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25 ottobre: sciopero generale!
24 Ottobre 2019
Uno sciopero contro il nuovo governo e i padroni di sempre
Nessun governo di svolta, nessun cambiamento, tutti i provvedimenti dei precedenti governi vengono conservati: resta soppresso l'articolo 18, resta il progetto di autonomia regionale differenziata, resta la Legge Fornero, resta l'impianto degli stessi decreti sicurezza di Salvini, in un contesto dove da una parte, attraverso nuovi sgravi fiscali ai profitti, si regalano miliardi alle imprese e dall’altra le "misure sociali”, come il taglio del cuneo fiscale, saranno messe a carico dei lavoratori attraverso il taglio di agevolazioni fiscali e spesa sociale.
E cosa fanno i sindacati confederali? Nessuna mobilitazione e tanto meno un’ora di sciopero contro questo governo. Firmano accordi che impongono il welfare aziendale (pagato ancora da chi un lavoro lo ha) in sostituzione di quello universale (pubblico e per tutti), danno l’assenso ad opere inutili come il TAV Torino- Lione, concertano la trasformazione in legge dell'accordo del 10 gennaio 2014 che annulla ogni forma democratica di rappresentanza sindacale e garantisce il monopolio della rappresentanza a CGIL, CISL e UIL.
Milioni di lavoratori e lavoratrici sono oggi chiamati a rinnovare i contratti in una situazione dove le crisi aziendali sono centinaia e il caso Whirlpool è l’ultimo di una lunga serie. Al di là delle diversità di categoria e di piattaforma, può e deve essere questa un'occasione per uscire dal pantano e cambiare realmente le cose, contrastando con forza l’avanzata di una destra sociale razzista e sovranista.
UNIFICARE LE LOTTE E PROMUOVERE UNA PIATTAFORMA GENERALE DELLE RAGIONI DEL LAVORO, nella prospettiva di una mobilitazione di massa generale e prolungata contro il governo e il padronato, sostenuta da casse di resistenza, la cui piattaforma e i metodi di lotta siano elaborati e decisi attraverso assemblee unitarie di delegati e delegate, eletti/e nei luoghi di lavoro, fino al livello nazionale.
Una piattaforma che abbia come punti qualificanti:
– Il blocco dei licenziamenti e la nazionalizzazione di tutte le aziende e servizi privatizzati negli ultimi venticinque anni, senza indennizzo e sotto controllo sociale, a partire dai beni comuni (autostrade, servizi idrici, trasporti...) e di tutte le aziende che delocalizzano o licenziano o inquinano
– il recupero dell'articolo 18 e la sua estensione a tutti i lavoratori
– la cancellazione delle leggi di precarizzazione del lavoro ed assunzione dei lavoratori precari; la ripartizione del lavoro tra tutti, attraverso la riduzione dell'orario di lavoro a 32 ore a parità di paga
– l'introduzione di un salario minimo intercategoriale di 1500 euro e di un vero salario sociale ai disoccupati e ai giovani in cerca di prima occupazione, pagato dalla cancellazione dei trasferimenti pubblici alle imprese private
– la reale abolizione della legge Fornero; età pensionabile a 60 anni o 35 di lavoro, finanziata dalla tassazione progressiva dei grandi patrimoni, profitti, rendite e dall'abolizione del debito pubblico verso le banche
– la piena uguaglianza di diritti tra lavoratori italiani e immigrati
Lo sciopero indetto dal sindacalismo di base va in questa direzione, ed è per queste ragioni che il Partito Comunista dei Lavoratori sostiene la mobilitazione generale del il 25 ottobre indetta da CUB, SGB, SI Cobas, USI/CIT, ADL Cobas.
Solo questo programma di rivendicazioni può rispondere all’attacco padronale e alla crisi capitalistica, e mettere in discussione un sistema economico fondato sullo sfruttamento e sulla rapina. Solo proiettando in questa, come in ogni lotta, la prospettiva politica del governo dei lavoratori come unica vera alternativa si può aprire la strada per riorganizzare la società dalle fondamenta rovesciando la dittatura del profitto.
E cosa fanno i sindacati confederali? Nessuna mobilitazione e tanto meno un’ora di sciopero contro questo governo. Firmano accordi che impongono il welfare aziendale (pagato ancora da chi un lavoro lo ha) in sostituzione di quello universale (pubblico e per tutti), danno l’assenso ad opere inutili come il TAV Torino- Lione, concertano la trasformazione in legge dell'accordo del 10 gennaio 2014 che annulla ogni forma democratica di rappresentanza sindacale e garantisce il monopolio della rappresentanza a CGIL, CISL e UIL.
Milioni di lavoratori e lavoratrici sono oggi chiamati a rinnovare i contratti in una situazione dove le crisi aziendali sono centinaia e il caso Whirlpool è l’ultimo di una lunga serie. Al di là delle diversità di categoria e di piattaforma, può e deve essere questa un'occasione per uscire dal pantano e cambiare realmente le cose, contrastando con forza l’avanzata di una destra sociale razzista e sovranista.
UNIFICARE LE LOTTE E PROMUOVERE UNA PIATTAFORMA GENERALE DELLE RAGIONI DEL LAVORO, nella prospettiva di una mobilitazione di massa generale e prolungata contro il governo e il padronato, sostenuta da casse di resistenza, la cui piattaforma e i metodi di lotta siano elaborati e decisi attraverso assemblee unitarie di delegati e delegate, eletti/e nei luoghi di lavoro, fino al livello nazionale.
Una piattaforma che abbia come punti qualificanti:
– Il blocco dei licenziamenti e la nazionalizzazione di tutte le aziende e servizi privatizzati negli ultimi venticinque anni, senza indennizzo e sotto controllo sociale, a partire dai beni comuni (autostrade, servizi idrici, trasporti...) e di tutte le aziende che delocalizzano o licenziano o inquinano
– il recupero dell'articolo 18 e la sua estensione a tutti i lavoratori
– la cancellazione delle leggi di precarizzazione del lavoro ed assunzione dei lavoratori precari; la ripartizione del lavoro tra tutti, attraverso la riduzione dell'orario di lavoro a 32 ore a parità di paga
– l'introduzione di un salario minimo intercategoriale di 1500 euro e di un vero salario sociale ai disoccupati e ai giovani in cerca di prima occupazione, pagato dalla cancellazione dei trasferimenti pubblici alle imprese private
– la reale abolizione della legge Fornero; età pensionabile a 60 anni o 35 di lavoro, finanziata dalla tassazione progressiva dei grandi patrimoni, profitti, rendite e dall'abolizione del debito pubblico verso le banche
– la piena uguaglianza di diritti tra lavoratori italiani e immigrati
Lo sciopero indetto dal sindacalismo di base va in questa direzione, ed è per queste ragioni che il Partito Comunista dei Lavoratori sostiene la mobilitazione generale del il 25 ottobre indetta da CUB, SGB, SI Cobas, USI/CIT, ADL Cobas.
Solo questo programma di rivendicazioni può rispondere all’attacco padronale e alla crisi capitalistica, e mettere in discussione un sistema economico fondato sullo sfruttamento e sulla rapina. Solo proiettando in questa, come in ogni lotta, la prospettiva politica del governo dei lavoratori come unica vera alternativa si può aprire la strada per riorganizzare la società dalle fondamenta rovesciando la dittatura del profitto.