Incendi e capitalismo
Scrivo con il sottofondo del rotore di un elicottero antincendio impegnato nel contrasto di due piccoli (per fortuna) focolai.
Una considerevole parte dell’Aspromonte è un macabro tappeto di cenere. Anche qui la solita profusione di retorica che rimuove la dovuta attenzione sulle cause reali del problema.
Ovviamente il surriscaldamento del clima con un processo di desertificazione che tocca considerevoli aree del Sud dell’Italia inchioda in prima battuta l’organizzazione capitalistica dell’economia e della società in tutte le sue articolazioni.
In secondo luogo, nei decenni scorsi è stato varato un sistema di incentivazioni che ha fatto lievitare il fenomeno degli incendi: risarcimenti orribilmente fraudolenti, la possibilità concessa per molto tempo di modificare la destinazione dei suoli allentando o cancellando in tutto vincoli ambientali e paesaggistici, la gestione privatistica del servizio di spegnimento.
Poi, anche se in diversi casi le fiamme hanno lambito e talvolta toccato i centri abitati, la buona parte degli incendi si è sviluppata su aree caratterizzate da un secolare collasso demografico; soprattutto nel Sud gli squilibri del sistema economico capitalistico hanno svuotato i territori interni e di montagna tanto di uomini e donne (emigrati o inurbati) quanto le attività essenziali.
Non solo fuochi, dissesto territoriale, sconquasso idrogeologico con tanto di frane e alluvioni: è questa una bomba innescata da una miccia a lenta combustione costituita dal profitto e dalle sue regole.
E poi l’insufficienza dei mezzi di contrasto, come emerge dalle difficoltà del corpo dei Vigili del fuoco, oggetto di ridimensionamento e di una contrazione del volume di spesa ancor più grave in relazione ad una situazione sempre più difficile.
E poi la scomparsa di un soggetto specificamente e istituzionalmente preposto alla vigilanza forestale e ambientale, con l’assorbimento del vecchio C.F.S. (Corpo Forestale dello Stato) nell’arma dei Carabinieri.
E poi la versione boschiva del federalismo ladrone, che soprattutto nel Sud ha prodotto fenomeni aberranti e paramafiosi in cui il controllo del territorio, la gestione dell’occupazione sono cosa nostra di boss e di rispettabili colletti bianchi.
C’è dunque, al di là di qualche piromane da strapazzo, una mano potente che agisce sui punti di innesco dei roghi; è quella scellerata di un sistema complessivo che saldando figure e responsabilità composite è l’artefice principale di questo scempio.
All’inizio dell’era cristiana l’incendio di Roma, innescato dalla mano di Nerone, produsse con la distruzione di quartieri fatiscenti una gigantesca speculazione edilizia con la trasformazione dell’identità urbanistica di Roma in una megalopoli gigantesca, per quei tempi, con quasi un milione e duecentomila abitanti.
In tutti gli eventi naturali, anche in quelli più apparentemente fortuiti, si inserisce poi la dialettica sociale con il ferreo armamentario delle leggi economiche.
Come Partito Comunista dei Lavoratori riportiamo la tragedia degli incendi e delle sue vittime dentro questo quadro complessivo.
Chiediamo nell’immediato l’accertamento dei responsabili e il risarcimento dei danni da loro provocati a
loro carico; l’adeguamento sotto ogni aspetto del corpo dei Vigili del fuoco; denunciamo l’accorpamento della forestale ai carabinieri e la necessità dell'istituzione di un soggetto autonomo specifico di vigilanza, prevenzione e di intervento ambientale.
Chiediamo la proprietà pubblica sotto un controllo di massa di tutto il patrimonio forestale e ambientale; chiediamo l’abolizione del debito pubblico per ridare fiato alle finanze locali e per riconsentire la rinascita delle zone interne e di montagna.
Chiediamo un rovesciamento di prospettiva che premi la virtù delle comunità attive e concretamente operanti sul fronte del contrasto agli incendi con incentivi destinati al miglioramento del loro quadro territoriale e sociale come un logico avanzamento in termini di ambiente e occupazione.
Tutto ciò, in ultima analisi, significa abbattere il capitalismo e la prassi secolare dei suoi esecutivi e dei suoi corpi statali.
Brucia, governo ladro!
Ci vuole l’intervento risolutore più rapido possibile di un nuovo protagonista: un governo dei lavoratori che difenderà uomini, animali, ambiente e boschi.