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Ennesimo crimine di Israele per preparare l'invasione del Libano

 


21 Settembre 2024

English translation

Israele continua a massacrare chiunque si opponga alle sue mire espansioniste, all’occupazione coloniale del territorio palestinese e al suo regime di apartheid.
In questi giorni ha sferrato un attacco criminale che ha colpito civili e miliziani di Hezbollah.
Con un atto di puro stampo terroristico, il Mossad ha fatto esplodere migliaia di dispositivi elettronici ad uso personale uccidendo più di quranta persone, tra cui molti civili, e ferendone migliaia in Libano e in Siria.

Il massacro di Gaza non si ferma. Ma lo stato sionista non è pago di sangue. Dopo aver massacrato decine di migliaia di cittadini di Gaza, soprattutto donne e bambini, aver distrutto ospedali e scuole, e affamato la popolazione, ora volge il suo sguardo criminale a nord.

Mentre vanno avanti i combattimenti in Cisgiordania, dove giovani partigiani palestinesi cadono sotto i colpi dell’esercito israeliano e dove i contadini palestinesi vengono aggrediti dalle squadracce di coloni sionisti armati, intere divisioni vengono spostate al confine nord con il Libano.

Fervono i preparativi del piano di invasione del Libano, per attaccare Hezbollah che da mesi sta sparando missili per colpire il territorio di Israele al confine con il Libano con l'obiettivo dichiarato di obbligare Israele a fermare il massacro di Gaza.

Il Partito Comunista del Lavoratori denuncia l’ennesimo crimine odioso dello stato sionista, e così come appoggia ogni forma di resistenza da parte del popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordana pur diffidando delle sue direzioni politiche, così sostiene incondizionatamente la resistenza del popolo libanese contro l’aggressione israeliana, pur nutrendo la massima sfiducia in Hezbollah.

Tutte le azioni dello stato sionista denunciano la sua natura criminale, che gode di impunità internazionale per la protezione che gli assicurano gli USA e gli altri imperialismi occidentali.
Lo stato sionista è una fucina di guerra inesauribile, e solo la sua distruzione pe via rivoluzionaria può portare alla liberazione del popolo palestinese, di quello arabo, e alla pace in Medio Oriente.

Ma la liberazione del popolo palestinese e di quello arabo può essere assicurata solo in una Palestina libera laica e socialista, che assicuri pieni diritti a tutte le minoranze.
L’edificazione socialista in Palestina non potrebbe però avvenire in uno stato di isolamento internazionale. Essa a sua volta può essere assicurata solo nell’ambito di una federazione socialista del Medio Oriente, unico ambito possibile per la soluzione di tutte le questioni nazionali dell’area, da quella araba a quella curda.

Viva la resistenza palestinese!

Viva la resistenza libanese!

Per la distruzione rivoluzionaria dello stato di Israele!

Per una Palestina libera laica e socialista nell’ambito della federazione socialista del Medio Oriente!

Il Partito Comunista dei Lavoratori porterà queste parole d’ordine nella grande manifestazione di Roma il 5 ottobre a sostegno del popolo palestinese

Partito Comunista dei Lavoratori

Un governo di polizia

 


La necessaria mobilitazione contro una legge infame

20 Settembre 2024

Il Disegno di legge 1660, detto decreto “sicurezza”, segna un netto inasprimento del potere repressivo dello Stato borghese. Lo stesso governo a guida postfascista che alleggerisce i reati dei colletti bianchi in fatto di affari e corruzione dichiara guerra ai diritti di lotta di lavoratori, giovani, immigrati, carcerati. È la guerra della società borghese contro i diritti di resistenza degli oppressi.

Il decreto ripristina la sanzione penale e non più amministrativa per il reato di blocco stradale, contro una pratica di lotta del movimento operaio spesso a difesa del posto di lavoro. Dà al questore il potere di disporre l'allontanamento di un cittadino da un'area urbana fino a 48 ore, col prevedibile uso di questo potere prima di manifestazioni e iniziative di lotta. Prevede una pena da due a sette anni per l'occupazione di case, sia per l'occupante che per chi coopera con questo, dando alla polizia il potere di sgombrare immediatamente l'immobile occupato. Aumenta di un terzo le pene previste per resistenza a pubblico ufficiale, comprendendovi la resistenza passiva, e vietando al giudice di considerare qualsivoglia circostanza attenuante. Introduce la nuova aggravante del reato di istigazione a disobbedire alle leggi se viene commesso all'interno di un carcere dai detenuti o attraverso appelli rivolti a persone detenute (con una pena fino a cinque anni). Estende tale normativa ai migranti rinchiusi nei famigerati CPR, confermando se ve n'era bisogno la loro natura carceraria. Abolisce ogni limitazione giudiziaria all'incarcerazione di donne incinte o madri di bimbi di età inferiore ad un anno, con un evidente accanimento contro i rom e il suo sottofondo razzista. Autorizza ufficiali e agenti di polizia a portare armi senza licenza anche fuori servizio, con una manifesta legittimazione diffusa di violenze ed arbitri di Stato...

Al di là delle sue gravissime articolazioni specifiche, questo decreto sicurezza ha un significato politico generale: il governo a guida postfascista si segnala agli ambienti di polizia come loro tutore, presentandosi come il governo che finalmente sta coi poliziotti, non coi manifestanti e i delinquenti.
La concorrenza tra Lega e Fratelli d'Italia nell'intestarsi la rappresentanza della polizia è parte di questa rincorsa reazionaria, mentre la tenuta del blocco sociale della destra dopo due anni di governo Meloni consente a quest'ultimo di fare della stretta poliziesca un ulteriore leva di consenso nel proprio mondo.

Di certo l'effetto di questo decreto, persino al di là del suo dettato formale, è e sarà quello di incoraggiare la gestione muscolare dell'ordine pubblico, liberando gli agenti di polizia da remore residue o inibizioni legali, nelle piazze, negli istituti penitenziari, nei CPR.
Il salto repressivo si concentrerà prevalentemente contro gli ambienti d'avanguardia, ma la sua finalità intimidatoria mira a scoraggiare preventivamente ogni allargamento dell'opposizione sul terreno di massa.
Nel momento in cui si appresta a gestire nuove strette sociali all'insegna dell'austerità, o nuovi sostegni allo Stato d'Israele e alle sue campagne di guerra e di terrore in Palestina e in Libano, il governo vuole disarmare ogni rischio di opposizione reale. Il divieto annunciato della manifestazione per la Palestina del 5 ottobre a Roma è nei fatti la prima traduzione del Decreto. La criminalizzazione della solidarietà con la resistenza palestinese è parte della criminalizzazione di ogni resistenza.

Mobilitarsi contro il decreto sicurezza è allora necessario e urgente. È necessario e urgente sviluppare una campagna di denuncia e controinformazione tra i lavoratori e i giovani che chiarisca le sue finalità e motivi la mobilitazione. Contro la stretta reazionaria va rivendicato il fronte unico più ampio del movimento operaio, al di là del suo bacino d'avanguardia, mettendo tutte le sue organizzazioni di fronte alle loro responsabilità. Altro che salamelecchi alle assemblee di Confindustria alla ricerca di un riconoscimento di ruolo e di apparato. La CGIL ha il dovere di mobilitarsi contro questo decreto, inserendo l'opposizione ai nuovi poteri di polizia in una una più ampia piattaforma generale di lotta. Solo lo sviluppo di un'opposizione sociale di classe e di massa, che incida sui rapporti di forza complessivi tra le classi, può riaprire un varco alla stessa battaglia democratica contro la repressione. È l'unico evento di cui padroni e governo hanno paura.

La mobilitazione del 5 ottobre a fianco della resistenza palestinese sia anche una chiamata generale contro il governo di polizia.

Partito Comunista dei Lavoratori

Revolutionary Camp 2024, un piccolo successo

 


Dal 5 all’8 settembre si è svolto il Revolutionary Camp 2024, la scuola estiva del Partito Comunista dei Lavoratori.

A distanza di pochi giorni dalla conclusione dei lavori, possiamo dire che la seconda edizione del Revolutionary Camp è stata un piccolo successo. Come previsto, sono stati quattro giorni intensi di formazione politica, dibattiti, musica e socialità all’insegna del marxismo rivoluzionario.
Ai lavori della scuola ha partecipato anche una delegazione della sezione tedesca (Gruppe ArbeiterInnenmacht) della Lega per la Quinta Internazionale (LQI - League for the Fifth International).

Molti sono stati i dibattiti di questi quattro giorni. Dall’analisi di che cos’è l’imperialismo alla storia del movimento LGBTQIA+ e i compiti dei marxisti rivoluzionari, dallo studio della vita e dell’opera di Lenin a cento anni dalla sua morte al ricordo e bilancio della rivoluzione portoghese nel suo cinquantesimo anniversario, e molto altro ancora. Un compagno della delegazione della LQI ci ha inoltre illustrato i progetti di "Green New Deal”, nelle differenti concezioni borghesi, piccolo-borghesi e riformiste, ribadendo infine la prospettiva anticapitalista, socialista e rivoluzionaria quale unica soluzione alla catastrofe ambientale.

La partecipazione alla scuola estiva del PCL da parte della LQI rappresenta una delle tappe del fitto dibattito che l’Opposizione Trotskista Internazionale (OTI) sta intessendo con questa organizzazione, nonché con la Lega Internazionale Socialista (LIS). Una discussione che ha un'obiettivo per noi chiaro: l'unificazione rapida delle nostre tendenze nella prospettiva della costruzione di un'organizzazione rivoluzionaria internazionale comune. Siamo stati quindi felici di confrontarci, oltre che attorno ai cardini centrali del marxismo rivoluzionario, anche attorno ad esperienze pratiche di intervento concreto nella lotta di classe: che si tratti dell’intervento nel movimento per la Palestina o agli sviluppi dell’attuale situazione alla Stellantis, dove, come alla Volkswagen, c’è il rischio di licenziamenti.

Forti dell’entusiasmo per la riuscita della nostra scuola, diamo già ora appuntamento per il prossimo anno a tutti i compagni e le compagne che vorranno condividere con noi le ragioni della rivoluzione. Augurandoci di incontrarli da subito nelle battaglie quotidiane che ci attendono.

Avanti verso la costruzione del partito rivoluzionario, in Italia e nel mondo! Costruiamo insieme il Partito Comunista dei Lavoratori! Costruiamo insieme l’Internazionale rivoluzionaria!

Partito Comunista dei Lavoratori

Elezioni regionali in Turingia e Sassonia: lo spostamento a destra continua

 


Pubblichiamo l'analisi dei compagni di ArbeiterInnenmacht delle elezioni in Turingia e Sassonia, che per la prima volta nella Germania del dopoguerra hanno visto vincitrice una formazione di estrema destra.



I risultati delle elezioni in Sassonia e Turingia, due stati della Germania dell'Est, non sono sorprendenti. Ma costituiscono un altro serio avvertimento alla classe lavoratrice e alla sinistra tedesca. In Turingia il risultato è il seguente: AfD: 32,8% (+9,4), CDU 23,6% (+1,9), BSW [Bewegung Sahra Wagenknecht, Movimento Sahra Wagenknecht] 15,8% (+15,8), la Linke 13,1% (-17,9), SPD 6,1% (-2,1), Verdi 3,2% (-2), FDP 1,1% (-3,9). Per la Sassonia i risultati sono i seguenti: CDU: 31,9% (-0,2%), AfD: 30,6% (+3,1%), BSW 11,8% (+11,8), SPD 7,3% (-0,4), Verdi 5,1% (-3,5), Linke 4,5% (-5,9), FPD 0,9% (-3,6).


TRE VINCITORI

Ci sono tre vincitori elettorali in entrambi i länder. In primo luogo, ovviamente, l’AfD, che è diventato il partito più forte in Turingia ed è al secondo posto in Sassonia. In entrambi gli stati AfD è riuscito soprattutto a mobilitare gli astenuti alle precedenti elezioni. Il razzismo e il populismo di destra non scoraggiano nessuno, ovviamente, anzi: sono accettabili da tempo in entrambi gli stati federali.

La maggior parte degli elettori dell'AfD non sono più solo voti di protesta: il partito di estrema destra ha effettivamente creato una base sociale significativa. Questo è ancora più allarmante perché in Turingia e in Sassonia gli elementi più a destra e semifascisti come Björn Höcke dominano il partito e aumenteranno ulteriormente la loro influenza nazionale. Inoltre, la base elettorale dell'AfD non comprende solo la piccola borghesia e le piccole imprese orientate al mercato interno, ma è diventata il partito più forte tra operai e i giovani!

In secondo luogo la CDU, che è riuscita a tenere sia in Turingia che in Sassonia, guadagnando addirittura un leggero aumento in Turingia. È probabile che in futuro riuscirà a guidare il governo statale in entrambi i casi e che continuerà a guadagnare slancio in vista delle elezioni federali. L'unico aspetto negativo è che non riuscirà ad evitare in nessuno dei due stati la partecipazione al governo del BSW [partito di Sahra Wagenknecht, scissione del partito Linke, ndt].

In Turingia, persino un governo formato da CDU, BSW e SPD potrà contare solo su 44 seggi su 88, e potrà essere bloccato dall'opposizione su qualsiasi legge. D'altra parte, potrebbe essere possibile per un governo di questo tipo fare accordi con la LINKE o addirittura con l'AfD. Per lo meno CDU e BSW potrebbero essere pronti a farlo su alcune questioni.

In terzo luogo, il BSW, che ha buone possibilità di entrare nel governo come partner di coalizione per i conservatori in entrambi i paesi. La volontà politica di Wagenknecht e soci non manca, come dimostrano le prime interviste effettuate la sera stessa delle elezioni.
Anche se sarà difficile negoziare una posizione comune sulla guerra in Ucraina, dove Wagenknecht ha di fatto una posizione campista filorussa, c'è molto accordo con i conservatori e la SPD sulla richiesta di leggi ancora più severe sull'immigrazione e sul rafforzamento della politica “legge e ordine”.


GLI SCONFITTI

Gli sconfitti sono altrettanto chiari. Come nel 2019, in entrambi gli stati la SPD è rimasta al di sotto della soglia del 10%. I Verdi sono riusciti a malapena a entrare nel parlamento della Sassonia, ma in Turingia non avranno più una rappresentanza. L’unico risultato positivo di queste elezioni dal punto di vista della sinistra è stata la prestazione devastante del FDP [Partito Liberale Democratico], che ha raggiunto poco più dell’1%. La Linke ha subìto il disastro previsto. In entrambi gli stati, in termini assoluti, ha perso più della metà dei suoi elettori e circa due terzi della sua quota di elettorato.


COSA SIGNIFICA IL RISULTATO?

Al di là del significato per i due länder federali, il risultato ha anche un grande significato politico nazionale.

1. Spostamento a destra e plebiscito razzista
I risultati non solo consolidano lo spostamento a destra a livello nazionale negli ultimi anni. Dopo gli omicidi di Solingen, una vera e propria isteria e agitazione razzista si è diffusa nel paese, che si è manifestata in ulteriori restrizioni al diritto di asilo, controlli più severi alle frontiere e espulsioni più facili. Solamente due giorni prima delle elezioni, il governo federale ha approvato nuove restrizioni sull'asilo e nuove leggi di sicurezza.

In occasione di grandi eventi pubblici, come competizioni sportive o festival, sarà imposto il divieto assoluto di portare con sé coltelli; la stessa misura potrebbe essere estesa ai cosiddetti “luoghi ad alto tasso di criminalità”, come le stazioni ferroviarie o i terminal degli autobus. In secondo luogo, sarà estesa la sorveglianza di (presunti) islamisti e “terroristi”. In terzo luogo, sono previsti tagli al sostegno finanziario e sociale per i migranti che sono entrati nell'UE attraverso un altro Stato. In futuro, si vorrebbe costringere i suddetti Stati a riprendersi questi migranti e a pagare per il loro alloggio e il loro reddito minimo. Infine, i rifugiati dovrebbero essere deportati in Paesi come l'Afghanistan e la Siria.

Mentre i conservatori della CDU/CSU, l'AfD e il BSW sostengono queste misure e non mancano di sottolineare che il governo ha accolto alcune delle loro richieste, essi non si accontentano e vogliono di più. L'AfD vuole un programma razzista a tutti gli effetti, per costringere milioni di persone a lasciare la Germania. La CDU/CSU, l'AfD e il BSW chiedono controlli permanenti sull'immigrazione e respingimenti alle frontiere: di fatto una sospensione e una rinegoziazione degli accordi di Schengen.

I risultati in Turingia e Sassonia rappresentano anche una sorta di plebiscito razzista, in cui hanno potuto vincere solo i partiti che hanno attaccato il governo da destra sui temi dell'immigrazione e dei rifugiati. Le perdite dei partiti al governo SPD, Verdi e FDP, che negli ultimi anni hanno ripetutamente accettato e fatto proprie le rivendicazioni razziste della destra, dimostrano chiaramente che questo adeguamento all’AfD e alla CDU (e recentemente anche al BSW) è inutile. Gli elettori razzisti preferiscono sempre scegliere l’originale di destra o conservatore piuttosto che la copia verde-liberale-socialdemocratica.

2. Punizione per il governo
Ma c'è un'altra ragione per la sconfitta dei partiti di governo: la politica stessa del governo. Durante la campagna elettorale, i contenuti della politica locale hanno lasciato il posto sempre più ai dibattiti sulle carenze del governo federale.

La coalizione cosiddetta “progressista” ha posizionato l'imperialismo tedesco come forte sostenitore e alleato degli Stati Uniti nella nuova guerra fredda contro Russia e Cina. Ha aumentato massicciamente le spese militari, compreso un pacchetto extra-bilancio di 100 miliardi di euro per l'esercito. Allo stesso tempo, l'inflazione ha ridotto i salari, i sussidi di disoccupazione e le pensioni. I servizi sanitari, l'istruzione e il welfare sono sottofinanziati e rischiano ulteriori tagli a causa delle restrizioni di bilancio. Il non molto radicale “Green new deal” per l'ambiente è stato sacrificato agli interessi del grande capitale tedesco. Infine, il governo - e l'imperialismo tedesco in quanto tale - è diviso sulla sua futura strategia generale e su come risolvere la crisi dell'UE.

In questa situazione, la CDU/CSU si sta preparando a tornare al governo alle prossime elezioni. L’AfD trae vantaggio dalla crisi in corso, dalle fonti di conflitto globali e dagli attacchi alla classe operaia, presentandosi come una pseudo-opposizione pseudo-radicale, nazionalista ed estremamente sciovinista. Il BSW sta cercando di costruirsi some un'opposizione populista, «conservatrice di sinistra» [secondo la definizione che questo partito dà di sé stesso, ndt], centrata sulla nazione, e più razionalmente socialsciovinista.

3. La situazione nei länder della Germania dell'est
Le perdite per i partiti al governo non sono certamente immeritate. Questi partiti hanno persino difeso il miserabile status quo nelle amministrazioni locali e sono rimasti inattivi quando intere regioni sono andate in declino. Governano come “gestori” dell’Est deindustrializzato, la cui popolazione continua a migrare. Ancora oggi qui gli orari di lavoro sono più lunghi e gli stipendi e le pensioni più bassi che negli stati della Germania occidentale. Le regioni rurali in particolare non solo soffrono a causa della migrazione, ma sono anche lasciate indietro nello sviluppo delle infrastrutture. Gli insediamenti industriali e della logistica rappresentano isole commerciali in una regione svantaggiata, e non “paesaggi fioriti”.

L’ulteriore “frammentazione” dell’attuale sistema partitico è particolarmente evidente nei parlamenti degli stati della Germania dell’est. L’SPD, ma anche la Linke, stanno perdendo la loro base di massa, o l’hanno già persa. Anche la CDU è toccata da questo processo, nonostante sia riuscita ad affermarsi alle elezioni come “partito popolare”.

Non è un caso che questo processo sia particolarmente pronunciato nell'Est, perché la classe capitalista locale è più debole, e i piccolo-borghesi e le classi medie rappresentano un ambiente meno stabile, che ha potuto sviluppare meno fiducia nel “loro” Stato e nei “loro” partiti che all'Ovest. Ciò che rende il populismo di destra dell’AfD ancora più efficace. Si alimenta anche della delusione e della frustrazione di quei settori di classe operaia politicamente arretrati riguardo alle politiche dell’SPD e della Linke, per i quali i Verdi sembrano essere un’alternativa in misura minore che nell'Ovest.

Nella situazione attuale, la base elettorale instabile dei partiti storici non va solo a vantaggio dell’AfD, ma anche dei «conservatori di sinistra» della BSW. L’AfD ha indubbiamente consolidato una base sociale stabile. I prossimi anni dimostreranno se i successi del BSW dureranno o si riveleranno un fuoco di paglia, data la sua probabile partecipazione al governo come partner della CDU.


LA DEBACLE DELLA LINKE

La Linke entra nel parlamento regionale della Turingia avendo perso moltissimi voti. In Sassonia resta ben al di sotto della soglia del 5%, anche se è entrata comunque in parlamento regionale attraverso l'elezione diretta di due rappresentanti nella città di Lipsia. Un mandato è stato ottenuto da Juliane Nagel, dell'ala destra del partito, con il 36,5%; l'altro da Nam Duy Nguyen, sostenitore di Marx21 [una delle correnti della sinistra del partito, ndt], con il 39,8%.

Questi risultati, tuttavia, non possono essere motivo di compiacimento. Lipsia è tradizionalmente una roccaforte della sinistra in Sassonia, e il fatto che il partito sia riuscito a entrare in parlamento non dovrebbe impedirci di riconoscere la debacle elettorale della Linke. Questo partito non trova una risposta convincente a molte domande, come il cambiamento climatico, il riarmo, i tagli sociali, la crisi sanitaria e il fallimento del sistema di istruzione.

Sulle guerre a Gaza e in Ucraina, si limita al massimo a risposte pacifiste. Sulla questione del razzismo, pur rifiutando le nuove leggi e difendendo il diritto di asilo, non mobilita i propri membri ed elettori – così come non li mobilita su molti altri temi – in opposizione a questi attacchi.

In breve, la Linke non rappresenta per le masse un'opposizione anticapitalista e nemmeno un’alternativa radicale, anche se tra i suoi elettori sia in Sassonia che in Turingia ci sono i settori più politicamente consapevoli della classe operaia e dei giovani che, soggettivamente, vogliono seriamente opporsi a questo spostamento a destra. Il disastro della Linke è reso ancora più drammatico dall'assenza di qualsiasi valida alternativa di massa a sinistra, sia in Turingia che in Sassonia.


LA LOTTA CONTRO LA DESTRA SIGNIFICA LOTTA DI CLASSE

Indipendentemente da come andrà a finire con la formazione dei governi in Turingia e Sassonia, nei prossimi anni saremo esposti a un ulteriore spostamento a destra in entrambi gli stati, il che significherà anche razzismo aperto nelle strade e attacchi ai migranti, ma anche ai militanti antirazzisti e antifascisti.

Se si vuole davvero fare la differenza, bisogna essere pronti a lottare per cambiamenti seri, contro il governo e il capitale. Chi parla di conventio ad excludendum nei confronti della destra e del razzismo non devono rimanere in silenzio sulle cause dello spostamento a destra, e devono assumere una chiara posizione di classe.

Per cambiare effettivamente gli attuali equilibri di potere, i membri attivi delle organizzazioni di classe e delle organizzazioni dei migranti, compresi sindacati, Linke e perfino SPD, devono essere chiamati a organizzare riunioni e mobilitazioni nei loro luoghi di lavoro, scuole e università, e a condurre attivamente la discussione sul razzismo e la crisi economica che lo alimenta. Le manifestazioni e i cortei – come la mobilitazione contro il congresso di AfD – possono essere utilizzati come punto di partenza. Tuttavia, l’obiettivo deve essere quello di creare comitati d’azione.

Per avere un chiaro profilo politico sono necessarie rivendicazioni chiare. Anche se è la crisi economica a dare slancio alla destra, non si deve pensare che sia sufficiente limitarsi a semplici miglioramenti economici. Alla base delle azioni comuni bisogna proporre:

- No alle leggi razziste! Stop alle espulsioni! Frontiere aperte e pieni diritti di cittadinanza per tutti coloro che vivono qui!
- Lotta congiunta contro le radici sociali del fascismo e del razzismo!
- Lotta congiunta contro l’inflazione, i bassi salari, la povertà e la carenza di alloggi!
- Salario minimo di 15 euro l'ora, pensione minima e indennità di disoccupazione di 1.600 euro al mese per tutti!
- Cento miliardi [la stessa cifra che Scholz ha dichiarato di voler devolvere al fondo permanente per le spese miliari, ndt] per l’istruzione, l’ambiente, le pensioni e la sanità, invece del riarmo, finanziati tassando i ricchi!

Inoltre, è compito dei rivoluzionari lottare per mettere in pratica la richiesta di autodifesa organizzata democraticamente contro gli attacchi razzisti. Gli attacchi contro le case per i rifugiati, i migranti, e ora anche contro i politici di sinistra durante le campagne elettorali dimostrano che questa non è una fantasia avventata, ma piuttosto un'amara necessità, se si vuole davvero portare nelle strade posizioni di sinistra, soprattutto negli ambienti rurali e nell'Est.


PROSPETTIVE

Queste richieste non solo devono essere avanzate, ma bisogna anche lottare attivamente per ottenerle. Al momento i sindacati sono più parte del problema che della soluzione. Le loro leadership sono strettamente intrecciate al SPD e alla Linke e, per mantenere il loro apparato burocratico, continuano a sostenere e a coprire la loro politica.
I rappresentanti del SPD nei sindacati continuano persino ora a sostenere il governo. Questa cosa deve finire! Se vogliamo vincere la lotta contro la destra, dobbiamo garantire che i sindacati non si corresponsabilizzino più nella gestione della crisi e nella partecipazione aziendale con i padroni! Devono invece lottare per miglioramenti reali, contro l’austerità e i tagli sociali, e combinare attivamente questa lotta con quella contro il razzismo.

Ciò significa anche difendere l’ingresso degli immigrati e dei rifugiati nei sindacati e pronunciarsi apertamente contro tutte le espulsioni e gli accordi che tengono in piedi la Fortezza Europa, e non esitare a rivendicare l’esproprio sotto il controllo dei dipendenti come prospettiva all’ordine del giorno se qualcuno risponde che purtroppo non ci sono soldi per la spesa sociale. Ma un movimento che metta al centro queste domande non cade semplicemente dal cielo, bisogna lottare per esso. Per questo, abbiamo bisogno di una forza politica cosciente, un partito rivoluzionario, che si batta per questa prospettiva e per un programma che non sia diretto solo contro l'estrema destra e gli attacchi dei governi borghesi, ma anche contro il sistema che alimenta il razzismo.

Valentin Lambert, Susanne Kühn

La Cassazione tiene in galera la resistenza palestinese

 


Una sentenza che conferma la complicità italiana con l'oppressione sionista

31 Agosto 2024

Lo scorso mese di luglio la Corte di cassazione ha confermato la custodia cautelare in carcere di Anan Yaeesh, militante palestinese arrestato in Italia. È stata respinta la sua estradizione, riconoscendo il rischio di trattamenti inumani e degradanti da parte israeliana, ma è stata confermata l'accusa di terrorismo per l'imputato, reo di resistenza armata alle forze di occupazione in Cisgiordania.
In altri termini, la resistenza armata all'occupazione di uno Stato sionista capace di trattamenti inumani e degradanti è punita con il carcere dallo Stato italiano. Più precisamente, la carcerazione punisce l'azione armata progettata (neppure compiuta) dalle Brigate Martiri di al-Aqsa contro l'insediamento coloniale sionista di Avnei Hefetz. Un insediamento, al pari di altre migliaia, nato dall'esproprio di terra palestinese da parte di coloni armati sino ai denti, e da questi militarmente presidiato, con la protezione attiva dello Stato israeliano.
La Cassazione ha stabilito che la resistenza armata ai coloni, essendo indirizzata contro civili e non militari, rientra nella categoria di terrorismo. I coloni sono assimilati a ordinari “civili”. Quindi chi contrasta il terrore quotidiano dei coloni è... terrorista.

Il fatto che la Cisgiordania sia terra occupata illegalmente da uno Stato estero, secondo le stesse risoluzioni formali delle Nazioni Unite, è stato giudicato irrilevante dalla Cassazione. Perché «la personalità internazionale di uno Stato anche estero, viene lesa quando l'aggressione violenta ha lo scopo di intimidire la popolazione o obbligare un governo o una organizzazione internazionale a compiere o ad astenersi dal compiere qualcosa». È quanto dichiara testualmente la sentenza. Incredibile.

È difficile immaginare un rovesciamento della verità e della logica così sfrontato. L'”aggressione violenta” e l'”intimidazione della popolazione” non sono quelli compiuti quotidianamente dai coloni armati e dallo Stato occupante contro i palestinesi, ma è quella di chi si ribella a tale aggressione con i mezzi necessari allo scopo!
Siamo in presenza di una sentenza scandalosa, che misura la pressione dello Stato d'Israele sullo Stato italiano, e la complicità della Stato italiano, ad ogni livello istituzionale, con lo Stato coloniale sionista.

Ancor più di prima gridiamo: libertà per Anan Yaeesh! Libertà per la Palestina!

Partito Comunista dei Lavoratori