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La violenza è strutturale: abbattiamo il capitale!

 


Pubblichiamo il volantino delle compagne Femministe Rivoluzionarie per la giornata di lotta del 25 novembre contro la violenza di genere

Sono giunte a 101 le vittime di femminicidio in Italia e a 3 le vittime di transicidio. Queste si sommano alle morti avvenute nel passato e alle altre migliaia di vittime in tutto il mondo. Molti di questi omicidi o suicidi indotti trovano le proprie radici nell’ambiente domestico e nelle relazioni tossiche. Questo è solo uno dei tanti volti della violenza di genere, la sua espressione più profonda, che origina da un problema culturale e strutturale. Il sistema capitalistico si è sviluppato sulla proprietà privata e sulle oppressioni di genere per dominare incontrastato sulle nostre vite. Questa è la doppia oppressione che dobbiamo distruggere in maniera indipendente da tutte le forze politiche borghesi.

Ci sono donne e persone T* che corrono maggiori rischi di subire violenza: le persone con disabilità, l* migrant*, e le persone che vivono in contesti marginali e precari. Questo ci dimostra che, per quanto la violenza di genere sia una questione trasversale, differenti sono i livelli di oppressione e, per noi, è fondamentale riconoscere una matrice di classe dove l’oppressione miete la maggioranza delle proprie vittime.

Siamo in una fase di grave crisi economica e sociale, acuita dai conflitti bellici, in cui la recessione si accompagna ad un tasso di inflazione al 5,4% e alla compressione salariale. In Italia nonostante i proclami politici e il recepimento, in termini legislativi, del contrasto alla violenza di genere, il governo Meloni continua a tagliare sulla spesa sociale per investire nelle spese militari, nel ponte sullo stretto e nelle imprese. Mentre avanzano le privatizzazioni. Questi sono gli altri volti della violenza: le guerre imperialiste, le morti dovute ad un sistema sanitario e di cura inefficiente, il disinvestimento nella scuola che alimenta ignoranza e stereotipi pericolosi, le morti sul lavoro.
È ora di dire NO! e di coniugare la lotta contro il patriarcato alla lotta anticapitalista, con rivendicazioni chiare:

• ripartizione del lavoro con la riduzione dell’orario di lavoro settimanale a 30 ore pagate 40; parità salariale per tutt*
• Salario minimo di 12 euro l'ora (1500 euro mensili) e indicizzata all'inflazione; forti aumenti salariali di almeno 300 euro netti, e di una scala mobile dei salari; Il salario garantito per chi è in cerca di occupazione, contro ogni forma di reddito slegato dalla condizione lavorativa, che non garantisce autonomia, ma al contrario prospetta maggiori possibilità di rinchiudere le donne nell’ambiente domestico.
• Tutela della maternità e congedi parentali retribuiti per tutt* (affinché la genitorialità non sia prerogativa delle sole donne).
• Revisione e aggiornamento della sicurezza sui posti di lavoro; istituzione del delitto di omicidio sul lavoro.
• Un welfare statale che non ci renda schiave e schiavi all’interno della famiglia, con l’istituzione di un ampio programma di servizi sociali che si prenda in carico l’enorme quantità di lavoro di cura che oggi pesa maggiormente sulle spalle delle donne, nella prospettiva della socializzazione del lavoro di cura.
• Requisizione di tutte le case sfitte da assegnare in primo luogo a tutte le persone con difficoltà di inserimento lavorativo e alle persone con disabilità, a garanzia dello sviluppo della propria autonomia personale.
• Consultori pubblici per le donne e per le persone LGBT*QIAP+, sotto il controllo dell* utent* e con accesso a tutte le tecniche e alle informazioni mediche per autodeterminare le decisioni sul proprio corpo; Centri antiviolenza strutturati e non ridotti ad una sorta di ufficio reclami sulle spalle dei volontari.

Solo un governo de* lavorator* può realizzare queste misure! Solo nella prospettiva anticapitalista e socialista su scala mondiale potremo vivere in un mondo senza violenze e oppressioni di genere.

Femminist* Rivoluzionari*