Rullano
i tamburi di una nuova impresa di Libia.
Il
governo Renzi reclama la guida della missione internazionale.
L'Italia
si appresta a tornare nella sua vecchia colonia, dove già inaugurò
campi di concentramento e gas asfissianti contro la resistenza
berbera al prezzo di 100.000 morti.
Dicono
che l'obiettivo centrale dell'intervento è sconfiggere
ISIS.
Mentono.
L'obiettivo vero è la spartizione della Libia. È
il
controllo dei suoi giacimenti petroliferi. Dentro una lotta spietata
tra Francia e Italia, fra
Total ed Eni.
Il
capitalismo francese ha giocato di anticipo mandando truppe a Bengasi
a sostegno del generale Haftar,
per mettere le mani sui giacimenti petroliferi della Cirenaica. Tutta
la stampa italiana chiede a Renzi di intervenire per non farsi
scavalcare dai francesi e difendere gli interessi dell'Eni. Renzi
teme di perdere voti infilandosi in una avventura. Ma non vuole
perdere la faccia agli occhi di quel grande capitale tricolore che si
è candidato a rappresentare in Italia e nel mondo. Per questo si è
assicurato, per decreto (10 Febbraio), il controllo diretto delle
truppe speciali tramite i servizi segreti: un decreto che assegna
loro, testualmente, “licenza
di uccidere e impunità per i reati”.
Il
governo Renzi taglia i fondi della sanità, minaccia le pensioni di
reversibilità, abbatte i trasferimenti pubblici ai comuni e ai
servizi, regala ai padroni continui tagli di tasse. Ma trova i soldi
per prolungare la missione militare in Afghanistan, per mandare altri
500 soldati in Iraq, e ora per “la licenza di uccidere” in Libia.
La chiamano “guerra al terrorismo”. Ma dopo 20 anni di cosiddette
“guerre al terrorismo”, proprio il peggiore terrorismo
fondamentalista conosce uno spaventoso sviluppo, con gravi
conseguenze sulla sicurezza stessa di persone innocenti nelle città
europee. “Le loro guerre, i nostri morti”, questo il bilancio.
Mentre la fuga disperata dalle guerre di enormi masse umane viene
respinta in Europa da muri, ruspe, fili spinati, e da un'ondata di
odiosa xenofobia, al prezzo di nuove morti e nuove sofferenze. In una
spirale senza fine.
È
ora di dire basta alla guerra, alle guerre del capitalismo, alle
guerre per i profitti di pochi pagate da tutti. Non un uomo, non un
soldo, per la nuova impresa di Libia!
Solo
la liberazione della società dal capitalismo e dall'imperialismo può
dare una vera pace all'umanità. Solo una rivoluzione socialista può
porre fine alle guerre.
Per
questo lotta il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL). L'unico
partito della sinistra italiana che non ha mai appoggiato missioni
militari.
Partito Comunista dei Lavoratori