato uomo e donna a sua immagine e quindi l'uomo e la donna che si fanno una sola carne sono l'immagine di Dio”.

Contro questa guerra mondiale che vuole distruggere il matrimonio con pratiche contro Dio come il divorzio, Papa Francesco invoca “la mobilitazione degli spiriti” ed in particolare il ruolo della donna: “La donna è centrale nella trasmissione della fede. Pensate a Maria, alle mamme, le nonne, la Chiesa: la Chiesa è donna”.

Ogni commento è superfluo.
Che sinistre genuflesse verso il capitale si inchinino di fronte all'istituzione Chiesa, che di capitale vive, è naturale. Ma ci risparmino almeno la pretesa che un monarca teocratico assolutista, difensore di una istituzione millenaria, possa essere baluardo di democrazia e di progresso. Questo no.
Partito Comunista dei Lavoratori