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La guerra ai poveri di un governo reazionario

 


ll colpo al reddito di cittadinanza per schiacciare ancora di più i salari

Governo Meloni, governo di ladroni

«Quando cerchiamo i giovani per dargli un lavoro abbiamo un grande competitor, che è il reddito di cittadinanza» dichiarava Carlo Bonomi, presidente di Confindustria. Con ciò rivelava di fatto la miseria dei salari italiani, in calo da trent'anni, e le condizioni di sfruttamento dei salariati. Se 500 euro in media per nucleo familiare sono un “competitor”...

Ora in ogni caso ad abrogare il competitor ci pensa il governo Meloni. Lo smantellamento è progressivo e impietoso. Il bersaglio sono “gli occupabili”, cioè i disoccupati. Ma anche gli occupati che ricevono una paga talmente miserabile da ottenere il sussidio integrativo. In primo luogo il sussidio viene ridotto da dodici a sette mesi, poi il nulla. Ne avrà diritto solo chi ha completato la scuola dell'obbligo, tagliando fuori una fetta rilevante di persone bisognose in particolare nel Sud. Ma soprattutto chi non avrà rifiutato una qualsivoglia offerta di lavoro, quale che sia, sull'intero territorio nazionale. La formulazione precedente, peraltro normalmente ignorata, di “offerta di lavoro congrua”, è stata stralciata. D'ora in avanti, persino formalmente, ogni offerta di lavoro va accettata, fosse pure umiliante e all'altro capo della penisola. In caso contrario, la fame.

L'operazione è funzionale a schiacciare i salari verso il basso attraverso una vergognosa pressione ricattatoria. E a ricavare risorse utili da destinare ad evasori fiscali, rendite finanziarie, azionisti, i veri beneficiari della nuova legge di stabilità.

L'esigenza di una piattaforma generale unificante che rivendichi forti aumenti salariali, il salario minimo di 12 euro all'ora, la cancellazione del lavoro precario, la riduzione dell'orario a 30 ore settimanali a parità di retribuzione, il diritto dei disoccupati ad un reddito dignitoso sino all'ottenimento del lavoro, è l'unica risposta seria al governo Meloni e al padronato che lo sostiene.

Occorre una grande assemblea nazionale di delegati che definisca una piattaforma di svolta e una svolta dei metodi di lotta.

Tutte le organizzazioni di classe, ovunque collocate, uniscano le proprie forze attorno a questa prospettiva di azione. È il momento di un grande fronte unico di classe e di massa contro il governo della reazione. Altro che incontri con il Papa, e sciopericchi di facciata.

Partito Comunista dei Lavoratori

Landini e Bergoglio. Quando il capo della CGIL incontra la teocrazia vaticana

 


La CGIL incontra il Papa. La cornice è solenne. Una vasta platea del principale sindacato italiano incontra il monarca assoluto dello Stato vaticano. Landini con aria compunta recita il rosario delle disgrazie del lavoro. Il Papa con aria sofferta offre agli oppressi le proprie preghiere.


Una cerimonia studiata nella rappresentazione scenica. In realtà un incontro di interessi. Il Papa cerca di allargarsi nel mondo del lavoro per contrastare il declino della fede e dei credenti; per questo incontra Landini. Landini cerca di lustrare il proprio profilo istituzionale e rispettabile agli occhi dei partiti borghesi (senza farsi scalzare dalla CISL); per questo chiede e ottiene la benedizione del Papa. «Bravo quel ragazzo», si lascia scappare Bergoglio ai cronisti. In effetti...

Se non fosse che quel “bravo ragazzo” è il segretario della CGIL. Che invece di convocare un'assemblea nazionale di delegati per definire finalmente una piattaforma di lotta generale contro i padroni e il loro nuovo governo a guida postfascista, porta il suo apparato a messa per scambiare segnali di fumo col Pontefice. Il risultato è che mentre Landini incassa il plauso (meritato) di Bergoglio, Meloni si allarga purtroppo tra i salariati, aizzandoli contro i disoccupati e il loro diritto alla sopravvivenza.

I padroni sorridono felici. Se quel bravo ragazzo non ci fosse bisognerebbe inventarlo.

Partito Comunista dei Lavoratori

Il processo agli anarchici, una vendetta di Stato

 


Contro il compagno Cospito e gli anarchici la magistratura dello Stato impugna l’art 285 del Codice civile che punisce chi attenta alla sicurezza dello Stato. Per questo commina alle e ai compagni l’ergastolo e a Cospito addirittura il 41 bis.


A fare questo è quello stesso stato borghese che taglia la sanità, concausa di decine di migliaia di morti durante la pandemia da covid, che dismette i controlli sulla sicurezza sul lavoro, a cui dovrebbe presiedere un pugno di ispettori mal pagati, e non persegue le criminali responsabilità dei padroni; che riconosce ai Benetton una buonuscita milionaria, nonostante le loro responsabilità nel crollo del ponte Morandi; che consente l’enormità di 120 miliardi di euro l’anno di evasione fiscale, mentre promette ulteriori condoni; che sminuisce le pene per i reati dei colletti bianchi mentre riempie le carceri di emarginati, che aumenta le spese militari mentre taglia lo stato sociale, il reddito di cittadinanza e le pensioni; che spedisce proprie truppe all’estero con la scusa del mantenimento della pace mentre in realtà cura gli affari del proprio imperialismo.

Questo stato borghese che non riconosce il reato di tortura si accanisce contro un uomo solo e la sua umanità, responsabile di un atto che non ha ferito nessuno, e, come anche parte dell’apparato della magistratura ritiene, di “lieve entità”.
Insomma, questo stato borghese autore di tutti questi ed altri crimini contro la collettività, le classi popolari e il mondo del lavoro, pone sé stesso al di sopra della democrazia, la propria sicurezza al di sopra dei più elementari diritti della persona.

Come abbiamo già scritto, noi non siamo d’accordo con i metodi delle azioni isolate, il terrorismo individuale, il lottarmatismo. Tuttavia non possiamo non esprimere la nostra solidarietà alle compagne e ai compagni anarchici imputati e sostenere la lotta del compagno Cospito contro la vendetta dello stato borghese.

Solo la rivoluzione cambia le cose!

Partito Comunista dei Lavoratori

Per uno sciopero generale prolungato e di massa

 


Su una piattaforma di lotta unificante

Testo del volantino che distribuiremo domani durante lo sciopero CGIL-UIL


La manovra economica varata dal governo Meloni è completamente subalterna al padronato: vengono elargiti soldi alle imprese, l’evasione fiscale è favorita con l’aumento del limite dell’utilizzo del contante, i settori della borghesia - piccoli e medi esercenti -, spesso i settori più reazionari, incassano l’abolizione del pos sotto i 60 euro. Tutto questo mentre vengono attaccati il reddito di cittadinanza e le pensioni, a fronte di un enorme impoverimento dei salariati e dei settori popolari della società (aumento impressionante della povertà assoluta), e si restringono ulteriormente gli spazi democratici di manifestazione di dissenso o di semplice alterità al sistema del mercato (legge anti Rave). Un vero attacco alle condizioni di milioni di lavoratori e masse popolari attanagliate dal rincaro delle bollette, dall’inflazione sui beni essenziali, dalla annunciata recessione, minacciate dalla dinamica di guerra e dai disastri naturali dovuti al cambiamento climatico.

CGIL e UIL (la UIL non in tutte le regioni) hanno indetto uno sciopero contro la manovra economica del governo. Lo sciopero di per sé è un fatto positivo, perché le ragioni per contrastare questo governo antipopolare e antioperaio ci sono tutte! Bisogna però ricordare che l’ultimo sciopero generale indetto dalla CGIL e dalla UIL risale al 16 dicembre del 2021 e che la mancanza di continuità di mobilitazioni e di direzione dei lavoratori contro il precedente governo Draghi ha lasciato spazio all’ascesa dell’attuale governo reazionario.

Ma la mobilitazione messa in campo oggi è inadeguata. Uno sciopero di sole quattro ore distribuito su più giorni e diviso per regioni, senza una piattaforma adeguata allo scontro, senza una campagna di assemblee nei luoghi di lavoro, diventa solo l’esercizio di una pressione nei confronti del governo. Occorre invece costruire uno sciopero generale vero, unitario, di massa, a carattere prolungato, che segni una svolta radicale del movimento operaio e sindacale; che apra una stagione nuova di mobilitazione e conflitto sociale, attorno ad una piattaforma di lotta indipendente.

Lo sciopero generale del 2 e la manifestazione del 3 dicembre lanciati dal sindacalismo di base sono stati costruiti proprio con questo intento. È quindi necessario fare un passo in avanti per costruire il più ampio fronte unitario di massa della classe lavoratrice, delle proprie organizzazioni sindacali politiche e di movimento, contro il governo Meloni, le politiche padronali e la sua economia di guerra, per sviluppare una vertenza generale unificante di tutto il mondo del lavoro e dei settori oppressi della società. Le condizioni oggettive ci sono tutte per poter organizzare la più ampia mobilitazione operaia. Dobbiamo lasciarci alle spalle la rassegnazione.

• Per il blocco immediato delle bollette e dei prezzi alimentari.
• Per la requisizione immediata e integrale dei sovraprofitti dei monopoli energetici e la loro nazionalizzazione senza indennizzo e sotto il controllo dei lavoratori e delle lavoratrici.
• Per un forte aumento salariale di 300 euro netti e la reintroduzione della scala mobile dei salari
• Per un salario minimo di 12 euro all’ora, 1500 euro netti mensili.
• Per una patrimoniale straordinaria del 10% sul 10% più ricco da investire in sanità, scuola, risanamento ambientale, energie rinnovabili, rete idrica.
• Per la riduzione generale dell’orario di lavoro a 30 ore a parità di paga.
• Per il blocco dei licenziamenti e la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle aziende che licenziano.
• Per la cancellazione del debito pubblico verso le banche e la loro nazionalizzazione senza indennizzo per i grandi azionisti.
• Per l’abbattimento delle spese militari, contro ogni guerra imperialista.

Per il fronte unico di massa della classe lavoratrice, per l’alternativa anticapitalista, per il governo dei lavoratori!

Partito Comunista dei Lavoratori

L'ennesimo copione: l'ennesimo sgombero!

 


Come da copione, assistiamo all'ennesimo sgombero di un'esperienza autogestita nella città di Bologna, città che si fregia del titolo di più progressista d'Italia ma non risparmia celere e manganelli quando si prova di porre in essere esperienze antagoniste di spazi sociali.


Lo stabile di via Stalingrado 31, occupato da meno di un mese, era stato riqualificato e quotidianamente proponeva esperienze di socialità con concerti, dibattiti e presentazione di libri.

Questo però poco importa al Comune e alla proprietà, che pur di portare avanti i loro progetti di speculazione edilizia (probabilmente nel luogo in questione sorgerà un bed and breakfast) non esistano a rispondere al bisogno di spazi di aggregazione con polizia e sgomberi.

Di recente era toccato all'esperienza di via Zago, oggi a quella di via Stalingrado.

È L'ORA DI DIRE BASTA A QUESTA LOGICA DI GENTRIFICAZIONE PER LA QUALE GLI UNICI SPAZI CHE POSSONO RIMANERE APERTI SONO QUELLI SOTTOPOSTI AD UN ACCORDO SUBALTERNO ALL'IPOCRITA E INTERESSATO BENEPLACITO DELL' AMMINISTRAZIONE LOCALE.

PER OGNI SGOMBERO, NUOVE OCCUPAZIONI!

Partito Comunista dei Lavoratori - Sezione di Bologna

Qatartangenti


 La corruzione è inseparabile dal capitalismo. Il vero scandalo è la società borghese

«La coppa del mondo del Qatar è una prova concreta del fatto che la disciplina sportiva può riuscire a trasformare un paese... il Qatar è un precursore in materia dei diritti sul lavoro». Così si esprimeva pochi giorni or sono Eva Kaili, vicepresidente del Parlamento Europeo. Il sacco di banconote di 800000 euro che le è stato trovato in casa ha certo ispirato questo convincimento.

Non si è trattato solamente di una posizione individuale. L'intero gruppo del Partito Socialista Europeo prima ha tentato di opporsi a qualsiasi risoluzione concernente il Qatar, poi ha cassato dalla bozza di risoluzione ogni espressione di condanna sul trattamento dei lavoratori. Quasi settemila operai immigrati morti d'infarto dopo dodici ore di lavoro al sole, impossibilitati ad allontanarsi dal luogo di lavoro, privati persino del loro cellulare posto sotto sequestro, non meritavano evidentemente la condanna dell'emirato. Nuovo “faro di progresso” a suon di bigliettoni.

Ciò che sta emergendo sul Qatar è solo la punta dell'iceberg. La corruzione provata dei vertici della FIFA si intreccia con la più vasta corruzione dei parlamentari europei, o ex parlamentari europei, che possano avere voce in capitolo nel posizionamento internazionale della UE.
Il caso di Antonio Panzeri, ex parlamentare europeo del gruppo socialista, già segretario della CGIL a Milano, esponente fino a ieri di Articolo 1 (il partito di Bersani) è emblematico. Panzeri dirige dal 2019 la ONG Lotta all'impunità, in compagnia di Luca Visentini, addirittura segretario generale della Confederazione Sindacale Internazionale (ITUC). Si tratta di una società che fa schermo a relazioni d'affari con l'emirato qatarino e probabilmente altri paesi del Golfo. La partita di scambio, quale emerge dalle carte, sembra questa: illustri esponenti della sinistra politica o sindacale europea mettevano i propri ruoli presenti o passati al servizio del Qatar, con la pubblica benedizione del suo improbabile progressismo. Il Qatar ricambiava il favore pagando ai suddetti vacanze familiari da 100000 euro in paesi esotici. Una corruzione sfacciata e ignobile finanziata dal supersfruttamento criminale degli operai.

Ora l'inchiesta della magistratura belga scoperchia un vero vaso di Pandora. Chi può pensare che il vortice di bigliettoni riguardi solo singoli corrotti? Se il Qatar corrompe figure chiave della socialdemocrazia europea e i loro entourage per incassare attestati di progressismo lo fa perché migliorare la propria reputazione può moltiplicare il volume di affari: investimenti europei in Qatar soprattutto in fatto di marina militare; investimenti del Qatar in Europa nel capitale finanziario di numerose aziende e società. Quali e quante ulteriori tangenti olieranno tali affari? Questo sarà il nuovo capitolo annunciato dell'inchiesta in corso.

La morale è una sola. Non ci troviamo di fronte all'ennesimo caso di mele marce in un cesto sano. Ci troviamo di fronte alla base materiale del parlamentarismo borghese. Engels indicava nella corruzione, assieme al legame con la Borsa, un meccanismo fondante della democrazia borghese. La democrazia borghese che Lenin definì un paradiso per i ricchi e un inganno per i poveri e gli sfruttati.
Questa verità vale non solo per gli Stati nazionali ma anche per la politica mondiale. Nel caso concreto, per il Parlamento Europeo e per l'Unione Europea di cui è espressione.
Il vero scandalo sta qui. Non nella corruzione di Antonio Panzeri, da burocrate CGIL a faccendiere. Ma nella natura profondamente marcia della società capitalista, ad ogni livello e in tutte le sue espressioni. Chi cerca un capitalismo onesto non lo troverà mai. Solo una rivoluzione può cambiare le cose. Solo un governo dei lavoratori può fare finalmente pulizia.

Partito Comunista dei Lavoratori